Era ormai un anno che m’ero separato da mia moglie, ed il desiderio di sesso era diventato quasi un’ossessione.Leggevo riviste pornografiche e mi masturbavo, mi masturbavo sempre più, ma non ero soddisfatto, anzi, più mi masturbavo e più avevo voglia.Sulla stessa rivista c’erano anche annunci di gente che cercava incontri, ma in genere erano uomini che volevano incontrare donne o coppie. Raramente erano coppie che cercavano singoli e, quando capitava un annuncio del genere, rispondevo. Purtroppo non ricevevo mai risposta e mi scoraggiai, tanto che, per un po’, smisi anche di comperare la rivista.Una sera, tornando a casa in macchina, incontrai una prostituta; mi fermai e lei si avvicinò: “Venticinquemila più la camera” disse subito. Era carina, ma quell’approccio commerciale mi smontò un po’, ma tanta era la voglia, che andai con lei in un alberghetto poco lontano. Il portiere di notte, dopo avermi chiesto un documento, senza parlare le diede una chiave. Salimmo una rampa di scale ed entrammo in camera; c’era un letto, un comodino, due sedie ed un piccolo armadio. Lei si sedette sulla sponda del letto e cominciò a spogliarsi. Intanto che si toglieva le scarpe, mi disse: “Pagami prima, per favore”. Estrassi il portafogli, tolsi venticinquemila lire, e gliele diedi. Lei le mise nella borsetta e continuò a spogliarsi. Era carina; molto giovane, forse non più di venti anni. Mi piaceva, ma l’ambiente spoglio, la consegna del denaro, la mancanza di un po’ di calore umano, non m’invogliavano a fare l’amore. Lei non s’impressionò, certamente era abituata. Quando fui nudo, mi sdraiai sul letto e lei mi venne sopra; mi prese in mano il membro e mi masturbò per qualche secondo, poi si abbassò e me lo prese in bocca. Io chiusi gli occhi, cercando di immaginare che fosse la mia adorata mogliettina, che mi aveva lasciato. Dopo qualche minuto il membro s’indurì; lei mi venne sopra e se lo infilò nella figa. Ci volle parecchio prima che venissi, e quando lei sentì la mia eiaculazione, si fermò e si alzò. Andò a lavarsi in bagno mentre io, senza lavarmi mi rivestii. Pochi minuti dopo ero di nuovo in macchina per tornare a casa. Meglio una sega! Ripresi a comperare la rivista, ed a rispondere agli annunci che mi pareva facessero al caso mio. Ne misi anche dei miei, ma nessuno mi rispose mai.Un giorno lessi l’annuncio di una coppia che cercava un singolo; volevano un uomo giovane, ma non troppo, serio ed affidabile. Risposi al fermo posta, senza farmi eccessive illusioni, dando il mio vero indirizzo ed il numero di telefono. Dopo qualche giorno ricevetti una telefonata: era lui. Parlammo qualche minuto, poi concordammo di vederci il sabato successivo, in una pizzeria che conoscevo.Quella sera ero emozionato; soprattutto temevo che fosse gente brutta e volgare. Come poteva essere una donna che si faceva sbattere da uno sconosciuto, conosciuto tramite un annuncio su una rivista porno, in presenza del marito? Se fosse stata bella, non avrebbe avuto problemi a trovare un amante. E lui, che razza d’uomo era? Certamente si trattava di gente volgare. Quasi, quasi, stavo per abbandonare, quando una coppia mi venne incontro sorridendo. Li riconobbi dal vestito che mi avevano descritto, come loro riconobbero me dalla descrizione che avevo fatto di me. Ci stringemmo la mano: lei, Marcia, era una bella donna di forse quaranta anni, mentre lui, Alfredo, molto prestante e di bell’aspetto, ne doveva avere pochi di più. Quasi non mi pareva vero; una bella coppia di sposi, simpatici, educati e gentili: possibile che fossero loro ad aver messo quell’annuncio? Che avessero cercato un uomo per… Ci sedemmo ad un tavolo ed ordinammo la cena. La conversazione si avviò senza problemi. Lei era molto disinvolta, e lui sembrava provar piacere a sentirla parlare d’annunci e lettere “fermo posta”. Mi dissero di aver messo molti annunci, ma le risposte che avevano ricevuto non erano state quasi mai convincenti. Qualche volta c’erano