Erano le due del pomeriggio. Scendo in garage a prendere la macchina, e poi mi avvio verso casa di Claudia, la mia ragazza. Eravamo d’accordo che sarei passato a prenderla per andare a fare una gita in una cittadina sul Lago. Arrivo davanti a casa sua e suono il citofono. “Sto finendo di vestirmi, due minuti e sono da te!”. Quella frase, “sto finendo di vestirmi”, fece accendere in me il desiderio di lei, dal momento che la sera prima mi aveva promesso che si sarebbe vestita in un modo che mi eccitava particolarmente, indossando cioè, dalla vita in giù, una gonna grigia con spacco sopra al ginocchio, che le avevo regalato per il compleanno, ed un paio di calze autoreggenti nere. Niente di particolare, direte voi, ma tutto ciò è ancor più impreziosito da quello che più mi stava a cuore, ossia l’assenza delle mutandine. Mi eccitava da morire l’idea che, mentre eravamo a passeggio, qualche colpo di vento malandrino potesse alzarle la gonna quel tanto che bastava per rivelare, a qualche passante occasionale, l’assenza degli slip, facendogli così intravedere qualche cespuglio del suo giardino delle delizie. Mi eccitava l’idea che Claudia entrasse a far parte dei sogni erotici più selvaggi di questo immaginario sconosciuto, e me la immaginavo calda ed ansimante, in preda al piacere sfrenato, mentre offriva tutta se stessa, i suoi 27 anni, il suo metro e settanta, i suoi capelli neri mossi, le sue morbide tettine (portava comunque una terza di tutto rispetto), il suo dolce culetto e la sua passera avida di piacere a chi, dopo un casuale colpo d’occhio, si sentiva fremere alla speranza di rivederla e, soprattutto, di farsela. Claudia esce dalla porta, vestita così come me l’ero immaginata fino a pochi istanti prima, e coperta, dalla vita in su, da una camicetta grigia e da un maglioncino. La saluto con un bacio sulle labbra, anche se in quel momento sono già altre le sue labbra che vorrei… Saliamo in macchina ed io comincio a guidare, anche se ad un certo punto le passo una mano sulla coscia sinistra, l’accarezzo e comincio a salire, come per accertarmi che l’abbigliamento era così come mi aveva promesso. Lei però m’interrompe subito dicendomi sorridendo “Dai, non fare il maniaco, guarda la strada”, ma già quella carezza di pochi istanti mi aveva fatto capire che tutto era come l’immaginavo. Non si sentiva troppo a suo agio vestita in quel modo, anche perché quello che per me era una fantasia, ossia che qualcuno riuscisse a sbirciarle il boschetto, per lei era più un timore. Mentre proseguiamo nel viaggio parliamo del più e del meno, passando dal film visto alla sera prima agli indici di borsa (lei vorrebbe diventare broker), ed a un certo punto, sul ciglio della strada, scorgiamo un autostoppista. “Che facciamo, gli diamo un passaggio?” le chiedo. “No, è non è molto carino” mi risponde scherzando. Da lì nasce un dialogo sull’opportunità di dare dei passaggi agli autostoppisti: io ero favorevole, lei un po’ meno, soprattutto perché per una ragazza sola in macchina poteva essere pericoloso dare un passaggio a qualche sconosciuto. Ma quello che aveva acceso la mia fantasia era la sua risposta, seppure scherzosa, così le dico: “Ma allora se quel ragazzo fosse stato carino tu l’avresti caricato…” “No, penso di no, se è qualcuno che non conosco te l’ho detto che mi fido poco” risponde. “Ma è strano, non dici sempre che la tua fantasia più ricorrente è quella di farti prendere da uno sconosciuto? Caricare un autostoppista potrebbe essere una buona occasione, per te. E poi se un autostoppista sapesse che sotto la gonna nascondi certi segreti così…accessibili…”, dico cercando di portarla su argomenti…caldi. “Scemo…e poi il passaggio dalle fantasie erotiche alla realtà non è così immediato. E comunque in auto ci sei anche tu, cosa diresti se questo qualcuno immaginario ci provasse?” “Beh” le dico io, “si potrebbe fare qualche bel giochetto a tre, non trovi?” “Non dire fesserie!” rispose sempre ridendo, ma mi rendevo conto che stavo accendendo certe voglie anche in lei. Mi aveva sempre detto che giochi di quel tipo non la ispiravano. Non che sia inibita, tutt’altro, è una giovane donna moderna che però, anche in ambito sessuale, ha le sue preferenze. E a lei piace farsi cospargere le tette e la figa di miele e poi farsi leccare… Comunque nel frattempo percorriamo un altro po’ di chilometri, quando scorgiamo da lontano un altro autostoppista. “Come ti sembra questo, carino? Ti soddisfa?” le domando. “Beh, direi proprio che è un bel tipo!”