Rimanemmo tutti per qualche attimo senza parlare. Gli occhi di Maria erano lucidi, ma non era affatto commossa. Era eccitata e lo si vedeva perfettamente, ma la sua natura le proibiva di fare quel piccolo passo e di aprirsi ai suoi stessi desideri. Michela la faceva impazzire. Accavallava in continuazione le gambe mostrando bene a Maria la sua fica appena coperta da un piccolissimo slip trasparente. La camicetta ormai era sbottonata al punto che lasciava fuoriuscire le tette con i capezzoli ben in vista.- Ora tocca a Maria – intervenne Antonio interrompendo il silenzio – Ma io veramente…- Non vorrai mica farci credere che non hai mai avuto esperienze bisex?- In effetti… io…- Un momento ragazzi – disse Michela alzandosi di colpo – aspettate un minuto, vado a fare pipì e torno subito.- D’accordo – disse Antonio – ma fai presto che siamo ansiosi di ascoltare la storia di Maria.Michela sparì per ritornare immediatamente. Troppo presto per aver fatto pipì. – Ma… – disse Maria – già hai fatto?- Erano solo poche gocce, ma anch’io sono ansiosa di ascoltartiEra evidente che non era affatto andata nel bagno. Sicuramente ci attendeva qualche sorpresa. Anzi, veramente la sorpresa c’era, ma non era per noi perché Michela sedendosi allargò talmente le cosce facendo risalire la gonna al punto di mostrare a tutti, ma principalmente a Maria, che non aveva più le mutande.Vidi mia moglie fermarsi con lo sguardo attento quasi a voler contare i peli di quella fessa enorme.- Allora, ci racconti?- Be in effetti una volta…- Dai, – intervenni – non farti pregare. Non avrai mica vergogna?- Ricordo che ero una ragazzina. Ho avuto per la prima volta le mestruazione a 12 anni e per i primi mesi sono stata di un’irregolarità unica. Al punto che mia madre ritenne di dover interpellare un ginecologo.- Core di mamma sua!- Se fai il cretino non parlo più.- Dai Mario, facci sentire.- Io non volevo perché avevo vergogna. Ma non tanto del medico, ma del fatto che mia madre di sicuro sarebbe stata presente. Dopo l’ennesimo tentativo da parte sua facemmo un patto. Mi avrebbe accompagnato mia sorella maggiore che all’epoca aveva 18 anni anche se ne mostrava qualcuno in più. Arrivò quel fatidico pomeriggio. Mia sorella Gianna mi consigliò di vestirmi in modo semplice per essere il meno impacciata nei movimenti. Strada facendo mi spiegò a cosa andavo incontro e devo dire che onestamente riuscì a tranquillizzarmi. Quando arrivammo allo studio del ginecologo un’infermiera ci disse che il dottore ci avrebbe ricevuto subito. Infatti dopo 5 minuti mi ritrovavo di fronte ad un uomo in camice bianco che però tutto faceva tranne che mettermi a mio agio. Dopo le prime domande rivolte da lui in modo piuttosto rude iniziai a provare di nuovo un senso di paura. Quando poi il ginecologo disse di spogliarmi e mi spiegò come mettermi sulla sedia da visita andai proprio in panico bloccandomi completamente. Iniziai a tremare dicendo che volevo tornarmene a casa e alcune lacrime mi rigarono il volto. Fu allora che il dottore sembrò accorgersi che ero una ragazzina e il suo tono immediatamente cambiò. Divenne più dolce e comprensivo, ma comunque non riusciva a tranquillizzarmi del tutto. Dopo che il dottore aveva insistito inutilmente, mia sorella scuotendo la testa disse che si poteva fare solo un tentativo e cioè quello che avrebbe visitato prima lei in modo che io assistendo mi sarei bene resa conto. Inoltre il dottore mi avrebbe spiegato e fatto vedere per bene ciò che stava facendo. Lui accettò di buon grado. Gianna allora con molta disinvoltura iniziò a spogliarsi. Rimasi meravigliata quando vidi che sotto la gonna indossava le calze con il reggicalze e stranamente da sopra un ridottissimo slip. Sapevo che Gianna era stata dal ginecologo già altre volte, ma la perizia con la quale si posizionò lasciava credere che lo facesse tutti i giorni. S’era sfilata le mutande ma logicamente aveva lasciato calze e reggicalze. Pensai che era la cosa più logica. Così non doveva sfilarsi tutto e per rivestirsi avrebbe impiegato molto meno tempo. Ma quando la vidi in posizione, con quell’abbigliamento provocatorio, avvertii come un fuoco in petto. Lei era lì, con le cosce aperte e la sua micetta nuda alla vista di un uomo.- Dio mio, – rise di gusto Michela – la chiama micetta.- Ma cara – intervenni io – vuoi dire che tu e tua sorella…?- Era uno spettacolo. Non era per niente imbarazzata. Inoltre era completamente rasata. Il ginecologo disse che quella era una buona cosa perché così lui avrebbe potuto guardare meglio. Poi mi fece avvicinare ed iniziò a parlare. Da principio mi spiegò un pochino d’anatomia. Mi fece vedere le grandi e piccole labbra. Poi aprendo leggermente sopra mi mostrò la clitoride. Mi disse che quello era un punto molto importante e che toccandolo come si deve la donna riceve l’orgasmo. Gli dissi che avevo sentito parlare di orgasmo, ma non avevo capito bene di cosa si trattava. Mi disse che avrebbe potuto mostrarmelo su mia sorella, ma professionalmente non era fatto bene. Gianna allora intervenne dicendo che avrebbe potuto farlo stesso lei. Ero con il volto a meno di cinquanta centimetri dalla… dalla fica di mia sorella…Nessuno interrompeva più il racconto di Maria. Tutti pendevamo dalle sue labbra, eccitati da morire. Ma chi era più eccitata di tutti era Michela che ormai si era completamente tirata fuori le tette e se le carezzava e strizzava emettendo dei piccoli gemiti ogni qual volta le dita toccavano i capezzoli. Maria era come ipnotizzata da Michela. Non distoglieva neanche un attimo lo sguardo da quella donna che faceva di tutto per farsi guardare. Era talmente rossa che sembrava un manto cardinalizio. Comunque umettandosi in continuazione le labbra continuò a raccontare.