Quello che voglio raccontarvi avvenne l’anno scorso, quello fu un anno indimenticabile per me e da allora accaddero dei fatti che mutarono in parte la mia vita, sì il mio modus vivendi, ma andiamo con ordine. Innanzi tutto mi chiamo Federico, ho ormai cinquanta anni, svolgo sia la libera professione e faccio la docenza in una facoltà universitaria. Sono avvocato, esperto in diritto del lavoro. Non sono molto alto, a mala pena arrivo ad un metro settanta, quando calzo delle scarpe con tacchi alti, perciò non sono molto alto. Sono snello ho gli occhi scuri come i capelli e mia moglie dice che ho delle bellissime sopracciglia. Sono con i capelli neri, anzi avevo i capelli neri, ultimamente nel giro degli ultimi anni ho iniziato a trovare qualche capello bianco, pur tuttavia la mia chioma che tengo sempre accuratamente ben curata è di capelli scuri; con qualche filo d’argento. I miei colleghi quando scherzosamente mi prendono in giro, dicono che quei capelli bianchi che fanno capolino dalla chioma sono le spie dei miei vizi. Riguardo ai vizi, non ne ho molti: pur tuttavia ultimamente ho assunto un vizio che mi piace, eccome se mi piace il mio piccolo vizio, complice è stata anche mia moglie Virginia. Ormai, sono sposato da sei anni con mia moglie che si chiama Virginia, nome assai curioso e singolare per una che si comporta come la mia sposa. Lei, mia moglie Virginia è molto più giovane di me attualmente ha trentatre anni, quando la sposai Virginia aveva ventisette anni. Virginia è una bella donna al contrario di me è più alta di me, lei è alta un metro e settantasei, capelli rossi, i suoi occhi sono di un magnifico colore verde ha il seno prorompente ma non insiliconato. I fianchi di Virginia sono sottili ha il vitino da vespa e poi ha un paio di cosce lunghe e ben tornite che danno tono a tutte le sue gambe; infatti, le gambe di Virginia sono veramente ben fatte e terminano con un sedere a mandolino che è la fine del mondo. Virginia è stata una mia ex allieva all’università. Virginia la conobbi bene quando lei aveva da preparare un esame. Io all’epoca di quei fatti ero il suo docente. Virginia non era molto preparata. Virginia un giorno mi fermò mentre stavo uscendo dalla facoltà, a dire il vero, era già da un mese circa, che durante le mie lezioni, Virginia si sedeva sul banco davanti alla cattedra. Virginia, sapeva che non ero insensibile al suo fascino, sedendosi sul banco Virginia mi faceva abbondantemente vedere le sue cosce fino su… su fino in cima gratificandomi della vista delle sue mutandine. Virginia quando mi fermò quel girono, mi fece gli occhi da cerbiatta. Virginia mi comunicò che tra due mesi circa avrebbe sostenuto un esame nella mia materia. Virginia candidamente mi confidò che non aveva capito bene un concetto. Virginia continuando a fare gli occhi languidi mi chiese se l’avessi potuta aiutare a risolvere il suo problema. Virginia riuscì a strapparmi un appuntamento a casa mia per le diciassette del giorno dopo. Virginia venne a casa mia. Io abito in una bella villa in una zona residenziale poco distante dalla città. Immagino che Virginia, fu colpita dalla mia villa, quanto io delle sue cosce. Dopo che feci accomodare Virginia in salotto, per poterle dare i lumi su quanto non aveva capito, lei si assentò per andare un attimo in bagno. Quando Virginia tornò, si sedette, mentre era seduta, la mia allieva Virginia mi fece intravedere le cosce scoprendole fin su quasi all’inguine, Virginia mi palesò che era senza mutandine. Finimmo col fare all’amore, in seguito Virginia fu promossa all’esame con ottimi voti. La famiglia di origine di Virginia non era benestante anzi direi che era modesta. Ancora oggi penso: che entrambi ci sposammo senza essere innamorati. Virginia fu attratta forse dal fascino della mia preparazione e forse ancor più dal mio sostanzioso conto in banca, quanto io fui attratto dalle sue grazie… diciamo semi verginali. Quando conobbi Virginia lei aveva già fatto!le sue esperienze quindi sapeva come si facevano certe cose. Riepilogando attualmente, mia moglie Virginia è una splendida trentatreenne mentre io ho già cinquanta