Sono un ragazzo di 26 anni, e quella che sto per raccontarvi è una cosa che mi è successa più o meno all’età di quindici, quando ero nel pieno dello sviluppo delle mie voglie sessuali. Allora, solevo passare parecchio tempo con un mio cugino che viveva pochi metri lontano da casa mia, e con il quale per ragioni legate soprattutto al fatto di avere più o meno la stessa età e per comunanza di carattere mi trovavo particolarmente bene. Noi abitiamo in campagna in una zona dove oltre alle nostre abitazioni c’e soltanto una piccola azienda di pochi operai, (un capannone) e altre due abitazioni di cui una di modeste dimensioni. Nell’altra viveva (e vive tuttora) la signora Gilda (che noi chiamavamo zia) con il marito e con le due figlie; Sara di sedici anni, e Marta di diciotto. Quando noi eravamo più piccoli le due figlie di Gilda venivano spesso a casa di mio cugino e quindi capitava spesso di giocare con loro, ma con il passare degli anni loro si sono un po’ allontanate per motivi vari (lo studio, poi il lavoro, i ragazzi, ecc…), e così ci vedevamo sempre meno, con molto dispiacere da parte nostra, perché crescendo si erano fatte proprio due belle ragazze; entrambe bionde e carinissime, con un fisico perfetto, molto simpatiche e di compagnia. Un giorno d’estate io e mio cugino (assieme a sua madre, mia zia), ci recammo a casa della signora Gilda perché dovevamo dare loro una mano a preparare delle conserve di pomodori. C’erano anche le due figlie bonazze bionde. Ad un certo punto della lavorazione, si rese necessario un altro fusto di ferro, e io fui incaricato di andare a prenderlo in un magazzino (una vecchia stalla in disuso da tempo) assieme a Maria. Dopo aver trovato questo fusto, ci fermammo un attimo a riposare seduti su quello che una volta era il serbatoio di qualche cosa, forse un trattore e aspettammo un po’ prima di tornare dagli altri. Fu allora che Sara mi disse di avere due sigarette rubate al padre e voleva fumarle Dapprima esitai per paura di essere scoperto dagli adulti, ma poi accettai e ci accendemmo la sigaretta a turno. Prima io e poi lei. Mentre Sara fumava, io la guardavo intensamente, soprattutto le sue gambe e il suo decolté bello in vista a causa dell’abbigliamento estivo, il tutto bello abbronzato per via del sole cocente! Eh si, era un bel bocconcino Sara. Quando ebbe finito di fumare, prima di tornarcene verso il portico dove stavamo lavorando, lei mi disse: “…aspetta, prima di tornare devo fare pipì… !!!” Così mi chiese di allontanarmi in modo che non potessi vederla. Lei rimase nel punto in cui avevamo fumato, (cioè appoggiata alla parete della stalla) ed io passai dall’altra parte della parete dentro la stalla stessa. Da li, grazie ad una fessura fra le assi di legno, riuscii a vederla. Si guardò intorno, poi sollevò la gonna ed abbassò le mutandine bianche candide, mettendo a nudo la sua fichetta nera. Dato che l’erba secca era alta più di venti centimetri e piuttosto “pungente” non poté accovacciarsi come fanno di solito le ragazze, così si piegò soltanto leggermente sulle gambe e divaricate le gambe cominciò a pisciare. La vedevo chiaramente, e chiaramente vedevo il fiume di pipì che le sgorgava dalla sua passera. Mi eccitai, tanto che il cazzo mi venne duro e dovetti lottare per non far vedere la mia vistosa erezione al di sotto dei pantaloncini. Quando ebbe finito di urinare, si ricompose, e prima che si muovesse mi mossi anch’io e mi feci trovare di fronte l’ingresso della stalla, lontano dal punto da dove l’avevo “spiata”! Rifacemmo la strada a ritroso e