La mattina successiva, Morena si presentò davanti all’ingresso della Villa con la consueta puntualità. Infilò la chiave nella serratura e si accinse ad aprire la pesante porta. In un attimo ripensò al giorno precedente, alla singolare confessione del signorino Gianluca, al desiderio, da lui espresso quasi in lacrime, di divenire lo zerbino di lei, un servo, uno schiavo. Si chiese che cosa avrebbe trovato aldilà di quella porta….Aprì e da principio non vide nulla di strano. L’ingresso era vuoto e quindi il signor Gianluca nella notte doveva aver cambiato idea. L’ipotesi della cameriera venne smentita pochi istanti dopo. L’ingresso portava in un ampio salone. Qui, ai piedi della splendida poltrona in pelle su cui in genere si accomodava il padrone di casa, stava, in posizione genuflessa Gianluca. Morena ebbe un istante di smarrimento…La sera prima aveva detto al signore che se l’avesse trovato in ginocchio in sua attesa, quel gesto avrebbe significato la sottomissione e l’accettazione da parte sua della schiavitù. Ora lui era lì, genuflesso ai piedi della poltrona che in quella casa era un vero e proprio simbolo di comando. Morena si avvicinò cautamente; lui non si mosse: era genuflesso, con le mani stese in avanti, nella tipica posizione di chi si trova davanti ad un idolo. La faccia toccava terra e sulla sua schiena Morena vide una busta. Si avvicinò con fare esitante e la prese.La aprì, estrasse un foglio e, sempre muovendosi lentamente, iniziò a leggerlo. Il foglio conteneva una lunga lettera. La prima parte era una sorta di racconto dei suoi sentimenti, delle sue voglie, delle sue paure e dei suoi timori.Poi la lettera proseguiva con la descrizione di come la sera prima lui si fosse sentito al settimo cielo dopo la proposta di schiavitù e di come avesse trascorso una notte insonne al pensiero di poter essere uno schiavo. Infine la lettera si chiudeva ribadendo la sua volontà di voler diventare di sua proprietà e con la supplica di accettarlo in quanto tale. Depurata dagli elementi più ‘particolari’ quella lettera era una vera e propria dichiarazione d’amore. Morena la lesse con orgoglio misto ad inquietudine. Non sapeva bene cosa fare….Si accorse che la busta conteneva un altro foglio.Aprì anche questo.Si trattava di una sorta di contratto di schiavitù in cui Gianluca cedeva se stesso, il suo corpo la sua anima , la sua stessa vita alla cameriera che di fatto diventava la sua Padrona. Da quel momento, inoltre, lei avrebbe potuto godere delle disponibilità economiche di lui.Alla fine del contratto, faceva bella mostra di sè la firma di Gianluca. Morena ristette. Ora si trattava di prendere una decisione. Doveva decidere senza più potersi tirare indietro. Guardò Gianluca, genuflesso a terra; guardò la poltrona e ripensò alle infinite volte in cui i suoi genitori si erano ritrovati davanti a quell’oggetto, simbolo di potere, con aria sottomessa; riguardò Gianluca e ripensò alla sua sofferenza di diverso senza essere diverso, di persona cioè che non poteva liberamente vivere i propri sentimenti perchè altri, venuti prima di lui, li avevano tacciati come immorali. Fece un passo, si girò e si sedette sulla poltrona. Quindi, dopo essersi sfilata una scarpa e aver posato il piede sul capo di Gianluca, con tono solenne, disse :" Io ti nomino mio schiavo; Da ora in poi tu mi appartieni e mi devi totale obbedienza."Lo disse tutto d’un fiato, quasi che avesse paura di non trovare la forza di andare avanti; poi ritrasse il piede e piano disse : "ora rialza il capo e ringraziami. Fallo ricordandoti che ora sei uno schiavo…".Gianluca sollevò leggermente il capo ed emise le sue prime parole da