Nunzia di qua, Nunzia di là: non passa giorno in cui Loredana non mi parla, per un motivo o per l’altro, della sua amica del cuore. Hanno frequentato insieme la scuola e ancora, entrambe universitarie ventiduenni, sono legatissime. L’altra sera Loredana mi ha fatto un bidone, mancando all’appuntamento che aveva con me e giustificandosi con la scusa di dover onorare un invito a cena di Nunzia. La provocai al telefono replicandole che avrei gradito anch’io d’essere invitato, ma che quella strega della sua amica non mi avrebbe mai usato una tale gentilezza. Loredana mi chiuse fragorosamente il telefono in faccia.Dopo una decina di minuti sentii di nuovo trillare il cellulare. Sorpresissima: era Nunzia. S’era trovata accanto a Loredana durante il colloquio precedente e aveva sentito i miei apprezzamenti su di lei. Ma ora non sembrava offesa; anzi, con tono malizioso mi propose, all’insaputa di Loredana, di raggiungerle a casa sua: conoscevo il posto e avrei trovato sotto il tappetino steso sulla soglia esterna della sua porta la chiave per entrare senza suonare, al fine di rendere totale la sorpresa a Loredana.Mi misi in macchina subito: attraversare la città di sera, col traffico della gente che rientra a casa o va a divertirsi, è un’impresa lunga. Giunsi a destinazione dopo quasi un’ora. Trovai la chiave per entrare e la usai senza fare rumore. Appena entrato vidi lungo il breve corridoio dell’appartamentino alcuni indumenti buttati alla rinfusa per terra. Mi chinai nella penombra a raccattarne uno per far notare alla padrona di casa il suo disordine e mi accorsi con stupore che si trattava della minigonna rosa di Loredana: non avevo dubbi, lo conoscevo bene quel minuscolo ritaglio di stoffa… Tesi le orecchie e mi parve di sentire un mugolio sommesso, una specie di rantolo affannoso e soffocato. Andai in direzione della fonte dello strano rumore e sbirciai dentro una camera la cui porta era socchiusa.Mi venne quasi un colpo: vidi Nunzia stravaccata su una poltrona, a cosce spalancate, e accucciata davanti a lei Loredana col capo chino sul ventre dell’amica. Non potevo scorgere il suo viso, nascosto dal pagliaio dei suoi riccioli neri; ma l’oscillazione regolare della sua testa non lasciava dubbi: stata leccando delicatamente la fica di Nunzia, mentre questa si strizzava ad occhi chiusi le zinne già lucide di saliva. Le inquadrai con un sol colpo d’occhio: entrambe nude, bianca di pelle Loredana e olivastra Nunzia. L’espressione di quest’ultima palesava un’estrema goduria: schiuse le palpebre e incrociò il mio sguardo allibito. Mi fissò in silenzio, mordendosi le labbra e mostrandosi nel suo profilo migliore, quello della troia. L’avevo sempre pensato di lei, ma guai a parlarne con Loredana: ora capivo il perché. Le due puledre si strigliavano a vicenda, preferendo non avere tra i piedi lo stalliere. Quella porca di Nunzia mi aveva invitato in quel modo strano, per farmi subire l’umiliazione di vedere la mia ragazza lucidarle devotamente la sorca. Non potevo non reagire.A guardarle mentre si leccavano a vicenda, il mio cazzo si irrigidì equinamente. Vedevo le loro lingue cercarsi e le loro labbra succhiare con avidità i capezzoli turgidi ora dell’una ora dell’altra troia. Loredana non s’era accorta di me e, totalmente infoiata, deliziava la sua amante perlustrandole ogni piega del corpo. Nunzia, invece, consapevole d’essere spiata trattava l’amica come fosse la sua padrona, strattonandola dolcemente per i riccioli. Ad un tratto sbucò fuori un enorme vibratore di caucciù nero, che Nunzia si preparava ad affondare nella fica umida di Loredana. Fu a quel punto che feci irruzione nella camera. Loredana per poco non svenne. Non le diedi il tempo: le afferrai entrambe per i capelli e le costrinsi ad inginocchiarsi davanti al mio cazzo, che reclamava un solenne doppio pompino. Loredana rimase inebetita, piena di vergogna per essere stata scoperta, ma l’amica si precipitò ad ingoiare il mio pene sino alle palle: era ingorda, come se avesse aspettato sin dalla nascita quell’occasione. Si dimenava selvaggiamente, mentre io le palpavo il bel seno, grosso e turgido, almeno due misure più grande di quello di Loredana. Avevo la voglia matta di scoparmela per bene, per rifarmi di tutte le volte che me l’aveva fatto indurire con le sue moine e con i suoi ammiccamenti. La costrinsi a girarsi e allargandole le gambe la penetrai alla pecorina, mentre lei mi incitava a sfondarla: cominciai a sbatterla con foga, facendole i complimenti per quella magnifica fichetta stretta e fors’anche vergine: mi confermò d’essere una lesbicona che per la prima volta si lasciava montare da un uomo. Loredana, intanto, s’era ripresa dalla sorpresa. Si avvicinò a noi e reclamò la sua porzione di cazzo. Per convincermi a dirottarmi su di lei mi promise che sarebbe tornata ad essere la mia "fedele" troietta. Nunzia, a sua volta, mi supplicava di non smettere di chiavarla. Io, per parte mia, ero intenzionato a soddisfarle entrambe, quelle meravigliose puttane che mi scalpitavano attorno. Percepii le cosce di Nunzia serrarsi in una morsa micidiale causata da un orgasmo animalesco. Sfilai il cazzo dalla sua fregna ormai bagnatissima e, volendo mantenere la sensazione di un buco stretto attorno alla mia asta nodosa, puntai la cappella sull’ano di Loredana: gli occhi le si illuminarono di libidinosa gratitudine e pur sapendo di dover soffrire un po’ accolse remissiva i miei affondi nel suo sfintere. Nunzia rimase ad ammirare il mio membro nodoso che entrava e usciva velocemente e prese ad accarezzarmi lascivamente il petto, mentre Loredana smaniava sempre più rumorosamente e si appoggiava con le braccia tese alla parete per reggere l’urto della scopata. Vedere quelle due porche gareggiare per farmi godere, mi fece superare il risentimento per il fatto che m’avevano sempre escluso dai loro giochi saffici. Afferrando con violenza i glutei torniti e lisci come la seta di Loredana, sentii irrefrenabile l’impulso della sborrata: ebbi appena il tempo d’uscire dal suo culo e di puntare il cazzo sul loro viso: si fermarono in attesa con la lingua protesa in aria e finalmente lo schizzo caldo e abbondante imperlò le loro belle bocche aperte. Nunzia, estasiata alla vista della mia linfa densa e biancastra che le colava sulle guance e sul seno, cominciò a recitare versi…: "è Saffo", mi sussurrò saputella Loredana!
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