Finalmente eravamo alla fine di quella tortura che sono tutte le faccende che precedono il matrimonio.Chi conosce i precedenti della mia storia (4 parti di “anni 60” e la prima di “Io e Sandra”) non ha bisogno di chiarimenti, invece chi è la prima volta che si imbatte in questa vicenda, oltre a invitarlo a leggere i precedenti per avere una più chiara visione dei personaggi, spiegherò che Sandra era la mia ragazza, la conobbi nove anni fa, aveva 20 anni, era molto bella, una bellezza delicata con un bel caratterino, lesbica dichiarata non mi aveva mai permesso di scoparla, mi accontentava con seghe e pompini. L’ultima settimana prima del fatidico giorno del matrimonio era stata per Sandra una settimana delicata, era nervosa e mezza parola di troppo la faceva inviperire, per tutta la settimana non ci fu un solo momento per noi, una settimana in bianco.Ci vedemmo l’ultima volta il giorno dell’antivigilia delle nozze, mi chiese di scusarla per il suo comportamento di quella settimana e mi diede appuntamento per sabato pomeriggio in chiesa:- Non mancare mi raccomando. -Risposi dandogli un bacio sulle labbra:- Se ci sarai tu ci sarò pure io. -Il giorno seguente, la vigilia delle nozze, i fidanzati non dovevano vedersi, una tradizione stupida che però sia i miei che i suoi genitori vollero rispettare.Al mattino prima che uscissi di casa per andare al lavoro venni messo al corrente dalla mamma degli sviluppi della giornata:- Questo pomeriggio arriva mia sorella, la ospiteremo in camera tua perciò ti preparerò il divano in sala, ricordati. -Avvisai la mamma che non sarei tornato a cena, avevo appuntamento con i miei amici per una piccola festa di addio al celibato.La festa di addio al celibato dei miei tempi non erano come quelle che si fanno ora con qualche spogliarellista o altro, si risolvevano con una bevuta, qualche schiamazzo e molte battute tutte a carattere spinto.Rientrai a casa verso mezzanotte, cercai di non fare rumore per non disturbare, la luce del bagno era accesa, pensai che come al solito mio padre avesse dimenticato di spegnerla, aprii la porta deciso ad entrare, seduta sul water c’era una ragazza che come mi vide entrare si rialzò velocemente recuperando come un lampo le mutande che aveva calato alle ginocchia, feci però in tempo a vedere che era completamente depilata la dove avrei dovuto vedere il triangolo di peli.Dopo il primo attimo di stupore riconobbi mia cugina Serena, ricordai anche che la mamma mi aveva avvisato dell’arrivo degli zii e che sarebbero stati ospitati nella mia camera.Serena era piccola di statura, non arrivava al metro e sessanta, aveva 20 anni ma un fisico da ragazzina di 15, spesso la zia, sua mamma, si era lamentata perchè non si sviluppava, l’aveva anche portata da diversi specialisti ma non aveva trovato nessun rimedio:- Ciao Serena. — Ciao. — Scusa se sono entrato in bagno ma credevo che mio padre avesse dimenticato acceso la luce come fa spesso. -Feci l’atto di andarmene ma lei mi fermò:- No resta, ho finito. — Grazie, io devo fare la doccia, o te ne vai tu o non fai caso a me. -Il mio era un parlare anche dettato dalla settimana di astinenza assoluta che avevo osservato e da qualche bicchiere di troppo che avevo bevuto alla festa, Sandra era stata nervosissima tutta la settimana e non mi sarebbe dispiaciuto liberare i miei ormoni con Serena, diedi un occhiata indagatrice al corpo di Serena, capelli biondi cortissimi, nasino all’insù, il seno era una semplice prima, i fianchi erano un poco più pronunciati dall’ultima volta che ci eravamo incrociati, il sederino non era male, piccolo ma pronunciato, indossava una maglietta bianca con stampato davanti un gatto con due grandi occhi gialli, si vedeva la punta dei capezzoli che segnavano il tessuto, era a piedi nudi, le mutandine bianche che aveva rimesso velocemente erano rientrate nella fessura e ne disegnavano