- Gianna allora inizio lentamente con due dita a carezzarsi la clitoride. Immediatamente la sua fica iniziò a colare umori. Il ginecologo mi spiegò subito a cosa serviva il fatto che la fica si bagnasse e anche che alcune donne si bagnano più di altre. Gianna iniziò a gemere e quando chiesi se le faceva male scoppiarono entrambi in una sonora risata. Ormai la fica di Gianna era zuppa e dopo un po’ raggiunse quello che capii dopo essere un orgasmo. Il dottore era tutto rosso in viso e per quanto riguarda me il calore che avvertivo prima era sceso proprio lì, in mezzo alle cosce. Avvertivo l’odore di mia sorella e quasi per istinto dissi che mi piaceva. Fu allora che Gianna mi disse che se mi piaceva l’odore sicuramente mi sarebbe piaciuto anche il sapore. Avrei voluto dire che da lì usciva la pipì, ma c’era qualcosa che mi spingeva a baciare proprio lì mia sorella. Le baciai la fica. Prima timidamente poi riconoscendo che aveva un buon sapore e con il consiglio del medico iniziai a leccarla. Fu come una scossa. Mi tuffai nella fessa di Gianna come un’ossessa, leccandola e prosciugandola. Ormai era fatta. Avevo scoperto il sesso. Michela ormai si stava toccando la fessa senza ritegno alcuno. Anzi, dopo qualche attimo si alzò e sfilandosi la gonna disse:- Ti piacerebbe ripetere l’esperienza.- Si, mi piacerebbe.Michela allora si avvicinò a Maria e spalancando le cosce si allargò oscenamente la pucchiacca- Lecca allora, leccami la fessa.Maria mi lanciò un’occhiata come per chiedermi il permesso. Con un cenno della testa le feci capire che andava tutto bene. Maria allora si buttò con la testa tra le cosce di Michela ed iniziò a leccare. – Sarebbe più carino se si spogliassero completamente. – disse Antonio – tu cosa ne dici Mario?- Dico che hai ragione.Maria allora aiutata da Michela si spogliò completamente. Poi le due donne si buttarono sul tappeto abbracciandosi e baciandosi. Michela disse:- Visto che state lì a guardarci lesbicare, fatelo anche tra di voi.Non avevo mai pensato di poterlo fare con Antonio, ma ero talmente arrapato che in quel momento lo avrei fatto anche con un mulo. In un attimo fummo completamente nudi e stesi a terra al fianco delle nostre signore. Io e Maria ci guardammo un attimo, poi senza pensarci su ulteriormente ci dedicammo ai nostri amici. Maria e Michela si esibirono in un fantastico 69. Sentivamo le loro lingue e i rumori delle loro pucchiacche fradice di umori. Antonio allora mi trascinò su di lui mettendomi nella stessa posizione delle nostre mogli. Mi ritrovai il suo cazzo enorme di faccia e senza pensarci sopra troppo iniziai a succhiarlo mentre lui faceva altrettanto con me. Mi ritrovai faccia e faccia con Maria, lei che leccava una fessa ed io che succhiavo un cazzo. Per un attimo ci fermammo sorridendoci. Ci scambiammo un bacio e riprendemmo i nostri giochi. Non ci volle molto perché sborrassi ed anche copiosamente. Quasi contemporaneamente Antonio versò nella mia bocca una quantità industriale di sperma che bevvi avidamente. Nel frattempo Maria aveva ficcato nella fessa di Michela una mano intera e la stantuffava con vigore. Era impressionante: l’intera mano di Maria, polso compreso, era scomparsa in quell’antro di carne. Michela urlava e godeva. Non contenta Maria aveva ficcato quattro dita dell’altra mano nel culo di Michela la quale rispondeva con urli di godimento. L’orgasmo di Michela arrivò copioso e rumoroso. Ma senza perdere tempo questa iniziò a ricambiare nei confronti di mia moglie. Con una mano le strizzava una tetta tanto che quasi Maria si lamentava per il dolore. Poi senza troppi preamboli la fece mettere alle pecorina. Le inondo la pucchiacca di saliva e senza complimenti le ficcò dentro prima due dita, poi tre, poi quattro poi tutta la mano. Maria urlava per il dolore che però in breve tempo si trasformò in godimento. La mano di Michela era tutt’altro che piccola e la fessa di Maria sembrava squarciarsi. I nostri cazzi erano subito ridiventati duri. Senza pensarci troppo mi misi anch’io alla pecorina al fianco di Maria slinguandomela in bocca. Antonio senza alcun indugio me lo ficcò nel culo. Maria arrivò all’orgasmo nello stesso istante in cui la sborra di Antonio m’inondava le visceri. Michela allora mi si buttò sotto e imboccò il mio cazzo diventato duro all’inverosimile. Pochi colpi di lingua e le sborrai in bocca. Maria subito si tuffo a ripulirle la bocca raccogliendo in mano il mio sperma. Poi, tiratomi fuori dal culo il cazzo di Antonio, raccolse nella stessa mano la sborra che mi usciva dal buco. Poi disse:- Assaggiamolo tutti.