schiavo:"Grazie mia Padrona". Quella parola, detta in quel modo , fece sussultare Morena….Per la prima volta era lei la Padrona….. Quindi Gianluca sussurrò un nuovo "Grazie" e timidamente poggiò le sue labbra sul piede nudo di Morena. Sentì le sue labbra indugiare sul dorso del suo piede e provò una gioia sottile, di cui in parte si vergognò: stava approfittando delle debolezze di quel povero ragazzo….."Adesso vai in cucina e preparami la colazione……SCHIAVO" – disse con voce stentorea che celava il timore per l’audacità di quelle parole. Gianluca rispose con un : "Subito Mia Padrona" detto con voce dolce e al tempo stesso esultante, come se quello che aveva appena sentito non fosse un ordine, un comando da eseguire, ma l’annuncio di un premio, di qualcosa di bello. Fece per rialzarsi, ma Morena con la mano lo tenne giù, facendogli capire che doveva strisciare all’indietro fino alla porta: non voleva che si rialzasse. Avvertiva in quel gesto una sorta di spaccatura con quanto stava avvenendo lì ….se Gianluca si fosse rialzato, se avesse riassunto la posizione eretta, lei non avrebbe più trovato il coraggio per proseguire. Lo aveva mandato a preparare la colazione, non solo per dargli un ordine, ma soprattutto per ridare ordine alle sue idee confuse. Sapeva bene che ora sarebbe stato tutto più difficile….come si suol dire, era in ballo e a questo punto doveva ballare.Dopo pochi minuti, Gianluca rientrò nell’ampio salone, reggendo un vassoio, su cui avevano trovato posto una tazza di latte, del caffè, dei biscotti, zucchero , marmellata, e un croissant. Il ragazzo era sempre in ginocchio e strisciando si avvicinò alla poltrona. Una volta giunto ai piedi della Padrona le porse il vassoio. Morena lo prese, e lo poggiò sulle gambe. A questo punto avvenne una cosa inaspettata: Gianluca si sistemò a quattro zampe, mettendosi parallelamente alla poltrona, a mò di tavolino. Irrigidì la schiena e attese che la Padrona poggiasse il vassoio. Morena non riusciva a credere ai propri occhi… quel ragazzo era talmente preso dalla sua ossessione da pensare a se stesso come ad un oggetto, senza che la ‘padrona’ dovesse minimamente sforzarsi di ordinarglielo.Con timidezza si accinse a poggiare il vassoio sulla schiena del ragazzo. Fece colazione.Il resto della mattinata scivolò via in modo traquillo. Morena rimase per buona parte del tempo accomodata sulla poltrona padronale, leggendo giornali o facendo zapping sul telecomando, mentre Gianluca passò il tempo svolgendo le faccende domestiche che avrebbe dovuto svolgere l’oramai ex cameriera. Verso mezzogiorno, Morena si recò in cucina ed iniziò a preparare il pranzo, mentre Gianluca toglieva la polvere nelle stanze di sopra. Quando ridiscese Morena gli disse di apparecchiare il tavolo nella sala da pranzo. Era ancora molto legata e quindi si limitò a "dire" senza riuscire a "ordinare"………Prese i piatti, si diresse nella grande sala e appena entrata, notò che Gianluca aveva preparato un solo posto. Gli chiese perchè e il ragazzo con tono umile disse che non gli sembrava che uno schiavo pranzasse insieme alla sua Padrona."Già….effettivamente non è il caso" – rispose Morena, poco convinta – "servimi il pranzo e poi mangia di là in cucina"Il pranzo fu consumato in quel modo singolare e così anche la cena.Dopo aver cenato Morena si accomodò nel salotto per vedere la TV, attendendo che Gianluca le portasse il caffè. Approfittò di quel momento per riflettere sulla situazione: Aveva appena trascorso una giornata fuori dal normale, da PADRONA e ora cercava di capire come si sentisse. I suoi sentimenti erano alquanto confusi. Provava indubbiamente piacere per quella