anche stati degli incontri, ma non erano andati a buon fine, perché si trattava di gente volgare che non gli piaceva. Evidentemente questa sera era diverso, perché mi parevano euforici e ben disposti verso di me.Cenammo allegramente, come vecchi amici. All’inizio ero un po’ imbarazzato, ma man mano che il tempo passava, acquistavo sicurezza e disinvoltura. Lei, senza alcun imbarazzo, mi chiese se avevo un posto dove portarli dopo cena; io risposi che saremmo potuti andare a casa mia, dato che vivevo solo. La mia proposta piacque ad entrambi. Alfredo volle pagare la cena. Ci alzammo e ci avviammo verso il parcheggio. “Seguitemi” dissi, “Potrete parcheggiare la vostra macchina nel viale dove abito”. La casa non era lontana, e la raggiungemmo in pochi minuti. Davanti alla casa feci cenno ai miei amici di parcheggiare, ed io misi la macchina nel box. Entrammo e li feci accomodare in soggiorno; quindi chiesi se volevano bere qualche cosa, e loro accettarono dello spumante (che, previdentemente, avevo messo in frigorifero prima di uscire).Ci sedemmo sulle poltrone, e vincendo un certo imbarazzo, riprendemmo la conversazione a proposito degli annunci. Io confessai di aver risposto a parecchi annunci, ma con nessun successo, e chiesi loro se avessero incontrato altre persone prima di me. La risposta mi stupì: “Si, parecchie persone, uomini e coppie, ma non sempre abbiamo fatto sesso, solo quando ne valeva la pena” disse Alfredo. “Avete incontrato coppie? E cosa avete fatto?”, chiesi incuriosito. “L’ultima volta era una coppia particolare; lui avrà avuto settanta anni, e lei non più di trenta” rispose Marcia, “Era molto bella e capii subito che voleva fare l’amore con me, ma lui, dopo un po’ che ci scambiavamo effusioni, volle vederla fare l’amore con Alfredo. Intanto si masturbava.” Questo racconto mi eccitò e mi azzardai ad allungare una mano per toccare Marcia sulla coscia, sopra la gonna. Lei non si scostò, e Alfredo sorridendo, disse: “Non essere timido, datti da fare; non vedi che Marcia ha voglia?” Guardai Marcia, e lei mi sorrise invitante. Osai di più e portai la mia mano sotto la gonna, ed accarezzai la coscia, risalendo fino alle mutandine. Lei si avvicinò e mi baciò sulla bocca. Con la coda dell’occhio guardai verso Alfredo, per vederne la reazione e vidi che ci osservava con interesse. Poco dopo lui suggerì di andare in camera: “Sul letto saremo più comodi” aggiunse.Andammo in camera, e Marcia mi chiese del bagno. Rimase in bagno pochi minuti, poi tornò senza essersi spogliata, evidentemente aveva solo voluto lavarsi. Mi allontanai anch’io, e mi lavai sul bidet, poi tornai in camera. Fu la volta d’Alfredo, che andò in bagno rimanendoci per parecchi minuti. Intanto Marcia aveva cominciato a spogliarsi; io la imitai e ci trovammo entrambi nudi. Ci abbracciammo e ci scambiammo dei bellissimi baci. Quella donna mi piaceva molto, ma, forse per la mia timidezza, non riuscivo ad avere un’erezione. Lei mi prese il membro in mano e me lo accarezzò, facendo scorrere il prepuzio su e giù. In quel momento rientrò Alfredo nudo che, vedendo la scena, esclamò: “Ma come, non l’hai ancora duro?” Così dicendo si avvicinò, tolse la mano di Marcia dal mio cazzo, e me lo prese in mano lui, poi si abbassò su di me e me lo prese in bocca. Mi diventò duro in pochi secondi. Il pompino che Alfredo mi stava facendo era favoloso: la sua bocca era morbida e mi avvolgeva il cazzo fino alla radice. Non era tanto la sua tecnica che mi piaceva, quanto la situazione: il marito mi stava facendo un pompino per farmi diventare duro il cazzo, in modo che potessi scopargli la moglie. Marcia osservava divertita ma, ad un certo punto esclamò: “Smettila, altrimenti lo fai godere ed io rimango a bocca asciutta, anzi a figa asciutta”. Alfredo obbedì e Marcia mi attirò su di se, allargando le gambe. Il cazzo entrò come nel burro, tanto era bagnata. Rimasi dentro di lei senza muovermi per alcuni secondi, mentre Alfredo mi