anni. Virginia da quando divenne mia moglie, si dedicò a fare la casalinga. Ma ora veniamo agli eventi dello scorso anno; tutto quindi successe l’estate scorsa. Eravamo ai primi del mese di Aprile dello scorso anno, quando un giorno mia moglie inavvertitamente scivolò lussandosi l’anca. A Virginia dopo un breve periodo post traumatologico le fu consigliato dal dottore di fare una cura fisioterapica idonea da attuare con un fisioterapista. Virginia, quindi si accordò con il fisioterapista, il giorno in cui arrivò il fisioterapista, io per buona educazione e per dimostrare a mia moglie Virginia che tenevo alla sua salute, decisi di rimanere in casa. Nel pomeriggio inoltrato arrivò il fisioterapista, Giuseppe era il suo nome, ma seppi in seguito che si faceva chiamare con il diminutivo di Giusy. Giusy era un giovanotto che a!stima poteva avere dai trenta ai trentacinque anni, quindi era coetaneo di mia moglie Virginia. Giusy era alto circa un metro ottanta fisico atletico e ben curato, a causa di innumerevoli ore trascorse in palestra e probabilmente ad una ferrea dieta. Giusy aveva i capelli di colore biondo, occhi di un bel colore azzurro intenso, belle labbra ed un viso sempre sorridente, con dei denti bianchissimi. Giusy mi fece un’ottima impressione sia come persona, era, infatti, pulito ed ordinato e dal punto di vista professionale mi pareva molto ben preparato, almeno questa era l’impressione che mi aveva dato. Dopo che ci presentammo, Giusy volle vedere la cartella clinica di mia moglie. Giusy si fece fare un’anamnesi di tutti i disturbi di Virginia, poi Giusy visitò mia moglie e si disse pronto a praticarle la terapia, Giusy riferì che l’ideale per mia moglie sarebbe stato per i primi tempi di fare almeno un’ora di terapia giornaliera. Dopo i primi dieci o quindici giorni, sarebbe stato più opportuno che le sedute da un ora diventassero di due ore. Giusy non fu certo di poter fornire la data certa della completa guarigione di mia moglie con il pieno recupero dell’uso dell’arto. Giusy comunque si disse sicuro che nel giro di due mesi mia moglie avrebbe recuperato al cento per cento senz’altro l’uso della gamba e sarebbe tornata come prima. Giusy mi esternò che per ottimizzare al meglio le sedute, la circostanza ideale sarebbe stata quella di poter avere a disposizione un lettino idraulico. In tal modo secondo Giusy alcuni esercizi, si sarebbero ottimizzati, potendo alzare a piacimento l’altezza del piano del lettino, in modo da ottenere la soluzione migliore per la terapia. A Giusy comunicai che avrei acquistato un lettino idraulico, che lo avrei fatto installare al piano terra della villa in un locale che usavo per la sauna. Giusy a quel punto comunicò a Virginia ed a me che avrebbe potuto iniziare la terapia quel pomeriggio stesso, poi Giusy chiamò un negozio di !vendita di articoli ortopedici che lui ben conosceva ed ordinò un lettino idraulico che sarebbe stato recapitato il giorno seguente. Inoltre Giusy confermò a mia moglie Virginia, che durante le sedute sarebbe stato meglio, considerando la parte lesa, di poter esperire la terapia senza che mia moglie indossasse le mutandine. Giusy, infatti, concluse dicendo: sa signora Virginia, se lei tiene le mutandine l’elastico le può fare una costrizione, vanificando a volte il benessere di certi esercizi. Giusy giunto a questo stato di cose, comunicò a mia moglie che avrebbe potuto iniziare la terapia quel giorno stesso, anche se non aveva il lettino idoneo. Per questo giorno ci arrangeremo, così confermò Giusy. Poi il fisioterapista mi ripeté: l’importante è iniziare, in modo che sua moglie riprenda a fare certi movimenti prima possibile. Mia moglie comunicò a Giusy che sarebbe andata in camera da letto. Quel pomeriggio Giusy avrebbe utilizzato il talamo per iniziare la terapia. Giusy disse !a mia moglie di prepararsi cercando d’indossare una maglietta od un camice largo. Mentre mia moglie claudicante si avviò in camera da letto per prepararsi alla terapia, diedi al fisioterapista un congruo anticipo, grosso modo gli pagai le sedute di un mese circa. Diedi l’anticipo al fisioterapista, poi mi avviai