Da quando nostro padre è improvvisamente mancato, a causa di un fulmineo attacco cardiaco, un paio di mesi fa, mia sorella Barbara ed io abbiamo dovuto prendere in mano le redini dell’azienda di import-export della quale papà (pur apparendo solo quale azionista di maggioranza) era praticamente il proprietario. L’altro azionista (mia madre) era a pezzi, distrutta dal dolore, assolutamente incapace di compiere qualsiasi azione sensata. Per evitare la cessione forzata della società o – nella peggiore delle ipotesi – la bancarotta, mia sorella Barbara (che ha divorziato l’anno scorso da suo marito Harry) aveva affidato la gestione della boutique del centro della quale è titolare, alla sua socia, mentre io avevo chiesto un periodo d’aspettativa allo studio legale presso il quale sono assistente. La nostra intenzione era comunque quella di cedere la società, ma non certo al prezzo stracciato che ci era stato proposto dalla concorrenza. Per questo, nei primi frenetici giorni seguiti alla nostra forzata successione, ci eravamo dati da fare per cercare sul mercato un’offerta d’acquisto più vantaggiosa. Questa, quasi inaspettatamente, ci era giunta da una società con sede a Jersey, una delle Isole del Canale, noto paradiso fiscale. – Chissà chi c’è dietro a tutto questo? – mi sono chiesto, ad alta voce, scorrendo per l’ennesima volta il fax contenente l’offerta pervenutaci. Ci trovavamo alla sede della società, nell’ufficio che era stato di nostro padre, mia sorella ed io. Era una calda serata di giugno ed entrambi avevamo dormito assai poco, le notti precedenti, presi com’eravamo stati dalle trattative di vendita. – Che te ne importa, a questo punto? – mi ha chiesto Barbara, guardandomi stancamente, seduta su una delle poltroncine in cuoio nero poste davanti alla massiccia scrivania in mogano che dominava lo studio – L’importante… – ha continuato – …è che riusciamo a concludere vantaggiosamente l’affare. Non ne posso più, Anthony…davvero! In effetti, anch’io ero parecchio esausto. Avevamo fatto il possibile. A quel punto era necessario prendere una decisione. – Okay, Barbara. Allora se sei d’accordo… – le ho proposto io, guardandola negli occhi – …concludiamo l’affare e non ne parliamo più…mm? – Mm…per me va bene! – ha acconsentito lei, contraccambiando il mio sguardo – Dove e quando? – mi ha chiesto quindi, in tono più rilassato. – Bah, non so…bisognerà telefonare – le ho risposto io, dando un’ulteriore occhiata al fax, alla ricerca di un numero di riferimento – Senti, facciamo così…penserò io a prendere contatto con i nostri amici e poi ti farò sapere, okay? – Okay, fratellino! – mi ha risposto lei, sollevata, alzandosi in piedi – Grazie. Adesso… – ha continuato raccogliendo le sue cose – …io vado a casa a farmi un bel sonno. Ma prima… – mi ha sussurrato, avvicinandomisi – …voglio ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me e per la società – E, così dicendo, si è alzata sulla punta dei piedi e mi ha posato sulle labbra un tenero ed umido bacio – Buonanotte – mi ha bisbigliato infine, guardandomi negli occhi. – Buonanotte, Barbara – l’ho salutata a mia volta, piuttosto imbarazzato – Domani ti farò sapere. La mattina dopo, infatti, ho chiamato Jersey. La firma sarebbe dovuta avvenire due giorni dopo, nella sede della società acquirente, a St. Helier. Naturalmente era richiesta la presenza di entrambi, Barbara ed io. – Mm…un bel problema, questo – ho obiettato io. – Nessun problema – mi era stato risposto invece. Avremmo potuto arrivarci comodamente in aereo, da Londra, in mezz’ora. Subito ho chiamato mia sorella, la quale (abbastanza inaspettatamente, devo dire!) si è dimostrata ben disposta a compiere il viaggio. – Molto bene! – ho approvato io – Non preoccuparti… – l’ho rassicurata – …penso io a tutto. Alle nove del giorno dopo, infatti, eravamo all’aeroporto, pronti ad imbarcarci per Londra. Mancava circa un’ora alla partenza del volo, così – nell’attesa – ho invitato Barbara a bere qualcosa. Mia sorella ha accettato di buon grado, accompagnandosi a me verso il bar, dopo avermi preso sottobraccio. Quella mattina Barbara – che appariva