Franco la segue con gambe malferme. Entrano nel box della doccia, si lavano a vicenda, ed ancora bagnati tornano sul letto. – Ora berrei proprio un po’ di quello champagne – dice Clara. – Non lo sprecare ancora o dovremo ricominciare e tu… Franco prende la bottiglia ghiacciata e, ridendo, versa il liquido con mano sicura. – Senti, ci sono molte cose che voglio sapere da te – dice Clara. – Una però la vorrei sapere subito: come diavolo hai fatto, ieri sera, a togliermi le mutandine? – E’ molto semplice: ti ho ipnotizzata. Tu non puoi ricordarlo, ma fuori dalla stazione, nel parcheggio, ti ho fatto dondolare davanti agli occhi questo ciondolo, e ti ho ipnotizzata. – Ipnotizzata? Come, ipnotizzata? Vuoi dire come quelli che si vedono alla TV che convincono le persone di essere galline o qualcosa del genere? Non posso credere che sia veramente possibile. Pensavo si trattasse di un trucco. Puoi farlo quando vuoi? Con tutti? Anche Sandra? Roba da non credere… Raccontami tutto. – Calma, calma. Sembri una macchinetta. Per rispondere a tutte le tue domande ci vorrebbe tutta la notte, ma io ho altri programmi. In ogni caso… sì, posso farlo con quasi tutti, come l’ho fatto con Sandra… gran bella donna quella. In genere il mio è un condizionamento post-ipnotico, tu però non sei condizionata. In altre parole, faccio agire o parlare i miei soggetti quando accadono certe condizioni predeterminate: quando, ad esempio sentono una parola specifica detta da me, oppure scocca una certa ora. A Sandra ho ordinato di denudarsi le tette alle ventidue e lei l’ha dovuto fare. – Incredibile! Senti, hai sostenuto che io non sono condizionata. Cosa vuol dire? – Ieri sera ti ho ipnotizzata, ti ho fatto togliere quelle deliziose mutandine, poiti ho svegliata. E’ finito tutto lì. Se ora tu te ne volessi andare, a meno di ipnotizzarti nuovamente, o di legarti, non posso trattenerti, mentre… – Perché non l’hai fatto? Di condizionarmi, dico. – Ero sicuro che saresti venuta. – Bene! Bravo il mio maschio sciovinista. Allora, o pensi che io sia una puttana, tu di essere irresistibile. Guarda che ti sbagli in entrambi i casi. – No. No, Clara, non fraintendermi, io non… non… – Scemo, scherzavo. Io un po’ puttana lo sono, e tu sei certamente un bel ragazzo. Ma dimmi un po’: se non fossi venuta, cosa mi avresti fatto? – Non lo so. Forse ti avrei fatta spogliare in una via del centro nell’ora di punta, oppure… – Bello scherzo. L’avresti fatto davvero? – Certo. Se non fossi riuscito ad averti, e ti volevo come sei ora… capisci, misarei vendicato.Clara scoppia in una fragorosa risata poi, tornando seria, si rivolge nuovamente a Franco che, coricato al suo fianco, le accarezza lentamente il corpo. – Fermo con le mani ed ascolta – dice Clara. – Se mi da una mano a soddisfare un mio certo vizietto, mi avrai come e quando vorrai, ed avrai anche molto denaro. A proposito di denaro, nella borsetta ci sono i dieci milioni. E avrai anche Sandra, naturalmente, o qualunque altra delle mie amiche. – I soldi non li voglio. Mi basti tu. Dimmi piuttosto di questo vizietto che non puoi soddisfare con il denaro. – Invece i soldi li prendi. Non penso che una scopata con me valga venti milioni… è decisamente troppo. Per quanto si riferisce al vizietto, ascolta ma non ridere. A me piacciono le ragazze, non le donne, le ragazze sotto ai vent’anni, ancora un po’ acerbe. Mi piacciono gli uomini e non vado a letto con le donne, ma con le ragazze. Mi eccita spogliarle, accarezzarle, penetrarle con le dita e la lingua, farmi leccare e leccarle a mia volta. Lo so, è strano, ma da due o tre anni mi è venuta