la forma delle grandi labbra, e proprio in quel punto vi era una piccola macchia di bagnato, mi soffermai troppo in quel punto e Serena se ne accorse:- Cosa ai da guardare proprio li? — Hai rimesso le mutande senza asciugartela e adesso sono bagnate. — Cazzo! Domani come faccio? Puzzerò come un cesso. -L’espressione colorita usata da Serena aumentò un poco il gonfiore dentro i miei pantaloni iniziato con l’esplorazione visiva che gli avevo dato, mi avvicinai al box doccia e iniziai a spogliarmi voltandogli le spalle mentre rispondevo:- Togliti le mutande e lavale, domani mattina saranno asciutte. — Farò così. -Intanto ero rimasto con le sole mutande e il bozzo era molto evidente, vedevo con la coda dell’occhio che Serena non mi toglieva gli occhi di dosso, mi voltai verso di lei con la scusa di rivolgergli la parola ma volevo che vedesse bene il pacco, lei era seduta sullo sgabello e teneva le mani in mezzo alle gambe.- Adesso voltati dall’altra parte che devo togliere le mutande. -Serena si voltò, entrai nel box doccia dopo essermi liberato dall’indumento intimo.Non chiusi bene il box, lasciai aperta una fessura che mi permetteva di vedere Serena ed ogni suo movimento, si alzò dallo sgabello per togliersi le mutande, vidi meglio la sua fighetta, più che rasata mi sembrava che non avesse ancora sviluppato il pelo, si voltò per lavare le mutande nel lavabo, la maglietta gli copriva il culetto per metà e la parte che mi mostrava era degna do nota, quella curva che segnava la fine delle natiche mi portò al pieno dell’erezione.Terminata la lavanderia Serena tornò a sedersi sullo sgabello, con una mano si tirava la maglietta in mezzo alle gambe per coprire la nudità, sapevo che mettendomi di profilo lei avrebbe visto la silouette del mio corpo attraverso i vetri opachi del box doccia, di conseguenza anche il profilo del mio cazzo eretto:- Posso farti una domanda intima? -Chiese Serena un poco timidamente:- Dipende quanto intima. -Pensai che si fosse ingolosita del mio “profilo”:- Molto intima, ma se non vuoi? — Fai la domanda, giudicherò io se risponderti o meno. — Tu e Sandra siete già andati a letto insieme? — Ti sembra che un ragazzo e una ragazza di 27 e 28 anni si limitino ancora a guardare la luna mano nella mano? Ingenua, certo che abbiamo già scopato. -Mentii in parte, non potevo certo digli che non voleva scopare perchè è lesbica.- E la prima volta che lo hai fatto era vergine? -Mentii ancora:- Certo! — Gli è piaciuto subito? Voglio dire ha avuto un orgasmo subito la prima volta? -Avevo intuito quale era il suo problema e presi in mano la situazione:- Ho capito, hai scopato con un ragazzo ed era la prima volta, lui ha goduto e tu hai sentito solo dolore, è così? — Si! -Rispose molto timidamente:- Inoltre anche lui non era un grande esperto, forse era la prima volta che lo pucciava in una fighetta. — Mi aveva detto che lo aveva già fatto con sua cugina più grande di lui. — Quando voi ragazzine capirete che la prima volta va fatta con un uomo esperto che sappia cogliere quel fiore vergine per dare il piacere, e non con uno sbarbato che con due colpi è già venuto. — Ma è il mio ragazzo. — E allora? -Risposi mentre uscivo dal box doccia senza preoccuparmi che ero nudo e con l’uccello in pieno tiro, Serena sgranò gli occhi per la sorpresa, indossai l’accappatoio rimproverandola:- Cosa guardi sporcacciona? — Scusa. -Biascicò mentre voltava la testa dall’altra parte, i suoi capezzoli erano più evidenti sotto la maglietta, segno che anche lei era eccitata.Gli presi il mento con una mano per rivolgerla verso di me:- Adesso sei preoccupata perchè pensi, visto il tuo ritardato sviluppo fisico, di non essere una donna completa, giusto? — Si! — Un modo per saperlo c’è. — E sarebbe? — Fare l’amore con un uomo che ti faccia avere un orgasmo. — Spiritoso, scommetto che magari tu saresti disposto ad aiutarmi. -Non