allegra e frizzante – indossava un elegante tailleur blu, composto da una giacca ampiamente scollata dalle corte maniche a chimono, abbottonata sul davanti e da una gonna diritta, a vita alta e lunga fino a metà coscia. Ai piedi, infine, portava un paio di scarpe in pelle con tacco alto, in tinta con il vestito. Non c’è che dire…una gran bella donna! – ho pensato tra me e me, guardandola mentre sorseggiavamo una bibita – Certo…se non fosse mia sorella, magari un pensierino ce lo farei! – Cos’hai da guardarmi così? – mi ha chiesto lei incuriosita, accorgendosene. – Oh…niente di particolare, sorellina! – l’ho rassicurata io, tornando bruscamente alla realtà – Scusami… – le ho sussurrato, sorridendole – …ero soprappensiero. – Mm…sei preoccupato per l’affare? – mi ha chiesto allora lei, guardandomi a sua volta, con gli occhi socchiusi…chissà, forse facendo le stesse valutazioni che io avevo fatto nei suoi confronti.- No – le ho risposto io – Vedrai, Barbara, andrà tutto bene! – E, così dicendo (…ancora oggi mi chiedo cosa diavolo mi abbia spinto a farlo!) mi sono proteso verso di lei e con affettata nonchalance, le ho appoggiato una mano sul ginocchio, stringendoglielo affettuosamente, come a rassicurarla. A quel punto Barbara ha spalancato gli occhi, dapprima fissandomi e quindi distogliendo subito dopo lo sguardo, mentre finiva di bere. – Dimmi, Anthony… – ha ripreso poi, cambiando completamente discorso – …dormiremo a St. Helier questa notte? – Certo – le ho risposto io, togliendole la mano dal ginocchio – I nostri ospiti hanno già provveduto a prenotarci l’albergo, non preoccuparti. Inoltre…saremo loro ospiti a cena. Ma piuttosto…vieni… – l’ho incitata scendendo dall’alto sgabello del bar – …è ora di imbarcarci. Era stato così che alle dieci in punto siamo partiti per Londra, dove siamo arrivati alle tre del pomeriggio. Barbara ha sonnecchiato per quasi tutto il volo, sulla poltrona accanto alla mia ed io ne ho approfittato per guardarla, a mia volta non visto. Inutile negarlo, alla fine, ho dovuto ammettere a me stesso che mia sorella mi arrappava…e non poco, anche. Comunque, ad Heatrow, dopo aver sdoganato i bagagli ed esserci soffermati brevemente a bere qualcosa di fresco, eravamo ripartiti per Jersey, dove eravamo giunti – dopo un breve volo sopra la Manica – nel tardo pomeriggio. Preso un taxi, quindi, abbiamo raggiunto l’albergo di St. Helier – dal nome altisonante di Auberge de Le Lion d’Or – presso il quale ci era stato indicato di rivolgerci per alloggiare quella notte. In effetti, c’era stato un malinteso…nel senso che i nostri futuri soci in affari non ci avevano prenotato due stanze, ma una sola, una matrimoniale a nome dei Signori MacPherson, moglie e marito di Newark, New York. – Ma non è possibile – ho esclamato, incredulo, guardando il portiere che, sorridendo, mi porgeva la chiave della camera – Le camere dovevano essere due, accidenti! Una per me ed una per mia sorella – gli avevo spiegato, facendogli subito cambiare espressione – A questo punto, monsieur, bisognerà che ci diate un’altra camera! – Ehm…temo che questo sia impossibile, m’sieur – aveva replicato il portiere, imbarazzatissimo – Purtroppo non abbiamo altre camere libere…sa…sono tutte occupate da turisti venuti per la regata di domani. E…presumo che in tutta l’isola non sia possibile trovare altro per questa notte, monsieur MacPherson. Mi dispiace. – Bè…mah… – ho farfugliato, stupefatto – …e adesso, secondo lei, come facciamo? – gli ho chiesto, preparandomi già a piantargli una grana. – Dai, lascia perdere, Anthony – mi ha sussurrato in quel momento Barbara, spazientita, allungandosi nel contempo ad afferrare la chiave della camera che il portiere aveva continuato a tenere sospesa sopra il bancone della reception – E’ inutile continuare a discuterne! Vorrà dire che per una notte ci adatteremo – ha aggiunto, stupendomi – Ci chiama qualcuno per i bagagli, per favore? – ha poi chiesto al portiere. – Certamente, madame – si è affrettato ad acconsentire il maître, suonando il campanello per chiamare il fattorino. – In fin dei conti… – mi ha bisbigliato Barbara, mentre