Eravamo intorno alla metà degli anni ’80 e io e la mia ragazza eravamo sempre alla disperata ricerca di un posto dove poter fare all’amore. Purtroppo le nostre famiglie erano un po’ all’antica e non ci permettevano di rimanere soli in casa, ma naturalmente questo non ci fermava, sia io che lei eravamo veramente assatanati in quel periodo. Lei aveva 21 anni, bella formosa nella giusta maniera, due bellissimi seni e un culo da favola, io avevo un anno di più e tanta energia da consumare. Ogni posto andava bene, lo facevamo perfino in macchina mentre viaggiavamo (vedi racconto precedente), e ormai conoscevamo tutti i posti dove poterci appartare in tutta tranquillità… ma… il problema era che in quel periodo a Firenze,imperversava il purtroppo famoso mostro che uccideva le coppiette e sinceramente non mi andava molto di pensare di finire in quella maniera. Come noi, anche tanti altri giovani di quel periodo avevano lo stesso problema, che ogni giorno pesava sempre di più e oltretutto anche senza mostro non è che farlo sempre in macchina sia il massimo della vita. Capitò che un giorno dovevo aiutare la mia ragazza a portare delle cose nella sua cantina. Era una stanzina nei seminterrrati del palazzo dove abitava, chiusa con una porta di ferro e con mia sorpresa notai, quando entrai dentro, tra le mille cianfrusaglie un vecchio materasso che era stato depositato lì prima di dover essere buttato via. La sera stessa uscimmo insieme e dopo aver bevuto una birra in un pub del centro e la nostra voglia stava facendosi sentire, le proposi di ritornare nella sua cantina. Inizialmente si mostrò un po’ reticente all’idea, perché aveva paura di essere scoperta da qualche vicino, poi decidemmo di provare. In fondo se ci avessero visto, non c’era niente di male. Lei era vestita cono una minigonna larga rossa fiammante e una maglietta bianca aderente, naturalmente senza reggiseno (non ne aveva bisogno). Durante il viaggio verso casa sua inizia a scaldarla mettendole una mano tra le cosce e lei rispose facendo altrettanto e notando il rigonfiamento nei miei pantaloni che stava aumentando, la sua mano si pose proprio lì. Non vedevo l’ora di arrivare e nel frattempo le sussurravo tutto quello che le avrei fatto una volta raggiunta la nostra reggia. Arrivati a casa sua, parcheggiai la macchina un po’ lontano e silenziosamente entrammo nel portone. Il mio cuore batteva a mille un po’ per l’eccitazione, un po’ per la paura di essere beccati. Percorso il corridoio semi buio raggiungemmo la porticina di metallo e finalmente fummo dentro. Prima di ogni cosa ci stringemmo forte e ci baciammo frugandoci reciprocamente con le nostre lingue. Avrei voluto scoparmela lì, in piedi, ma lei si staccò lentamente e mi fece osservare il materasso che stava appoggiato su una parete. Lo raggiunsi e cercando il lato migliore, quello meno polveroso, lo buttai in terra. Spengemmo la luce perché avrebbe potuto tradire la nostra presenza, dalla finestrina per fortuna filtrava un po’ di luce della strada e una volta abituati alla penombra si rese sufficiente. Ci adagiammo su quel vecchio materasso che per noi era diventato un’alcova dorata con le lenzuola di seta, e iniziammo a spogliarci a vicenda. In un attimo eravamo nudi, avvinghiati l’uno contro l’altra ad assaporare ogni centimetro di contatto della nostra pelle contro l’altro. Il suo seno caldo e morbido premeva sul mio petto mentre le nostre bocche si scambiavano la saliva. Le mani intanto cercavano gli angoli più nascosti. Finalmente potevo accarezzare quel culo fantastico in tutto la sua splendida rotondità. Mi pareva un sogno di poter fare tutto questo completamente disteso e non accartocciato dentro una 127 . Lentamente la adagiai distesa per poterla ammirare in tutta la sua bellezza. Era veramente uno spettacolo: La fioca luce che filtrava dalla finestra metteva in risalto il suo profilo. I suoi seni prosperosi impreziositi da due gemme di capezzoli scuri eretti e compatti, il suo ventre piatto faceva scorrere lo sguardo verso il basso dove un cespuglietto bruno nascondeva il nido del suo( e del mio) piacere, le sue gambe lunghe e tornite concludevano quella escursione lungo il suo corpo. Inizia a leccarla partendo proprio dalle gambe, facendo scorrere la lingua in su evitando volontariamente la sua fica, alla quale mi sarei dedicato più tardi. Era piacevole sentirla fremere sotto di me mentre arrivavo al seno Era eccitante in particolare quella situazione , dove intorno a noi c’era un gran casino di cianfrusaglie, disordine, polvere e ragnatele e invece davanti ai miei occhi avevo la visione più bella ed erotica che potessi pretendere.. il suo corpo sembra va che brillasse di un! a luce propria, mentre sotto le mie carezze la