accarezzava il sedere e, con un dito, mi solleticava l’ano. La cosa mi piaceva e sporsi un po’ il sedere, come per un invito. Alfredo mi leccò l’ano con la sua lingua morbida, poi cercò di penetrarmi con un dito. Mi fece male, e lo dissi; lui smise di spingere immediatamente, e si limitò ad accarezzarmi. Io cominciai a muovermi dentro la figa di Marcia, che ora aveva preso a dimenarsi ed a mugolare di piacere. Mentre la stavo così chiavando, Alfredo venne davanti, si portò sopra il capo di Marcia, e le mise il cazzo, che era grande e durissimo, sulla bocca. Lei aprì le labbra e lo inghiottì. Io stavo per godere, e la vista di quel cazzo nella bocca della mia amante mi faceva impazzire; avvicinai la mia bocca alla sua e lei mi lasciò prendere il cazzo, che inghiottii con ingordigia. Ce lo scambiammo più volte, finché lei si mise ad urlare dal piacere, ed anch’io raggiunsi un favoloso orgasmo. Tenevo in bocca il cazzo d’Alfredo che, quasi contemporaneamente a me, eiaculò schizzandomi in gola la sua sborra. Inghiottii tutto! Non fu quello l’unico incontro con Marcia ed Alfredo, anzi, ce ne furono parecchi altri. Ogni volta prendevamo sempre più confidenza, ed il rapporto era sempre più soddisfacente. Ad Alfredo piaceva vedermi chiavare la moglie, e m’incitava a fare sempre cose nuove. Ormai eravamo veramente amici, ed andavo anche a casa loro. Abitavano in un paese poco lontano dal mio, e li potevo raggiungere facilmente ogni volta che erano disponibili.Una sera, dopo una cenetta in un ristorante locale, Marcia propose una variazione che desiderava da tanto tempo, ma che non aveva mai realizzato: la doppia penetrazione. Abitavano in una villa molto grande; le camere erano tutte al piano superiore; c’era la loro e quelle delle tre figlie, una di dodici anni, una di quindici ed una di diciotto. Non ostante la vicinanza delle figlie, Alfredo e Marcia si comportavano molto liberamente, ma io, le prime volte, mi sentivo un po’ frenato, poi però, vedendo la loro disinvoltura, mi adattai e non ebbi più remore.Quella sera eravamo particolarmente eccitati; Marcia era euforica ed esprimeva apertamente la sua voglia. Ci spogliammo ed andammo subito sul letto, saltando i preamboli. Prima leccai bene Marcia, specialmente l’ano, mentre Alfredo glielo metteva in bocca; poi lei si posizionò su di un fianco, Alfredo le andò dietro, le spalmò un po’ di crema lubrificante sul buchetto, poi dolcemente la penetrò; quindi lei m’invitò a metterle il cazzo nella figa. Alfredo ed io non ci muovevamo, lasciando che fosse Marcia ad agitarsi, per sentire i due cazzi che la riempivano tutta. Marcia godeva in continuazione e mi stringeva con le braccia allacciate dietro la schiena. Dalla mia posizione, vedevo la porta della camera, che non era stata chiusa a chiave. Ad un tratto, mentre Marcia mugolava sempre più forte con gli occhi chiusi, vidi la porta socchiudersi leggermente ed una testa fare capolino: era Lidia, la figlia diciottenne. Stette ferma a guardarci ed io mi bloccai immediatamente; con uno sguardo eloquente, feci cenno ad Alfredo di guardare dietro di lui. Alfredo non si scompose e continuò a godersi la sodomizzazione. La vista della ragazzina, che rimaneva immobile a guardare, mi eccitò tanto che ebbi un orgasmo favoloso, e sborrai nella figa di Marcia con un gemito. Anche Alfredo godette, mentre Marcia gemeva: “Non smettete; ne voglio ancora”. Alfredo le sussurrò: “C’è Lidia che ci sta guardando”; Marcia si voltò e, molto tranquillamente, disse a Lidia, sempre ferma sulla porta, “Vai in camera tua, che fai qui?”. Lidia se n’andò chiudendo la porta. Io ero esterrefatto ed espressi stupore ai miei amici. “Non ti preoccupare: ci ha visti tante volte scopare; ormai ci ha fatto l’abitudine. E poi è una cosa naturale, anche lei scopa con i suoi amici”. Rimasi senza parole. Per quella sera, però, non riuscii più a fare niente, con gran delusione di Marcia.
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