ci avviavamo verso l’ascensore, dietro al ragazzo dell’albergo – …cosa ce ne importa…anche abbiamo una camera sola? Stanotte dormirei anche sotto un ponte! – aveva aggiunto, guardandomi con aria in effetti un tantino affaticata – Mi basta fare una doccia e avere un letto su cui sdraiarmi…mm…tu cosa ne dici? – mi aveva chiesto. – Oh…se per te va bene…- le ho risposto io – …anche per me è OK. Non c’è problema – ho concluso. La stanza che ci era stata assegnata, del resto, era molto accogliente, con una grande vetrata che dava sulla baia sottostante. – Mm…niente male – ha approvato mia sorella, guardandosi intorno, una volta rimasti soli, dopo aver congedato con una mancia il fattorino. – Sì… – ho approvato io, appoggiando le nostre valigie sopra le due poltrone poste ai piedi del grande letto matrimoniale – … sembra davvero confortevole. – Anche il bagno è OK – mi ha confermato mia sorella, dopo averlo ispezionato – Cosa dici…ci facciamo una bella doccia…mm? – Noi due? Insieme, intendi? – le ho chiesto a quel punto, girandomi a guardarla, facendo il finto tonto, pentendomi però subito dopo di quello che avevo appena detto. – Ma no, Anthony…cosa stai dicendo, accidenti! – mi ha risposto Barbara, dopo un attimo di esitazione, evidentemente incerta se considerare la mia uscita come uno scherzo di pessimo gusto o…bah, chissà cos’altro – Non dire stupidaggini – mi ha rimproverato poi – Non ho voglia di scherzare, dai…sono stanchissima! – Okay…okay – le ho sorriso io, a quel punto, cercando di sdrammatizzare la situazione – Accomodati pure, sorellina…falla prima tu la doccia – le ho concesso – Io intanto disfo il mio bagaglio. Al che Barbara, dopo aver aperto la sua valigia e dopo averne tratto un accappatoio di spugna rosa, si è diretta verso il bagno, non prima comunque – convinta che io (apparentemente intento a estrarre i miei vestiti dalla Jaguar di pelle nera) non la stessi osservando – di avermi lanciato una lunga occhiata indagatrice. Nel successivo quarto d’ora poi, mi sono dedicato a sistemare la mia roba, cercando di fare il possibile per non pensare a mia sorella nuda sotto lo doccia, impresa questa – credetemi – davvero non facile…attraverso la porta, infatti, sentivo distintamente il rumore scrosciante dell’acqua ed il mio subconscio ha cominciato a fare gli straordinari per fornirmi frammenti di immagini di un corpo nudo e bagnato, coperto di schiuma, avvolto in una nuvola di vapore. Stavo ancora fantasticando di tutto ciò quando Barbara, terminata la doccia, è uscita dal bagno, avvolta nell’accappatoio, scalza e con i lunghi capelli biondi bagnati. – Mm…molto meglio…mi sento un’altra! – ha esclamato mia sorella mentre io, dopo essermi avvicinato al mobile bar, le servivo da bere. Sembrava anche che il broncio di poco prima le fosse passato ed infatti è stato con un sorriso che mia sorella ha accettato la bevanda ghiacciata che le porgevo. – Forza, fratellino… – mi ha incitato, con un sorriso malizioso, riferendosi alla doccia – …tocca a te, adesso! E’ stato così che qualche minuto dopo mi sono ritrovato a mia volta sotto il getto dell’acqua calda. Esausto, mi sono concesso una lunga doccia tonificante, massaggiandomi a lungo i muscoli indolenziti e facendo un abbondante uso di shampoo profumato. La cosa mi ha portato via venti minuti abbondanti, cosicché – quando sono uscito dal bagno, avvolto nel mio accappatoio di spugna – le prime ombre della sera avevano cominciato ad invadere la nostra camera. Mia sorella Barbara, che mi dava le spalle, era immobile davanti alla finestra, apparentemente intenta a guardare le acque della baia. Stranamente non si era vestita ma aveva ancora addosso l’accappatoio. A quel punto mi sono avvicinato silenziosamente, arrivandole alle spalle, fino a fermarmi ad appena qualche centimetro da lei, la quale – dopo un attimo di esitazione – si è voltata verso di me, alzando gli occhi a fissarsi nei miei. – Dimmi, Anthony… – mi ha chiesto poi in un sussurro, girandosi quindi a fronteggiarmi, piantandosi le mani sui fianchi e guardandomi dal basso verso l’alto – …cosa ti passa per la testa esattamente…mm? – A