Non ce l’avrei fatta mai a resistere sino al Suo ritorno. E, a parte la Sua raccomandazione, anche alzandomi in piedi non avrei risolto nulla. La sera di venerdì aveva chiuso a chiave l’armadio dove avevo riposto i miei vestiti, e con essi la mia chiave della porta d’ingresso. Quindi anche decidendo di disobbedirLe, cosa di per sé poco saggia, non potevo né rivestirmi né uscire all’esterno per espletare. Ma mano a mano che il tempo passava vedevo avvicinarsi il momento in cui avrei ceduto. Non potevo più aspettare e infine mi decisi e zampettai fino all’angolo più distante dalla poltroncina della Padrona, alzai la zampina e feci quel che dovevo, sperando molto nella comprensione di Mariella. Quindi tornai alla cuccia e ripresi a sonnecchiare. F ui svegliato dal rumore della spider e corsi subito alla porta per accogliere Mariella e la Sua amica facendo loro festa. Le sentivo cinguettare lì fuori, udivo il Loro tacchettio sul selciato avvicinarsi alla porta dietro la quale attendevo. Finalmente entrarono e subito mi prostrai ai piedi di Mariella per adorarLe gli stivali. “Oh, ma…Mariella! Che sorpresa!” sentii esclamare da una voce per me nuova. Entrata subito dopo la Padrona l’amica si ritrovò sotto gli occhi quello strano animaletto. “Allora Gloria…” disse ridendo Mariella “…ti piace il mio cagnolino?” Gloria, a fianco della Padrona, mi guardò per un attimo. “Oh certo che sì Mariella…ma di che razza è?” chiese dileggiandomi”Ma che vuoi che ne sappia io di cani…sarà un bastardino…l’ho trovato per strada…” Le rispose la Padrona”Beh, sono i più affettuosi. Vedi come ti vuole già bene…” Mariella si rivolse a me, che Le ero ancora incollato ai piedi. “Guarda cucciolo, la mia amica Gloria mi ha dato i nostri avanzi per te…su, ringraziala!” Sollevai la lingua dai Suoi stivali e mi spostai verso Gloria. Era una bella donna, sulla quarantina, con la testa spumeggiante di boccoli biondi. Vestiva anch’essa un tailleur in cotone color carta da zucchero, con una gonna molto corta che lasciava scoperta gran parte delle cosce. Aveva gambe stupende, sode e longilinee, che terminavano in stivali di pelle bruna con tacco altissimo. Si era appoggiata al muro proprio a fianco dell’ingresso e teneva sollevata la punta di uno di essi facendo perno sul tacco. Mi avvicinai lentamente, un poco timido, e iniziai a succhiare la punta. “Bravo…così!” mi disse Gloria. Mariella era andata alla mia cuccia per riempire le ciotole e ritornò poco dopo, trovandomi tutto preso nel dare il benvenuto alla Sua amica. Le due si scambiarono un’occhiata di intesa e scoppiarono a ridere. La Padrona disse”Vedi Gloria, gli piaci…””E’ molto bravo…sei fortunata Mariella” Le rispose l’amica. Sentii Mariella chinarsi sopra di me e attaccarmi il guinzaglio. Poi cominciò a tirarmi dietro di sé. “Andiamo, su, è l’ora della pappa…” Giunto alla cuccia mi precipitai verso le scodelle, infilandoci dentro il viso e cominciando a deglutire i loro avanzi, che Mariella aveva tagliato a bocconcini. Le due amiche mi fissarono divertite per tutto il tempo, continuando a ridacchiare. Sollevai la testa dalla ciotola, avevo terminato di mangiare. Mariella strattonò il guinzaglio per condurmi all’esterno. Riuscimmo ad uscire facilmente e subito mi fece salire sull’aiuola. Gloria si divertì un mondo a vedermi fare i bisognini. Malgrado tutto avevo ancora un po’ di soggezione a espletare sotto gli occhi di un’estranea, ma non mi ci volle molto a capire che o mi adattavo o potevo andare incontro a una punizione. Mariella infatti Le stava accanto, fissandomi con uno sguardo truce che parlava da sé. Q uando ebbi fatto le due amiche si sedettero sul muretto dell’aiuola e ripresero