PrefazioneForse questo mio racconto desterà scandalo… susciterà orrore e qualcuno mi giudicherà una persona insensibile…. Forse chi lo farà avrà ragione ma se Benigni ha potuto fare un film come “La vita è bella”che ha fatto sorridere e riflettere sull’olocausto, io nel mio piccolo potrò fare lo stesso con un racconto erotico, senza per questo mancare di rispetto alla memoria di tante vittime della follia Nazista. Per questo ho “Plagiato” un’idea suggeritami dal mio amico “Fargo” (Autore di molti racconti raccolti su questo sito) che spero non me ne voglia per questo.In pochi giorni Debora seppe farsi apprezzare da molti clienti del bordello di Rita e finalmente venne il momento che tanto aveva atteso e la tenutaria gli presentò il Santini.Debora capì subito che doveva essere una persona importante, dall’eleganza dei suoi abiti e del portamento. Era giovane, poco più di trent’anni avrebbe detto, e decisamente piacente, abbastanza alto anche se non come Thomas, e con un fisico atletico. Dopo che gliela ebbe presentata s’intrattennero a parlare. “Dunque mia cara… ho sentito molto parlare di te dai miei amici… Mi hanno detto che vieni da Napoli e mi domandavo come mai hai deciso di lasciare quella città… “Le domandò amabilmente “Gli americani.. tutta colpa degli americani e della tenutaria della casa dove lavoravo…” rispose Debora che si era preparata da tempo a rispondere a quella domanda nel caso che gliel’avesse rivolta.”Sono curioso… che cosa centrano gli americani… cosa possono aver mai fatto per convincerti ad un viaggio tanto lungo e pericoloso….” Continuò il Santini “Non hanno fatto nulla… ma la tenutaria della casa, ci aveva detto che avrebbe dovuto aprire la casa anche a loro… quelli non fanno distinzione tra bianchi neri… ma io si… non mi sarei mai fatta scopare da un negro…..” rispose scatenando una risata del Santini “Mi sembra un valido motivo… se la pensi così sei venuta dalla parte giusta… qui noi non amiamo mescolare le razze”. Continuarono a chiacchierare e Debora fece di tutto per dimostrarsi ad ogni occasione una fervente sostenitrice delle leggi razziali. Finalmente lui si decise e la portò in camera. Le tolse la vestaglia ed ammirò il suo bellissimo corpo… prese nelle mani i grossi seni saggiandone la consistenza e l’elasticità mentre con in pollici stuzzicava i grossi capezzoli. Debora iniziò a spogliarlo. Lo aiutò a togliersi la giacca e poi iniziò a slacciargli la camicia. La leggera pressione delle mani di lui sulle sue spalle le fecero capire quello chel’uomo voleva… continuò a slacciare la camicia, mentre con la lingua scorreva sul petto del maschio abbassandosi. Finì di aprirla e si ritrovò accosciata davanti a lui… iniziò a slacciargli i pantaloni poco dopo il membro sussultante sfuggì dalle mutande e lei con un guizzo se ne impossessò accogliendolo in bocca ed iniziando a lavorarlo di lingua.Lui finì di spogliarsi mentre lei continuava a succhiarlo e leccarlo… poi lei lo accolse nel sodo abbraccio dei suoi seni iniziando a massaggiarlo con essi mentre chinava la testa e con la lingua lambiva il glande ogni volta che le era possibile. I movimenti del bacino di lui le fecero capire che l’uomo apprezzava.Improvvisamente il Santini la fece sollevare e la baciò… poi la stese sul letto “Voglio assaggiarti anch’io….” Le disse facendola scosciare oscenamente. Debora chiuse gli occhi sforzandosi di pensare a Thomas. La lingua che iniziò a percorrerla era quella del suo amato e la giovane iniziò a sentire i segnali premonitori della crescente eccitazione.Il Santini dapprima ne fu stupito… pensò che la ragazza fosse brava a fingere, poi incredulo si accorse che Debora stava bagnandosi che il clitoride andava gonfiandosi ad ogni colpo della sua lingua ed iniziò ad eccitarsi tremendamente. Sentì il bisogno di gustare