cosa ti riferisci, Barbara? – le ho chiesto a mia volta, arretrando, preso alla sprovvista, rendendomi conto nel frattempo di arrossire come un ventenne. – Oh…hai capito benissimo! – ha replicato mia sorella, continuando ostinatamente a fissarmi – Intendo delle idee che ti sei fatto su di me. – Ma…guarda, Barbara, che ti sbagli! – ho tentato di giustificarmi io, non sapendo peraltro cosa dire – davvero non… – Oh…lascia perdere! – mi ha sussurrato lei, tornando a farmisi sotto – Te lo dico io cosa ti sta passando per la testa…tu mi vuoi…non è vero? Mm? Non è vero che mi vuoi? – ha proseguito implacabile – Non è vero che è da quando abbiamo iniziato questo viaggio che non pensi altro che a scoparmi…mm? Dimmelo che è così, brutto porco che non sei altro! – mi ha sibilato, infine. – Beh…ma…ecco… – ho balbettato io, messo alle strette, con la sudorazione a mille e la salivazione azzerata, non sapendo cosa risponderle. Ma poi – mi sono detto – perché negare la verità? Anche se avessi voluto farlo, comunque, i miei ormoni non me lo avrebbero consentito. Eravamo a migliaia di chilometri da casa, da soli e mia sorella era lì, di fronte a me…bellissima e praticamente nuda al di sotto dell’unico indumento che indossava…e soprattutto – avevo compreso – ben disponibile nei miei confronti! – …ecco…è proprio così, sorellina! – le ho sussurrato a quel punto, contraccambiando spavaldamente il suo sguardo – Mi arrappi da morire…questa è la verità, accidenti! – Mm…ma non dirmi – mi ha sibilato lei, avvicinandomisi quindi fino a appoggiare il suo voluminoso seno sul mio torace. In un attimo sono stato avvolto dal suo charme…il suo profumo mi ha stordito, il suo calore mi ha pervaso e a quel punto non sono più stato capace di trattenermi. L’ho afferrata per le spalle e quindi – mentre la stringevo – mi sono chinato su di lei, posandole un lieve bacio sulle labbra. Barbara si è lasciata baciare, anzi, dopo avermi guardato, forse per scrutare l’espressione del mio viso, si è alzata sulla punta dei piedi nudi e si è protesa verso di me, con le labbra dischiuse, al che io – non chiedendo di meglio – ne ho approfittato per approfondire il tenero bacio di poco prima, costringendola a schiudere i denti, infilandole la lingua in bocca e cominciando poi a mulinargliela dentro, come a possederla. E’ stato un bacio lungo ed appassionato, durante il quale mia sorella si è abbarbicata a me, strusciandomisi addosso e mugolando nel contempo in preda alla passione che ormai la pervadeva. Quando poi, ci siamo staccati per prendere fiato, Barbara ed io ci siamo guardati – ansimanti – come cercando l’una negli occhi dell’altro la risposta alla domanda che entrambi – evidentemente – in quel momento ci eravamo posti…MA COSA STIAMO FACENDO? – Siamo fratello e sorella – mi ha infine rammentato Barbara in un sussurro, staccandosi leggermente da me, ma senza però abbandonare i lembi dei mio accappatoio che ancora stringeva tra le mani. – E allora? – le ho chiesto io, continuando a fissarla negli occhi – La cosa che più importa in questo momento… – ho continuato con voce ferma e, speravo, convincente – …è che siamo una donna ed un uomo…e siamo soli…qui…lontanissimi da casa e dai nostri affetti! – E così dicendo, l’ho stretta di nuovo a me, chinandomi quindi su di lei per baciarle il collo, la gola e quindi le spalle, abbassandole l’accappatoio, mentre Barbara ansimava in preda all’eccitazione, lasciandomi fare, anzi, dimenandomisi addosso con sempre maggiore voluttà. Sempre più invogliato dal suo comportamento, allora, ad un tratto le ho scostato i lembi dell’accappatoio, scoprendole il seno e tuffandomici quindi sopra. In un lampo le ho abbrancato le grosse mammelle e poi, mentre mia sorella mugolava compiaciuta, ho cominciato a slinguarle ed a succhiarle i capezzoloni turgidi, alternativamente – prima l’uno e poi l’altro – leccandoglieli e succhiottandoglieli fino a farli diventare grossi e rossi come caramelle gommose! – Oddio, Anthony… – mi ha bisbigliato ad un tratto – …mi piace da morire! Oh…continua, ti prego! Al che io, entusiasta della sua reazione, con un fulmineo movimento