era poi ingenua come credevo, fingeva di esserlo per meglio adattarsi al suo corpo acerbo:- Perché no? Sono disposto a sacrificarmi. — E’ la prima volta che sento un uomo dirsi disposto a fare il sacrificio di scopare una donna. -Allentai un poco la cintura dell’accappatoio che sotto la pressione del mio uccello si aprì leggermente, Serena poteva intravedere come il mio uccello fosse ancora al massimo della sua erezione.Gli presi la mano che non teneva impegnata a trattenere la maglietta in mezzo alle gambe e la guidai sotto l’accappatoio, sentì il calore della mia verga ma ritrasse subito la mano:- Non possiamo farlo. — Perché Che problemi hai? — Siamo cugini. — Il tuo ragazzo non ha forse scopato con sua cugina? Tu lo ripaghi con il cugino. — Poi domani tu ti sposi, vuoi già fare le corna a tua moglie? — Domani sarà mia moglie, oggi non gli faccio le corna. — Hai sempre la risposta pronta. -Gli presi tra pollice e indice un capezzolo provocandogli brividi di piacere, si morse il labbro inferiore, la mano che teneva la maglietta allentò la presa che si ritrasse verso l’alto lasciando la fighetta glabra scoperta, un piccolo colpo alla cintura dell’accappatoio e cedette lasciandolo libero di aprirsi e lasciare che il mio uccello facesse capolino con la sua cappella rossa.Questa volta non ebbi bisogno di guidarla, ci pensò da sola ad impugnare il mio uccello con entrambe le sue piccole mani, lo lasciò solo un attimo, il tempo di sfilarsi la maglietta per darmi la possibilità di titillargli meglio i capezzoli, le sue tettine erano così piccole con l’aureola del capezzoli piccolissimi di colore rosa leggermente più scuro della carnagione, le considerai meno belle solo di quelle di Sandra, non sono mai andato pazzo per le tette troppo grosse.Mi fece scivolare l’accappatoio dalle spalle e riprese a segarmi con due mani, mi provocava molto piacere, mi bastò poi appoggiare una mano sulla sua testa perché si avvicinasse con ilo viso per abboccare tutto l’uccello, tanto erano piccole le mani e le tette come profonda la gola, riuscì ad ingoiare tutto il mio cazzo, e come ci sapeva fare, la sua piccola lingua era uno stiletto sul glande.Per prolungare il mio piacere la fermai e mi abbassai per baciarla, la sua lingua contro la mia era più capace di dare piacere, inoltre produceva molta saliva che si mischiava alla mia uscendo dagli angoli della bocca.La presi sotto le cosce e la sollevai, mi cinse la vita con le gambe e la misi con la figa appoggiata alla mia cappella, lei stessa posizionò meglio con una mano l’uccello e si strinse a me facendolo scivolare dentro come se la sua figa fosse di burro, mi meravigliai ancora di come un corpo così minuto potesse contenere il mio uccello che non era affatto minuto.Era lei che conduceva la danza, si muoveva con grazia appesa alle mie spalle dandosi il ritmo con le gambe, spostai le mani sul suo culetto, bello e molto sodo, il solco era completamente dilatato per la posizione delle gambe, con le dita mi trovai subito a contatto con il buchetto posteriore, mi soffermai un attimo, in quel momento lei mi aveva preso un capezzolo in bocca e lo tormentava con la lingua e dei piccoli morsi, mi piaceva molto e sentii che stavo per godere, non mi trattenei e scaricai la sborra nella figa bollente di Serena che non accennava affatto a fermarsi, continuò il suo balletto e il mio uccello non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi che era di nuovo duro dentro quella fighetta stretta e bollente.Le mie dita erano ancora appoggiate al suo culetto e un dito nella posizione giusta, non aveva reagito come faceva sempre Sandra, forzai il buchetto e il dito entrò con la stessa facilità che era entrato l’uccello nella figa, nello stesso momento la sentii godere, era violenta nel suo orgasmo, i suoi morsi sui miei capezzoli da stimolanti divennero dolorosi, le sue unghie si