situazione, ma accanto a questo c’era anche un profondo imbarazzo…. in fondo – si diceva – si è trattato di una specie di gioco. Tra un pò tornerò a casa e magari domattina al signor Gianluca passerà questa fissazione… anzi può darsi che si sia già stufato. Mentre pensava tutto ciò comparve Gianluca che reggeva tra le mani il vassoio con il caffè. Come aveva già fatto la mattina, si mise a quattro zampe come un tavolino, ma Morena stavolta lo bloccò. "Fermo! Non c’è bisogno che tu mi faccia da tavolo…." – disse con un tono che voleva essere benevolo, ma che le uscì invece stranamente acidulo, anzi quasi seccato. Gianluca si ritrasse immediatamente senza dire una parola, ma dal suo volto si capiva che era rimasto turbato.Morena si sentì in colpa e un pò per rimediare e un pò per assumere il ruolo di Padrona ordinò :" Limitati ad accudire i miei piedi, mentre io sorseggio il caffè".Lo schiavo, rinfrancato da quell’ordine si chinò ai piedi della Padrona e iniziò a baciarli, a leccarli e a succhiarli, come il più tenero e sottomesso dei cagnolini. Morena osservò lo spettacolo con un misto di piacere e stupore.Erano passati tre giorni.Tre giorni assolutamente "normali", in cui Morena aveva cercato di svolgere il suo ruolo di Padrona senza particolare enfasi. Per contro Gianluca si era calato totalmente nel suo ruolo di schiavo, svolgendo i suoi compiti alla perfezione e cercando di mostrare alla Padrona una enorme disponibilità e sottomissione. Morena però si era limitata all’ordinario, trattandolo più come un cameriere che come un vero schiavo….non voleva turbarlo, però così facendo lo umiliava ancor di più. Gianluca soffriva per tutto ciò, ma Morena non riusciva a trovare dentro di sè la forza per assumere in pieno quel nuovo ruolo.Era sera tardi."Ora devo andare….ci rivediamo domani"" Padrona…….""Dimmi""Se lei vuole può dormire su, nella mia camera. Io dormirò quaggiù sul divano o se lei vuole sul tappeto ai suoi piedi"Lo schiavo disse la frase con una voce tenerissima, quasi velata di pianto. Si sentiva tutta la sua sofferenza. Quella frase sembrava l’invito di un dolce amante alla sua amata e nel tremore della sua voce si avvertiva tutta la paura di un eventuale rifiuto.Morena rimase di stucco. Per quanto lei si sforzasse di considerare quella situazione provvisoria, anomala e destinata a svanire in poco tempo, tutto sembrava invece spingere in tutt’altra direzione.Doveva prendere una decisione. Aveva sperato che Gianluca, una volta realizzato il suo sogno, si fosse accontentato, ma evidentemente così non era. Il ragazzo si stava tuffando sempre più in quella nuova realtà e lei non sapeva cosa fare. Accontentandolo poteva soddisfare le sue voglie, ma non sapeva che danni ciò avrebbe causato al fragile equilibrio del ragazzo. D’altro canto era certa che negandogli per sempre quel sogno, tanto sognato e ora finalmente raggiunto, avrebbe distrutto la sua fragile psiche.Gianluca, come un cagnolino, si prostrò davanti alla Padrona e delicatamente si posò il piede di lei sulla testa. Morena lo osservò e si rese conto dell’enorme responsabilità che aveva.Sotto il suo piede non c’era solo la testa di un ragazzo, ma anche la sua anima. Già, l’anima di un ragazzo infelice, un fragile cristallo che un suo rifiuto avrebbe distrutto. Prese un profondo respiro e si accinse a rispondere all’invito del ragazzo e anche alla domanda interiore che per tutto il giorno era ronzata nella sua testa: Diventare la Padrona di uno schiavo, non per gioco, ma seriamente?" Ok schiavo….. resterò!" – disse con una consapevolezza tutta nuova. Aveva deciso.Mandò il ragazzo a prenderle i vestiti nella dependance e poi gli