a parlare mentre io pulivo alternativamente gli stivali dell’una e dell’altra. “Vedi Gloria…ho voluto che tu fossi la prima a conoscere il mio cagnolino perché so che puoi darmi tanti consigli, con la tua esperienza…””Oh sarò felice di farlo Mariella…devo dirti che sono un po’ stupita…tu Padrona, proprio tu…””Eh sì, hai ragione…mi hanno sempre disgustato certe cose, però lui è diverso…vedi com’è servizievole, è proprio il suo istinto…””Sai…” disse Gloria estraendo dalla Sua borsetta una scatolina “…avevo portato un regalino per lui…””Ma non dovevi, sei stata davvero gentile…avanti, ringrazia Padrona Gloria che ti ha fatto un regalo!” mi ordinò Mariella schioccandomi una nerbata sulle natiche col frustino che aveva portato con sé. Presi a occuparmi esclusivamente degli stivali dell’ospite della Padrona. Mariella scartò il pacchetto con calma mentre Gloria mi infilava in gola uno dei Suoi tacchi. “E’ solo un pensiero, una cosetta…””Ma no, è bellissimo, gli piacerà molto. Anche se, sai anch’io in questi giorni l’ho riempito di regali, e non vorrei abituarlo male…””Ma no, non ti preoccupare, basta che ogni volta che gli regali qualcosa tu lo costringa a fare qualcosa di nuovo…così non è più un regalo ma una ricompensa. Ma, scusa la curiosità, da quando lo tieni qui?” “Da venerdì sera, l’ho fatto mettere a quattro zampe e da allora non si è più rialzato. Quando vado via lo incateno per non fargli fare danni…oggi è stata la prima volta che l’ho lasciato qui da solo senza legarlo…””Beh, allora devo dire che sei stata davvero fortunata…se è così remissivo potrai usarlo realmente a tuo piacere””E’ quello che intendo fare infatti, ma un passo alla volta” Detto questo Mariella si chinò per farmi vedere il regalo della Sua amica. Era un piccolo campanello corredato da un nastrino azzurro che la Padrona mi annodò al campanellino del tutore facendo un bel fiocchetto. “Così potrai sempre sentirlo e sapere dov’è” disse Gloria”Certo, sarà utilissimo anche per insegnargli a muoversi con eleganza. Se lo farà suonare continuamente le buscherà, stai sicura””Non ci avevo pensato ma è un’ottima idea…ora invece, se vuoi, ti insegno un giochino semplice semplice ma che a lui piacerà molto…””Si, si…te ne prego…” Allora Gloria si rivolse a me. “Su da bravo…sdraiati sul dorso” mi disse gentilmente”Hai sentito? Muoviti!” mi incalzò Mariella. Mi distesi sotto di loro, parallelo al muretto. “Ora tu Mariella mettigli il tacco in bocca, lo devi tenere impegnato in modo che non possa guardare le mie gambe” La Padrona infilò uno dei tacchi nella mia gola in modo che mentre lo ciucciavo fossi obbligato a guardare in alto verso il Suo viso raggiante e divertito. Presi a succhiarlo golosamente, concentrandomi e dimenticandomi ben presto della presenza d Gloria. Allora quest’ultima prese a molestarmi i genitali con i tacchi dei Suoi stivali. Mi dava piccoli calcetti, mi sfiorava i punti più sensibili, premeva qua e là su di loro. Qualche colpetto mi faceva sussultare e sentivo allora la pressione del piede di Mariella ricacciare a terra la mia testa, sollevatasi quasi a invocare clemenza a Gloria. Costei era davvero brava nel muovere i piedi, presto persi ogni controllo, mugolavo e piagnucolavo dimenandomi ai Loro piedi e loro mi guardavano allegre. Dopo un poco mi fecero girare su me stesso perché anche la Padrona voleva provare quel nuovo gioco. Mariella giocò un poco con i miei genitali, poi avendo più confidenza, cominciò anche a disturbare il mio ano, premendovi contro la punta di uno degli stivali. All’inizio fu molto discreta nel farlo, poi perse ogni titubanza e cominciò a premere più forte, quasi volesse violarmi con il Suo stivale. Il mio