piantarono nella mia schiena.Il dolore fisico misto al piacere che provavo mi annebbiavano la vista, volevo far provare lo stesso senso di dolore piacere a lei e con il dito nel culo cercavo di andare più in profondità, ma mi sembrava di essere in un cunicolo senza fine, tolsi il dito per infilarne due, Serena stava godendo ancora, mi meravigliai di quanto fosse lungo il suo orgasmo.Stavo per avere il secondo orgasmo e gli feci aumentare il ritmo che divenne forsennato, spostò la bocca dai miei capezzoli per avvicinarla alla mia, la spalancò più che poteva perché io la riempissi con la lingua, in quel momento il mio piacere era arrivato al culmine e sbrodolai tutto il mio sperma ancora una volta dentro lei.Serena terminò il suo orgasmo contemporaneamente al mio, saltò letteralmente giù dal mio uccello che si stava rilassando:- Adesso puoi togliermi le dita dal culo. -Ero inebetito dalla situazione che stavo vivendo, si era approcciata con timidezza come una verginella inesperta, ed ora era inginocchiata tra le mie gambe che mi ripuliva il cazzo con la lingua.Dalla pulizia era passata ad un vero pompino, mi piaceva e non mi sarebbe dispiaciuto avere il terzo orgasmo per pareggiare la settimana di astinenza, le chiesi però di fermarsi:- Fermati Serena, ho già goduto due volte e tu una volta sola, vorrei fare qualcosa per te. — Illuso e credulone. -Aveva smesso di spompinarmi per rispondere restando comunque accucciata tra le mie gambe con in mano il cazzo che segava pian piano:- Cosa intendi dire? — Intendo dire che sei illuso perché pensi che io abbia avuto un solo orgasmo, in realtà io ne ho avuti almeno cinque, non ti è sembrato troppo lungo il mio orgasmo? — Bee… effettivamente si. — E credulone perché hai creduto alla storia che ti ho propinato, con quella storiella riesco a portarmi a letto tutti gli uomini che voglio. — Cosa fai la puttana di mestiere? — No! Però mi porto a letto degli uomini generosi con l’uccello molle pur non avendo il fisico di una vamp, poi mi faccio fare dei bei regalini. — Sempre una puttana sei, scusa se te lo dico. Adesso ti aspetti un regalino anche da me?– No! Questo era il mio regalo di nozze, ma da domani basta scappatelle, devi rispettare tua moglie. — Bella predica fatta da mia cugina che mi ha appena confessato di essere una puttana. — Non sono una puttana. Adesso piantala che ho sete. -Si era di nuovo attaccata all’uccello e con la sua abilità a colpi di lingua e piccoli risucchi, non impiegò molto a farmi sborrare affinché potesse bere tutto il mio sperma con gusto.Terminato il lavoretto si rialzò appoggiando la testa al mio petto abbracciandomi:- Tanti auguri cuginetto, auguri e figli maschi. — Grazie Serena. — Questi segni che ti ho lasciato sul petto prima di domani mattina non ci saranno più. -Mi indicava i segni dei piccoli morsi che mi aveva lasciato durante l’orgasmo:- Meno male. Con che scusa mi sarei presentato alla prima notte di nozze con i segni del “regalo di mia cugina”. — Questi sul petto andranno via subito, ma quelli sulla schiena ci vorrà molto di più. -Spaventato riuscii a vedermi la schiena nello specchio, erano segni profondi lasciati dalle sue unghie, alcuni avevano sanguinato leggermente:- Sei una disgraziata, lo hai fatto apposta. — Ti giuro di no, quando godo non riesco a controllarmi. — Mi è piaciuto troppo come mi hai fatto godere per non crederti. Faccio di nuovo la doccia e vado a dormire. — Dopo la faccio pure io, sento la tua sborra colarmi sulle cosce. -Ero sotto il getto caldo della doccia quando sentii bussare alla porta del bagno, era la zia che con voce sommessa chiamava Serena che rispose:- Cosa c’è mamma? — Non stai bene? — No mamma. Avevo caldo e sto facendo una doccia, torna a letto. -Uscito dalla doccia ripresi il mio accappatoio,Serena era ancora nuda, sporse la testa dalla porta del bagno e si ritrasse:- Via libera. Buonanotte