Questo è un racconto-annuncio, contiene una mia vecchia fantasia erotica che vorrei soddisfare se qualche dolce donna robusta decidesse di contattarmi.Dunque, nel luglio di quell’anno – avevo ventinove -, stavo cercando una stanza nella città dove avevo dovuto trasferirmi per lavoro. Andai a verificare un’inserzione, in una casa indipendente con giardino; mi aprì una signora sui quarantanni che aveva un’aspetto fuori dal comune: alta 1,80, e molto grassa, ad occhio e croce 120 chili; portava una vestaglia che la copriva fino a poco sopra il ginocchio: faceva trasparire un seno enorme ma con una qualche rigidità, le gambe erano grosse ma non troppo smagliate, i capelli erano raccolti dietro, il viso era paffuto ma non privo di bellezza; l’espressione del volto però trasmetteva noia e tristezza, e le labbra gonfie mostravano avidità: non potei fare a meno di pensare che se non poteva abbuffarsi di cazzi aveva dovuto per forza ripiegare sul cibo. Era gentile, mi fece entrare, mi mostrò la stanza, piccola ma pulita, mi offrì un caffè: piegandosi per raccogliere un nuovo pacco di zucchero, potei scorgere meglio il suo sedere – enorme ma tosto – e i muscoli delle gambe presso la sua fica. Ebbi un’improvvisa e sorprendente erezione, ed il desiderio di immergere la mia lingua nel suo culo e di essere scopato in bocca dalla sua fica! Avevo un debole per le cicciotelle, ma non pensavo di poter essere attratto da un donnone così, che tra l’altro portava il nome di Valeria.Presi la stanza, e nei giorni seguenti continuai a guardarla ed desiderarla, la notte mi facevo delle gran seghe pensando al suo corpo; si mangiava insieme, si guardava a volte anche un po’ la tv, ma non sapevo cosa fare.Una domenica mattina partì per il mare e tornò la sera, accompagnato da un uomo sulla cinquantina, robusto e disinvolto: lei si era presa una bella abbronzatura, che la rendeva ancora più eccitante, ed aveva un’espressione felice che la rendeva irresistibile: quell’uomo era una sua conquista, probabilmente, e la notte non potei fare a meno di sentirla mentre godeva, ed io mi scoprii a farmi seghe tristi ed infinite.La mattina dopo, eravamo di nuovo soli a fare colazione, e non potei fare ameno di chiedere: "Chi era quel signore?""Un mio amico; un amico speciale""Ah." – feci con evidente dispiacere"Cosa c’è, Giorgio?""No, niente""Dai, dimmi""Ecco, ti sembrerà strano… ma sono un po’ geloso""Al che lei mi guardò un attimo stupita, poi fece un sorriso larghissimo e disse "davvero? La cosa mi lusinga"Ci guardammo alcuni secondi poi mi lanciai a baciarla sulla bocca. Ci baciammo impetuosamente, le lingue a mulinare, la saliva che usciva dalle nostre labbra e ci rigava il mento. Le strappai la vestaglia sul petto, infilai le mani e cominciai ad estrarre quei meloni, a tenerli su e a succhiarli, a massaggiarli le aureole e a prenderne il più possibile in bocca""Sì, ahh sì. così, bravo"Dopo poco scivolai giù tra le sue gambe, – lei era in piedi con le spalle al muro della cucina – tirai giù le mutandone e continuai nel mio sogno: sprofondare in una fica immensa! Leccavo la clitoride, con le mani allargavo la vagina, poi immergevo la lingua più che potevo. Ad un certo punto, le presi le sue mani e le misi sul dietro della mia testa: "Oh si Giorgio, ti voglio dentro con la tua lingua, più forte" Mi spinse forte la testa con entrambe le mani, flettè le ginocchia e cominciò a spingere con il busto. Che sensazione fantastica: mi sentivo desiderato da tanta carne, la mia bocca allagata dai suoi succhi, il mio naso schiacciato tra i suoi peli e la sua clitoride, respiravo a fatica, ero tutto rosso e sudato ma sentivo la sua