Sono le sette e mezzo, fra un po’ si cena ed io ho passato tutta la giornata a scrivere la tesi in cameretta; al piano di sopra è salito un certo calore, l’umidità dell’afa estiva si appiccica alla pelle e scende giù dalla schiena ai fianchi, dalle cosce ai coglioni. La sera si avvicina e con lei il tepore fresco del tramonto attraversa la finestra, il glande lentamente si risveglia e arrossendo prende vita, ho una piccola erezione causata dalla lunga permanenza sulla sedia. Mi stendo sul letto, voglio masturbarmi; lentamente inizio il rito spogliandomi del tutto, stringo il cazzo fra le mani e affondo sulla cappella. Penso alla mia ragazza e a quello che le ho fatto ieri mentre eravamo in spiaggia, quando infilandomi fra le sue gambe e spostando il costume ho mostrato la fica della mia donna a tutti quelli che passavano divertiti sul lungomare. Mi eccito e il mio cazzo indurisce orgoglioso, quando d’improvviso mia madre inizia a salire le scale, l’idea che mi sorprenda mi eccita da morire e un lungo getto di sperma si spalma sul pavimento mentre il resto dilaga nelle mie mutande infilate in fretta. Lei entra e mi trova ricurvo sul letto in una pessima rappresentazione del sonno. La osservo senza essere visto, la vedo aggirarsi in cameretta, attenta nel non far rumore: donna di 45 anni, mora, capelli lunghi e lisci raccolti con un elastico, in abiti da casa; la stretta magliettina rigonfia dei seni giganti strozza dei capezzoli mal nascosti, la gonna di stoffa sotto il ginocchio lascia intravedere fianchi larghi e culo tondo. Piega velocemente alcuni panni e poi si fissa sorpresa sulla macchia a terra. Mi guarda, io chiudo gli occhi appena in tempo e non li riapro per il timore di esser visto. La sento accovacciarsi e strusciare a terra, se ne va velocemente; riapro gli occhi la sento scendere le scale, lo sperma non c’è più. A tavola sguardo fisso sul televisore, silenzio questa sera in casa, ma non è la prima volta, quindi tutto normale se non ci fossero le cose non dette. Lei si è cambiata, ora una bianca camicetta le ricopre le tette non raccolte dal reggiseno, lo spazio abbondante fra un bottone e l’altro, nel piegarsi, lascia languidamente intravedere il profilo dei seni belli grandi, una vista audace che non arriva ha svelare i capezzoli. Lei fa finta di niente, ma sa bene cosa vedo e la mia sensazione fra l’esterefatto e l’eccitato ingrossa il cazzo rigonfio nella tuta. È tutto così innaturale eppure il gioco del fare ciò che non si può neanche immaginare mi eccita all’inverosimile; il pensiero che mia madre si sia accorta della mia masturbazione, ne abbia fatto propri gli effetti e invece di adirarsi la sera a tavola si vesta per mostrarmi le tette è qualcosa di eccezionale. Non so se il gioco possa continuare, ma andiamo avanti. Lei si alza e mi serve il secondo si avvicina al mio viso e si piega ora i suoi capezzoli appaiono ai miei occhi in tutta la loro bellezza e maestosità, è eccitata da come li vedo dritti e turgidi, vorrei strapparle la camicia e stringerle le grandi tette, ma ora devo resistere: è solo un gioco, niente di più, un gioco. La cena finisce ed io mi siedo sul divano a guardare la televisione, lei sparecchia e inizia a spazzare per terra, la gonna bianca sale quando si piega, lei mi passa avanti più volte e innaturalmente si piega; le vedo le cosce, depilate e lisce arrivare dal ginocchio fino ad un attimo prima del bacino, il cazzo è duro e non toccarlo sta diventando un’impresa. Ciò che neanche lontanamente desideravo si avvera: mia mamma con la scusa di lavare a terra si china a quattro zampe e nel movimento accidentalmente alza la gonna, il culo grande e sodo si mostra ai miei occhi, lei dondola leggermente e il pacco della fica appare e scompare fra i suoi glutei, indossa un perizoma bianco che nasconde a