sposino. -Gli passai a fianco dandogli una pacca sul sedere:- Buonanotte cuginetta, il tuo regalo di nozze è stato magnifico. -Andai in sala dove la mamma mi aveva preparato il divano per la notte.Mi svegliai perché sentivo voci di donna discutere, una era la mamma:- Sono le dieci, sarà meglio svegliarlo. — Si sposa nel pomeriggio e questa notte avrà poco tempo per dormire, lascialo riposare. -L’altra era la zia, più giovane della mamma di tre anni, una piccola risata di entrambe concluse il parlottare.Oramai ero sveglio e mi alzai, chiesi dove era il babbo e lo zio, la mamma mi rispose che erano andati a fare un giro:- Serena non è venuta con voi? -Chiesi alla zia che brontolò:- E’ in cucina a fare colazione, si è appena alzata anche lei la pigrona. -La raggiunsi e finsi di salutarla come se non l’avessi già incontrata, indossava ancora la maglietta con il gatto ma anche un paio di calzoncini corti, facemmo colazione insieme, Serena sogghignò:- Hai ripreso le forze per questa notte o deluderai la sposina? — Potrei darti un’altra ripassata ora e sfiancare Sandra questa notte. — Wauuv che torello, beata la sposina. -I nostri discorsi terminarono con l’arrivo della mamma e della zia indaffarate nei preparativi per accogliere lo stuolo dei parenti invitati al matrimonio.All’orario previsto dal cerimoniale ero in chiesa ad attendere Sandra, la vidi comparire sulla porta della chiesa con qualche minuto di ritardo, sempre secondo tradizione.Era ferma sulla soglia appoggiata al braccio di suo padre, il sole alle spalle era riuscito a bucare le nuvole e mi impediva di vederla se non come una forma controluce.L’organista straziò le note di una sonata di Mozart, Sandra e suo padre si incamminarono verso l’altare dove io li attendevo, più si avvicinavano meglio riuscivo a vedere Sandra, era stupenda nel vestito bianco, il corpetto allacciato dietro con dei ricami sul davanti poco sotto la scollatura non provocante ma generosa ricoperta da un velo, la gonna era ampia con dei veli, strisciava sul pavimento coprendo il movimento dei passi, sul capo un piccolo gioiello in una coroncina di fiori, i capelli raccolti lasciavano cadere due riccioli che scendevano sulle guance, nella sua semplicità era perfetta.Terminata la cerimonia religiosa uscimmo di chiesa tra le feste dei parenti, i lazzi degli amici e manciate di riso che ci investirono, io e Sandra eravamo marito e moglie.L’unica nota negativa era il tempo atmosferico, le nuvole avevano coperto il sole e facevano presagire pioggia.Banchetto nuziale al ristorante, la parte più noiosa e pesante della giornata, per fortuna i nostri amici si erano sbizzarriti in scherzi e battute di ogni tipo, il tema naturalmente era sempre la prima notte.Nessuno oltre alla zia Sara sapeva dei gusti di Sandra in fatto di sesso e le battute erano perciò giustificate.La zia Sara riuscì a scambiare quattro parole con me e Sandra, ci fece gli auguri con una raccomandazione per Sandra:- Se vuoi che il passerotto di tuo marito non cerchi un altro nido su cui posarsi, devi fare in modo che il tuo sia sempre accogliente e lui sia sempre sazio. -Mentre a me disse strizzandomi l’occhio ma badando bene che Sandra sentisse anche lei cosa mi stava dicendo:- A te dico se non sei sufficientemente soddisfatto da questa signorina, sappi che io ti accoglierò sempre a braccia aperte, anzi a gambe aperte. -Sandra rise e gli rispose:- Zia non ci provare o dovrai fare i conti con me. — Era quello che volevo dire, accoglierò entrambi a gambe aperte. — Sei una vecchia sporcacciona zia.