Il treno batteva i chilometri nell’arsa padana, correva inglobando l’apatia del paesaggio. Campi caldi del sole di giugno, i colori così intensi, facevano pensare ad un posto non umano, puro e incontaminato. Guardavo stancamente quel paradiso pagano dell’abbondanza, mentre ero assorta nei miei pensieri….. Marco, lo avevo appena lasciato alla stazione mentre dolente prendevo la via di casa…ma la separazione non sarebbe durata a lungo, solo due giorni, e poi avrei ripercorso quel paesaggio per ricongiungermi a lui. Avevo…solo una cosa da sistemare, in quel momento la sensazione di dolcezza lasciò il posto ad una crescente irritazione: Tommaso. Già il nome non mi era mai piaciuto, mi ricordava tutti i Tommasi giustiziati in nome di ideali che hanno percorso la storia. Ma allora non ci avevo pensato. Avevo solo 20 anni quando lo conobbi, non avevo avuto altri uomini prima e quello che lui mi diede mi sembrava perfetto. Amore affetto, soldi e casa. Cosa volevo di più? Lo avevo sposato anche per far contenti i miei genitori, loro lo adorano, dicono che e’ fantastico. Ma non lo conoscono bene. Dopo qualche anno di matrimonio, mi accorsi che mio marito era sessualmente menefreghista. Il giorno delle nozze io andai a lui vergine nella mente e nel corpo e lui, sapendolo se ne e’ approfittato. Ha continuato a prendere il mio corpo senza dare nulla in cambio, ne’ una carezza di più….nulla. ma nonostante tutto lo rispettavo perché era pur sempre mio marito. Ma il rispetto non puo’ reggere il peso di un matrimonio e dopo anni in cui mi sembrava di languire sotto il peso di un’apatia mostruosa, decisi di fare qualcosa per risvegliarmi. Mi iscrissi all’università’, in fin dei conti avevo solo 25 anni, cosa poteva cambiare? Scelsi uno studio culturale, che mi permettesse di capire. Presi Filosofia. In quei anni mi applicai come un certosino nello studio, forse perché non sapevo che cosa fare tutto il giorno (mio marito lavorava e percepiva uno stipendio piuttosto alto, e inoltre non voleva che io lavorassi), fatto sta che cominciai a pensare, finalmente ero nuovamente viva, grazie a Kant, Marx e compagni ero ritornata alla normalità, se così si può dire. All’università’ conobbi Marco,un assistente in storia, era così diverso da tutto quell’ ambiente che Tommaso frequentava, il sole di giugno contro una nube di marzo! Diventammo amanti subito, e con lui scoprì il sesso. Ricordo come se fosse ieri che un pomeriggio, di quelli assonnati dove nulla circola per le strade, andammo a casa sua, una piccola casa nel centro di Genova. Genova e’ un posto molto particolare, una città di mare dove la modernità si mescola a quell’aria decadente di porto di mare. Il suo appartamento nel centro storico malsano mi sembrava meraviglioso rispetto alla villetta in collina dove vivevo con Tommaso. Li Marco diventò il mio amante, ma nel vero senso della parola. Non c’era imbarazzo, ne’ timidezza. Facemmo l’amore come forsennati e non c’era altro modo di placare quel desiderio. Era come se lui mi conoscesse da sempre, accarezzò il mio corpo in estasi come se fossi una bambola di cristallo. Quanta delicatezza! La sua bocca, fine e dolce esplorò ogni parte del mio corpo, facendomi vibrare. Poi mi prese per i fianchi dondolanti e mi bloccò al muro. Cominciò a strusciarsi contrO il mio pube con veemenza ed io lo volevo, lo volevo come non avevo mai desiderato nulla nella mia vita. Lo pregai di pendermi, e lui con un desiderio ossessivo ma con leggerezza entrò dentro di me. Sentivo un tiepido languore espandersi in tutto il corpo, mentre a fatica udivo i suoi sospiri, lo volevo dentro tutto, volevo sentirlo mio fino alle viscere. Esplodemmo insieme verso la libertà, nel bianco ovattato. Poi, c’é sempre un poi, ma fu incredibilmente gentile. Marco, era vicino a me e mi guardava, sorrideva. Feci per dire qualcosa, ma lui mi passò l’indice sulla bocca per non parlare. Che privilegio, non dover dare spiegazione ne’ nulla, ma tenersi tutto per se! Come ero ignorante! Non sapevo nulla dell’amore e di questa follia, il possesso fisico e mentale di un altro corpo. Da quel giorno fui diversa, io e Marco eravamo stati soli troppo a lungo, ci incontrammo sempre più spesso per baciarci, toccarci. Facemmo le cose più incredibili, Marco mi nascondeva cioccolatini nelle parti intime per poi estrarli con la lingua…Mettevamo vicino a noi una clessidra e contavamo le volte che raggiungevamo l’orgasmo, insieme e separati, ci masturbavamo insieme guardandoci…. E poi tutto finiva ed io dovevo tornare da Tommaso a fare la moglie. Basta, ero stanca di quella commedia! Un giorno parlai a mio marito, dovevo dirgli tutto, non potevo vivere con lui. Mi sarei aspettata tuoni, fulmini e urla….Invece… „Voglio il divorzio" esordii, lui stava sprofondato sulla poltrona di pelle nera, come odiavo quella poltrona! I capelli brizzolati erano semi nascosti dal giornale in cui era assorto. „prego?" „ho detto-non nascosi l’irritazione- che voglio il divorzio!" I miei occhi fiammeggiavano, mi sentivo forte della mia giovinezza, del mio amore per Marco. Mi guardò come se fossi pazza, e