avidità e la sua voglia di possedermi."Lo senti che ti voglio? Vorrei infilarti tutta la testa nella mia fica, non c’è un cazzo abbastanza grande per lei; che porco che sei, ma anch’io sono una grande maiala, anch’io ti desideravo dal primo giorno che ti ho visto. Succhia, Giorgio, succhia!" diceva sempre più infoiata, con il bacino che spingeva e le mani che mi tenevano ferma la testa. Ad un cerio punto, senza mollare la presa, mi spostò con le spalle e la testa sul bordo di un divano basso che era nel soggiorno; mi mollò un attimo, lasciandomi respirare mentre si toglieva la vestaglia, poi si abbassò a leccarmi il viso"Ora mi siedo sulla tua faccia e ti cavalco fino a venire, Contento vero?" Mi disse con un sorriso lascivo, e soggiungendo a bassa voce: "Sei bellissimo" e tirando fuori la lingua mi inondò le labbra di saliva" Io sorrisi e risposi "Vieni, amore" Lei allargò le gambe e si sedette lentamente sul mio viso."Guarda la mia fica sempre più vicina". "E’ bellissima" sussurai "E adesso ti mangerà" disse, schiacciandomi la vagina sulle labbra e iniziando a stantuffare. A quel punto avevo il naso indolenzito per lo schiacciamento; durante un attimo che si era un poco risollevata per farmi respirare, scivolai con la lingua dalla fica grondante fino al culo "Ah! Bravissimo! Sei proprio un maiale. L’ho lavato bene sai, lo puoi leccare senza paura. Daì, lecca, lecca" Io incominciai allora a leccarle il culo con maggior forza, poi con le mani feci capire che volevo che lei dondolasse davanti e dietro cosicchè, pur restando fermo potevo leccarla dalla clitoride fino al culo. La cosa le piacque subito, e cominciò a fare l’altalena. Io ero in visibilio, prigioniero di due cosce enormi e di una dolce porca! "Ora basta" disse, rimettendosi dritta sulle ginocchia "devo andare a fare pipì" Pronto le risposi: "E allora? Pisciami in bocca" Lei restò senza fiato, poi mi fece un nuovo largo sorriso "Oggi è proprio un giorno fortunato! Bagnerò il divano, ma chissenefrega! Voglio accontentarti" Appoggiò di nuovo le ginocchia sul divano, avvicinò la fica, mise una mano dietro la mia testa e con l’altra orientò il buchetto. Dopo qualche secondo di attesa, durante i quali ci guardammo ridendo "Ecco, tesoro, ecco, vengo" Iniziò a pisciare sulla mia faccia, ed ero felice, sorridevo."Ecco, tesoro, ti sto inondando tutto. Ti piace vero?" E danzava sul mio viso, irrigandomi sulle guance, i capelli, gli occhi, e la bocca. "su, apri la bocca" mi disse con decisione. Aprii e mi lasciai riempire dalla sua pipì che ad intervalli risputavo fuori. "Ancora, ancora" diceva lei con voce di una perversa dolcezza, mentre si masturbava con furia. Quando stava per finire, e la mia bocca stava di nuovo per riempirsi per l’ultima volta "Ora bevi, Giorgio, bevi" mi strinse con dolcezza le guance con una mano e mi aiutò a chiudere le labbra e a ingoiare. "E’ buona vero? Bevi, bevi con gusto. D’ora in poi piscerò sempre nella tua bocca!" Ingoiai, e con mia sorpresa, anche se era la prima volta, mi piacque. A quel punto lei venne, e mi crollò addosso. Le asciugai con la lingua la pastina bianca del suo godimento e cominciai finalmente a masturbarmi. Lei me lo prese allora tra i seni enormi e fece una spagnola che fu di brevissima durata; venni subito sui meloni, e con abbondanza. Sedemmo sul divano, e mi misi sul suo grembo come un bimbo, con lei che mi masturbava con la mano ed io che le leccavo i seni, li pulivo del mio sperma che restituivo alla sua bocca. Passammo così alcuni minuti finchè giunse il momento che dovevo uscire. Ebbe così inizio la mia relazione con Valeria.
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