- – Sporcacciona si ma vecchia non ancora. -Faticosamente finalmente riuscimmo ad andare nella nostra casetta, accompagnati dai soliti amici rompiscatole che non volevano saperne di lasciarci soli.Appena chiusa la porta di casa alle spalle dell’ultimo amico che non voleva saperne di andarsene, spinto a forza fuori dalla porta, ci abbracciammo ed insieme esclamammo “finalmente soli”.La nostra casa era una piccola villetta a schiera con un piccolissimo giardino sul retro, un fazzoletto di verde protetto sui lati da siepi che impedivano ad occhi curiosi di intrufolarsi.Dopo una giornata di rumore e trambusto, il silenzio che ci circondava sembrava irreale, Sandra ruppe il silenzio:- So cosa stai aspettando, voglio solo che sia dolce e senza premura. -Si liberò dell’abito da sposa che la aveva oppressa per tutto il giorno, scalciò le scarpe bianche con soddisfazione, restò con mutandine bianche di pizzo ricamato, un piccolo reggiseno coordinato con l’altro intimo e calze di nylon autoreggenti, vedendo che la rimiravo sorrise:- La mamma voleva che prendessi dei collant invece delle autoreggenti. -La stavo ancora ammirando, quelle mutandine di pizzo coprivano molto poco del suo culetto rotondo, il reggiseno non modificava affatto la curva del suo seno, inoltre lasciava vedere parte dell’aureola dei capezzoli, gli sarei saltato addosso subito, ma volevo rispettare la sua richiesta, Sandra mi richiamò.- Hai sentito cosa ti ho detto? — Dei collant? Si ho capito. — Non avresti detto niente? — Sei così bella che mi sarebbe andato bene qualsiasi cosa. -Ne fu lusingata e mi invitò a spogliarmi con lei, in un batter d’occhio fui subito con i soli slip:- Il passerotto, come dice la zia, è già pronto a spiccare il volo vedo. -Si riferiva al mio uccello che aveva risposto alla sua bellezza mettendosi sull’attenti.Sandra mi prese una mano invitandomi a seguirla, mi portò sul retro della casa sotto il portico, aveva iniziato a piovere, la pioggia del mese di maggio è sempre delicata, non ha la forza dei temporali estivi, Sandra si tolse le calze di nylon:- Voglio camminare a piedi nudi sull’erba bagnata. -Si fermò in mezzo al piccolo giardino, era allegra ed emanava gioia, aveva allargato le braccia e rivolto il viso verso il cielo, con la bocca aperta beveva le gocce di pioggia, la raggiunsi ed allargai anch’io le braccia come lei, eravamo uniti così a forma di croce:- Se non vuoi farlo ora non fa niente, ho aspettato tanto e qualche giorno in più non cambia niente. -Portai le mie braccia alle sue spalle per abbracciarla e slacciargli il reggiseno che feci cadere a terra.Ora il suo seno era ricoperto di gocce di pioggia, mi chinai per berle, i capezzoli si erano già inturgiditi, mi abbracciò anche lei e mi sussurrò in un orecchio:- Sono pronta. -La baciai in bocca e la sua risposta fu all’altezza delle mie aspettative, sentivo la sua lingua cercare la mia, lasciarla e ritrovarla.Nel momento che sentii le sue mani afferrare i miei slip per farli scendere, feci lo stesso con le sue belle mutandine di pizzo, eravamo nudi e bagnati sotto la pioggia che era aumentata di intensità.Ci sdraiammo sull’erba bagnata, era fresca, dava una strana sensazione, la baciai nuovamente prima di distendermi sopra di lei, il mio uccello era eretto nella sua massima capacità, era nella posizione giusta per entrare dentro lei, infilai una mano tra le gambe e con un dito la solleticai, era pronta e fradicia di umori che avrebbero favorito la penetrazione, presi l’uccello con la mano per infilarlo nella figa, Sandra mise un amano sulla mia, mi bloccai pensando che non lo volesse più, invece disse:- Voglio farlo io. -Lasciai che fosse lei a dirigermi dentro il suo corpo, appoggiò la mia cappella alla sua fessura e dopo un attimo di esitazione iniziò a infilarlo con lentezza, la seguivo con il movimento del mio corpo, quando la sua mano mi lasciò libero proseguii con la stessa lentezza avuta da lei, la vedevo in volto, teneva gli occhi chiusi, la pioggia continuava a punzecchiarci, quando fui dentro completamente mi fermai, iniziai a pompare con delicatezza quando Sandra mi circondò la vita con le sue gambe, pian piano vedevo il viso di Sandra distendersi.Il mio