quella calda vagina e le salì sopra penetrandola “Si……” gemette Debora e si morse le labbra per non pronunciare subito dopo il nome di Thomas. Ben presto il Santini la sentì fremere sotto di se e la sua eccitazione divenne difficile da gestire. Decise di cambiare posizione per controllarsi meglio. Docile Debora si lasciò mettere carponi sul letto. Lui si chinò a baciare le grosse e sode natiche poi si rialzò e la penetrò iniziando a scoparla con foga… ritemprato dalla pausa. Di tanto in tanto si stendeva sulla schiena della ragazza ed accarezzava le grosse mammelle che sobbalzavano elastiche sotto i suoi stessi colpi. Debora gemeva ai suoi tocchi.Si rialzò gustandosi lo spettacolo del proprio membro che scorreva nel ventre della giovane … vide i peli del pube umidi per gli abbondanti umori che la giovane secerneva. Vide che Debora si era voltata a guardarlo “Cazzo ragazzina… me lo stai bruciando sei caldissima e scatenata… commentò”. Debora ridacchio “Non hai visto nulla… vuoi vedermi veramente scatenata???” lui provò una fitta di piacere a quelle parole… e rallentò il ritmo annuendo.Rapida Debora si staccò da lui… lo fece sdraiare sul letto e gli fu sopra. Lo fece nuovamente scivolare in se… si chinò sommergendogli il volto con i propri seni… lasciò che lui impazzisse di piacere poi rallentò il ritmo e si sollevò. Lui la fissava mentre lei si portava la mano alla bocca ed iniziava a succhiare lubricamente il dito.Santini capì benissimo quello che la ragazza stava facendo e ne ebbe la conferma sbirciando nel grande specchio che stava alle loro spalle. Il piccolo dito penetrò nello stretto forellino anale, vi si mosse per poi uscirne… Debora ripeté più volte il gioco. Poi si staccò da lui e si accosciò sopra il suo ventre afferrando saldamente il membro se lo strusciò sulla vagina lubrificandolo con i suoi stessi umori “Vuoi che me lo rimetta nella micina???” Domandò fissandolo ma subito dopo lo fece arretrare ed il glande strusciò sullo sfintere reso scivoloso dalla sua stessa saliva “O preferisci li mio culetto….” La spintadel pube del maschio fu la migliore delle risposte “Anch’io lo preferisco li….” Gemette mentre iniziava a lasciarsi cadere sul palo di carne. Si morse le labbra per non gemere di dolore e si sforzò di mantenere il viso rilassato mentre il cazzo le scivolava nel culo sotto la spinta del suo stesso peso.Arretrò la schiena… sorreggendosi con un braccio in modo da consentirgli una perfetta visuale … poi iniziò a muovere il bacino mentre con l’altra mano iniziava ad accarezzarsi i seni per poi scendere a solleticare il clitoride dilatandosi oscenamente le grandi labbra….Per il santini fu troppo… sentì che il suo pube iniziava a muoversi incoerentemente…. Poi lo sperma iniziò ad allagarle l’intestino….Da quella sera non passò giorno senza che il Santini non venisse a trovarla, stavano insieme molto tempo e parlavano anche molto anche se Debora stentava a portare la discussione sugli argomenti che la interessavano. Thomas ogni giorno la sollecitava ad agire con cautela.. a non insospettire il Santini.Un giorno però le si presentò l’occasione propizia. Il giorno prima il Santini non era venuto a trovarla e quando lo vide, Debora fece la risentita. “Che hai fatto ieri?? Ti sei sbattuto qualche puttanella in giro e non avevi bisogno di me…. anch’io me la cavo lo sai… ed i tuoi soldi sono uguali a quelli degli altri…”. Invece di arrabbiarsi il Santini parve divertito da quella scenata di gelosia “Lo so che sei una gran puttanella non c’è bisogno di ricordarmelo… ma adesso basta con gli scherzi… vieni ho voglia di scopare.Mentre andavano in camera Debora insistette “Che cosa avrai avuto di tanto importante da fare ieri !!!!” disse e fu piacevolmente sorpresa quando lui rispose “Ho dovuto sistemare alcune cose per una faccenda che