sesso era gonfio e resistevo pensando che di lì a poco, vedendo che stavo per venire, avrebbero interrotto. Invece per la prima volta mi fu concesso di godere. Spruzzai ampi fiotti di sperma sul mio ventre. Mariella che si era alzata in piedi appoggiò uno degli stivali sulla mia pancia in modo che lo schizzassi. Ebbi appena il tempo di rifiatare, ansimando a terra. Poi sentì la voce della Padrona rimproverarmi. “Bravo! Lo vedi cos’hai combinato? Mi hai inzaccherato tutto lo stivale, sei contento?” Scossi la testa impaurito, timoroso di ciò che sarebbe avvenuto di lì a poco. Mi assestò un paio di frustate secche sulle natiche. “Ora pulisci bene se non vuoi essere punito, voglio che luccichino” disse Mariella. Cominciai a pulire meticolosamente il fianco che mi offriva, ebbi disgusto nel dover bere il mio seme ma continuai temendo di poterLa far arrabbiare. Quando sollevai la testa per indicare che avevo finito Mariella si mise ad osservare gli stivali, facendoli ruotare sul tacco per accertarsi che fossi stato preciso. “Bene…” sentenziò infine “…allora possiamo rientrare” Mariella entrò per prima seguita da Gloria a cui aveva ceduto il guinzaglio, ma subito tornò fuori perché aveva dimenticato in macchina le sigarette. Mentre l’attendeva l’amica mi fece passeggiare in tondo per il garage e quando passammo vicino all’angolo dove avevo fatto pipì notò subito che per terra era bagnato. Insospettita si chinò, si bagnò l’indice destro e lo annusò. Mi guardò fisso negli occhi con un espressione stupita. “Ma questa è…ahi-ahi…birichino…” E mi infilò l’indice in bocca per farselo ripulire. “Cosa fate lì…” chiese Mariella rientrando”Mariella…credo che dovresti venire a vedere…” La Padrona arrivò tacchettando sulle mattonelle, appena vide bagnato si girò verso di me. Il Suo viso si fece rosso di collera, la Sua espressione divenne irritata. “Cos’hai fatto? Cos’è quella?” gridò arrabbiatissima prendendo a frustarmi il sedere con violenza. “Come ti sei permesso? Che figura! Gloria ti prego di scusare la sua maleducazione…””Non temere…sono cose che possono succedere…” ridacchiò l’altra”No, cara. Con me queste cose non devono accadere. E lui lo doveva sapere…quindi adesso ti prendi le totò, cucciolotto bello…” Fui preso dal panico, Mariella era furente, gridava istericamente. “Ma come…io ti faccio regali, ti do da mangiare…e tu…tu, cane schifoso mi sporchi per terra. Avanti comincia a leccare, asciuga per bene…che alla tua punizione pensiamo dopo” Mentre supino raccoglievo con la lingua la mia piscia le due mi prendevano a calci, usando la premura a colpirmi sempre di punta per farmi soffrire di più. Appena ebbi finito Gloria mi trascinò al centro della stanza mentre Mariella andò al baule e tirò fuori la canna di bambù e la frusta da circo, che utilizzava quando doveva punirmi. Consegnò la canna a Gloria”Fallo stare fermo!” le disse. Io tiravo di qua e di là, come impazzito, in preda al panico, cercando un’inutile fuga, ma Gloria impugnava saldamente il guinzaglio, vibrandomi intanto secche bacchettate sulle natiche”Non ti vergogni…aver paura della tua Padrona…” mi rimproverava. M ariella fece schioccare la frusta a terra, poi udii il sibilo che percorreva l’aria e un attimo dopo trasalii. La schiena mi parve disintegrarsi in migliaia di pezzi come fosse stata fatta di cristallo, una fitta percorse il mio dorso partendo dai lombi e salendo fino al cervello. Gridai per il dolore. “Devo mettergli il morso…” disse la Padrona. Gloria mi tenne occupato affibbiandomi una scarica di colpi mentre Mariella andava a prendere il bavaglio a palla che già conoscevo. Io singhiozzavo già stremato. Tornò e me lo caccio in bocca, stringendo