ordinò di preparare la camera."Dopo aver preparato il letto spogliati, rimani solo con i boxer. Stenditi a terra di fianco al letto e attendimi" – ordinò con tono finalmente da Padrona.Andò in bagno, si struccò e si preparò alla sua prima e vera notte da Padrona. Indosso una vestaglia nera e si diresse nella camera di Gianluca, anzi in quella che sarebbe diventata la sua camera. Il ragazzo era a terra, proprio come lei gli aveva ordinato. La stanza era in penombra, rischiarata solo dalla tenue luce dell’abat-jour. Si avvicinò al letto ( e al suo personale tappeto). Guardò in basso. Il ragazzo aveva gli occhi aperti e sul viso un’espressione di serenità finalmente raggiunta. Posò il suo piede destro sullo stomaco dello schiavo, salì su di lui con entrambi i piedi e dopo aver sostato per qualche istante, si adagiò sul letto. Si sfilò le ciabatte, che posò delicatamente sul petto di Gianluca e poi lo guardò: "Sei felice?" – gli chiese."Si ora si. Non credevo che tutto ciò si sarebbe realizzato….non ci speravo neanche. E tutto ciò è solo merit….."Morena gli sorrise, ma lo bloccò posando il piede destro sulla bocca. Vide il suo piede sulla bocca del ragazzo, vide la sua faccia tranquilla e serena e per la prima volta si sentì certa di aver fatto la scelta giusta. Sorrise di nuovo, in silenzio. "Sarà un piacere per me domattina, svegliarmi e poggiare, per prima cosa, i miei piedi sul tuo viso…." – disse, prima di chiudere la luce.Il mattino arrivò, preannunciato dal suono della sveglia. Morena aprì gli occhi. Spaesata, si guardò intorno.Ebbe bisogno di qualche secondo prima di capire dove si trovasse, poi si girò di lato, per osservare a terra. Lo schiavo era lì, con le ciabatte ancora poggiate sullo stomaco e gli occhi aperti: "Buongiorno, mia Padrona" – disse.Lei non gli rispose, ma si limitò ad alzarsi, poggiando entrambi i piedi sul suo petto. Infilò le ciabatte, dopo aver indugiato un pò col piede sinistro sul viso dello schiavo, e si diresse in bagno, dopo avergli ordinato di preparare la colazione.Iniziava così una nuova giornata per schiavo e Padrona.I giorni passavano tranquilli.Morena si era adattata al suo nuovo ruolo e Gianluca sembrava non aver fatto altro per tutta la vita. Lo osservava spesso e non poteva non notare che lui sembrava nato per essere schiavo. Quel pensiero viaggiò velocemente nella sua mente, affiancandosi ad un altro che da tempo stazionava lì : In tutte le storie di dominazione che conosceva, chi comandava usava la frusta sulla schiena dello schiavo. Era un pensiero, o meglio una fantasia, ricorrente che una parte di lei voleva soddisfare. L’occasione si presentò una sera. C’era un gran caldo e aveva ordinato allo schiavo di togliere la polvere dal salone, mentre lei guardava la Tv. Essendo la temperatura elevata, lo aveva obbligato a rimanere in boxer. La vista della sua schiena nuda le ricordò la sua fantasia ricorrente, ma probabilmente non avrebbe fatto nulla se lo schiavo non le avesse concesso un’occasione ghiotta. Infatti, distrattamente fece cadere una bottiglietta di cristallo, rompendola in innumerevoli pezzi."SCHIAVO MA CHE DIAVOLO COMBINI" – gli urlò."Mi dispiace….mi scusi….io….""tu sei un inetto!!!!!"