riguarda gli ebrei…” Debora stentò a controllarsi mentre le gambe improvvisamente le si facevano molli. S’impose di continuare a recitare erano ormai entrati in camera “Maledetti ebrei.. li ho sempre odiati… ma adesso ho una ragione di più… per me sono quasi peggio dei negri, chissà quando ce ne libereremo….” disse e poi seguendo l’istinto si gettò avidamente sul membro di Santini Ingoiandolo voracemente lui gemette “Non ti preoccupare mia piccola razzista… è appunto di questo che mi stavo occupando… tra pochi giorni ce ne libereremo… ma adesso succhia… sono due giorni che non ti scopo e sto scoppiando”.Fu sorpreso dalla foga che Debora mise nel pompino e ne venne travolto sino a perdere il controllo ed a venire nella gola della giovane.Debora lo aveva fatto apposta… non voleva lasciar cadere l’argomento e così mentre si accarezzavano in attesa che lui ritrovasse lo slancio, iniziò nuovamente “Scherzavi prima vero…cosa intendevi con ce ne libereremo…”.Quando Thomas la incontrò il giorno dopo Debora esultante iniziò a dargli i dettagli che aveva appreso “Ora avviseremo Ricci e faremo il modo d’impedirlo vero….” Disse con entusiasmo lui annuì “Lo faremo non ti preoccupare… ma tu devi restare qui… non dobbiamo insospettirlo proprio ora e poi potresti carpire informazioni utili sino all’ultimo minuto nel caso ci fossero dei cambiamenti nei piani…” le rispose Thomas Debora lo guardò un poco delusa “Speravo di poter venir via con te…” mormorò. Thomas la baciò con dolcezza “Ancora pochi giorni e poi saremo di nuovo insieme….” Non parlarono più ma fecero all’amore con grande dolcezza… come Debora necessitava in quel momento.I giorni passarono con lentezza che Debora giudicò esasperante… poi una mattina poco dopo l’alba la città sembrò esplodere. Si sentirono i rumori di feroci combattimenti… camion tedeschi passavano in continuazione… e Debora seppe che Thomas e Ricci stavano liberando la sua gente e si sentì euforica… iniziò a preparare le sue cose… di li a poco Thomas sarebbe venuto a prenderla.Capì che era successo qualcosa di terribile quando i Tedeschi fecero irruzione nel bordello e la arrestarono… ma non si preoccupò per se… pensò a Thomas a suo padre e sua madre… alla sua gente… tutto era perduto.Il capitano Thomas Ruffler, soddisfatto ammirava la scena elegantissimo con la sua divisa da SS. La lunga fila di Camion rientrava nelle caserme riportando i soldati ed i prigionieri. Il gruppo del Ricci unitosi a molti altri per liberare gli ebrei dal treno che li avrebbe portati in Germania era stato completamente annientato. Thomas era soddisfatto del suo lavoro. Per un attimo pensò a Debora… a quell’ora dovevano averla già prelevata dal bordello e la stavano certamente portandola alla stazione dove dopo poche ore sarebbe partito il vero treno… non quello zeppo di soldati che era partito poco prima dell’alba per completare il piano che lui stesso aveva ordito.Diede ordine all’autista di portarlo alla stazione.Il vagone era caldissimo e stracolmo di gente… Debora era spinta contro il finestrino dalle persone che cercavano refrigerio nella foga aria che entrava dalla grata. Il treno si mosse e lei guardò desolata il marciapiede ancora colmo di soldati. All’improvviso s’irrigidì per poi sentirsi quasi morire quando riconobbe l’ufficiale nazzista che aveva destato la sua attenzione. Continuò a fissarlo… cercando di ricordare mentalmente il bel viso di Thomas… di paragonarlo con quello del giovane ufficiale per trovarvi differenze…. Ma non vi riuscì e dovette arrendersi all’amara realtà era stata ingannata ed usata dal suo unico grande amore….Il viaggio su quel treno pareva non terminare mai, spesso il convoglio si fermava in aperta campagna, sotto un sole cocente senza un’apparente ragione sino a che una tradotta carica di soldati che viaggiava