sua pelle delicata reagiva tremando. In un istante portai il mio bacino in avanti in prossimità del suo volto. Il cazzo le stava sfiorando le labbra, per un istante, perché non esitò ad aprirle per accoglierlo tutto. Iniziò così a pompare con incredibile dolcezza accarezzando dolcemente la cappella con la lingua facendo uscire dalle sue labbra l’asta completamente bagnata dalla sua calda saliva, mentre con la mano mi accarezzava i coglioni gonfi di sperma. Non avrebbe voluto smettere più. Era golosa del mio nettare e le sarebbe piaciuto sentirselo spruzzare in gola. Ma i miei programmi, quella sera, erano diversi. Lentamente e con rammarico, le sfilai l’uccello dalla bocca e la distesi sul materasso in modo che la poca luce potesse illuminarla al meglio. Volevo ammirare la sua bellezza e nel frattempo lasciarla così, nel desiderio di essere posseduta. L’attesa mi avrebbe sicuramente aiutato. Iniziai ad accarezzarla delicatamente lungo tutto il corpo: le sue gambe, la pancia, i seni, il collo, i capelli. La sentivo fremere e i suoi occhi mi imploravano di fare di più. Con la mano mi avvicinai al suo boschetto peloso che spiccava in mezzo alla sua carne bianca e lentamente iniziai a penetrarla con un dito trovando un lago in mezzo alle sue cosce. Il mio dito si insinuava sempre più in profondità e poi continuai aggiungendone un altro. Sentivo la sua fica che si dilatava sempre di più lasciandomi nella mano tutto il suo succo profumato. Ad un certo punto estrassi il medio dalle sue profondità e iniziai ad accarezzarle le grandi labbra fino al loro vertice inferiore, poi lentamente mi spostai fino ad incontrare il suo buchetto del culo, che fino ad allora mi aveva sempre negato. La sentii irrigidirsi per un attimo quando si rese conto che il mio dito voleva entrare proprio lì. Ma, vuoi per l’eccitazione del momento dovuta anche alla inusuale comodità, vuoi per la lubrificazione che i suoi umori mi avevano lasciato sul dito, riuscii in un attimo ad infilare una falange nel sul culo. Era stretto e ancora irrigidito, ma lentamente si lasciò fare ed anche la seconda falange del mio medio riuscì ad entrare per poi iniziare a muoversi sempre con la dovuta lentezza. A questo punto la sentii pronta, e mantenendole il dito dentro si lasciò voltare a pancia in giù. Era meravigliosa, i suoi glutei risplendevano a quella poca luce come se brillassero di luce propria. Mi misi a cavalcioni sopra di lei e le appoggiai il cazzo pulsante a contatto con quelle due sfere perfette. Tolsi il dito e la cappella andò a sostituirlo. Ebbe un sussulto, provò un ultima lieve resistenza rendendosi conto che ormai era tardi per tornare indietro e la sua posizione non era certamente la migliore per poter dettare delle regole in quel momento. Iniziai una leggera pressione sul suo sfintere, mi sembrava quasi impossibile che un uccello di dimensioni ragguardevoli come il mio potesse entrare in quel pertugio così stretto. Vidi il suo volto trasformarsi sotto una smorfia di dolore e si rese conto che non era il caso di stringere, ma anzi di aprirsi il più possibile. Con le mani allora si prese le chiappe e cercò di allargarle il più possibile, questo intervento facilitò non poco la mia operazione e sentii piano piano lo sfintere aprirsi sotto la spinta della cappella. Detti un colpo più deciso e… riuscii finalmente ad entrare mentre lei soffocò in gola un grido di dolore. Una lacrima solcò la sua guancia accaldata, una lacrima di dolore o forse di dispiacere di aver perso la sua ultima verginità. Ma io dovevo andare avanti, volevo penetrarla completamente e lentamente riuscii a far entrare circa la metà del mio uccello che per l’altra metà fuori usciva dalle sue chiappe in uno spettacolo eccitantissimo. Iniziai a far scorrere in su e in giù il bastone dentro di lei che lentamente si abituò all’intrusione e iniziò a partecipare all’azione. Infatti una sua mano era scesa fra le sue gambe e aveva iniziato a masturbarsi furiosamente. Dopo qualche minuto sentivo il mio cazzo che, stretto in quella morsa, stava per scoppiare e non feci in tempo ad uscire da lei che un mare di sperma le inondò l’intestino proprio mentre anche lei stava godendo (per la terza volta). Aspettai che il cazzo si ammosciasse dentro di lei gustandomi quella situazione in ogni particolare. Poi lentamente, mi sfilai e un rivolo di sperma furiusci dal suo buco colandole fra le gambe. Con un fazzolettino la ripulii e in silenzio ci rivestimmo. Il giorno dopo mi confessò che quando le sono venuto dentro aveva avuto la sensazione che stesse subendo un clistere e infatti appena arrivata a casa dovette andare in bagno a scaricare tutto lo sperma che aveva nella pancia.
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