in camera da letto, Virginia mia moglie aveva indossato un abito tipo camicione estivo che le arriva a metà cosce. Virginia seguendo pedissequamente le indicazioni di Giusy, non aveva indossato le mutandine. Quanto a me considerando che avevo del lavoro da svolgere in ufficio, poi per non mettere in soggezione od in imbarazzo il fisioterapista con la mia presenza, mi accomiatai lasciando mia moglie e Giusy da soli. Mi avviai verso la città e raggiunsi l’ufficio, da quel giorno trascorse più di un mese e mezzo. A Virginia gli esercizi motori che faceva con Giusy le fecero bene e le portarono beneficio, dopo quel periodo Virginia aveva ripreso a muovere bene le gambe, in particolar modo quella offesa a seguito della caduta. Era appunto trascorso un mese e mezzo ed ormai eravamo ai primi di Giugno. Un pomeriggio erano circa le quindici, mi trovavo in ufficio, mi resi conto che avevo scordato a casa una cartellina con dei documenti importanti, si trattava di una causa che avrei dovuto patrocinare il giorno seguente. Quel giorno la segretaria preposta per fare delle commissioni era assente, infatti, Stefania la segretaria mi aveva chiesto un giorno di ferie. Le altre ragazze erano impegnate, considerando che il primo appuntamento l’avevo per le diciassette e trenta; decisi che avrei fatto una scappata a casa, in fondo tra andare e tornare a casa, avrei perso poco più di un ora. In quell’orario, non avrei trovato traffico. Uscii dall’ufficio e mi diressi speditamente a casa. Oltrepassai il cancello della villa, parcheggiai la macchina al bordo strada poiché il giardiniere aveva ostruito il passaggio. Anselmo questo era in nome del giardiniere aveva disposto un piccolo trattore con carrello per raccogliere dell’erba. In quel momento il giardiniere era seduto su un trattorino taglia erba e stava sfalciando l’erba del giardino. Il taglia erba era una specie di trattore piccolo e si guidava proprio come un trattore. Il giardiniere mi vide, ma io feci il segno di continuare e mi avviai a piedi verso casa. Il rumore acceso di quel mezzo rendeva il tutto assordante. Quando arrivai alla casa, vidi l’auto di Giusy; pensai che il fisioterapista fosse intento a far praticare degli esercizi a mia moglie Virginia. Come entrai in casa il rumore del tosa erba era come se fosse ovattato. Nella quiete di casa, mi mossi silenziosamente. Decisi che mi sarei recato nel mio studio, avrei preso la cartellina, poi sarei tornato sui miei passi, mentre salivo le scale pensai che prima di andare via sarei passato a salutare Giusy e Virginia. Una volta presa la cartellina, scesi dalle scale, mi stavo avviando all’uscita, quando decisi di fare un passo a !salutare mia moglie e Giusy. Pensai che a causa del rumore del taglia erba mia moglie Virginia e Giusy non mi sentirono arrivare. La porta della sauna dove era stato posizionato il lettino idraulico era socchiusa, mi avviai all’uscio di quella porta, in quegli attimi e poco prima di aprire la porta, non so cosa mi spinse a frenarmi davanti alla porta. Forse un certo sesto senso mi disse di attendere un attimo. Forse la mia latente, ma innata dote del guardone, che forse fino a quel momento non sapevo ancora che coabitasse in me. Fu così che mi fermai un attimo, approfittando che l’uscio era socchiuso. Mi fermai ad assistere alla scena che stava accadendo in quella stanza, proprio sotto ai miei occhi. La scena all’interno del locale ad uso sauna, a prima vista sembrava del tutto normale, come avevo avuto modo di vedere spiando prudentemente dalla fessura. Mia moglie Virginia era seduta sul bordo del letto, mentre Giusy era in piedi davanti a lei. Mia moglie era completamente nuda, mentre Giusy indossava un camice di colore bianco. In questo momento ascoltavo che mia moglie e Giusy stavano parlando, la conversazione era avviata quasi alla fine e non sapevo di cosa stavano parlando. Dalle ultime frasi capii che stavano parlando della fidanzata o della donna di Giusy, sulle prime non afferrai quel tipo di rapporto fra Giusy e la sua donna. La conversazione che aveva come tema Daniela la fidanzata di Giusy terminò quando Giusy comunicò a mia