in direzione opposta non sfrecciava a fianco dei vagoni e poco dopo il treno ripartiva. Ai gridi ed ai pianti delle prime ore si era ormai sostituito un silenzio rassegnato, solo i bimbi più piccoli continuavano a piangere per la sete la fame e la stanchezza.L’aria nei vagoni era malsana e maleodorante dal momento che nelle pur lunghe soste solo pochi potevano scendere dai vagoni sotto strettissima sorveglianza Ma Debora pareva non rendersi conto di tutto questo, accovacciata in una angolo del vagone, giaceva come addormentata, anche se i suoi occhi erano aperti. Non sentiva ne la fame ne la sete, non si accorgeva nemmeno dell’interminabile scorrere delle ore. Ad ogni fermata i Tedeschi facevano scendere qualcuno, e la fila alle sue spalle premeva spostandola inesorabilmente verso l’uscita. Quando venne il suo turno discese e barcollò abbagliata da sole inesorabile. I soldati li spinsero verso una vicina macchia di cespugli e tutti si diedero da fare per espletare i bisogni fisiologici, poi i soldati li sospinsero nuovamente verso il treno. Erano arrivati a pochi metri dal vagone, quando Debora incominciò a sentire un bambino vicino a lei piagnucolare “Mamma io non ci voglio tornare la dentro….” “Zitto David…fai il bravo bambino…” gli rispose la madre “Ma fa caldo e c’è puzza.. io non ci voglio entrare…” continuò il bimbo. Continuavano a camminare ed ormai erano quasi alla porta d’ingresso del vagone. Ad un tratto con uno strattone improvviso il bambino si liberò dalla mano della madre e spinti quelli che gli stavano introno uscì dalla fila iniziando a correre… aveva fatto pochi metri quando accadde.Debora lo fissava apatica e sobbalzò vedendo il piccolo corpo sollevarsi da terra… inarcare la schiena in una posa innaturale… solo dopo percepì il rumore degli spari del mitra… mentre grosse chiazze rosse si dipingevano sulla bianca camicia del bambino. Il corpo precipitò a terra… Debora vide la madre correre disperata verso il figlio, vide un soldato… lo stesso che aveva sparato colpirla con il calcio del mitra. La donna cadde a terra ed il soldato l’afferrò per i capelli trascinandola verso il treno. Altri soldati li sospinsero all’entrata del vagone “Così imparerete che nessuno può scappare da questo treno… ” gridò un sergente che parlava italiano.Debora fissava il soldato che trascinava la donna piangente… si impresse quel viso nella memoria in modo indelebile mentre pronunciava senza parole un solenne giuramento “Gliela farò… pagare… la farò pagare a tutti….”Per il resto del viaggio non vi fu più traccia della precedente apatia… Debora appariva instancabile… si occupava dei bambini quando le madri esauste si riposavano… cercava di tenere alto il morale di tuttiDopo cinque giorni il treno rallentò come aveva già fatto mille altre volte e poilentamente si arrestò… ma questa volta vi fu subito un’insolita agitazione mentre… i soldati stavano facendo scendere tutti dai vagoni.Non appena si fu riabituata all’abbagliante luce del sole, Debora si guardò intorno erano al centro di una grande spianata…alle loro spalle vi erano robusti caseggiati in mattoni… tutto attorno centinaia di baracche di legno che si stendevano quasi a perdita d’occhio. I soldati li fecero incolonnare e li spostarono sino a farli incolonnare in mille lunghissime file poi iniziarono a suddividerli, separando le donne dagli uomini… poi gli anziani dai giovani.Vennero quindi condotte verso i massicci edifici in mattoni e vennero fatte entrare in quello che sembrava essere un magazzino…. Consegnarono loro divise a strisce bianche e nere poi si spostarono in una grande sala… Debora vide i mucchi di vestiti di coloro che le avevano precedute….”Spogliatevi e gettate li i vostri vestiti, anelli catene ed ogni oggetto in quell’altro mucchio…” urlò un Sergente.Debora sentì