uccello era massaggiato delicatamente dalla sua calda e stretta figa, il mio piacere era stupendo e sentivo vicino l’orgasmo, lo dissi a Sandra:- Sto per godere, vuoi che mi fermi — No voglio sentire il tuo seme dentro me. -Appena il mio orgasmo esplose con una scarica di sperma anche lei stava godendo, sentire che Sandra stava godendo con me aumentò il mio piacere.Quando ci fummo calmati lei ridistese le gambe, uscii da lei e mi distesi al suo fianco e gli presi una mano, eravamo sdraiati sull’erba mentre ci tenevamo per mano nudi sotto la pioggia:- Siamo proprio due matti. -Sandra rideva mentre faceva questa affermazione- Però è stato bello. — Sei contento che finalmente mi hai scopato? — Tantissimo, mi è piaciuto molto ed ho avuto il più bel orgasmo della mia vita, a te è piaciuto? — Non mi è dispiaciuto perché ho goduto, avrei voluto rispondere come tu hai risposto a me ma avrei mentito. -La strinsi a me per dargli un bacio sulle labbra mi disse:- Forse un giorno riuscirò a guarire da questo male se continuerai ad amarmi così. -Il bacio che stavo per dargli si moltiplicò e furono molti di più quelli che volevo ancora dargli, mi interruppe nuovamente.- Forse è meglio rientrare in casa comincio ad avere freddo. -Non mi rendevo più nemmeno conto che eravamo nudi sotto la pioggia, rientrammo in casa lasciando sul prato il segno del nostro amore ed i nostri indumenti intimi abbandonati sull’erba.Ci infilammo nella doccia insieme, una bella doccia calda ci stava rivitalizzando, anche il mio uccello dava chiari segni di risveglio, mi attaccai ai capezzoli di Sandra con quei movimenti di lingua che gli piacevano molto, scesi fino all’ombelico solleticandolo, mi teneva la testa e sentii che faceva una leggera pressione per farmi scendere ulteriormente, stavo in ginocchio e vedevo l’acqua scorrere su lei, formava dei rivoli tra i corti riccioli del pube, infilai la lingua nella fessura, era molto più umida di quando mi apprestavo a prenderla, facevo fatica a respirare per l’acqua che mi investiva scivolando sul suo corpo.Aveva tanta voglia di godere per rimediare alla precedente, assecondava i miei movimenti di lingua con il movimento del bacino, le sue mani erano sempre sulla mia testa ma erano inerte, mentre le mie erano sulle natiche, sode, belle, rotonde.Quando Sandra arrivò all’orgasmo premette la mia testa contro il suo pube, gustavo il suo nettare ma non riuscivo più a respirare, l’acqua mi riempiva le narici e la bocca aveva altro da fare.Terminato l’orgasmo mi lasciò libero e mi accasciai in un angolo della doccia per riprendere fiato.Sandra si inginocchiò per capire come stavo, la rassicurai su quello che mi era successo, rise.- Che occasione ho perso. — Cosa intendi dire? — Avrei potuto leggere sul giornale di domani un titolo da prima pagina “soffoca il marito con la figa la prima notte di nozze”. -Stava segandomi mentre ancora rideva, smetteva di ridere a tratti per riempirmi la bocca con la sua lingua in cerca della mia, appena si staccava scoppiava di nuovo a ridere:- Ma cosa c’è di tanto buffo da ridere? — Per il seguito del titolo del giornale di prima “dopo averlo soffocato con la figa lo salva con la respirazione bocca bocca”. -Il maneggio che non aveva smesso sul mio uccello stava per dare i suoi frutti e la sua mano si riempì del mio sperma, l’acqua della doccia, puliva subito facendo scorrere lungo le mie gambe ogni residuo.Avremmo voluto fare di più ma eravamo entrambi stanchi della dura giornata, ci rifugiammo a letto tenendoci stretti e ci addormentammo subito.Prima di chiudere gli occhi mi venne in mente che la mia schiena era segnata dalle unghie di Serena, mi chiesi se Sandra le avesse viste e finto di niente, o proprio non si era accorta di nulla?Il racconto della mia vita continuerà con “Io e Sandra III parte – luna di miele”.
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