Cosa ne era di mia moglie Mirna, la seria e riservata dottoressa tanto pudica ed irreprensibile. Chi la conosce non avrebbe mai potuto lontanamente immaginarla trasformata in quel modo: baby-doll di pizzo trasparente che le arrivava a malapena a coprire le chiappe , calze nere con la riga che inguinavano le sue bellissime gambe valorizzate da sandali con tacco a spillo vertiginoso. Alfred c’era riuscito,l’aveva trascinata in un vortice di squallide e umilianti perversioni senza che io facessi nulla per fermarla anzi partecipando a quello che in un primo momento ci era parso un gioco trasgressivo ed eccitante. Ormai obbligata a quel subdolo ricatto aveva accettato cose che mai avrei immaginato potesse fare. Stava iniziando un cammino masochistico senza ritorno fatto solo di umiliazioni ed io non mi opponevo a questa sua depravazione anzi ne partecipavo. Era di fronte a me seminuda, una tetta scoperta .Tutto il suo corpo che traspariva dai pizzi del baby-doll; in equilibrio su quei tacchi a spillo le gambe inguainate dalle calze con la riga nera la facevano ancor più volgare . Avevo goduto ad accarezzarla insieme ad Alfred ed al nero, ma mi ero sentito mancare sentendola rivolgersi ad Alfred chiamandolo “padrone”. Dentro la stanza un’altra sorpresa. Uno sconosciuto ci stava probabilmente aspettando. Alfred lo salutò. “E’ lei ?” chiese lo sconosciuto. Alfred annuì: “Continuate come d’accordo”. Bisbigliò qualcosa all’orecchio di Mirna. “No, no…vi prego, questo no”. Non capivo ma quella sua supplica così timorosa mi allarmò. Quale altro marito dotato di buon senso avrebbe lasciato degenerare le cose fino a quel punto? Ero li li per reagire, finalmente, ma la rassegnazione di Mirna di fronte ad Alfred che Alzò la voce mi ribloccarono “Sei solo una schiava e quindi non puoi rifiutare nulla al tuo padrone”. La guidò lui stesso verso lo sconosciuto che la prese per mano portandola verso l’altra stanza. Lo sconosciuto si girò “come si chiama?” “E’ vero- si sorprese Alfred- questa schiava deve avere un nome. Restò un attimo a pensare. Si avvicinò a Mirna le accarezzò la tetta ancora nuda, guardò il nero e me sorridendo – Puttana, si, si chiama Puttana. Dillo a questo signore come ti chiami. Prese il capezzolo di Mirna tra le due dita sfregandolo dolcemente.“Puttana – ripetè Mirna con un gemito nello stesso tempo che io soffocavo con un nodo alla gola sentendola pronunciare quel termine che in francese suonava ancor più volgarmente.Ancora sotto shock lasciai che lo sconosciuto si chiudesse nell’altra stanza con lei.Alfred colse quello sgomento e stranamente si preoccupò di darmi subito delle spiegazioni. Per ottenere la disponibilità dell’albergatore gli aveva promesso qualcosa di speciale. “ Pensate a quante puttane vede passare qua dentro, cosa volete che sia per lui vederne una di più. Ma già sapere che vostra moglie è una seria e rispettabile signora per bene trasformata in una schiava che può essere trattata come una puttana lo ha eccitato. Così gli ho promesso una schiava, incatenata, che non sarebbe più stata in condizione di rifiutare nulla, anzi sarebbe stata pronta ad allargare sempre più i confini della sua sottomissione”. Senza il minimo ritegno mi spiegò nei dettagli cosa attendeva Mirna nell’altra stanza: un racconto pazzesco. No, non potevo credere che Mirna potesse mai accettare quanto mi stava raccontando. Volle fare un patto con me. Se, come pensavo, Mirna si fosse opposta a quel disegno, mi avrebbe reso tutte le foto, “in caso contrario ?” chiesi strozzandomi in gola quel filo di voce che mi era rimasto.