malapena il folto pelo della topa che spinge umido. Sono allo sbando, mia madre a pecora ed io che non posso toccarla, ma non resisto e sfilo fuori il cazzo duro. Sono seduto sul divano che mi masturbo mentre mia madre a terra mostra il culo. Lei se ne accorge che mi sto toccando dal rumore della mia pelle scossa dai colpi della sega ma non si gira, allarga di più le gambe, si abbassa e si alza, scuote il culo, lo stringe e lo rilassa, sto per venire; ad un tratto lei si ferma e lentamente si gira continuando a pulire a terra, io per un attimo la fisso imbarazzato, stringo il cazzo in mano e non so più che fare, lei come se niente fosse si sbottona la camicetta e lascia cadere verso il basso le sue grandi tette e i capezzoli duri e rossi. Ricomincia a strofinare lo straccio per terra e dondola le tette che scontrandosi fra loro si dilatano e si allungano, lo spettacolo è estasiante…. sborro. Zampillante, urlo e inondo il pavimento, il divano e tutti i miei pantaloni, lei non mi guarda, fissa a terra e pulisce. Si rialza e se ne va in camera. Non mi ero mai fatto una sega così, stanco , spossato e incredulo salgo sopra e vado a letto. La mattina dopo mi alzo e girandomi verso il comodino trovo appoggiate un paio di mutande bianche, le osservo meglio e riconosco il perizoma di mia madre usato la sera prima per eccitarmi da morire, al lato degli slip odorosi di fica e pieni di peli c’era un biglietto: il mio battito aumenta e la curiosità mi dilania: “Credo che curarti significhi provvedere a tutti i tuoi bisogni, penso possa farti piacere avere con te un indumento che è stato a contatto con la mia intimità, se hai bisogno di toccarti può solo lusingarmi che lo fai pensando a me, ma non voglio di più, non posso di più, non è giusto di più. L’episodio di ieri sera è stato qualcosa fuori dal mio controllo, mi è piaciuto è vero, ma è stato troppo. Spero di essere abbastanza forte. La mamma che non conosci” Devastante!! La situazione è molto più complicata di quanto potesse sembrare, io non voglio inserirmi in una vicenda così ingestibile che mi prende dal profondo, la scena della sera prima mi ha segnato ed emotivamente è oramai difficile trovare una nuova normalità; ma che fare? Archiviare tutto e non pensarci più? Forse è la cosa migliore, ma il corpo di mia madre sinuoso che si muove morbosamente di fronte a me che mi masturbo mi perseguita e anche ora mi provoca un’erezione incredibile, posso solo masturbarmi con il mio nuovo indumento intimo, ed è fantastico. Vengo nel perizoma di mia mamma e lo ripongo in una busta di plastica, sgattaiolo di sotto e lo lascio nascosto nella sua borsa con un biglietto: “Penso a te continuamente e sempre più morbosamente, non voglio ma non resisto, mi tocco, mi tocco mi tocco. So che non possiamo andare oltre, ma ho bisogno di vederti ancora, ti prego, questo pomeriggio quando saremo soli, solo vederti. Un figlio eccitato da sua madre.” Il giorno sembrava non passare più, le persone in casa sembravano non andarsene mai, solo verso le sei, solo allora finalmente soli. Inutile descrivere quanto sono eccitato, incredibile la curiosità di sapere se il gioco, gioco?, Continua. Sono sopra che ascolto, lei si muove nervosamente, forse è arrivato il momento che attendo. – Senti, se mi chiamano digli che sono a farmi una doccia! – lei grida da di sotto – Certo mamma! – le rispondo. Il momento è arrivato.Apro lentamente la porta della mia camera e scendo leggermente le scale, sento l’acqua della doccia scendere leggera, la cappella mi scoppia. Arrivo agli ultimi scalini con il cuore in gola, mi allungo e vedo la porta del bagno socchiusa! Incredibile questo è il segnale che aspettavo, mi stringo il cazzo e mi faccio coraggio. Mi scorgo e cerco di vedere nella fessura luminosa che lascia la porta. Lei è seminuda, davanti allo