bene le cinghie dietro la nuca. Poi si rimise dietro di me e ricominciò a frustarmi. Gloria mi fissava negli occhi mentre subivo la furia dell’amica, per godersi lo spettacolo di un maschio che soffriva. “Fidati di me Mariella, questi soggetti sono imprevedibili…pensi di averli in pugno e guarda cosa sono capaci di combinare…””Mia cara, vedremo se quando avrò finito proverà ancora a disobbedire…” Le rispose piccata la Padrona. Ma l’amica riprese a stuzzicarLa. Godeva un mondo nel vedere i miei occhi imploranti e voleva farLa continuare. “Solo se avrà timore di te potrà rispettarti, Mariella…devi insegnargli ad aver paura di te…” E la Padrona mi colpiva ancor più forte, per dimostrarLe quanto potesse essere spietata, quando voleva. Riuscii a reggere un certo numero di colpi, e ne fui in cuor mio orgoglioso, prima di accasciarmi stremato sulle mattonelle del garage. Il bavaglio mi fu tolto e strisciai subito verso i piedi di Mariella per poterli baciare e farmi perdonare. Intanto che li veneravo Gloria mise un piede sulla mia schiena, e ci spostò sopra il Suo peso. Poi a rigirarmi nella carne il tacco dello stivale, a dir la verità con una certa delicatezza. “Avanti Mariella, sediamoci””Volentieri…ma c’è solo questa poltrona, siediti tu, prego…” disse la Padrona un poco imbarazzata”Non preoccuparti…” fece Gloria. Con un calcetto all’inguine mi fece rialzare di scatto e sempre a calci mi sospinse fino al tappeto, dove mi fece inginocchiare in posizione raccolta. Poi si rivolse all’amica”Puoi sederti su di lui. Servono anche per questo…no?” Mariella si accomodò sulla mia schiena. Gloria stava prendendo l’iniziativa, dopo aver preso il guinzaglio. Le due amiche iniziarono a chiacchierare. Io, supino, continuavo a leccare il tacco dello stivale che la Padrona spingeva verso la mia bocca. Chiacchierarono per un po’ del più e del meno, senza curarsi di me in apparenza, in realtà vigili a cogliere una mia minima mancanza per punirmi nuovamente. Qualcosa era cambiato, lo avvertivo. Aver mancato di rispetto alla mia Padrona davanti all’amica era stato un grave errore, di cui avrei pagato duramente le conseguenze. Era il silenzio, l’aria grave che era scesa nell’autorimessa a comunicarmelo. Mariella si alzò dalla mia schiena e l’amica Le consegnò il guinzaglio. Come la sera prima incominciò a farmi girare per la stanza per farmi esercitare sul portamento e le posture. Gloria ci seguiva a pochi passi e si limitava a correggere con delle bacchettate alcuni miei errori di cui Mariella, standomi a fianco, non si avvedeva. Intanto seguitavano a chiacchierare. “Vedi Mariella, è come ti dicevo. Ha predisposizione, è nel suo istinto ubbidire ed essere degradato, ma se non correggi subito alcuni suoi vizi farlo dopo sarà molto più difficile. Ad esempio non sai quanto sia importante costringerlo a imitare alla perfezione il modo di muoversi, la gestualità di un cane vero…sembra un esercizio fisico, ma in realtà è soprattutto mentale””Dici davvero?” chiese incuriosita Mariella”Certo! Deve abituarsi al Suo ruolo, dimenticare di essere un uomo…” Gloria invidiava Mariella, si capiva da come Le parlava. Provava a fare la saccente, a mettere in guardia l’amica da questo e da quello, ma si capiva quanto avrebbe voluto avermi a Sua disposizione. A furia di girare in tondo per la rimessa, inchinarmi, assumere varie posizioni, imparai a fare tutte queste cose limitando al minimo i trilli del campanellino e di conseguenza le frustate. Come aveva detto, infatti, Mariella utilizzava quel segnale sonoro come una specie di termometro per valutare quanto impegno ci mettessi nell’eseguire i Suoi ordini, e quando facevo troppo baccano la canna, che