le ho slacciato la cinta dell’accappatoio e gliel’ho aperto, denudandola del tutto, passando quindi subito dopo ad accarezzarle i fianchi snelli ed il ventre piatto ed a palpeggiarle le natiche voluttuose. A quel punto, con un ringhio, Barbara è passata al contrattacco, aprendomi a sua volta l’accappatoio ed iniziando a baciarmi le spalle ed il torace. Un attimo dopo, infine, me ne ha sciolto la cinta e quindi, fulmineamente – allungando un mano – si è impadronita del mio membro turgido, il quale per la verità, già da un pezzo si ergeva prepotente verso di lei, puntandola. – Mmm…davvero niente male, fratellino! – mi ha sussurrato poi, guardandomi negli occhi, ormai priva di ogni remora, allorché – accarezzandomelo con dita leggere – ha cominciato a masturbarmi. – E’ tuo…se lo vuoi, Barbie! – le ho bisbigliato io, chiamandola con il suo vezzeggiativo, allungando nel contempo una mano ad accarezzarle con delicatezza il volto incorniciato dai lunghi capelli color biondo cenere, ancora leggermente umidi. – Lo voglio sì…cazzo! – ha esclamato Barbara a quel punto, pazza di eccitazione – Vieni… – mi ha ordinato – …siediti! E, così dicendo, tirandomi per il pene, mi ha fatto adagiare sul letto e quindi, dopo essersi inginocchiata ai miei piedi, tra le gambe che nel frattempo mi aveva fatto allargare, ha ricominciato a masturbarmi, facendomi scorrere la mano su è giù lungo tutta l’asta, soffermandosi ogni tanto a strusciarsi il glande sui caporelli turgidi. – Dio buono, Anthony… – mi ha sibilato, quasi incredula di ciò che stava stringendo in mano – …hai un cazzo enorme…lo sai? Il tuo ex-cognato…se la sognava una nerchia del genere, accidenti! Io, compiaciuto, non ho risposto, ma mi sono limitato a sorriderle, aspettando di vedere, con una certa curiosità, cosa mia sorella avrebbe fatto a quel punto. Barbara, allora, ha spinto in avanti il busto e quindi, dopo essersi infilata il membro tra le grosse mammelle che si era prese tra le mani a coppa, ha cominciato – muovendosi su e giù – a farcelo scorrere in mezzo, in silenzio, concentrandosi su ciò che stava facendo, guardandomi nel frattempo negli occhi con espressione vogliosa. Ad un tratto, poi – dopo essersi raccolta i capelli dietro la nuca a mo’ di treccia – si è impadronita di nuovo del membro e quindi, tenendomelo delicatamente tra le dita dalle unghie laccate di rosso, si è chinata su di me e ha cominciato a lavorarmelo con la bocca, dapprima slinguandomelo – concentrandosi soprattutto sul glande gonfio – e successivamente, dopo essersene ingoiato una buona metà, prendendo a succhiarmelo con foga. – Mmm…mmm – mugolava Barbara mentre, andando su e giù con la testa, mi pompava, facendosi quasi uscire il pene dalla bocca per poi tornare ad ingollarselo subito dopo, in un conturbante andirivieni che in breve tempo mi ha fatto ribollire lo sperma nei testicoli. Avevo l’impressione che la bocca di mia sorella fosse un connubio tra una fornace ed una ventosa avvolgente…non avrei saputo dire, durante tutto il tempo in cui Barbara mi ha sbocchinato, se mi sentivo maggiormente pervaso dal senso di calore o maggiormente preso dall’impressionante senso di risucchio che la sua cavità orale mi trasmettevano…era semplicemente fantastico! Ogni tanto, mia sorella si fermava per prendere fiato (…o forse, ho pensato, anche per non correre il rischio di slogarsi le mandibole!) ed allora, dopo essersi fatta sgusciare il membro dalla bocca me lo leccava, insalivandomelo con la sua lunga lingua dallo scroto e lungo l’asta fin su al glande, mentre mi guardava di sottecchi – la porcella – per osservare le mie reazioni. Infine, evidentemente soddisfatta della lubrificazione del mio pene, è tornata ad agguantarmelo ed ha ripreso a masturbarmi, facendomi scorrere la mano lungo tutta l’asta, guardandomi negli occhi mentre mi sussurrava oscenità, dicendomi che ero un porco, un maiale, un depravato che non aspettava altro che di farsi la propria sorella! A quel punto, allora, fuori di me dall’eccitazione, mi sono raddrizzato e quindi, dopo averla afferrata sotto le braccia, l’ho fatta rialzare e poi – mentre Barbara