Erano passati venti giorni dalla sconvolgente esperienza sul marciapiede. Non solo l’emozione di battere sulla strada accanto alle prostitute o l’essere sodomizzata all’aperto sulla pubblica via, ma anche la conclusione a casa sua erano un sequenza di eventi che continuava ad eccitarla e la fonte di ispirazione dei propri piaceri solitari. Aveva acconsentito di prendere in bocca il cazzo che la stava inculando e aveva compreso il significato del modo di dire “cazzi amari”. Nonostante che le facesse orrore aveva accettato di degradarsi in quella pratica pulendo con la lingua e la bocca la verga sporca delle proprie secrezioni anali, succhiandola fino a quando il maschio era venuto riempendole la bocca di sperma che aveva ingoiato. Poi marco l’aveva riportata alla sua macchina dicendole che avrebbe dormito a casa sua. Aveva accettato come naturale tale proposta e aveva diviso il letto con l’uomo che l’aveva poco prima selvaggiamente inculata. Quella notte era stata montata altre tre volte, due di figa e, all’alba, nuovamente in culo. Nemmeno nei momenti più tempestosi della sua giovinezza, era mai stata posseduta tante volte di seguito e non aveva memoria di aver mai goduto così tanto. Mentre l’alba stava illividendo i fuochi della passione notturna si stava chiedendo cosa le era successo e quale sarebbe stata la sua vita dopo quelle esperienze che, l’avesse voluto o no, l’avevano costretta a cambiare la visione che aveva dis e stessa e del momdo che la circondava. A questo punto Marco le aveva fatto un chiaro discorso. Le aveva detto che, per lei, era tempo di fermarsi. Aveva provato emozioni e sesso forte, ma questi gli sembravano poco compatibili con la vita e la personalità che aveva. Lui riteneva concluso il suo compito che era quello di sveglierla e scuoterla. Le aveva detto anche che, per lui, se il rapporto fosse continuato non si sarebbe fermato lì: le avrebbe chiesto sempre di più fino a portarla a livelli di degrado e di sottomissione che lei nemmeno immaginava. Le aveva comunque lasciato una porta aperta dicendole che se voleva avrebbe potuto chiamarlo in seguito, mettendo tuttavia in chiaro che le avrebbe chiesto sempre di più e che quello che lui le chiedeve forse sarebbe stato un prezzo troppo alto da pagare. Ora, venti giorni dopo, stava per alzare il telefono e chiamare Marco. Il conflitto tra il desiderio di continuare e la paura dell’abisso in cui stava per gettarsi l’avevano logorata, ma una angosciante pulsione la spingeva a voler ripercorrere le esperienze di sesso forte e duro che aveva sperimentato. Aveva anche cercato di dimenticare e riportarsi nell’alveo di una normalità sperimentata accogliendo la corte di un amico e facendo sesso con lui. L’esperienza l’aveva non solo lasciata insoddisfatta, ma quando aveva porto le terga per un rapporto anale questi si era ritratto spaventato e lei aveva fatto la figura della troia. Ora si era decisa a lanciarsi verso l’abisso. Telefonò al numero che Marco le aveva dato ripensando, ancora una volta, che di lui sapeva ben poco. ” Sono Isabella” disse quando riconobbe la voce ” Mi fa piacere che mi chiami, cosa vuoi? ” ” Ho deciso, voglio continuare ” Una pausa accolse l’affermazione ” Sei sicura?, bada che ti chiederò sempre di più.. .. e per te sarà sempre più difficile fermarti ” ” Si, ci ho pensato.. sono giorni che mi logoro di desiderio e di incertezza.. sia quel che sia.. voglio andare avanti. Mi fido di te e mi consegno nelle tue mani ” ” Chi ti ha suggerito il testo dell’annuncio? ” Le chiese. ” Una mia amica, si chiama Grazia” ” Ah.. la conosco.. Forse se vedi quello che è diventata ci penserai meglio prima di continuare ” La notizia, per alcuni aspetti, la scosse. Non aveva mai pensato di poter conoscere le forme di dipendenza dal sesso della sua amica. Sospettava che quello che lei aveva provato fossero esperienze che anche la Grazia aveva fatto, ma conoscere a fondo le debolezze della sua amica comportava che anche lei doveva esporsi e, in tal modo, diventare vulnerabile. ” Non credo sia possibile, sono disposta a tutto tranne che la mia immagine pubblica sia infangata, fosse pure nella ristretta cerchia dei miei conoscenti, anzi, soprattutto tra questi ” ” Credo che possiamo conoscere lo stesso i vizi della tua amica senza