“ Diverrà definitivamente una schiava, sottomessa a piaceri perversi, costretta a qualsiasi richiesta anche la più umiliante, di un severo ed esigente padrone, chiunque esso sia, che la possa trattare per quella puttana che è ….- continuò facendomi rabbrividire – …. e non solo, ma dovrete essere voi ad offrircela nella sua completa disponibilità, incatenata, completamente nuda con indosso solo calze e reggicalze, marchiata indelebilmente con i simboli della sua schiavitù e con la dichiarazione della sua completa e totale sottomissione”. Mi proponeva di barattare le sue foto con la sua completa schiavitù sessuale. Da non crederci, eppure, non sembrava potesse esserci altra scelta. Ma ero anche sicuro che Mirna, di fronte a quelle proposte così farneticanti, si sarebbe opposta . Fu questa convinzione che mi spinse ad accettare, anche se subito dopo fui preso da molti dubbi. Mirna aveva fatto cose che fino ad allora neanche avrei immaginato potesse fare e se ora…. Non poteva essere.Sentivo riecheggiare le frasi di prima, Mirna una schiava, costretta a chissà cosa. Allontanavo quell’assurda idea anche se mi eccitava perversamente vederla degradarsi tanto. Mi rosi in quei dubbi fino a che lo sconosciuto uscì dalla stanza. Alfred gli chiese se gli dovesse qualcosa per il disturbo. “ Siamo pari così. Il pompino che mi ha fatto quella puttana mi ha ripagato di tutto, ma se proprio insistete me la scoperei volentieri, ha un corpo stupendo.”“Non oggi- rispose Alfred- ma vi prometto che vi terremo in considerazione”. Fece un cenno al nero che accompagnò lo sconosciuto fuori. Così Mirna senza ritegno aveva offerto le sue labbra a quell’ennesimo cazzo, ed Alfred l’avrebbe anche prostituita per il servizio che quello sconosciuto gli aveva reso Quello che mi aveva raccontato si era dunque realizzato? Alfred mi chiamò. LA stanza era illuminata soltanto da un faretto puntato verso Mirna che sicuramente non era in grado di scorgere nulla abbagliata dalla luce. Appena entrati lui le ordinò di spogliarsi. Lei sussultò, ma, incapace di reagire si fece scivolare prima una spallina e poi l’altra scoprendosi le tette e trattenendo il baby-doll in vita. “Avanti puttana non abbiamo tempo da perdere” le gridò Alfred . Come ipnotizzata lasciò cadere il baby-doll mostrandosi nella sua nudità completa resa ancor più indecente da quel completo di calze nere e reggicalze. Si coprì il sesso. Alfred le si avvicinò e con voce mielosa le chiese di lasciarsi vedere tutta. Mirna abbandonò le braccia lungo i fianchi. ”così va meglio – aggiunse e poi iniziò a scrutarla come fosse un oggetto in vendita- Vediamo il resto, mi pare che anche il culo non sia male e poi ci devi mostrare qualcosa”. La prese per un braccio facendola ruotare di trecento sessanta gradi. Se fosse stato un sogno mi sarei svegliato, non potendo sopportare oltre che mia moglie venisse umiliata in quel modo, eppure stava succedendo realmente, non solo ma io non riuscivo fare a meno di provare un torbido piacere nel vederla trattata in quel modo. Quando fu girata di spalle, una vampata di calore mi scosse e sentii il mio sesso tendersi spasmodicamente. Ben evidente sulla chiappa un tatuaggio: due catenelle che finivano con due bracciali “Li dentro –si affrettò a precisare Alfred- metteremo le iniziali del suo padrone”. Come aveva potuto accettare: lasciarsi tatuare, meglio marchiare, come una bestia, e ripagare quel lavoro succhiando l’uccello del suo