giungemmo dove erano gli altri, sicché la signora Gilda ci disse: “C’è voluto tutto questo tempo per un fusto… ?!!” Noi non rispondemmo, anche perché non avevamo neanche avuto la furbizia di inventarci una scusa che giustificasse il troppo tempo impiegato. La cosa sembrò finire li. A pranzo ci trattenemmo a casa di Gilda, e non potei fare a meno di raccontare a mio cugino quanto fosse accaduto in mattinata con Sara dietro la stalla. Andammo dietro casa, in un punto dove credevamo che nessuno potesse sentirci, (credevamo…) senza renderci conto di trovarci proprio sotto la finestra del bagno di casa di Gilda! Raccontai tutto a mio cugino, senza nascondere nessun particolare; gli dissi persino che mi ero eccitato al punto da dover correre a farmi una sega! Solo quando ebbi finito il racconto sentimmo lo sciacquone del bagno e spaventati cominciammo a pensare che qualcuno avesse udito tutto!!! Sperai di no, ma mi si mise addosso una certa fifa, perché nel racconto non mi ero risparmiato volgarità del tipo: ” …Sara s’è messa a pisciare come una troia… “, oppure ” …avrei voluto prenderla e scoparla lì dov’era… “, o anche ” …mi sarebbe piaciuto affogare il mio cazzo fra quelle tettone dure… “e altre frasi del genere. Ma la giornata si concluse tranquilla senza che nessuno mi facesse notare niente di quell’episodio, e nel tardo pomeriggio salutammo tutti rincasando e rimanendo d’accordo sul tornare a cena dalla signora Gilda la sera dopo. La sera in questione arrivammo tutti, e c’erano anche mio zio (il papà di mio cugino), il signor Sesto, marito della signora Gilda, e un’altra decina di persone che per la maggior parte non avevo mai nemmeno visto. Era una magnifica serata estiva, nella tranquillità della campagna e all’insegna del buon umore. La tavola per la cena era apparecchiata all’aperto sotto il portico, e il pasto fu ottimo e leggero. Ma ecco che all’improvviso accadde qualcosa che non avevo calcolato, o meglio, sottovalutato! La gente chiacchierava e rideva; mia zia e altre donne tagliavano l’anguria, gli uomini parlavano di lavoro, caccia, coltivazione… e mio cugino giocava a carte con Sara, Marta e altri tipi. Ad un certo punto la signora Gilda mi si avvicina dice: “Vieni a darmi una mano a prendere un’altra anguria e altre posate in casa!” Non sembrava una domanda; era un ordine! “Va bene… ” le risposi. Entrammo i casa, ma stranamente Gilda mi chiese di salire su al piano superiore, sempre con il solito tono d’autorità che, fra l’altro, l’aveva sempre caratterizzata! Salii e giunto su le chiesi perché eravamo saliti, e lei mi rispose che l’anguria era al fresco nella vasca da bagno. Improvvisamente mi venne in mente quello che era successo il giorno prima con sua figlia Sara, ed ebbi paura! In pochi istanti immaginai cosa stava per accadermi; la signora Gilda che mi dice che sa tutto e che ha intenzione di spifferare la storia ai miei zii, genitori, conoscenti e chi più ne ha più ne metta! Ero fottuto!!! Entro in bagno, e dietro di me la signora Gilda che si chiude la porta dietro e gira la chiave. Ho sempre più paura! Non vedo l’anguria nella vasca; oddio, quello che pensavo si trasforma in realtà…! Guardo lei, è lì davanti la porta, con lo sguardo severo dietro gli occhiali da vista. Ha da poco compiuto 44 anni, (ci ha invitato alla festa per il suo compleanno)…; le braccia conserte. Indossa uno di quegli orrendi vestaglioni con le bretelle da casalinga, chiusi sul davanti da bottoni e dalle fantasie più strane che possano esistere! Sotto le bretelle della vestaglia si vedono quelle bianche