questa libidine. Purtroppo non mi è facile trovare ragazze disposte, per denaro, a venire a letto con me, preferiscono i loro ragazzi. Tu invece me ne puoi portare molte, poi, se lo desideri, te le lascio.Ascoltando l’incredibile confessione Franco si eccita nuovamente e penetra Clara con due dita, mentre con il pollice le solletica la clitoride. Clara, dal canto suo, smette di parlare, si rilassa, ed assapora il piacere della masturbazione. Franco le si sovrappone, la penetra morbidamente nella vagina nuovamente bagnata ed inizia a scoparla. Clara gli serra i calcagni sulle reni per essere penetrata, se possibile, ancora più a fondo, e si concede totalmente. Raggiungono insieme un dolce ed appagante orgasmo. – Per te faccio tutto quello che vuoi – dice poi Franco. – Tu mi indichi le ragazze e mi aiuti ad avvicinarle. Al resto penso io. Unica condizione è che voglio essere presente mentre ti diverti con loro. – D’accordo, sporcaccione – risponde Clara con gli occhi chiusi e la voce sognante. -Dopo che mi sarò eccitata con loro mi farò scopare da te.Senza saperlo, incontrando Clara, Franco aveva dato una nuova svolta alla sua vita. AnnaAnna balza dal letto stanchissima dopo una notte popolata da incubi. E’già molto tardi.Si prepara in fretta, non mangia la colazione, e corre a scuola. Presta poca attenzione alle prime due ore di lezione. Nell’intervallo tra l’ora di storia e quella terribile di matematica che l’attende, Anna ricorda che il suo aguzzino le ha ordinato di non indossare le mutandine. Corre in bagno e le sfila rapidamente mettendole poi in tasca. Rientra trafelata in aula seguita quasi subito dal professore. Franco non la degna di uno sguardo ed inizia subito la lezione. Anna si sente molto a disagio: sembra che tutti i suoi compagni sappiano che sotto la gonna lei è nuda, e che per questo la osservino con sguardi carichi di sottintesi. Terminata la spiegazione, il professore siede alla cattedra ed apre il registro senza guardarlo. – Anna. Alla cattedra a risolvere un esercizio – dice il professore.E’ la prima volta che per un’interrogazione viene chiamata alla cattedra. Tutte le altre volte era rimasta al suo posto come tutte gli altri. Solamente alcune delle ragazze, Miriam, Daniela, ed in particolare Francesca, venivano chiamate accanto al professore. <<…Ora è tutto chiaro… sono quelle che lui può tranquillamente toccare al di sotto del piano della scrivania… Certo che mi vuole là… così, senza mutandine come sono, mi può palpeggiare liberamente… Devo andare… per forza…>>Controvoglia, Anna fa i pochi passi che la separano dalla cattedra, sale sulla pedana alla destra del professore, ed attende che lui appoggi sul ripiano il foglio con il problema da risolvere. – Vediamo se hai studiato con profitto la lezione di ieri – dice il professore.Anna si appoggia al tavolo con i gomiti ed inizia a leggere, come al solito senza capire. <<…Non ci capisco niente… che razza di esercizio… Mi tocca le gambe…>>Anna sta ponderando parola per parola lo scritto quando sente una mano che le forza l’apertura delle gambe. Fa un timido tentativo di resistenza, poi le discosta appena.Altra pressione imperiosa della mano, ed Anna divarica le gambe. La mano inizia una lenta risalita lungo l’interno della coscia fino all’inguine nudo, e lì si ferma per solleticare le labbra della vagina.<<…Ma cosa fa? Capiranno tutti cosa ta facendo… oh, no… non può…>>La mano pizzica leggermente la clitoride. Un dito affonda lentamente nella vagina e prende ad entrare ed uscire, portando Anna, nonostante la situazione, sulla strada del piacere.