poi venne la sua risata, acuta e sgradevole. „ ho un amante da un anno, e lui, si lui mi ama, mi rispetta e mi fa godere come tu non sai fare!" latrai, ero proprio arrabbiata A quel punto si alzò e venne verso di me. Affondò gli occhi su di me e poi con calma disse: „ non avrai divorzio, non permetto che una sgualdrina come te mi rovini la carriera, hai capito? Tieniti pure il tuo fantoccio, ma non aspettarti più nulla da me" Sentì il sangue affluire nelle vene, a lui non importava nulla, solo quella corrotta carriera da diplomatico, certo il divorzio non sarebbe stato accettato dai suoi colleghi moralisti, che usavano le mogli come spettacolo alle cene di lavoro, pur sapendo che la sera prima si erano date all’amante di turno! Ma io non ero come quelle streghe, ero febbricitante di libertà, e l’avrei ottenuta. Per tutta risposi „me ne vado, ti lascio e non me ne frega nulla del tuo lavoro! Sei uno schifoso menefreghista e non mi hai mai voluto bene, mai!" In quel momento ero sincera, e se lui avesse detto qualcosa, se avesse accennato un minimo di comprensione…forse non avrei avuto il coraggio…. Lo implorai mentalmente ma lui restò impassibile, con quella smorfia di superiorità dipinta sul viso. Poi mi diede uno schiaffo, preciso sulla guancia. Sento ancora adesso il bruciore… „Puttana" Basta, quell’individuo non meritava la mia presenza. Sconvolta, andai da Marco e per sfida godemmo a vicenda dei nostri corpi. Quel giorno Marco mi disse che aveva ricevuto una proposta di lavoro dall’università’ di Bologna, disse che io dovevo andare con lui subito, altrimenti lui non si sarebbe mosso. Quella era la soluzione ideale, un cambiamento totale. Il problema era Tommaso, lui non mi avrebbe lasciata andare. Quell’essere e’ pieno di amici ovunque e non sarebbe passato molto tempo fino a che mi avesse trovato…No, dovevo liberarmene, ma per farlo era necessario un piccolo „escamotage". Quella notte non tornai a casa, e mentre Marco dormiva accanto a me io riflettevo. Mio marito mi credeva così sciocca? L’avrebbe pagata, in quel momento un piano fantasmagorico stava prendendo forma nella mia mente…. Una settimana dopo Marco fece le valige per Bologna. Andai con Lui a Bologna per aiutarlo a sistemare casa e il giorno seguente tornai a casa. Durante la settimana successiva al nostro litigio, recitai con Tommaso una vera commedia, andai da lui a confortarlo e gli dissi che la storia dell’amante non era vera, volevo solo che mi dedicasse più tempo e più attenzione, lo sciocco sembrò soddisfatto e non mi fece altre domande. Quel giorno stavo tornando a Genova, dopo aver aiutato Marco nel trasloco. A Tommaso avevo raccontato di andare a trovare i miei genitori che nell’ultimo anno si erano trasferiti in un paese sulla riviera. Stavo appunto sul treno, e tutto procedeva benissimo; oggi compivo 29 anni. Fa uno strano effetto scrivere il proprio compleanno….Marco aveva insistito perché rimanessi ma non potevo, dovevo affrontare Tommaso. Per l’occasione indossavo un vestito rosso lungo ma sobrio, come piaceva a mio marito, i capelli li avevo raccolti severamente dietro la nuca, avevo un’aria molto aristocratica. Il treno arrivò sbuffando nella stazione di Principe e in quel momento il telefonino squillò. Senza paura risposi, era Tommaso. „Ciao, dove sei?" „sono in stazione, prendo un taxi e arrivo" „ti vengo a prendere?" „no, non preoccuparti ci metto un quarto d’ora! lo sai a quest’ora non c’e’ traffico" molto convincente. „ come vuoi, a più tardi" Mentre il taxi passava attraverso le vie della città pensai con tristezza che Genova mi sarebbe mancata…. si era vero. Ecco sono arrivata. Apro la porta di casa e Tommaso mi accoglie con un sorriso. Soliti convenevoli sul viaggio, tempo….. „amore, Tommi, „ mi viene la nausea mentre dico queste parole „ ho una sorpresa…" Lui mi guarda incuriosito, il compleanno e’ il mio, e sono io ad avere la sorpresa! „ siediti sul divano, intanto ti porto qualcosa da bere" „Ma…." Ah, tempo dopo mi sarei augurata di fargli finire quella frase! „ Ti prego e’ questione di un minuto" gli lanciai un sorriso lascivo „mmmhh…va bene" Tommaso si sdraia sul divano e fissa cupamente il soffitto. Gli porto un bicchiere di martini. „tu non bevi ?" „lo sai che sono astemia…." „ah già" e tracanna il martini in un sorso. Adesso, ora. All’improvviso, il suo volto diventa bianco, quasi cadaverico, la sua bocca si contorce, in una smorfia di terrore…Non riesco a staccare gli occhi da quella scena disgustosa. Ma tutto finisce in fretta, lo vedo stramazzare al suolo sudato, immondo, avvelenato. La razionalità ha il sopravvento , mi infilo un paio di guanti e decido di trasportare il corpo inerme in giardino, voglio dimenticare, perché ho questa sensazione di nausea…Ho ucciso un uomo. No, lui mi ha ucciso, ha ucciso la giovane vergine, la giovane moglie, il mio corpo. Mentre apro la porta a fatica a causa del peso da trasportare, il giardino in tutta la sua vista mi si apre davanti….Insieme a un gruppo di persone che tutte insieme cantano „tanti Auguri a te!"
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