Mi chiamo Alessia, ho 40 anni, sposata da venti, vivo in un piccolo centro dell’Adriatico; sono casalinga, mio marito è un commercialista, sempre a lavoro, membro di diversi consigli di amministrazione, molto preso dalla sua professione, lui sta a casa poco, e per quanto riguarda i nostri rapporti intimi, sono diventati estremamente rari e fugaci, possono passare anche più di due mesi, per una cosa che si risolve poi in pochi minuti e qualche rapida e distratta carezza. Eppure non sono certo da buttar via. Anzi, pur non essendo una diva del cinema, ho un fisico ancora perfetto, con le curve giuste al posto giusto, e mi piace vestirmi sobriamente ma con gusto…posso ancora far perdere la testa agli uomini!!! Insomma tutto il contrario di mio marito, che in venti anni ha preso oramai più di un chilo all’anno, è oramai obeso, veste abiti stazzonati e l’unica cosa che sembra appassionarlo sono i soldi. Per fortuna ad allietare la mia vita c’è mio figlio Mario, un pezzo di ragazzo di 20 anni, sempre dedito alle attività sportive e allo studio, magari un po’ timido, ma sempre gentile, dolce. Questo giugno ha sostenuto l’esame di maturità, brillantemente superato, e nei giorni seguenti siamo andati io e lui al mare dalla mattina alla sera, lui è rimasto quasi sempre a leggere sotto l’ombrellone, nonostante lo avessi spesso invitato ad unirsi a qualche gruppo di ragazzi. L’unica cosa che lo allontanava dai libri era la sua passione per la fotografia, ha una macchina fotografica professionale con i diversi accessori, e sviluppa lui stesso le fotografie, rigorosamente in bianco e nero. Ed è stato proprio questo a cambiare la nostra vita. Una mattina di settembre, ero sola a casa (mio figlio all’università, per scegliere a quale facoltà iscriversi, mio marito ovviamente a lavoro), stavo mettendo in ordine nella stanza di Dario quando sopra il comodino , in mezzo a delle riviste di fumetti ho trovato delle foto in bianco e nero; non ho capito subito chi fosse il soggetto, erano particolari anatomici, una schiena, delle gambe, il seno, ma finalmente in una si vedeva il viso della persona ritratta, ero io, quell’estate al mare: evidentemente con un teleobiettivo Mario mi aveva fotografato da tutte le angolature possibili, e io mi rivedevo stesa al sole, spiata da mio figlio in maniera morbosa. Non sapevo cosa fare, come reagire, se parlargliene o meno, ho deciso comunque di rimettere grosso modo le foto lì dove stavano, e tutto il giorno sono stata frastornata, quando Dario è tornato a casa non sono riuscita a prenderlo di petto. Il giorno dopo, appena lui è uscito di casa, sono subito tornata in camera sua, e ho visto che, “inavvertitamente”, sul comodino c’erano altre fotografie ancora, stavolta poggiate su una rivista pornografica; in più, in bella vista, sul lenzuolo del suo letto appariva l’alone di una abbondante eiaculazione: era chiaro che Dario si era accorto del fatto che io, a mia volta, mi fossi accorta delle fotografie, e aveva voluto lanciarmi in qualche maniera un messaggio: per lui quelle foto valevano, come la rivista pornografica, come un mezzo per eccitarsi. Ero ancora più sconvolta del giorno precedente, sono rimasta seduta sul suo letto senza capire cosa fare, mi sono sentita concupita da mio figlio, certo una cosa fuori dal mondo, ma concupita,e non mi accadeva da una vita, ero combattuta, la rabbia, certo, l’assurdità soprattutto, ma anche un velo di eccitazione che si affacciava. con chi potevo parlarne? con mio marito no di certo, non avrei avuto neanche lo spazio, e poi, come avrebbe reagito? con Mario? non avevo la forza di farlo, era più forte di me, pensai di stracciare le foto, di levargliele tutte, e così feci. ma ad un certo punto, avevo finito i lavori di casa (e cambiato le sue lenzuola….), sono tornata in stanza di Mario, e mi sono messa a sfogliare la rivista pornografica, non ne avevo mai viste di questo tipo, le immagini erano estreme, finii per sdraiarmi sul suo letto a masturbarmi, una pratica, quella della masturbazione, cui mi dedicavo di quando in quando mentre mi facevo il bagno. ma mai avrei pensato di farlo sul letto di mio figlio. Il giorno dopo non vedevo l’ora che Mario uscisse, non gli chiedevo neanche più dove