ansimava, eccitata e sorpresa – me la sono tirata addosso, facendola quindi rovesciare sopra il letto. Poi, in un lampo, mi sono liberato dell’accappatoio, rimanendomene del tutto nudo e quindi, tornando a rivolgere la mia attenzione a Barbara, le ho fatto aprire le gambe e ci ho infilato la testa in mezzo, immergendo quindi letteralmente la faccia nella sua vulva afrorosa. Mia sorella ha emesso un gemito di piacere allorché, dopo essermi fatto strada con la bocca tra le sue grandi labbra, le ho ficcato la lingua nella fessura zuppa di umori, cominciando poi a mulinargliela dentro, in lungo ed in largo, lappando e succhiando le ricche linfe che la sua vagina essudava abbondantemente ed apparentemente senza sosta, man mano che io – imperterrito e terribilmente infoiato – la incalzavo con il mio cunnilinguo. Ad un tratto, poi, senza peraltro mai smettere di leccarla, ho alzato lo sguardo per scrutare le sue reazioni ed è stato così che – mentre Barbara si dimenava senza più alcun ritegno, roteando oscenamente il bacino – al di sopra della montagnola paffuta del pube, della piatta distesa del ventre e delle due morbide ed eburnee colline che erano i suoi seni dai caporelli eretti, mi sono ritrovato i suoi splendidi occhi cerulei che mi fissavano, colmi di lussuria. La qual cosa – peraltro – è durata solo un attimo. Mia sorella, infatti, afferrandomi per i capelli, mi ha costretto a staccare la mia bocca dalla sua vulva, dopodiché, sollevatasi, mi ha spinto all’indietro, costringendomi a sdraiarmi supino sopra il letto e poi, dopo essersi tolta l’accappatoio – rimanendo così anch’essa del tutto nuda – con un movimento fulmineo mi è salita sopra, alla rovescia, allargando le gambe e calandosi a cosce spalancate sopra la mia faccia, nella posizione classica del sessantanove, allungandosi quindi subito dopo sopra di me per tornare ad impadronirsi del mio membro turgido, che ha afferrato, stringendoselo stretto in mano, quasi avesse paura che le sfuggisse. Contemporaneamente, io, con la testa imprigionata tra le sue cosce, le ho afferrato le natiche con le mani e quindi, dopo avergliele allargate in modo da poterle raggiungere con la bocca la vulva afrorosa e fradicia delle sue secrezioni, ho ricominciato a lavorarle la fessura, passandoci e ripassandoci su e giù la punta della lingua. Immediatamente dopo ho sentito le labbra di mia sorella stringersi intorno al mio glande e quindi la sua bocca calda impadronirsi – inghiottendolo – del mio membro. Poi, in un eccitantissimo crescendo, mentre il mio muscolo guizzante continuava imperterrito a scorrerle nella vagina, ho avvertito – con un sussulto di piacere – la sua fellazione farsi più profonda ed avvolgente e le sue unghie penetrarmi nella carne! Non c’era dubbio: Barbara, tenendo le mani appoggiate alle mie cosce – e quindi lavorando solo di bocca – mi stava pompando come una forsennata, ficcandosi il mio cazzo fino in gola, avanti ed indietro, avanti ed indietro…senza sosta, mugolando come un’ossessa, quasi volesse succhiarmi fuori l’anima dai testicoli insieme allo sperma. Io, allora, per non essere certamente da meno, ci ho dato dentro a mia volta alla grande, infilandole la mia grossa lingua dalla punta indurita nella fessura rorida di sborra, dentro e fuori, come se fosse un membro! La sentivo mugolare – la porca – e più lei mugolava, più io mi eccitavo. Improvvisamente, ad un tratto, Barbara si è fatta sgusciare di bocca il pene e quindi, facendo forza sulle braccia, si è sollevata a metà sopra di me, sottraendosi alla mia bocca. – Adesso voglio scopare, fratellino! – mi ha sussurrato poi, guardandomi al di sotto del suo corpo, tra le gambe spalancate – Voglio che tu mi sbatta il tuo grosso cazzo in fica! Non ne posso più dalla voglia…porca puttana! Messa così, in quella posizione, mia sorella era semplicemente oscena…ancora sdraiato sotto di lei, non sapevo se guardare i suoi splendidi occhi che mi fissavano lussuriosi, i suoi grossi seni penzoloni oppure (…proprio sopra la mia faccia!) la sua vulva dalle labbra spanate e rese rilucenti dalla mia saliva e dai suoi succhi. Cazzo, avrei dato qualsiasi