si era fatta riconsegnare da Gloria, si abbatteva sadicamente sul mio sedere. L’amica era tornata a sedersi in poltrona e La osservava giocare con me. Fuori si era fatto buio già da un bel po’. “Forza hop, hop…” mi incitava Mariella. Stava insegnandomi a trotterellare. Dovevo, a ogni passo, saltellare. Perché la cosa producesse l’effetto voluto andava fatta con un ritmo piuttosto serrato, che mi rendeva difficile dosare le energie nei distinti movimenti, di conseguenza ogni cambio di appoggio rappresentava da sé una sofferenza acuta. Inoltre ero obbligato a mantenere le cosce pressoché aderenti l’una all’altra e gli sfregamenti che venivano a prodursi sui miei genitali si erano fatti presto insopportabili. “E come hai deciso di chiamarlo?” chiese Gloria “A dire il vero ancora non ci ho pensato…” rispose Mariella distrattamente, mentre con la canna mi dava la cadenza sulle natiche. “Beh, un nome dovrai pur darglielo””Si…ma non voglio una cosa scontata tipo fido o fufy…voglio pensarci bene…” Feci trillare il campanellino un po’ troppo. L’ennesima bacchettata vergò i miei glutei, che dovevano ormai essere rigati di lunghi lividi. “Mettiamoci un po’ di impegno, eh, cucciolo!” sollecitò un poco seccata Mariella”Senti io comincio ad avere un po’ fame” disse Gloria guardando l’orologio”Sai che facciamo? Andiamo al cinese e prendiamo da portar via. Così ci facciamo dare qualcosa anche per lui…””Ma no, vorrei andare al ristorante…dai, offro io…e in quanto a lui, mi è venuta un’idea…” Detto questo Gloria si alzò e ci raggiunse. Bisbigliò qualcosa nell’orecchio di Mariella”Questa poi…ma Gloria…” rise Mariella “…non so, ma non gli farà male?””Finché lo fa una volta…cosa vuoi che succeda?””Mah…francamente non saprei…””Ascolta Mariella, ho una certa esperienza con questi qua…solo una cosa del genere può darti la prova della sua devozione…””Beh…” provò a intervenire la Padrona ma l’amica La interruppe subito”No, è proprio così…se davvero ti vuole bene vedrai che mangerà la tua cacca senza fare storie…” Rabbrividii, avevo capito fin dall’inizio che Gloria stava proponendo qualcosa di eccessivo, ma questo no. Questa era una cosa che non mi ero mai nemmeno immaginato di fare, andava contro tutti i miei principi e aveva implicazioni igieniche che mi spaventavano. Certo uno schiavo non può pretendere di fare solo quel che gli va, deve accettare che la Padrona detti le regole. Ma qui si andava oltre il buon senso. Abbaiai e iniziai a guaire per far capire a Mariella la mia contrarietà. Per tutta risposta Lei mi vibrò un colpo di bacchetta in pieno dorso. “Silenzio! Come ti permetti? Ho deciso, faremo come dici tu, Gloria” Consegnò all’amica guinzaglio e canna perché mi sorvegliasse e andò a prendere le ciotole che posò a terra proprio davanti ai miei occhi. Mi misi a piagnucolare cercando di impietosirLa, ma Mariella era ormai decisa e irremovibile. “Basta fare storie…se vuoi mangi, altrimenti salti la cena e vai a cercarti un’altra Padrona, hai capito?” Singhiozzai disperato, avevo i nervi a pezzi. Dopo aver sopportato tre giorni di umiliazioni e torture ora stavo per venire ripudiato. E tutto questo a causa della Sua amica Gloria, che stava lì accanto a me. Mi venne voglia di morderLa, ma resistetti all’impulso. “Io però davvero non ti capisco…” prese a parlarmi Gloria “…hai fatto tanta fatica, hai sopportato di tutto e adesso per un piccolo capriccio…vuoi rinunciare a tutto questo…eppure lo vedi che Mariella ti vuole bene e fa di tutto per farti felice…ecco sei un ingrato…finché ti fa comodo è bello…poi quando la Padrona ti chiede una piccola prova del tuo affetto…beh, contento tu…” Piangevo, non avevo più il controllo di me