andasse, volevo solo che uscisse per controllare la sua stanza. appena lo potei fare vidi che il suo comodino inondava ancora delle fotografie con me come protagonista, i negativi, accidenti!, che cosa potevo stracciare se lui aveva i negativi? furiosamente mi misi a frugare in tutta la sua stanza, ovviamente senza trovarli, poi, mi diedi una calmata, e pensai che o ne parlavo con lui direttamente oppure sarebbe stato il caso di far cadere la cosa, circoscrivendola al livello di una ragazzata di un giovane che viveva una fase di sbandamento emotivo. Mi ero avvicinata al letto, e il non vedere segnali di ulteriori eiaculazioni mi aveva anche un po’ tranquillizzata, ma quando, nel rifare il letto sollevai il suo cuscino, quasi mi venne un colpo: là sotto c’erano delle mie mutandine nere, e sembravano macchiate, sì. non c’erano dubbi, erano sporche di sperma, Mario si era masturbato con le mie mutandine ed era venuto su di esse, le aveva sporcate col suo sperma, e voleva farmelo sapere! mi si piegarono le gambe, scivolai sul letto, ero, e mi sembrava pazzesco, eccitatissima, mi sollevai il vestito e scostandomi gli slip iniziai a masturbarmi selvaggiamente, strusciandomi addosso le mutandine sporca di sperma, sino ad avere un mostruoso orgasmo. rimasi a lungo sul suo letto, oramai consapevole di essere entrata in un gioco pericoloso, ma molto eccitante. A questo punto o la cosa si troncava di netto oppure, e questo decisi di fare, potevo iniziare a giocare anche io. non volevo essere io a prendere l’iniziativa, volevo anzi rendergli pan per focaccia, essere io ad eccitarlo (certo, lui da tempo si eccitava con le mie foto, ma nel caso io ero inconsapevole), volevo che toccasse a lui di masturbarsi selvaggiamente. Decisi di modificare di poco il modo di vestirmi, decisi di andare in giro con meno roba addosso, volevo che lui mi guardasse. quella sera mi sdraiai sul divano a vedere la tv, mettendo ben in mostra le gambe, certa che sarei stata ignorata da mio marito, ma non da mio figlio, entrambi presenti in salotto; quando mio marito si spostò in studio, cominciai, in maniera apparentemente del tutto innocente, a carezzarmi le gambe, ed ebbi modo di incontrare lo sguardo di mio figlio fermo su di esse. poco dopo Mario si alzò di scatto, lo sentii andare in bagno, e quando dopo qualche minuto fece ritorno, intuendo che qualcosa era successo, mi alzai e dissi “hai fatto? stavo aspettando perché anche io devo andare…”; Dario mi guardò mentre mi recavo in bagno, sentivo il suo sguardo sulla mia schiena e quando mi girai per chiudere la porta, lo vidi bene, mi stava fissando. in bagno non sapevo cosa fare, ero sicura che lui avesse lasciato un messaggio per me, ed ecco, l’avevo trovato, nella cesta della biancheria sporca, ma in cima, mentre sapevo che prima non era lì, era un mio reggiseno, lo presi, e ci trovai, inevitabilmente, lo sperma di Mario. sperma non ancora asciugatosi, sperma che potei toccare con un dito, mentre mi ero seduta sul gabinetto, e che potei assaggiare, che potei leccare voluttuosamente, mentre con la destra mi masturbavo senza ritegno. ad un certo punto, forse dei rumori, forse semplicemente una mia auto suggestione, ho avuto l’impressione che Mario, chi altri!, fosse fuori dalla porta, non so se era vero, ma all’idea mi voltai verso la porta perché, eventualmente, potesse vedere meglio la mamma che si sditalinava. Quando sono uscita dal bagno Mario non c’era più, e anche io decisi di andare a letto, e a lungo pensai quale potesse essere la mossa successiva. Il giorno dopo era domenica, erano tutti per casa, non potevo far più di tanto, ma pensai bene, dopo aver fatto la doccia, di andare a controllare qualcosa in cucina coperta solo da un succinto asciugamano, e quando incontrai Mario lo salutai in maniera trillante: lui mi guardava e sembrava in estasi, sotto il pigiama, vidi un sua rapida, e notevole, erezione, quando ripassai per tornare in bagno ebbi l’impressione che lui avesse fatto di tutto per strusciarsi, inavvertitamente ovvio!, a me. in bagno lasciai la porta socchiusa, speravo che lui fosse lì fuori a spiarmi, e io indugiavo lì, spalmandomi creme su tutto il corpo, offrendo le mie nudità all’avidità di Mario. Finalmente