esporti, chiamami verso le 17 che devo verificare alcune cose, tieniti libera per la notte! ” e chiuse la conversazione Avevano viaggiato per oltre 120 km in autostrada, poi si erano immessi nella circonvallazione dell’altra città. Isabella aveva poi completamente perso l’orientamento, da quel che capiva una serie di strade secondarie erano state accecate o deviate dalla circonvallazione creando delle enclave a poca distanza dalla grande viabilità, ma virtualmente inaccessibili. In queste strade secondarie non esisteva illuminazione ne’ segnaletica. Si era ormai giunti quasi all’una di notte e Isabella si stava chiedendo dove mai fosse la Grazia. Il travestimento che le avevano fatto indossare la disturbava non poco: Marco l’aveva portata da quello che aveva definito come un truccatore da teatro che le aveva raccolto i capelli in una cuffia di lattice sopra alla quale aveva posto una parrucca di capelli corti, leggermente brizzolati, poi aveva modificato con la matita la linea delle sopracciglia, le aveva fatto indossare una pancera imbottita, ora, con dei grigi baffi posticci e una giacca con le spalle imbottite sembrava un uomo di mezza età. Quando si era guardata allo specchio aveva pensato che in un ambiente poco illuminato Grazia avrebbe avuto difficoltà a riconoscerla. Marco voltò bruscamente verso una laterale che si immerse nell’ampia voragine di una cava di ghiaia dismessa. Come dal nulla comparve un accampamento con una roulotte, un paio di vecchie mercedes e una veranda improvvisata realizzata con dei teli collegati alla roulotte e sostenuti da pali piantati al suolo. Quando Marco scese dalla macchina un paio di persone si avvicinarono festeggiandolo cordialmente mentre una terza restava seduta su un vecchio sedile d’automobile sotto la veranda. Nessuno parve fare caso a Isabella. Si vedeva che Marco era molto conosciuto e che la persona, più anziana, seduta era il personaggio di rispetto dell’accampamento. ” Salve ” lo salutò l’anziano ” le tue visite ci fanno sempre piacere, ma a cosa dobbiamo questa improvvisata” ” Mio caro Miran, sono qui con il mio amico ” e indicò Isabella ” per vedere se l’ultima donna che ti ho mandato ha soddisfatto le vostre aspettative, se è obbediente e rispettosa ” ” Mio caro Marco, le femmine che tu ci mandi sono una disgrazia mandata da Dio, non sanno cucinare, non sanno lavare, non sono rispettose, sono prigre e indolenti, per farle lavorare dobbiamo usare la frusta. Ah, non sono certo come le donne che ci portavamo dal Montenegro.. Mai un lamento.. fiere e orgogliose di andare a chiedere l’elemosina, e poi brave.. brave nel rubare. Mi ricordo mia mamma che non entrava in una corte senza uscirne con una gallina sotto le gonne. Ora le nostre donne ci lasciano, vogliono la lavatrice.. e anche i nostri uomini stanno lasciando la libertà. Ti ricordi Mjelovic? pensa che è andato a lavorare ” e lo disse con un moto di orrore ” io posso ben dire che in vita mia, ne’ io, ne’ mio padre, ne’ mio nonno, ne’ nessuno all’indietro per quanto mi ricordi ha mai lavorato” ” Vecchio caprone, è ogni volta la stessa storia, comunque io volevo sapere dell’ultima donna.. Il mio amico qui non è molto convinto di come la usate ” ” Come vuoi che la usiamo.. come va usata una donna..non sa lavorare, non sa rubare, non sa chiedere l’elemosina.. la mandiamo a vendersi..” ” Come sapevo, e poi? ” ” E poi cosa?, poi la usiamo ” ” Forse sarebbe meglio che facessimo finta che il mio amico non sappia niente, spiegagli bene cosa ne fate della donna che vi ho portato ” Miran esprimendo con l’atteggiamento una infinita pazienza per questa gente che sembrava non capire le cose più naturali illustrò la situazione ” La donna viene portata sulla strada a vendersi, dovrebbe essere di ritorno tra poco, deve portare almeno 200 Euro, come fare sono affari suoi. Se non porta quei soldi viene punita.” ” Come ? ” chiese Marco ” Come vuoi punirla? con la frusta, purtroppo non si può strigliare a fondo perchè sennò si rovina, così usiamo anche le ortiche sulla figa e le tette. Se ha raccolto quello che doveva, allora deve soddisfarci. Come hai chiesto la inculiamo, tutti. Poi può dormire fino alle 9-10 di mattina, purtroppo non sa fare da mangiare e così dobbiamo arrangiarci da soli, a lei diamo