specchio, le grosse tette libere da ogni indumento cadono rigonfie sul suo petto e i capezzoli duri e rossi al centro sembrano due ciliegie da leccare. Si guarda nello specchio e è vestita solamente con un paio di mutande. Ad un tratto rimango senza fiato, le mutande che porta sono le mie che le avevo consegnato insieme al biglietto, pensare che indossi le mie mutande sporche di sperma mi fa impazzire e tirando fuori il cazzo sfioro la porta. Lei immediatamente dallo specchio vede la porta muoversi, ha capito che sono dall’altra parte con il cazzo in mano; allora sicura di essere vista inizia lo spettacolo, si passa una mano sui capezzoli e scende fino alla fica, si mette una mano fra le cosce e lentamente infila le mie mutande dentro la vagina, penetrandosi le labbra accenna a masturbarsi. Poi si fa scivolare le mutande sulle cosce e mostra riflesso sullo specchio il nero pelo folto attraversato da una sottile striscia rossa: la sua fica dal clitoride gonfio in giù. Si toglie le mutande piegandosi avanti e facendomi vedere come la sua fica possa allargarsi, immerso in un mare di peli scorgo il suo buco del culo. La mia masturbazione è in atto e lei eccitata si fa la doccia lavando attentamente ogni più recondito pertugio, allietando la spugna di spremute di tette e immersioni di pelo. Vengo sulla porta e scappo via felice. Ho sborrato di fronte a mia madre nuda che si tocca per me. Strano, incestuoso, ma fantastico. La notte passa via veloce, fra pensieri e sospiri, fra mamme e figli. La mattina mi sveglio quasi di soprassalto come se mi fossi perso ore importanti, ho il cazzo che mi fa male, non ce la faccio più di toccarmi, vorrei di più lo ammetto ma come e soprattutto sono normale a pensare queste cose? La mamma è sotto che prepara la colazione, oggi voglio dimostrare un po’ di coraggio, siamo soli e qualcosa deve succedere, la storia o finisce con il botto o no , basta che finisca, sta diventando una droga e i complessi di colpa mi uccidono. Mi alzo e vedo ancora un biglietto: “La doccia ti giuro è stata estasiante, ora basta, non chiedermi nient’altro, la mia coscienza inizia a vacillare. Ho per un attimo desiderato di averti, di farti tornare nel mio grembo, di possederti di nuovo essendo posseduta. Non ho più una dignità, passo i giorni ad essere una puttana per le seghe di mio figlio; non riesco a comprendere se sono la mamma più innamorata di suo figlio al mondo o la più grande troia del globo, voglio parlarti, vieni in camera mia.” Non so se essere eccitato o terrorizzato, scendo in mutande e lei vedendomi entra in camera sua e si siede sul letto. Mi siedo anch’io. – Credi che siamo malati? – mi chiede – Non so, è una domanda che mi sono posto spesso in questi due giorni – rispondo – Vorrei che finisse tutto e si cancellasse dalle nostre menti. – – Non credo sia possibile – le sussurro guardando a terra deluso – In fondo non abbiamo fatto niente di male, mi sono offerta ai tuoi occhi consciamente, ma volevo solo che tu ti sfogassi ed essere desiderata come una volta – lei si confida – Si, ma tu sei mia madre e non puoi pretendere che io mi dimentichi di come sei fatta intimamente e di quanto tu sia eccitante – guardandola negli occhi con insperato coraggio – Credi che io sia eccitante veramente? – mi chiede sfiorandomi con lo sguardo il mazzo fra le cosce, – Io, non ho mai desiderato una donna come in questi due giorni, ogni parte di te mi si presenta alla mente in continuazione e non lascia pace al mio sesso, mi tocco sempre. – – Davvero ti tocchi pensando a me, per come sono fatta io, o è solo perché sono semplicemente una donna? – – Non ho più sfiorato la mia ragazza da quando ti ho vista nuda. – – Ti sono piaciuta o ero stupida. – – Eri una grande fica! – le confesso felice, guardandola in mezzo alle gambe dove la gonna si alza