il giorno dopo era lunedì, mio marito come sempre uscì presto, io non sapevo esattamente cosa fare, certo mio figlio quel giorno non sembrava proprio intenzionato ad uscire; decisi intanto di fare una doccia, poi si sarebbe visto. mentre mi stavo asciugando sentii Mario che mi chiamava, e pensai bene di andare da lui avvolta nel solito piccolo asciugamano. Mario era in camera sua, con indosso solo i pantaloni del pigiama, in mano teneva delle mutande del padre, che erroneamente avevo riposto nei suoi cassetti. “Sono dimagrito di colpo o queste non sono mie?” disse. Mi misi a ridere di gusto e lo abbracciai; nel farlo sentii il suo pene rigido premere sul mio corpo, non riuscii più per l’emozione a sorreggere l’asciugamano, che si aprì completamente. Ci ritrovammo abbracciati, io completamente nuda, lui col suo cazzo che usciva dal pigiama e che mi premeva sul ventre. rimanemmo così per un po’, non sapevamo cosa fare, quando io dissi: “Hai 20 anni, dovresti sapere che non è lì che si mette….”. Io scherzavo, ma lui mi disse che non aveva mai avuto rapporti, di nessun genere, al che, emozionata, lo condussi per mano in camera mai, mi misi sul letto, gli levai i pantaloni del pigiama e, dopo essermi sdraiata, lo guidai dentro di me, senza sforzo alcuno, tanto ero fradicia; fu questione di secondi, bastò che si muovesse poco dentro di me e venne, riempiendomi di sborra la pancia. Mario era turbatissimo, il fatto di non esser riuscito a trattenersi lo feriva, ma io, abbracciandolo forte, lo tranquillizzai, era normale, gli dissi, eravamo entrambi talmente eccitati che era inevitabile non riuscire a durare. Iniziai a carezzarlo, a baciargli la faccia, mentre lui mi carezzava il seno, le gambe, finalmente le nostre labbra si incrociarono e, chiusi gli occhi, ci baciammo con passione. Sentivo che il suo cazzo era tornato duro, per cui gli dissi in un orecchio: “Mario, non volevi scopare la tua mamma?” Senza il mio aiuto Mario mi penetrò di nuovo, e iniziò a muoversi con un buon ritmo, io ero in estasi; sentivo che lui mormorava delle parole, e io, ansimando, gli chiesi cosa stesse dicendo. “Ti chiedevo se lo senti -disse – se ti piace” “Sì, piccolo, dammelo tutto, mi piace da impazzire” “tieni ti scopo, prendi tutto il mio cazzo”. Gli chiusi la bocca con la mia lingua, strinsi le gambe dietro di lui per sentirlo meglio dentro e sentii montare l’orgasmo. “Dai fottimi amore, dai che sto per venire, dammelo tutto, fammelo sentire, fammi morire, dai che vengo, aaaaaaah”. urlai lasciandomi completamente andare. Mario continuava a scoparmi, mentre io non riuscivo più a stringerlo. Continuava a spingere, mentre io, con voce smorzata, gli dicevo: “Si, piccolo, continua, sfondami, sono la tua puttana, sfogati”, mi sorprendevo a sentirmi dire cose incredibili, cose impensabili per me in assoluto, figurarsi con mio figlio. Mario intanto mi chiese di girarmi, mi voltai, e lui, prendendomi alla pecorina iniziò a dirmi: “Tieni troia, tieni il mio cazzo, è tutto tuo, prendilo quando vuoi”; intanto il ritmo aumentava e io sentivo che di nuovo l’orgasmo si avvicinava. “Dai, piccolo, veniamo insieme, ecco, io sto per venire, vieni anche tu, riempimi la fica della tua sborra”, mormorai, e Dario, eccitatissimo accelerò per venire negli stessi attimi in cui io raggiungevo l’acme del piacere. Urlammo, e ci accasciammo sul letto, tenendoci stretti, in uno stato di torpore. Dopo alcuni minuti, mi sentii carezzare dolcemente, così presi a sfiorargli il viso. “Mamma, sei bellissima, non sai quanto spesso mi sono masturbato pensandoti, vorrei farti godere sempre, vorrei darti il massimo del piacere” , e mentre parlava mi frugava il corpo dappertutto. “Intanto” risposi io “dovresti imparare come si carezza una donna, come si bacia…” “Be’, quello lo so in teoria, certo avevo fare pratica, guarda!”, e si mise subito a baciarmi i seni, mordendomi i capezzoli; io intanto lo guidavo, e pian piano Mario riuscì a darmi piacer anche in quel modo, poi piano piano iniziò a scendere, mi lecco l’ombelico, e poi ancora più giù, giù sino alla fica. “Dai, amore, lecca la fica della mamma, leccala tutta, puliscila bene di tutta la tua sborra…”, gli dicevo incitandolo, anche se certo non ne