<<…No, no… bastardo…però mi piace… ma come faccio? Ha smesso… meno male… adesso mi accarezza… spero che non riprenda come prima… uuuh!!!>>Franco sente che Anna è ormai pronta. Ritrae il dito poi, facendolo scorrere lungo lelabbra sensibili della vagina, lo tuffa, ancora lubrificato dai suoi umori, nellosfintere, provocando uno scatto incontrollato di Anna.<<…Perché non ha continuato davanti? Lì mi fa ancora male… aaah… Non devo muovermi ne fiatare, o gli altri capiranno.Mentre il professore la stantuffa, Anna si trattiene il più possibile, per paura di dimostrare alle compagne nella stessa situazione ciò che sta subendo.<<…Daniela mi sta guardando… ha capito? Sì, ha capito tutto… Chissà quante volte ha subito questa umiliazione? Però… non fa più male… è piacevole… mmmmm… mi tocca la fica… mi piace… mi piace… mmmmm… Oddio!>>All’inizio il bruciore è stato quasi insopportabile poi, lentamente, prevale il piacere. E quando il professore, mentre ritrae ed affonda il dito, inizia a titillarle la clitoride, Anna raggiunge l’orgasmo con un gemito represso, gratificando la mano con una pioggia copiosa. – L’interrogazione di oggi è andata male come al solito – dice il professore. -Domani vorrei parlare con tua madre.ElisabettaIl giorno successivo. La terza ora è di italiano.<<…In questo momento mia madre sta parlando con lui… Chissà cosa le sta dicendo? Spero che non tiri fuori le fotografie… no, quelle no, gli servono per tenermi in pugno… Speriamo bene…>>Elisabetta, la madre di Anna, non dimostra i suoi quarantadue anni. Bella presenza, non molto alta, rotonda nei punti giusti, capelli biondi, già dal giorno prima, quando la figlia le ha fatto l’ambasciata, è pronta a sentirsi dire che Anna sarà rimandata in matematica. Ora è seduta su di una poltrona davanti al professore che fa dondolare con indolenza, davanti ai suoi occhi, un lucido orologio da tasca. L’ambiente è rilassante, le tapparelle sono semiabbassate, il condizionatore in funzione. Se non fosse per il dondolio dell’orologio e per le parole che sta dicendo il professore, chiunque classificherebbe la scena normalissima. – … E quando sentirai da e la arola "orzata", ubbidirai a tutti i miei ordini… Ora ti sveglierai ed avrai dimenticato tutto…La donna si riscuote con un leggero tremito. – Anna è molto migliorata – dice il professore. – Se continua così, sono convinto che sarà promossa anche in matematica. – Grazie, professore. Mi ha dato proprio una bella notizia. Quasi non ci speravo.Elisabetta si alza un po’ frastornata, stringe la mano al professore, e si avvia verso la porta. L’uomo pronuncia una parola e lei si blocca, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. – Girati verso di me e fammi vedere le gambe – dice il professore.Elisabetta si volta, solleva la stretta gonna fino ai fianchi, e mette in mostra le gambe perfette, nonché un ridottissimo slip bianco, ai bordi del quale spuntano parecchi peletti biondi. – Anche le tette – dice ancora il professore.La giacca e la camicetta si aprono ed il reggiseno, sempre bianco, si abbassa. Il seno appare, morbido, e sormontato da grossi capezzoli color ruggine. – Ricomponiti e vai.La donna riassetta gli abiti, gira su se stessa poi, sveglia, va verso la porta come se nulla fosse accaduto.Nel pomeriggio Franco solleva il telefono, compone il numero, ed attende risposta. – Orzata – dice, appena avuta la comunicazione. – Esci da casa e sali sul taxi che ti sta aspettando. Ti porterà davanti ad un portone. Entra, sali al secondo piano, e suona il campanello. – Poi siede comodamente in poltrona ed attende.Elisabetta non lo attira in modo particolare, ma vuole