del reggiseno. Ai piedi, delle ciabatte sempre da casa con fibbia di cuoio. “Allora.. ?!!” …esordisce. “Allora che…?” domando io. “Ti sei messo anche a fare la spia adesso?!!” “CAZZO!!!” Era lei che ci aveva sentito dal bagno il giorno addietro. Divento rosso, comincio a balbettare, non so come tirarmi fuori da quella situazione… La faccia della signora Gilda è sempre più incazzata; comincia a gesticolare con le mani, dicendomi che queste cose la fanno arrabbiare terribilmente (e si vedeva), che ero non solo un maiale spione, ma anche un deficiente, segarolo, immaturo… insomma aveva ascoltato quanto avevo detto a mio cugino proprio in tutto e per tutto. in tre secondi mi ha fatto capire che stavo per essere sputtanato perché; avevo fumato, e per di più di nascosto, avevo spiato una persona in un momento molto intimo, e per di più sua figlia, avevo usato un linguaggio così irrispettoso nel descriverla, e il tutto fatto nella casa di gente che mi ha ospitato e mi ha sempre ritenuto un bravo ragazzo. Eh si, ero proprio messo a terra, non dissi una parola per replicare, per difendermi; quella stronzona aveva ragione. Questo è quello che immaginavo sarebbe successo; ciò che non avrei mai neanche pensato lontanamente è quello che invece successe poi! Dopo un minuto di silenzio e uno scambio di sguardi (duro il suo, da cane bastonato il mio), la signora Gilda mi dice: “Adesso se vuoi che non lo racconti a nessuno devi pagarla! Spogliati nudo!!!” Mentre cercavo di capire se avevo compreso bene ciò che mi aveva appena ordinato, mi ripete con maggior durezza: “Ho detto spogliati!!!” Allora ho cominciato a togliermi le scarpe, le calze, poi la t-shirt estiva e i calzoncini, e sono rimasto in boxer. Gilda mi guarda e mi chiede di togliermi le mutande. Altri tentennamenti, ma alla fine l’ho fatto e sono rimasto completamente nudo davanti a quella signora d quasi cinquant’anni. “Siediti sulla tazza!” (del water). Mi seggo. Poi mi si avvicina e mi guarda dall’alto verso il basso e viceversa, e fa: “Mhh, sei fatto bene, proprio bene; complimenti” “E quel coso moscio li, cos’è?” Il mio cazzo si vergognava più di me! “Hai detto che ti si era fatto duro e dritto mentre spiavi mia figlia, vero?!!” E comincia a sbottonarsi il vestaglione… Apre i primi bottoni dal basso… non capisco! Il vestito rimane accostato anche una volta sbottonato, ma poi, una volta sganciati tutti i bottoni, la fa cascare per terra e mi rimane davanti solo in reggiseno e mutande bianchi, e con le ciabatte. Ingoio un po’ di saliva; che intenzioni ha?! Ha le cosce con un po’ di cellulite, la pancetta e i fianchi poco più ampi del normale. Mai vista una donna di quell’età nuda o quasi. S’infila i due pollici ai lati delle mutande, e mentre le fa scivolare in terra mi dice: “Ti sei eccitato a vedere Sara che pisciava?!!” Ero esterrefatto, non riuscivo a parlare. Ormai le mutande non c’erano più, e fra le gambe della signora Gilda si vedeva solo il triangolo di peli neri e folti della sua figa matura. “Rispondimi!!!”, mi fa. “I…I…Io… ” balbetto… “Tu cosa?!! Si o no… ?!!!” insiste. E si fa più avanti. “S…Si, si …!” ammetto sconfitto. Bene, bravo, allora vediamo che fai adesso… e detto ciò mi spinge con una mano verso la spalliera della tazza e mi si posiziona sopra a gambe larghe. Poi si piega leggermente sulle gambe, e poggiando le mani sulle ginocchia mi dice: “Non fai più il galletto adesso?” Contemporaneamente comincia a pisciarmi addosso, sul cazzo e sulla pancia, fissandomi negli occhi… …
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