stesso. Sentivo allo stesso tempo repulsione verso quanto mi ordinavano e timore di perdere Mariella. Gloria continuò a plagiarmi. “Dai…cosa vuoi che sia? Sai che io ho un amico che mi paga tanto tanto per mangiare la mia cacchina…pensa, è uno della televisione…se lo fa lui lo puoi fare anche te…non fare il prezioso…tanto lo so che alla fine lo fai…vero? Vero che lo fai per far contenta Mariella e la zia Gloria?” Cedetti e annuii con la testa. Entrambe mi sorrisero compiaciute. Mariella fu pronta in un istante. Si tirò su la gonna, si abbassò le mutandine e china su una delle ciotole cominciò a spingere. Lentamente vidi il Suo ano allargarsi, poi scorsi qualcosa, ecco, pian piano uscì un lungo cilindro scuro, dall’odore nauseabondo, che andò a cadere dritto nella scodella disponendosi a semicerchio. “Pulisci la Padrona!” mi ordinò Gloria allentando un poco la presa del guinzaglio in modo che potessi strisciare fin sotto Mariella e pulire il Suo culo ancora umidiccio. Leccai ben bene, pensando che in fondo la sera prima avevo fatto la stessa cosa, a parte il particolare, neanche piccolo, che adesso stava nella ciotola. Ingerii alcuni residui che erano restati attaccati alla pelle della Padrona, lì per lì non mi fece alcun effetto, la cosa anzi mi rincuorò. “Con il tuo permesso, Mariella. Tu gli dai da mangiare, io da bere…” disse Gloria ridendo e portandosi sopra l’altra scodella. La Padrona rise anch’essa e con un cenno del viso Le accordò il permesso. Gloria riempì fino all’orlo la scodella, poi la raccolse e la mise a fianco dell’altra, proprio davanti ai miei occhi. Poi andò a mettersi a fianco di Mariella che si era seduta in poltrona e riconsegnò nelle Sue mani il guinzaglio. La Padrona diede subito uno strattone per farmi spicciare. Mi mossi verso le ciotole ancora singhiozzando, sperando forse in un atto di pietà di Mariella. Ero nervoso e tremavo, facendo di continuo trillare il mio campanellino. “Ecco…” disse Gloria “…potresti chiamarlo…Campanellino!””Campanellino? Uhm…sì, mi piace…Sì, Campanellino, che bello!” approvò divertita Mariella. Poi tornò a fissarmi torva negli occhi. “Su…Campanellino…non farti pregare…mangia la pappa!” Ero sopra la ciotola, la mia cena mefitica era sotto la mia bocca. Calcolai che 4 o 5 bocconi sarebbero stati sufficienti a ingoiare tutta la merda. Avevo escluso a priori di cibarmene un poco alla volta, non ci sarei mai riuscito. Chinai la testa nella ciotola, e venni assalito dall’odore rivoltante, mi feci forza, avvicinai la bocca e diedi un morso, staccando la testa dell’ignobile pasto e ingoiandola velocemente. Dopo appena un istante sentii un conato di vomito salirmi dallo stomaco, ma riuscii a deglutire ugualmente. Diedi ancora un morso. “Alza la testa…voglio vederti mentre mangi il mio stronzo!” mi ordinò Mariella. Sollevai il capo trangugiando il boccone. “Bevi, cucciolo, sciacquati la bocca…” fece eco Gloria. Mi abbassai sulla seconda scodella e sorseggiai un poco del Suo brodino ancora tiepido. Insistettero perché non mi ingozzassi e gustassi con calma la mia cena. Al disgusto che provavo si sommò l’umiliazione nel vederLe così allegre e sorridenti. In qualche modo terminai. Mariella raccolse da terra la ciotola e me la spinse contro la faccia per farmi raccogliere con la lingua gli ultimi rimasugli. Poi mi obbligò a bere quanto era avanzato nella seconda ciotola. “Ora possiamo andare…” disse la Padrona all’amica, aggiungendo “…ti spiacerebbe aspettarmi in macchina un secondo” Gloria si abbassò su di me e mi carezzò la nuca”Sei proprio un bravo cagnolino, Campanellino…” mi disse “…Mariella è proprio fortunata”.
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