esecutore. Ora l’idea che la sua sottomissione si potesse spingere ben oltre, fino a realizzare quello che Alfred mi aveva previsto, non era più tanto lontana. Credevo che avesse toccato il fondo ma la realtà stava superando la più perversa immaginazione. Alfred le consegnò un foglio. Non saprei ricordarne il contenuto delirante se non fosse che me ne consegnarono una copia, la stessa copia, che, oggi quando Mirna esce la sera su richiesta del suo padrone, rileggo amaramente. Le ordinò di inginocchiarsi di fronte a lui ed iniziare a leggerne lo scritto. Mia moglie si prostrò davanti al suo padrone ed iniziò a leggere a bassa voce; i capezzoli ritti e la respirazione profonda accentuavano il suo disagio e nello stesso tempo mostravano quanto spudoratamente fosse eccitata“SONO LA VOSTRA SCHIAVA PADRONE, POTETE DISPORRE DI ME COME DESIDERATE: POTRETE ESIBIRMI IN QUALUNQUE MOMENTO OVUNQUE E A CHIUNQUE VORRETE, ABBIGLIATA TANTO SUCCINTAMENTE PERCHÉ SEMBRI VOLGARMENTE DISPONIBILE COME UNA PROSTITUTA.”Quell’inizio mi gelò. Si interruppe solo il tempo di prendere fiato “NON INDOSSERÒ MUTANDINE QUALUNQUE SIA LA LUNGHEZZA DELLE GONNE , PERCHÈ IL MIO SESSO DEBBA ESSERE SEMPRE DISPONIBILE IN OGNI MOMENTO PER LE VOSTRE VOGLIE”Sentii dei brividi corrermi lungo la schiena; era pazza o perversamente ed irrimediabilmente sottomessa“SONO UNA VOSTRA PROPRIETÀ” La voce si fece più sommessa e tremula “MI SOTTOMETTO COMPLETAMENTE A VOI PERMETTENDOVI DI UTILIZZARE IL MIO CORPO COME MEGLIO CREDIATE: MI LASCERÒ FOTOGRAFARE NUDA PER VOI O PER RIVISTE PORNO; SE VI FARÀ’ PIACERE RECITERÒ IN FILM PORNO……” Non potevo credere che mia moglie volesse realmente accettare di degradarsi a quelle richieste così umilianti. Mirna abbassò ancora la voce“……O LAVORERÒ COME ENTREINEUSE IN NIGHT CLUB RENDENDOMI DISPONIBILE AD ESIBIRMI IN SPETTACOLI DI STREEP TEASE FINO AL NUDO INTEGRALE SFILANDO TRA IL PUBBLICO E LASCIANDOMI TOCCARE. …..- si arrestò alzandosi in piedi – non posso continuare,vi prego, lasciatemi -supplicò.” Ero scosso avrei voluto reagire ma ora ero morbosamente curioso di vedere cosa sarebbe successo. Alfred la riprese “ In ginocchio schiava e continua . O vuoi che pubblichiamo adesso le tue foto?”Mirna si rimise in ginocchio e continuò con voce ancor più flebile“SONO LA VOSTRA SCHIAVA PRONTA AD OGNI VOSTRO ORDINE SENZA RIBELLARMI ,SARÒ LA VOSTRA AMANTE, LA VOSTRA SERVA, LA VOSTRA …..- lasciò una pausa quasi si vergognasse nel pronunciare quel nome – …… TROIA……. E SE NON VI UBBIDERÒ, ACCETTERÒ IN SILENZIO LE VOSTRE UMILIANTI PUNIZIONI COMPRESA LA FRUSTA. POTRETE LEGARMI O INCATENARMI IN QUALUNQUE MOMENTO. TRASCINARMI O FARMI TRASCINARE A GUINZAGLIO…… STRISCIANDO…. NEL… fece una pausa guardò nel fondo della stanza buia ma poi riabbassò gli occhi e riprese – …….NEL FANGO AI VOSTRI PIEDI O COME UN ANIMALE TRA IL LETAME DI UNA STALLA.La mia immaginazione più perversa non sarebbe arrivata a tanto. Dunque per Alfred Mirna era diventata la sua schiava ubbidiente disposta ad accettare qualunque cosa anche la più infamante.