Da un po’ di tempo ho incominciato a ripercorrere con la mente le mie estati: cosi facendo ritrovo sepolti nella mia memoria fatti, situazioni e sensazioni che avevo lasciato cadere nel dimenticatoio. Proprio ora mi ritorna alla mente un episodio accadutomi anni fa, mentre lavoravo in un albergo in agosto (durante gli studi fai di tutto per guadagnarti qualche soldo extra). Ho lavorato in questo albergo almeno otto o nove anni sempre in agosto. Era, e lo è tuttora, gestito da una donna molto affascinante, bella, decisa. Si era sposata giovanissima, aveva vent’anni, con un uomo ben posizionato nel ramo alberghiero: lei ha sempre lavorato nel ramo. Ha avuto due figlie, molto belle entrambe, di cui una, la maggiore era poco più giovane di me. Dopo circa cinque anni che io lavoravo per lei si è separata dal marito mantenendo però la società alberghiera: lei rimaneva sul lago di Garda e gestiva gli alberghi lì e il marito in Sicilia negli altri. Una estate non ero molto attratto dalla prospettiva di andare a investire il mese di agosto in albergo (ne ho passato una parte a Milano facendo un corso post-laurea alla Bocconi). Però tornando a casa a Rovereto volevo evadere dalla situazione in cui mi trovavo: continui litigi con la mia ex-ragazza e i laboratori universitari dove preparavo la tesi. Questa mia amica mi chiama e mi chiede di sostituire il caposala perché si era licenziato. Non trovando nulla di meglio da fare ci sono andato. Si trattava solo di una settimana, alla fine sono stati dieci giorni. Ambiente noto, clienti gentili e molti conosciuti, una sera mi sono ritrovato a parlare al bar con Sara, questo il suo nome, oltre l’orario di chiusura. Non ero molto stanco e lei era molto interessata ai miei racconti, alle mie considerazioni, alle mie aspirazioni. Non eravamo nuovi a queste ‘confessioni’. Poi ci siamo addentrati in discorsi di tipo erotico-sensuale, normale amministrazione per noi. La svolta si presenta attorno alle due: lei stanca mi dice che è ora di andare nelle camere e mentre ci avviamo butta giù in un sol colpo il suo martini bianco. Chiudiamo il bar e continuando a parlare mi dice:”Però anche Laura (la mia ex) poteva pensarci due volte prima di mollarti: io su di te qualche pensierino ce l’ho fatto ultimamente.” “Allora ti accompagno in camera e io materializzo i miei!” Non sono mai stato così spudorato con lei: inizialmente mi ha guardato attonita, poi mi dice:”Ti metto alla prova, sei troppo corretto tu, non penso che lo farai”. Entrati nella sua camera, io le ero dietro, le ho messo il braccio destro attorno alla pancia e con il sinistro le ho accarezzato il seno. Sodo bello ampio, anche se aveva 42 anni, il suo seno non aveva ceduto di un millimetro. Inizialmente mi ha lasciato fare, pensava che mi sarei fermato, poi si è eccitata all’inverosimile. La mano destra ha preso il posto della sinistra sotto la maglietta e al sinistra, dopo aver slacciato il bottone e abbassato la lampo della gonna, è scivolata tra le sue gambe. In quel momento le mie gambe hanno ceduto: sono letteralmente caduto su di lei andando a morderle il collo. Sara ha emesso un gemito soffocato e si è girata di scatto: mi ha fissato e dicendo “No,no,no!” mi ha baciato portando il suo pube sul mio pene. Era rimasta con un adorabile slip di pizzo e raso verde bottiglia e la maglietta alzata. Mi ha tolto la polo e slacciato i jeans togliendomi anche scarpe e calzini; alzandosi mi ha sfiorato il sesso con una guancia mentre le toglievo la maglietta. Mentre si avvicinava al letto la guardavo: un bello culo da quarantenne in forma, tornito, una schiena da mordicchiare a baciare fino alla spasimo. Prima che si adagiasse sul suo letto l’ho raggiunta e stretta a me prendendola per il seno e appoggiando il mio pene nell’incavo tra i glutei: paradiso, pura fantasia celebrale! Io non ci vedevo più dal desiderio: Sara mi ha abbracciato e mi ha trascinato sul letto lasciandomi sopra di lei: allora sono sceso sfiorandole il corpo con il mio e le ho abbassato