alcune ragazze intorno a lei piagnucolare “Ma come sarebbe a dire spogliatevi… io mi vergogno…” “Non piangere… non dargli questa soddisfazione…” Disse secca rivolgendosi alla ragazza che stava vicino a lei… e diede l’esempio iniziando a spogliarsi “Forza ragazze facciamogli vedere quello che desiderano vedere…” le incitò…. Ben presto si ritrovarono tutte nude. Debora a testa alta sosteneva gli sguardi dei soldati.Le spostarono in un’altra sala … vi erano delle docce e poterono lavarsi… Debora si trattenne sotto il getto ristoratore sino a che un soldato non la fece spostare per far posto ad un’altra.Le fecero rivestire e le condussero alle baracche… distribuendo una piccola ciotola di una maleodorante zuppa. Quasi tutti non mangiavano nulla da giorni… mangiarono tutto e molto rapidamente. Si era ormai fatta sera… vennero spente le luci e tutti si addormentarono.Debora ebbe gli incubi, continuando a rivedere la scena del bambino.La mattina dopo le portarono nuovamente agli edifici in mattoni… ed in una grande sala a tutte tatuarono un numero sul braccio. Poi vi fu una nuova selezione, Debora si accorse che stavano separando le ragazze più giovani e carine dalle altre.Il gruppo ristretto di Debora venne condotto in una nuova stanza… contrariamente alle altre era ariosa e sembrava pulita…. Vide degli uomini che indossavano un camice… penso si trattasse di dottori… e non si sbagliava. Le visitarono tutte… e naturalmente le fecero spogliare. Al termine della visita venivano spostate da un lato della sala , Debora notò che molte pudicamente cercavano di coprirsi con le braccia e le mani… lei non si preoccupò.Le visite terminarono, ma continuavano a farle attendere in fila, Debora si domandò perché.Ad un tratto si aprì una porta e comparve un ufficiale tedesco con la divisa da SS. Debora si morse le labbra mentre nella sua mente ritornava l’immagine di Thomas alla stazione.L’ufficiale s’intrattenne qualche minuto a parlare con i dottori, poi accompagnato da un soldato si avvicinò alla fila di ragazze. “Siete state condotte qui per contribuire fattivamente al sostegno della nazione. Si è reso necessario farlo dal momento che Voi Ebrei avete sempre rifiutato d’integrarvi preferendo sfruttare le nazioni che vi hanno ospitato. Ma da oggi non sarà più così… da oggi la vostra vita sarà consacrata al Reich…. Questo significa che vivrete sino a che sarete utili al Reich….” Debora sentì la giovane vicino a lei gemere “Dio mio ci ammazzeranno…. Ci ammazzeranno tutte…” “Stupida non hai sentito… se saremo utili al Reich non ci ammazzeranno….sopravviveremo vedrai…” la rincuorò Debora.”Voi siete tutte giovani e per questa vostra fortuna vi sarà riservato un trattamento speciale… che a mio parere dovreste considerare come un grande onore… Voi infatti avrete il compito più importante di tutti, allevierete le sofferenze dei gloriosi soldati del Reich e darete loro il conforto che meritano….” Mentre parlava l’ufficiale aveva percorso l’intera fila… osservando le ragazze. Questa volta senza parlare ripercorse la fila e indicò alcune ragazze.. prontamente il soldato che stava dietro di lui le sospinse fuori dalla fila e le poverette vennero allontanate dalla sala “Non erano abbastanza belle per i soldati del Reich… contribuiranno con il loro lavoro….”Spiegò l’ufficiale.Invertì nuovamente il passo e prese a ripercorrere la fila… sempre seguito dal soldato “Il compito prioritario di ogni donna è compiacere l’uomo…. E questo voi dovrete fare il vostro corpo sarà sempre totalmente ed incondizionatamente a disposizione dei soldati del Reich per donare loro il sollievo che le loro donne non possono dargli a causa della guerra… voi vivrete solamente per il piacere dei soldati…. O non vivrete affatto.” Concluse il suo discorso.”Ora inginocchiatevi tutte….” Ordinò Debora