“ACCETTERÒ’ DI SOTTOPORMI A QUALUNQUE ALTRA FORMA DI UMILIAZIONE RITERRETE ULTERIORMENTE NECESSARIA PER AUMENTARE IL MIO GRADO DI SOTTOMISSIONE LA MIA BOCCA È’ PRONTA A RICEVERE IL VOSTRO MEMBRO E CHIUNQUE RITERRETE OPPORTUNO POTRA’ SVUOTARE IL SUO SEME NELLA MIA BOCCA. TUTTI I MIEI ORIFIZI VI APPARTENGONO E NE POTRETE FARE L’USO CHE PIÙ VI AGGRADA”Mirna continuò con voce sempre più soffocata in gola quasi balbettando nel pronunciare simili volgarità lontane un’eternità dal suo mondo, eppure non sapeva arrestarsi avvilita in quella dichiarazione di sottomissione continuando a stare inginocchiata davanti al suo padrone“PER DIMOSTRARE CHE SONO UNA VOSTRA PROPRIETÀ HO ACCETTATO DI ESSERE MARCHIATA INDELEBILMENTE COSI CHE SI SAPPIA CHE SONO UNA SCHIAVA PRONTA A SOTTOMETTERMI A QUALUNQUE VOSTRA RICHIESTA. IN QUALSIASI MOMENTO ACCETTERÒ’ DI ESSERE VENDUTA A CHIUNQUE VORRETE DA OGGI 23 GIUGNO 2000 IO MIRNA …… MI CHIAMERO’ PUTTANA , E ACCETTO VOLONTARIAMENTE DI DIVENTARE UNA SCHIAVA DI CHIUNQUE POSSEGGA QUESTO SCRITTO . LUI AVRA’ IL DIRITTO DISPORRE DI ME COME RITERRA’ PIU’ OPPORTUNO PER SODDISFARE OGNI SUO DESIDERIO USANDOMI A SUO PIACIMENTO DEVOTAMENTE ED UMILMENTE, VOSTRA SCHIAVA PER SEMPRE”Ero senza parole. Alfred le porse una penna Ricordo la scena come se fosse ieri. Mirna che abbassava gli occhi e tremante firmava. Era diventata una schiava ma forse lo era già da molto tempo, solo che ora stava sottoscrivendo la sua schiavitù da cui non se ne sarebbe più liberata. Mirna dichiarava di accettare volontariamente e incondizionatamente di trasformarsi in una schiava ed era evidente che Alfred da quel momento non avrebbe avuto alcun scrupolo nel chiederle qualunque cosa.Alfred piegò il foglio e venne verso di me porgendomelo. Uscì dalla stanza mi indicò quello che aveva lasciato per terra “ora dovrete concludere voi” Ero solo con mia moglie, la prima volta dalla mattina , da quando avevamo deciso di continuare quello che credavamo un gioco. Uscii dall’ombra. Lei si coprì le tette ed il sesso quasi si vergognasse farsi vedere nuda da me. Nessuno di noi parlava. Mi avvicinai e l’abbracciai. ” cosa hai fatto?”le dissi stringendo il foglio che aveva appena firmato tra le mani. “non avevo scelta mi stanno ricattando come potrei ritornare sapendo che mostrerebbero le mie foto. E poi mi hai trascinato tu fin qui” “ma tu non ti sei ribellata”“come potevo, credevo che tu mi avessi completamente lasciata nelle loro mani, io amo solo te ricordatelo, quello che ho fatto mi ha disgustato ma non avevo altra scelta Non capisci quanto sia umiliante per me….”“Però ti è piaciuto, ti ho visto come godevi mentre il nero ti palpava e ti ho sentita gemere mentre glielo succhiavi” cercavo delle scuse come se volessi far ricadere su di lei tutta la colpa di quello che ci stava succedendo. Mirna taceva.“e hai anche sottoscritto quelle sconcezze senza ribellarti.”Mi ricordai di quanto mi fossi eccitato al mattino all’idea di accompagnarla da Alfred e al suo imbarazzo nel confessarmi che aveva scoperto il piacere masochistico nell’essere costretta a subire situazioni umilianti godendo nella vergogna. Quel gioco perverso ci intrigava e pensavamo che saremmo riusciti a fermare tutto in ogni momento ed invece ora non c’era più nessuna via d’uscita Raccontai a Mirna quello che ci eravamo detti io e Alfred. Tremava . Forse si rendeva conto di quanto ci fossimo spinti in là. “ Andiamocene -mi supplicò” “dove potrei portarti , ti sei vista?” Ero eccitato nel vederla con indosso solo quelle calze e ancor più nel guardarle da vicino il tatuaggio dove scorsi la scritta che da lontano non avevo visto “schiava” e sotto il suo nome “Puttana”. “Non lasciarmi nelle loro mani”.. La abbracciai nuovamente e le spinsi il mio sesso teso contro il suo. “Mi eccita enormemente vederti così- la baciai sentendola fremere- quando ti ho vista ballare nuda in quella discoteca ero folle di gelosia quanto di eccitazione”Mi disse che anche lei in quel suo vergognarsi