moglie: sì penso che potrei parlargliene, sentirò cosa mi risponderà a proposito. Poi la conversazione cambiò, improvvisamente udii che Giusy e mia moglie stavano parlando di me. Per un attimo mi si gelò il sangue nelle vene, che mi avessero scoperto? Mi tranquillizzai quasi subito dopo. No, non mi avevano scoperto era Giusy che si accordava con mia moglie per potersi vedere con lei, qualche altra volta la sera da qualche parte. Giusy riferiva a mia moglie: ormai Virginia tra un mese sarai in forma smagliante potresti andar!e a gareggiare in una corsa podistica. Io non potrò più venire qua, però non vorrei perdere la tua amicizia mi capisci a cosa alludo?Certo gli rispose mia moglie, penso che in seguito potremmo comunque vederci e trascorrere qualche momento in serenità diciamo piacevolmente. Poi Virginia, tese le mani a Giusy, Virginia afferrò le mani di Giusy e l’attirò verso di se, mentre Virginia faceva questo a Giusy gli comunicò: ora cucciolotto non farti dei problemi e vieni qua da me, lo sai che noi due continueremo a vederci. I due si baciarono poi, Virginia con la vocetta che ben conoscevo quando anni fa quando frequentava l’università e voleva qualcosa, si rivolse al fisioterapista comunicandogli: mi visiti tutta. Sì dottore… sì mi faccia una bella visita di quelle che sa fare lei dottore e a fondo, mi raccomando. Virginia si dispose supina sul letto. Giusy il fisioterapista si avvicinò a Virginia ed iniziò a leccarle a lungo la figa, quando Virginia iniziò ad emettere i primi sospiri d!i piacere, mia moglie con la voce resa roca dal piacere a Giusy gli comunicò: la prego dottore mi faccia vedere come distendo bene le gambe, mi dimostri come sono guarita bene. Virginia continuò: la prego dottore mi faccia vedere come le mie cosce possono aprirsi per bene pronte ad accogliere il piacere. Notai che mentre Virginia si rivolgeva al fisioterapista invece di dargli del tu come aveva fatto fino a poco prima si era messa a dargli del lei. Con la forma impersonale e non confidenziale del lei, questa circostanza ai miei occhi appariva ancor più perversa. A me sembrava che mia moglie Virginia e Giusy stessero facendo il gioco dei dottori. Giusy si sfilò il camice, sotto era completamente nudo. Giusy non aveva un cazzo bensì sembrava che tra le gambe avesse un piolo ed anche uno di quelli molto grossi. Giusy con il comando a pedale elettrico posizionò l’altezza del piano del lettino. Giusy poi fece in modo che le gambe di Virginia fuoriuscissero dal lettino. Giusy era in piedi!contro il bordo del lettino idraulico, prese le gambe di mia moglie come se facessero un’ipotetica squadra. Poi Giusy appoggiò le caviglie di mia moglie contro le proprie spalle. Poi Giusy ottimizzò ancora col pedale l’altezza del lettino. Quando Virginia fu all’altezza ottimale, Giusy restando in piedi appoggiò il suo duro bastone contro l’umida fessura di mia moglie. Giusy penetrò mia moglie, vidi che Giusy chiavò mia moglie in modo sublime, Giusy sapeva come fare e mia moglie iniziava a godere come una matta. Virginia, per incitare il fisioterapista ogni tanto gli diceva, bravo dottore mi dimostri come la mia micia è guarita come so prendere bene il suo cazzo. Sì,. Sì mi dammelo tutto il tuo cazzo, fammelo sentire fino in gola. Udii che Virginia disse a Giusy: hai un cazzo stupendo. Giusy ora aveva aumentato il ritmo, vidi che aveva abbracciato ancor più le gambe di Virginia mia moglie al suo torace, ed iniziò a chiavarla, sempre con maggiore forza, finché non vidi mia moglie !muoversi scompostamente, Udii il piacere uscire dalle labbra della mia amata. Quando poi vidi che Giusy s’irrigidì capii che stava venendo nella fica di mia moglie. Solo allora mi venne in mente dell’appuntamento. Senza fare rumore guadagnai il portone della villa e mi dileguai verso l’auto. Mentre stavo recandomi in ufficio rimasi piacevolmente affascinato di quella circostanza. Decisi che mi sarebbe piaciuto assecondare mia moglie Virginia nei suoi dolci piaceri amorosi, che avrei cercato d’incoraggiare Virginia ad incontrarsi col suo fisioterapista.
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