spinse la compagna ad inginocchiarsi… dal momento che la giovane esitava. L’ufficiale fece un cenno al soldato che lo accompagnava. A Debora non sfuggì il ghigno di risposta del soldato. Lo vide armeggiare con i pantaloni e poco dopo vide comparire il membro già eccitato. L’ufficiale con mosse lente e studiate, estrasse la pistola dalla fondina e la caricò. “Ora vedremo se siete degne dei soldati del Reich…. ” il soldato ad un suo cenno avanzò verso la prima ragazza “Te lo ordinerò una sola volta….. succhia il cazzo a questo valoroso soldato….” Intimò l’ufficiale. “La ragazza prese a scuotere la testa “Non posso… non sono una puttana io….” Piagnucolò la giovane. L’ufficiale non parlò, ma sollevò la pistola puntandolaalla testa della ragazza. Rimase in quella posizione alcuni secondi… poi un rombo assordante lacerò le orecchie di tutti mentre la testa della giovane schizzava all’indietro ed il corpo precipitava a terra nell’oscena scompostezza della morte. Senza minimamente mutare il sorriso che aveva sfoderato dal primo istante l’ufficiale si spostò a fianco della seconda ragazza della fila “Smettila di tremare se non vuoi fare la stessa fine…” le intimò… ma la ragazza era troppo spaventata.Debora guardò agghiacciata la scena…. Vide l’ufficiale alzare nuovamente la pistola e la poverina nemmeno accorgersene troppo spaventata e disperata. Non si trattenne, sapeva di rischiare la vita… ma non le importava… si alzò in piedi e prese a camminare avvicinandosi all’ufficiale. Sulle prime l’uomo non se ne accorse e lei riuscì a giungere a pochi metri da lui. “Che stai facendo,… torna immediatamente al tuo posto…” le gridò girando la pistola verso di lei. Debora sollevò le braccia in segno di resa “Non sono pericolosa e non sono armata… queste non sono bombe anche se lo sembrano…” disse con l’aria più scanzonata che le riuscì di assumere… ed ondeggiò il busto per far sobbalzare i grossi seni. Dentro di se tremava in attesa dello sparo che l’avrebbe uccisa. Ma lo sparo non venne mentre lo sguardo dell’ufficiale veniva calamitato dai suoi seni.”Lasci fare a me Tenente….questa non è una brava ragazza ma una signora puttana… solo che adesso è troppo spaventata… le ha appena ammazzato la vicina….” Continuò Debora ed andò ad accovacciarsi vicino alla ragazza piangente, le prese il viso tra le mani…. le asciugò le lacrime “Non fare la stupida…. Meglio una puttana viva che una brava ragazza morta vedrai….”Le disse poi la costrinse dolcemente a sollevarsi. “Adesso smetti di piangere e guarda me… non è difficile…” le disse poi si rivolse al soldato “Che bel cazzo… muoio dalla voglia di succhiarlo…” disse ostentatamente e si protese in avanti… sfiorò oscenamente il glande con la tumida lingua… lo vellicò leggermente “E’ meglio di un gelato….” Disse ostentatamente… tra le ragazze vi fu qualche gridolino nervoso…. Poi Debora lo accolse in bocca e prese a succhiarlo. Con la coda dell’occhio controllò che la ragazza la guardasse. Quando la spinse a fare altrettanto, la giovane oppose solo una leggera resistenza… ma alla fine lo fece… Debora passò alla successiva ed aiutò tutte le altre a fare quello che il Tenente tedesco chiedeva.”E brava puttana… molte di loro ti devono la vita… meglio così…. Ma adesso mostra loro come lo fai godere nella tua bocca e bevi tutto….” Disse il Tenente quando furono arrivati alla fine della fila… Debora non esitò e prese a succhiare con vigore il cazzo del soldato che non resistette a lungo. Si avvinghiò ai capelli di Debora ed incominciò ad agitare il pube freneticamente sino a che non le riversò in gola il suo seme costringendola a berlo. Per tutto il tempo Debora non staccò gli occhi dal Tenente Tedesco imprimendosi nella mente un altro viso che non avrebbe mai dimenticato.
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