gli avanzi..” ” E rispetto alle cose che ti avevo chiesto? ” ” Si, deve essere pronta per quando pisciamo e caghiamo. Non lo facciamo sempre e non lo facciamo tutti, ma una volta al giorno ad uno di noi deve pulire il culo con la lingua dopo che ha cagato, almeno una volta deve bere la piscia di qualcuno ” ” Ha mostrato entusiasmo in queste pratiche?” ” No, assolutamente, diceva che le facevano schifo..non lo voleva proprio ” ” Allora come hai fatto? ” ” Come ti ho detto una volta mio padre è stato rinchiuso a Dachau, lì ha imparato alcuni sistemi che portano all’obbedienza. Uno di questi è richiudere una persona con un’animale di cui ha terrore in una botte. Noi abbiamo fatto qualcosa di simile.. venite a vedere ” Si alzò dalla poltrona e condusse i due ospiti dietro la roulotte. Nel fioco chiarore lunare poterono vedere una vasca di cemento, residuo della vecchia cava, profonda un paio di metri sul cui fondo si muovevano rapidamente alcuni animali. ” Pantegane .. abbiamo legato la donna, imbragata alla vita, a quel bilanciere e l’abbiamo calata giù. E’ stato divertente, avresti dovuto vedere come ritraeva le gambe o come scalciava per allontanare i topi che si afferravano a lei. E’ durata un quarto d’ora.. avresti dovuto sentire come cantava, dopo pochi minuti, la sua voglia di pulirci il culo con la lingua. Ora basta che uno le ordini che corre a servirlo” Isabella era inorridida da quanto aveva sentito, non era possibile che Grazia, la sua sofisticata e schizzinosa amica avesse potuto accondiscendere a tali bassezze. In quella arrivò ansimando un’altra vecchia mercedes che emetteva un fumo pestilenziale. Dalla macchina che si fermò in prossimità dell’accampamento scese una donna seminuda che si diresse verso Miran quasi ignorando le altre persone presenti. Camminava con passo stanco e a gambe larghe. Dalla borsa che aveva a tracolla prese un fascio di banconote poi si diresse verso un lercio materasso sotto la veranda. Miran contò rapidamente i soldi, emise un grugnito soddisfatto, fece un cenno di assenso agli altri. La donna, nel frattempo si era adagiata sul materasso e si era rapidamente tolta gli abiti. Uno degli zingari si avvicinò e calò i pantaloni. La donna senza dire nulla si girò sollevando le terga. Isabella assistette sconvolta ed eccitata alla sodomizzazione della sua amica Grazia da parte dei quattro zingari in successione. Miran fu l’ultimo. Dopo averglielo estratto dalle viscere le ordinò ” Al cesso ” Grazia, in apparente stato di trance, si levò dal materasso e seguì Miran dietro la roulotte, lì vi era una canaletta di irrigazione nella quale scorreva l’acqua, due assi sopra di questa avevano realizzato una improvvisata turca. Grazia si immerse nell’acqua della canaletta fino all’ombelico, allargò le braccia puntellandosi ai bordi della condotta. Miran, che l’aveva seguita con l’uccello penzoloni, si pose su una delle assi, puntò l’uccello e cominciò ad innaffiarla. Grazia riceveva sui seni e sul viso la pisciata ” Ora ” ordinò Miran All’ordine Grazia abbandonò l’appoggio ai bordi, si protese in avanti e la bocca si richiuse sul organo mingitore. Isabella la vide fare uno sforzo per inghiottire rapidamente la piscia che le riempiva la bocca, poi Miran estrasse il pene, lo scrollò in faccia alla donna. ” Lavati e raggiungici ” le ordinò Si allontanarono e Isabella vide che Grazia stava lavandosi con l’acqua della condotta. Grazia li raggiunse poco dopo, Isabelle era stata posta in ombra mentre Marco era ben visibile. Fu questo che interrogò Grazia quando giunse a loro. ” Allora Grazia.. ancora due giorni e poi è finita..come ti senti?” ” Sono sfinita, dormo pochissimo, mi sono sempre addosso, non riesco a dormire più di un paio d’ore che mi vengono a scopare..” ” Quanti te ne sei presi da questa mattina? ” ” Ne ho fatti otto sulla strada, me l’hanno messo dietro quattro volte appena tornata e due volte prima che partissi ” ” Te l’avevo detto che sarebbe stata dura, ti avevo detto anche che potevi rinunciare, ma che una volta iniziato dovevi andare fino in fondo, che ne pensi ora” ” Penso che non rifarei quello che ho fatto per un milione di Euro, ma che non cederei questa esperienza per la stessa cifra ” Si salutarono e Grazie stremata crollò a dormire sul lurido materasso.