-rinfrancò la dose.Si alzò in piedi e lo osservò: era seminudo e tremante ai suoi piedi. La sua eccitazione salì alle stelle e decise di sfruttare l’occasione. "Quel che hai fatto è assolutamente imperdonabile" – gli disse in tono fermo ma pacato – " Ora per colpa tua io verrò rimproverata. Ciò è inammissibile….purtroppo è colpa mia….pensavo di poter essere una buona Padrona senza dover ricorrere a maniere forti, ma così non è….Una buona punizione ti insegnerà a comportarti come si deve". Si recò nelle camera da letto e ridiscese tenendo in mano una cinghia di cuoio abbastanza spessa. Alla vista dell’oggetto lo schiavo impallidì, ma senza dir nulla si dispose per accettare la giusta punizione. Morena osservò la schiena nuda e si chiese se sarebbe stata in grado di frustare un uomo. Sollevò tremando la cinghia e poi l’abbassò di colpo su quella schiena pallida. Il primo colpo fu abbastanza debole e così per i successivi. Poi iniziò a manovrare meglio la cinghia e i colpi successivi iniziarono a lasciare segni evidenti. Continuò, in preda ad una eccitazione tremenda. Poi di colpo si fermò, si stese sul divano poggiando i piedi sulla schena martoriata di Gianluca e con la mano scostò lo slip e iniziò a sollecitare la sua figa. Non lo faceva spesso, ma ora era troppo eccitata. Inizio ad ansimare e a tendersi. Aumentò il ritmo a dismisura e venne con un potente orgasmo che la scosse dappertutto. Rimase qualche momento in silenzio.Poi si riprese e guardò Gianluca che per tutto quel tempo non si era mosso dalla sua posizione. La sua schiena presentava, oltre alle striature rosse, dei tagli evidenti. Non ne capì bene, all’inizio , l’origine, ma poi si rese conto che lei stessa ne era stata la causa. Durante i momenti di eccitazione, per la tensione, aveva conficcato le unghie dei suoi piedi nella schiena del poveretto. "ti ho fatto male?""No Padrona" – Non disse altro.Morena lo osservò attentamente. Lo schiavo ansimava leggermente e nei boxer si notava un rigonfiamento alquanto evidente.Per la prima volta pensò al fatto che Gianluca doveva aver accumulato una quantità enorme di eccitazione nel corso di quei giorni e quindi quella reazione era assolutamente normale.Un pensiero la sfiorò…"Schiavo""Mi dica Padrona?""Ti sei masturbato in questi giorni?""No ….no Padrona". Era evidentemente imbarazzato sia dalla domanda che dall’argomento. Morena non proseguì.Il suo pensiero volò altrove….continuava ad osservare Gianluca e pian piano in lei cresceva la consapevolezza di avere a sua completa disposizione un gran bel ragazzo….. certo non era bello approfittare di lui anche per "quella cosa", ma forse a lui non sarebbe dispiaciuto….. Mentre pensava questo, si rese conto di aver spinto il piede tra le gambe dello schiavo e di aver iniziato a carezzarlo proprio lì. Attraverso la pianta del piede poteva avvertire l’incredibile erezione di Gianluca. Strofinò con sempre maggior vigore e si rese conto che lo schiavo aveva iniziato a muoversi all’unisono con lei. Aveva gli occhi chiusi, ansimava e si muoveva in perfetta sincronia con il piede della Padrona. A Morena venne in mente quella volta che aveva visto il cagnolino di sua zia fare lo stesso col piede di sua cugina. Guardò lo schiavo e le due immagini si sovrapposero nello stesso istante in cui il poveretto esplose riempendo di sperma i suoi boxer e bagnando perfino il piede di Morena. Ansimò a lungo e poi alzò lo sguardo titubante."Mi dispiace Padrona….giuro che non volevo……""Strano" – disse Morena – " mi sembrava che la cosa ti fosse piaciuta molto.""Si certo…..è stato splendido….LEI E’ DIVINA"Morena sorrise. Guardò il suo piede umido e lentamente lo sollevò all’altezza del viso dello schiavo:"RIpuliscilo"L’ordine era stato dato senza specificare le modalità. Aveva in mente un modo specifico, ma non voleva costringerlo a fare "quella cosa".Ma Gianluca non aveva bisogno di essere sollecitato. Dopo alcuni secondi la sua lingua iniziò a ripulire per bene il piede della sua Padrona.L’immagine del cagnolino si sovrappose di nuovo a quella dello schiavo.
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