cosa in qual momento per fottermela, ma – a malincuore – ho dovuto ammettere con me stesso che non sarebbe stato possibile. – Adesso non possiamo, Barbara! – ho dovuto risponderle, con voce arrochita dal dispiacere, accarezzandole nel contempo le belle cosce tornite dalla pelle vellutata – Tra un’ora i nostri soci d’affari ci aspettano a cena…non te lo ricordi più? – le ho chiesto. – Al diavolo! – mi ha ringhiato lei, scavalcandomi del tutto per sdraiarsi a sua volta supina sul letto, con le gambe spalancate e la vulva dalle labbra semidischiuse completamente esposta ai miei occhi – Non possiamo rimandare, accidenti a loro? – mi ha chiesto, quindi, con aria delusa. – Lo sai che non possiamo! – le ho risposto io, mettendomi a sedere sul letto – E’ importante Barbara – le ho sussurrato, tentando di convincerla – Abbiamo attraversato l’oceano per concludere questo affare, ricordi? E poi… – ho soggiunto, alzandomi in piedi – …non hai fame, sorellina? – Io ho fame di cazzo! – mi ha sibilato lei, guardandomi con occhi quasi spiritati, cominciando nel frattempo ad accarezzarsi la vulva, mentre io me ne stavo nudo di fronte a lei, con il membro ancora in tiro – Lo capisci questo, Anthony…mm? – Certo che lo capisco, Barbie, amore mio – le ho sussurrato io a quel punto – Ascolta… – ho soggiunto – …facciamo così: ci vestiamo, andiamo a questa benedetta cena, concludiamo l’affare e poi ce ne torniamo qui…a scopare…tu ed io…da bravi fratellini…mm…cosa ne dici, coniglietta mia? – Dico che non ne vedo l’ora! – mi ha risposto mia sorella, alzandosi a sua volta dal letto ed avvicinandomisi – Guarda che ci conto, eh? – mi ha sussurrato, palpandomi voluttuosamente il pene. – Sì, contaci! – le ho risposto io, strapazzandole nel contempo la vulva con la punta delle dita – Sarà fatto! E’ stato così ognuno di noi ha cominciato a vestirsi, preparandosi per la cena organizzata con gli acquirenti della società di papà. Io mi sono vestito in pochi minuti, indossando pantaloni, camicia, giacca e cravatta. Barbara, invece, se l’è presa comoda, estraendo con calma i suoi indumenti dalla sua grossa valigia di pelle nera. Quindi, una volta accertatasi che io fossi pronto, mi ha afferrato per un braccio e mi ha obbligato a sedermi su uno sgabellino posto in un angolo della stanza. Subito dopo, quindi, sedutasi a sua volta in poltrona – ancora rigorosamente nuda – ha iniziato a vestirsi, lentamente, come se stesse facendo uno strip-tease al contrario, in mio onore. Tanto per cominciare si è allacciata in vita una giarrettiera, nera, alla quale ha poi agganciato una paio di calze velate, anch’esse nere, dall’alto bordo ricamato in pizzo, con le quali si era precedentemente inguainata le belle gambe lunghe e magre. Subito dopo, poi, ha calzato un paio di scarpe di vernice nera, con il tacco a spillo, dopodiché rialzandosi, ha pescato dalla valigia un abito a tubino di velluto nero, che quindi – sotto il mio sguardo esterrefatto – ha indossato così, a nudo, senza mettere ne’ reggiseno ne’ mutandine. – Ti piaccio, Anhony? – mi ha chiesto infine mia sorella, guardandomi con occhi colmi di malizia, mentre si lisciava il tessuto del vestito del tutto aderente intorno ai grossi seni rotondi ed ai fianchi snelli. – Da morire! – le ho risposto io, basito dalla sua bellezza – Sei davvero una gran fica, sorellina!- Mm…anche tu non scherzi! – mi ha sorriso lei, dirigendosi verso il bagno – Aspetta… – mi ha ingiunto – …altri cinque minuti e sarò pronta! Dopo poco, infatti, Barbara mi si è ripresentata davanti, con i capelli biondo-cenere perfettamente in piega, le tumide labbra rese scarlatte dal rossetto, dello stesso colore delle unghie delle mani. Per finire aveva indossato degli orecchini ed un girocollo d’oro. Una donna del tutto diversa da quella con la quale, poco prima, mi ero rivoltato nudo sopra i letto! – Sei bellissima! – mi sono complimentato con lei, baciandole una mano. Mezz’ora dopo, preso un taxi, eravamo al ristorante presso il quale ci era stato fissato l’appuntamento da parte dei nostri futuri soci d’affari, i quali – peraltro – si sono dimostrati davvero premurosi