e arriva a farmi vedere dove finiscono le calze autoreggenti, il cazzo si alza, lei lo vede. – Ti eccito ora? – – Te ne sei accorta? – – Un po’ – dice sorridendo e si tira indietro sul letto facendo vedere per un istante le mutandine nere. – Sei bella e irresistibile! – le faccio toccandomi le mutande, facendo vedere la forma del pene eretto – Vorresti toccarti? – – Posso farlo, qui davanti a te? — Solo se mi prometti che è l’ultima volta. – – Giuro! – e dicendo così mi sfilo le mutande e lascio il mio cazzo turgido all’aria. Lo prendo e lo scappello, inizio a masturbarmi guardandola negli occhi, lei fissa il mio membro e dice: – È cresciuto bene il mio bambino, è cresciuto bene e con lui è cresciuto qualcos’altro, sei bello ed hai un bel cazzo, le farai impazzire le donne. – – Vorrei fare impazzire te. – – Non possiamo, lo sai. – – Lo so bene, ma avrei un unico desiderio e penso che sia la soluzione ai nostri problemi. – – Dimmi. – – Credo che la nostra attrazione derivi dal fatto che possiamo solo guardarci e desiderarci, forse se ci toccassimo solamente una volta si risolverebbe tutto. – – Vuoi che ti faccia una sega? – – Ed io un ditalino! – le dico mentre stantuffo il mio pene turgido. – Io faccio una sega a mio figlio mentre lui sditalina la fica a sua madre? Impossibile solo ad immaginarsi, se non avessi questo arnese che mi sventoli davanti, ma penso che sia un errore. – – Possiamo iniziare e poi fermarci se non va bene, io non ne posso più di masturbarmi! – – Neanch’io. – risponde lei allargando leggermente le cosce e passandosi la mano sulla fica. – Vorresti toccarla la fica di tua madre? – – Con tutto me stesso. – – Prendila – e dicendo così si sfila la gonna, io lascio il mio cazzo e le divarico le gambe, lentamente le sfioro il pelo e sposto le mutandine. – Che bel pelo, mamma. – – Che bel cazzo figlio. – e prende fra le sue mani il mio bastone e lo comincia a menare di gran lena, io le sfilo le mutandine e lei si sdraia sul letto, mi affianco a lei – Toccami e fammi venire amore mio. – – Prendilo e strizzalo. – Iniziamo a toccarci, io le penetro la fica bagnata con due, tre, quattro dita, lei ansima e getta la testa all’indietro; la mia erezione si fa imponente, lei fissa il mio cazzo. – Lo sento un po’ asciutto, posso bagnarlo – – Quel cazzo lo hai creato tu, è tuo… facci quello che vuoi. – lo ingoia, lo succhia, lo lecca, lo scappella con la lingua, gioca con il mio filetto sulla cappella – Non avrei mai immaginato che mia madre fosse così zoccola. – – E io non avrei mai immaginato di ingoiare il cazzo di mio figlio. – – Credi che posso venirti in bocca? – – Credo che tu possa approfittare di tua madre come vuoi. – – Allora sbattimi le tette sul viso, troia! – Si alza si sfila velocemente la maglietta e inizia a massaggiarsi le enormi tette sulla mia faccia, leccandosi i capezzoli e strusciandosi sul cazzo con il culo – Voglio il tuo cazzo dentro di me, voglio che rientri da dove sei uscito 18 anni fa, ripassami nella fica. – – Girati! – la prendo per i fianchi e la metto a pecorina, le poggio la cappella sulla fica e le chiedo – Sei sicura che vuoi farti penetrare dal cazzo di tuo figlio? – – No, in verità voglio che questo cazzo mi pompi fino allo svenimento e mi riempia di sperma l’utero. – Il movimento iniziò lento per assaporare bene il primo sapore di quell’incesto, l’impalamento prosegui più veloce per eccitare bene il glande e il clitoride, la penetrazione diventò frenetica per spruzzare lo sperma nella fica e per accogliere il seme maledetto nel ventre. Fu una scopata unica e meravigliosa, i nostri corpi si possederono all’unisono, avvinghiati ad un unico d.n.a., la vita tornò a scorrere serena, con qualche dubbio in meno e molti orgasmi in più. Che voi possiate crederci o no, questa è stata ed è tuttora la mia vita.