. “Allora ci fermiamo, però non fare la porca, mi raccomando, guarda e basta, O. K.?” “Spiritoso, vuoi mettermi alla prova?” mi dice con aria di sfida. “Perché no?”, le dico, sapendo che da quella risposta avrebbe potuto saltar fuori qualcosa di interessante. Accosto la macchina, Claudia scende e l’autostoppista si avvicina ringraziandoci, e ringraziando anche la buona sorte che gli aveva permesso di incontrare una ragazza così attraente. Lui fa per mettersi dietro, ma Claudia le dice di accomodarsi pure davanti, che dietro si sarebbe messa lei, ed infatti si infila nei posti posteriori della macchina inarcando la schiena in modo tale che lui potesse avere, in quel breve momento, una bella visuale dei contorni di quel suo culetto da favola, di cui anche lei andava fiera. Intanto io e l’autostoppista iniziamo a parlare, mi dice che si chiama Luca, ha 27 anni, sta andando verso la nostra stessa destinazione ed è impiegato di banca. Claudia, da dietro, esclama “ufff…che caldo…” sfilandosi il maglioncino e rimanendo in camicetta. E siccome aveva deciso di provocarmi per farmi dispetto si slaccia anche i primi due bottoni, e poi, con una scusa qualunque, attacca discorso con Luca per fare in modo che lui si giri nella sua direzione potendo sbirciare in quella scollatura le sue morbide tette. Mentre parlano, inoltre, mi accorgo, guardando nello specchietto, che Claudia accavalla le gambe facendo salire la gonna fino a rivelare la presenza delle autoreggenti. Luca sembra turbato, ed è in quel momento che prendo l’iniziativa e dico “vi va se facciamo una piccola deviazione?” ed alle richieste di spiegazioni di Claudia rispondo “dopo capirai”, mentre lei mai immaginava ciò che stava per capitare…Imbocco una stradina sterrata che sale verso i boschi e dopo qualche chilometro mi fermo in una piazzola ben protetta dagli alberi. Luca mi chiede “cosa facciamo qui?” “Andiamo dietro con Claudia, mi sembra abbia delle voglie particolari…” “Ma…cosa dici?” mi chiede lei. Il respiro reso affannoso dall’agitazione le faceva sobbalzare le tette, rese già in parte visibili dalla scollatura. Ora siamo dietro tutti e tre, con la mia ragazza in mezzo. “Avevi caldo, vero? Allora togliamo la camicetta!” le dico slacciandole gli altri bottoni, mentre Luca è pietrificato e in lei l’eccitazione comincia a mischiarsi allo stupore. Le sfilo il reggiseno mentre con una mano le accarezzo la coscia sinistra, salendo verso l’alto dove l’assenza delle mutandine rivela il suo triangolo felpato, già umido. Inizio a masturbarla, mentre le bacio il seno sinistro mordendole il capezzolo, invitando Luca a fare altrettanto. Lui si occupa dell’altra morbida collina, e nel frattempo la passera è già diventata un laghetto carico di mille promesse. Claudia accarezza le nostre teste mentre noi le baciamo e mordiamo i capezzoli, mentre le nostre avide mani si occupano del suo interno coscia, reso morbido e vellutato dalle creme che usa abitualmente. Ora prendo Claudia e la metto alla pecorina, e dopo averle allargato leggermente le gambe inizio a scoparla, mentre le mie mani le afferrano le tette e continuano a massaggiarle, tormentandole i suoi splendidi capezzoli color nocciola, ormai ritti come chiodi. Claudia inizia a gemere di piacere, ora non si sta più chiedendo cosa ho fatto e perché, ma si limita ad abbandonarsi completamente al piacere. Così sbottona i pantaloni di Luca, ne estrae il cazzo rigido ed inizia a succhiarlo, lasciandogli sulla base i segni del suo rossetto ocra. Io continuavo a scoparla furiosamente, tanto che avrei voluto sfondarle la gnocca, ma mi trattengo e, sfilato il mio membro dal suo interno, mi distendo sul sedile facendola salire sopra di me. Ora lei mi cavalca, torrida di piacere, ed ogni tanto mi viene sopra col corpo per farmi mordere ancora i suoi seni. Le sue tette non erano mai state così piene come in quel momento, erano talmente splendide da meritare una certificazione di qualità. Allora inizio ad accarezzarle dolcemente le chiappe, poi le allargo per consentire a Luca di incularla. Lui lo fa ed in quel momento Claudia lancia un urlo in cui lo stupore si fondeva con l’eccitazione ed un po’ di dolore. Ma quello passò subito: Luca inizia a farla godere sapientemente e, ad ogni spinta di lui nel retro di lei, Claudia mi si sballottava contro facendomi impazzire dal piacere. Ormai più nessun dubbio l’assaliva, Claudia era soltanto una creatura bagnata totalmente in preda al piacere di quella doppia penetrazione, ed i suoi gemiti ansimanti rendevano me e Luca folli di eccitazione. Io intanto le sussurravo all’orecchio che era una porca, che lo era sempre stata e che forse le dispiaceva che eravamo solo in due anziché tre. Lei mi sorride ed inizia a baciarmi con trasporto, come per ringraziarmi di aver avuto questa splendida idea, anche se all’inizio aveva avuto paura. Rialza il capo ed i suoi occhi sono dolci e carichi di riconoscimento per quell’esperienza, mentre nel frattempo comincia a venire e le sue grida si diffondono nella boscaglia; io e Luca, intanto, sferriamo gli ultimi colpi a quello splendido corpo, prima di venire completamente dentro di lei. Ci rivestiamo, ci rimettiamo in marcia e, sui sedili posteriori, Claudia dorme con un viso angelico per restituire un po’ di meritato riposo a quel corpo che, fino a poco prima, aveva donato gioie sfrenate a me ed a Luca. Quando giungiamo a destinazione Luca scende e mi ringrazia, dicendomi, senza farsi sentire da Claudia che ancora dormiva, che mi avrebbe ricompensato facendomi assaggiare le prelibatezze che offriva il corpo di Sara, la sua ragazza…
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