togliersi lo sfizio di farsi anche la madre di Anna. Già una volta, molti anni prima, si era portato a letto madre e figlia. Allora però la situazione era diversa, in ogni caso era stata un’esperienza gratificante. Ora attende l’arrivo della donna che, come ha già costatato, ha un corpo ancora molto seducente. Si divertirà un paio d’ore ed arricchirà il suo album di alcune fotografie. Il campanello suona. – Benvenuta, Elisabetta. Hai fatto presto. Spogliati subito e vieni con me.Senza la minima esitazione, la donna solleva il vestito dall’orlo e lo sfila dal capo.Non porta reggiseno né calze. Il suo unico indumento è ora un minuscolo triangolo di tessuto bianco trasparente sotto al quale si vede chiaramente la bionda peluria. Sul sedere, lo slip è penetrato nel solco tra le natiche, lasciandole completamente scoperte. La bellezza di quella vista, seppure casuale, eccita Franco a dismisura.Elisabetta porta le mani all’elastico e morbidamente sfila l’indumento dalle gambe, lasciando in piena luce il boschetto biondo. I peli, non molto folti, come Franco accerta immediatamente sono morbidissimi. Sembrano di seta tanto sono lucenti, colpiti in pieno dalla cruenta luce di una lampada sapientemente disposta.L’afferra per mano e la conduce al letto dove la fa sdraiare con le ginocchia sollevate ed aperte. Si spoglia a sua volta, si insinua tra le gambe cremose, punta il pene, e molto lentamente la penetra assaporandone il calore. Possedendola con forza, Franco immagina per un attimo l’oscenità della scena se su quel letto, accanto alla madre, ci fosse anche Anna. L’eccitazione rompe allora gli argini. Le strizza con violenza i seni e la inonda di caldo liquido vischioso. – Spero che tu prenda la pillola – dice Franco. – Potevo far venire anche tua figlia. Mi sarebbe piaciuto farle preparare il tuo culo che, visto il tipo che sei, deve essere ancora vergine. Vediamo un po’ se ho indovinato?Il pene è già tornato teso. Fa rivoltare Elisabetta, le infila due cuscini sotto al ventre in modo da mettere le natiche in bella evidenza, le separa, e scopre il buco scuro. Prova a forzarlo con un dito umettato di saliva facendolo penetrare lentamente. – Eh, sì, è strettissimo. Fra pochi minuti sarà molto più largo – dice Franco.Apre il cassetto del comodino e prende una scatoletta di vaselina. Ne spalma con generosità intorno e dentro il uco di Elisabetta, quindi sul suo membro teso. – Allarga bene le chiappe con le mani – dice Franco.Appoggia il glande sulla stretta apertura ed inizia a premere con forza, dilatandola. Un urlo di dolore di Elisabetta. La pressione non diminuisce e l’avanzata prosegue inesorabile. Un centimetro dopo l’altro la verga affonda nella donna che, urlando, dimena scompostamente il bacino nel tentativo di staccare l’intruso che le causa il violento dolore. Franco, solidamente avvinghiato ai fianchi di lei, continua a spingere finché non è completamente dentro ed i testicoli accarezzano la vagina. Resta dentro di lei per un paio di minuti senza muoversi, dando così il tempo allo sfintere martoriato di amalgamare il corpo estraneo. Elisabetta smette di lamentarsi. Il pene esce per due terzi e rientra. Parecchie volte. Elisabetta inizia a spingere il sedere verso di lui. – Vedi? Vedi, brutta porca, che ti piace? Lo sapevo. A tuo marito non l’hai mai voluto dare… Pensa cosa ti sei persa. Ti piace, eh? Rilassati… sì, così… Ti sfondo tutta… Per un po’ di giorni avrai dei problemi a sederti…Franco viene con un urlo bestiale assestando un ultimo colpo che squassa la donna portandola all’orgasmo.
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