non si era mai eccitata così tanto. Mi infastidiva sapere che potesse aver provato piacere ma non potevo farci niente. “Non volevi prendermelo mai in bocca e questa sera hai fatta la svuota cazzi. Meriteresti veramente che ti lasciassi per sempre nelle loro mani”“ veramente mi consegneresti a loro come ti hanno chiesto?” Il mio sesso esplodeva. Come potevo pensare di proseguire, eppure mi eccitavo e percependo quel senso di possesso la sentivo mia più di ogni altromomento . L’idea di poterla cedere come schiava mi eccitava ancora di più. Ma era mia moglie, cosa stavo pensando. Mi staccai da lei sedendomi. Mirnasi avvicinò sfregandomi le tette sulla faccia. La abbraccia la girai guardandole il culo e quel tatuaggio. Le chiesi se sapesse cosa le avessero marchiato. Scosse il capo. ”schiava” dissi con vocecupa cercando di farle pesare il più possibile quella sua condizione .”poi ci sono due catene come queste manette come queste” Con una mano raccolsi quelle che erano sul tavolo e sfiorai il metallo sulla sua pelle che vidi accapponarsi. mentre con l’altra mano scivolai tra la fessura delle chiappe sulla sua fichetta umida e vogliosa Infilandole il dito sul suo clitoride e presi a sfregarlo e lei si lasciò fare eccitandosi. “Ho paura –sussurrò; mi eccitai ancor di più accorgendomi che per la prima volta si stesse accorgendo della sua condizione ma non poteva per questo, fare a meno di godere –smettiamo questo gioco”.Le dissi che anche se avessimo smesso ora tutte le volte che l’avrei guardata nuda avrei visto quel tatuaggio e non avrei potuto fare a meno di pensare quello che si era lasciata fare. “farò tutto quello che vuoi, sarò la tua schiava, la tua puttana ”“Hai chiamato Alfred padrone, hai ubbidito ad ogni suo ordine, ti fai chiamare puttana, sei la sua schiava, non la mia…” Solo pensando che potesse essere vero sentivo i brividi. “ti vuole portare dall’albergatore in catene..” le presi un polso e lei mi supplicò di fermarmi. Chiusi la manetta e subito dopo presi l’altro polso e senza che lei dicesse nulla glieli incatenai dietro la schiena. Le accarezzai le tette, i capezzoli rigidi mi scoppiavano tra le mani: raccolsi le catene per le caviglie scivolai con le mani sulle sue bellissime gambe scosse da sottili tremori. Era magnifica in quella sua totale disponibilità. Raccolsi il guinzaglio. “non abbiamo scelte e tu lo sai.”“cosa mi faranno – mi chiese ormai consapevole delle nostre scelte.” Agganciai il guinzaglio all’anello del collare che aveva al collo e la strattonai verso di me .Abbassò gli occhi e mi seguì a piccoli passi resi incerti dalle scarpe con i tacchi a spillo e dalla breve catena che legava le due caviglie. “vuoi davvero portarmi da loro?” Era eccitante vederla in quella completa sottomissione,incatenata, nuda. “ se mi porti da loro ….,diventerò una, una …..una schiava” “lo sei già diventata –le risposi eccitato- e non puoi scegliere diversamente vero? ” Il cuore mi batteva forte. Arrivai alla porta . Se anche avessimo avuto qualche dubbio ci accorgemmo che non avevamo le chiavi delle serrature e quel fatto mi eccitò ancor di più: ora la sua libertà nel senso fisico non dipendeva da me ed anche lei lo sapeva e non poteva più fare a meno di quel ruolo. Avevo preparato Mirna come mi avevano chiesto ed ora io stesso la stavo consegnando ai suoi carnefici. Non dissi più nulla e mi avviai verso l’altra stanza. Rientrando non trovammo più nessuno. Avevo seguito quelle farneticanti indicazioni ed ora stavo tenendo mia moglie nuda