aveva bisogno, e mentre mi leccava mi penetrava con le dita, e ci sapeva fare, caspita se ci sapeva fare, come una capacità innata di leccare. Ad un certo punto, si fermò , e un po’ timidamente chiese: “Posso?” Io, senza aver capito cosa volesse ,gli dissi di si, e lui inizioì a passarmi la lingua anche sul buco del culo, che poi inziò a penetrare con le dita. “Ahhh, attento, fai piano, non l’ho mai preso lì, è stretto”, quasi gridai, e lui riprese a leccare la fica penetrandomi alternativamente o insieme i due buchi. Ero eccitatissima, lo specchio sull’armadio della camera rifletteva mio figlio che mi leccava golosamente la passera, mentre io con le mani mi stringevo i capezzoli. Dopo poco venni per la terza volta, infradiciando la faccia di mio figlio. Mario si sdraiò nuovamente accanto a me, preso oramai coraggio, mi iniziò a baciare in maniera lasciva, fino a mormorarmi in un orecchio: “Mamma, ora tocca a te baciarmi…..”; la sua sfrontatezza mi eccitava, misi da parte la stanchezza e mi accovacciai sopra di lui, iniziando a leccarlo dappertutto, prima il viso, poi le orecchie, scesi sino ai capezzoli che leccai e succhiai, poi finalmente scesi sul suo cazzo, lucido, sporco dei nostri umori, dritto, paonazzo: lo rimirai con voluttà, da quanto tempo non mi godevo un cazzo vero, anni oramai, da quando mio marito aveva iniziato a ritirarsi dall’attiva amatoria. Alla fine mi tuffai sul pene di mio figlio, prima baciandolo dappertutto, poi iniziando a leccarlo intorno, sulle palle e alla fine prendendolo in bocca tutto; poco dopo averlo fatto sentii le sue mani sulla mia nuca, mi teneva ferma la testa, ed ecco, che pochi attimi dopo, urlando, scaricò la sua sborra dentro la mia gola. Ero un po’ infastidita, non avevo neanche iniziato, decisi di non darmela per vinta, e continuai, col suo uccello oramai moscio, a lavorare di lingua. Non fu un lavoro facile, né breve, ma dopo un po’ il cazzo riprese a tornar duro cosicché, ripagata per i miei sforzi, aumentai ancora l’impegno, la lingua volava oramai tra le sue palle, la cappella e anche il suo buco del culo, la qual cosa gli diede un brivido; non mi ero dimenticata dello scherzetto che mi aveva fatto prima, così lo penetrai anche io col dito. Dario mugolò di piacere, e poi disse “Mamma, che troia pompinara che sei, cazzo, mi fai morire, che culo che ha papà….”, al che gli risposi, “Caro mio, se solo fosse come credi, noi ora non saremmo qui, è la mancanza di sesso che mi ha portato a questo!” “Dai, continua, devi essere la mia puttana…dai, ancora…”; avevo visto che oramai il cazzo era di nuovo durissimo, temevo che però per la nuova eccitazione non tenesse troppo, per cui con una mano iniziai a masturbarmi, poi, quando anche a me non sembrava mancasse troppo, smisi di leccarlo e mi misi sopra di lui penetrandomi. “Oddio mamma, vista da qua sei ancora più bella, guarda come si muovono le tette, dai” Lo cavalcavo piano, non volevo che quello che sarebbe stato l’ultimo orgasmo prima del crollo fisico, arrivasse troppo in fretta, seguii perciò il ritmo del mio piacere, convinta che per far venire lui , mi sarebbe bastato accelerare; quando il piacere si approssimò, aumentai il saliscendi e incitandolo a voce riuscimmo anche questa volta ad avere un orgasmo simultaneo. Rimanemmo abbracciati nel sonno per oltre due ore, poi lui alzò per andare in bagno, svegliandomi, e quando tornò gli feci cenno di venire verso di me lo volevo baciare, prima di stringerlo a me; dormimmo ancora. Più tardi, oramai svegli, riuscimmo a razionalizzare un po’ la cosa; “Abbiamo fatto una cosa pazzesca, Dario – dicevo mentre col dito gli carezzavo il contorno degli occhi – ma è stato bellissimo, non sono pentita, sai…” “Mamma, ti prego, vorrei che io e te continuassimo, vorrei essere il tuo amante, vorrei che tu fossi la mia donna, sai che mi piaci, e non solo sotto il profilo sessuale, mi piaci tutta, vorrei andare in un posto all’altro capo del mondo, dove non sanno che siamo madre e figlio, per poter andare in giro con te di fronte a tutti!”. Lo abbracciai forte, e risposi “Sai che questo non è possibile, vedremo però se riusciremo a ritagliarci insieme un po’ di felicità”.
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