le mutandine con i denti. La sua passera mi ha subito reclamato, come fossi il suo complemento essenziale; era già bagnatissima e, appoggiando le mie labbra sul pelo prima e sul clitoride poi, sono stato avvolto dalla fragranza dei suoi umori. Sentirmi il sapore in bocca e l’odoro nel naso mi crea uno stato di eccitazione tale da annebbiarmi quasi la vista. Non pregato ma invocato mi sono subito gettato su quel ‘pasto nudo’ e ho banchettato prima solo col la mia lingua, di proporzioni da record, e poi con uno e due dita. Era passato un tempo infinito e Sara decise che era il suo turno di prendere le redini in mano. Io sono finito sotto, non prima di averle bagnato notevolmente il suo culetto, e lei, togliendomi gli slip ha trovato 20 m di voglia incontrastata. Le sue labbra si sono appoggiate dolcemente sul mio glande e poi sono scivolate quasi a ¾ del pene: mi sono accorto che le sbattevo in gola. Il suo moto si è fatto molto più insistente e veloce fino a quando lo ha estratto e incominciato a leccare come una cono gelato. Come facevo ad essere li con Sara? Perché proprio io e non uno di quegli uomini che venivano a trovarla ma non li ho mai visti trattenersi? Due corpi nudi su un letto che dimostrano all’altro fisicamente il proprio desiderio e le proprie voglie: non credevo che con lei sarebbe stato così bello e coinvolgente. Le tolsi anche il reggiseno e lei si mise a candela su di me. L’ingresso fu immediato, semplice, naturale quasi i nostri sessi fossero stati creati uno per sottrazione dell’altro. Sara si muoveva lentamente, creando grandi cerchi con il suo bacino. Io d’altro canto le avevo preso i seni in mano e li massaggiavo dolcemente, guardando le smorfie di piacere sul suo viso. D’improvviso lei venne, me ne accorsi da quelle contrazioni molto ravvicinate generate delle pareti della vagina. La presi per il culo e di forza la alzai mettendola prona a lato. Dopo essermi alzato ho avvicinato il mio pene alla sua vagina da dietro e ho incominciato a ritmare una danza con i miei fianchi: avanti e indietro come se scopassi mentre ballavo. Sentivo i miei istinti volgere al termine e non volevo venirle dentro; lei continuava a gemere e a dirmi che avrebbe voluto conoscermi prima, che non mi avrebbe lasciato andar via facilmente, che voleva godere ancora di più. Vedendo il buchino del culetto luccicare per i suoi umori e la mia saliva, ho appoggiato l’indice sinistro su di esso e lo ho spinto delicatamente dentro ritmando l’entrata e l’uscita. Questo l’ha eccitata moltissimo e girandomi mi disse:”Se non infili il tuo mazzo li dentro subito, questa è la prima e l’ultima volta che io e te scopiamo!” Non me lo sono fatto dire due volte: sono uscito dalla passera e le ho inarcato la schiena tirandole la testa. Ho appoggiato il pene al buco e lei si è subito spinta verso di me. L’impatto è stato tale che ha dato un primo schizzo di sperma dentro e, quasi preso dal panico di non riuscire a godere ancora, mi sono lanciato in una corsa forsennata con il mio pene nel suo culo. L’esplosione è stata imponente: lo sperma scivolava dolcemente tra il mio pene e il suo sfintere andando a bagnare anche la sua passera. Eravamo spossati, almeno due ore di sesso incredibile! Sara si è addormentata subito, io l’ho seguita subito dopo. Attorno alla sei mi sono svegliato e, alzandomi senza svegliare la mia nuova Venere, sono andato a farmi la doccia per poi scendere a preparare le colazioni per gli ospiti. Alle nove le ho portato un vassoio per fare colazione, svegliandola, e lei vedendomi è arrossita. Bella, dolce, incantevole: mi sono fermato a guardarla come pietrificato e le ho detto quando mi sono ripreso:”Pensi sia sufficiente il contenuto del cabarret della colazione o preferisci anche qualcosa di speciale?” Sara mi ha guardato e pensandoci bene mi ha detto:”E’ meglio che questa mattina finisci di servire la colazione e preparare per il pranzo che questo pomeriggio possiamo riparlarne”.
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