incatenata trascinata per un guinzaglio in quella stanza deserta. Mi sentivo un coglione. Mirna era caduta in uno stato di umiliazione profonda e non parlava più. Anche la mia eccitazione era diventata paura; noi due soli li dentro in mano a chissà chi senza alcuna via d’uscita. Improvvisamente si aprì la porta facendoci sussultare. Mirna non poteva neppure coprirsi e le sue nudità restavano obbligatoriamente esposte. Era rientrato il nero . Mi girai verso Mirna scossa da fremiti con i capezzoli che sembravano esplodere. Per la prima volta provai solo imbarazzo e pensai a tutte le persone che ci conoscevano: se solo lontanamente avessero potuto vederci in quella scena. “Allora è così che presenteremo questa schiava?” mi disse l’uomo allungandomi la mano. Gli passai il guinzaglio con qualche esitazione. Mi chiese anche il contratto. Allungai il foglio, e capii che si stava concludendo un atto: stavo vendendo mia moglie. Lei mi guardò ancora ed io abbassai lo sguardo quasi vergognandomi per quello che stavo facendo. Nuda, umiliata, trattata come un vero e proprio oggetto al guinzaglio si lasciò trascinare dal nero che spalancò la porta che dava sul corridoio da dove era venuto. “ no vi prego non fuori sono nuda, vi prego”. Si girò verso di me con occhi supplicanti; non riuscii o non volli oppormi né lei resistette più di tanto visto che il nero non utilizzò molta forza per trascinarla nel corridoio. Con la salivazione azzerata seguii la scena. Se prima aveva attraversato quel corridoio seminuda coperta solo dai pizzi del baby-doll ora lo stava facendo completamente nuda ed incatenata .Se fosse arrivato qualcuno? Sentivo il mio sesso di legno per quell’esibizione, obbligata e non voluta, che mia moglie avrebbe potuto offrire. Camminava con lo sguardo basso, sculettando, le mani fermate dietro la schiena dalle manette. Di fronte all’ascensore ci fermammo. Il nero chiamò l’ascensore. Spinse Mirna dentro. Non reagì neppure allora o forse non riusciva più a fare diversamente. Una mano le afferrò una tetta titillandole il capezzolo già teso mentre lei lasciò correre un piccolo lamento.Mentre continuava ad accarezzare una tetta l’altra mano scivolò sul sesso . ”E’ più viziosa di quanto pensassimo credo che non deluderà le aspettative di Alfred; ora la manderemo da lui” Feci per entrare anch’io. Il nero mi fermò. Arrotolò il foglio del contratto e lo inserì tra il collare e la pelle di Mirna. Tolse da tasca una macchina fotografica e mi chiese di scattare due foto alla schiava. Mi spostai indietro e tremante la immortalai nuda in quell’ascensore con il nero che aveva ripreso a tenerla per il guinzaglio. La fece inginocchiare di fronte a lui tenendo il guinzaglio ben teso così da farle protendere la testa verso l’alto. Mi chiese di fare altre foto. Il flash freddo immortalava la scena. Mirna mi guardava con occhi lucidi. Umiliazione vergogna e piacere si mischiavano. Il nero le lasciò il collare. Io scattai altre foto senza accorgermi di cosa stesse facendo. Il rumore dell’ascensore e lo sguardo terrorizzato di Mirna restarono impressi nell’ultimo scatto mentre la porta si chiudeva. Corsi verso la porta ma non riuscii a fermarla. Agitato lo supplicai di dirmi a che piano stesse andando. Ero paralizzato dal terrore : Mirna sola, nuda, incatenata su quell’ascensore senza sapere dove fosse stata mandata, ma mi venne di pensare che avessecominciato la discesa verso l’inferno e niente poteva essere più vero.
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