e comprensivi. L’affare è stato davvero fruttuoso e la cena deliziosa. Barbara è stata molto abile, comportandosi in maniera davvero accattivante…gran parte del merito della favorevole conclusione della trattativa va senz’altro a lei. Dal mio canto, non riuscivo a staccarle gli occhi da dosso…saperla nuda sotto il vestito mi eccitava terribilmente. Davvero, non vedevo l’ora che la cena giungesse al termine per poterla riportare in camera e scoparmela…la mia sorellina. Ragazzi, praticamente, ho avuto un’erezione continua per tutta la sera! Lei, ogni tanto, mi lanciava uno sguardo complice, malizioso, facendomi balenare non vi dico quali fantasie erotiche. Come se non bastasse, poi, abbiamo anche bevuto…champagne, naturalmente, offerto dai nostri gentili ospiti! Alla fine – finalmente – a tarda notte, abbiamo potuto salutare i nostri nuovi soci e quindi, con un ottimo accordo firmato in tasca, prendere un taxi per tornare in albergo. Non erano passati neanche trenta secondi, da quando eravamo saliti in auto che Barbara mi ha artigliato una coscia, protendendosi nel frattempo verso di me. – Ho una voglia matta di scopare! – mi ha sussurrato, piano, per non farsi sentire dall’autista. – Davvero? – le ho risposto io, con apparente nonchalance, chinandomi su di lei, con le labbra dischiuse. – Davvero! – ha confermato lei, alzando il volto in penombra verso il mio. Ci siamo baciati teneramente, come due fidanzatini, fino a quando – cioè – mia sorella non mi ha afferrato una mano portandosela tra le cosce che (complice l’oscurità) – dopo essersi alzata il vestito fino all’altezza dei fianchi – aveva dischiuso. – Senti quanto sono eccitata! – mi ha bisbigliato all’orecchio, un attimo prima che io, a mia volta eccitatissimo, cominciassi a pastrugnarle la vulva, già abbondantemente zuppa degli umori che le colavano dalla vagina, nella quale poi io, senza peraltro incontrare la minima resistenza, ho immerso il dito medio, su…fino alla nocca! Barbara (…che evidentemente quella porcheria proprio non se l’aspettava!) a quel punto si è irrigidita sul sedile, serrando le labbra per non gridare e stringendo istintivamente le gambe, senza però riuscire ad impedirmi di cominciare a farle scorrere dentro il medio, in un andirivieni che – mentre percorrevamo le strette stradine di St.Helier – l’hanno fatta gemere di piacere. – Auberge de Le Lion d’Or, messieurs! – ci ha annunciato ad un tratto l’autista, apparentemente del tutto ignaro di ciò che stava succedendo sul sedile posteriore del suo taxi, facendo rallentare l’auto davanti al nostro albergo. – Accidenti…siamo già arrivati! – ho commentato io, mentre (…dopo essermi disimpegnato velocemente dalla vulva di mia sorella!) mi ricomponevo alla meglio – Andiamo, cara… – l’ho incitata, dopo aver saldato il conto – …siamo arrivati! Barbara, ripresasi in un attimo, si è abbassata in un lampo il vestito ed è scesa dalla macchina, seguendomi quindi velocemente verso la hall. – Porco! – mi ha sussurrato, sorridendomi, mentre mi prendeva sotto braccio – Non ce la facevi più ad aspettare, eh? – mi ha chiesto, riferendosi al ditalino che le avevo appena rifilato. – Proprio così, porcellina mia! – le ho risposto io, voltandomi verso di lei- Non ce la facevo davvero più! – Dai, allora…cosa aspettiamo? – mi ha chiesto lei, stizzita, spingendomi verso il bancone – Fatti dare la chiave ed andiamo in camera, forza! Cinque minuti dopo – finalmente! – mi sono chiuso la porta della nostra stanza alle spalle. Era ormai mezzanotte passata e per la verità mi sentivo piuttosto stanco…ma per nulla al mondo quella notte avrei rinunciato a farmi mia sorella, la quale – gettata la borsetta sulla poltroncina posta di fronte al letto – vi si era seduta sopra, guardandomi, in attesa. – Vuoi che spenga la luce, sorellina? – le ho chiesto, con voce resa roca dall’eccitazione, slacciandomi la cravatta e togliendomi la giacca. – Oh no! – mi ha risposto Barbara, senza togliermi gli occhi da dosso – Voglio vederti bene – sai, fratellino – mentre mi scopi…mentre mi infili il tuo grosso cazzo nella fica! Mm… – ha continuato – …davvero non ne vedo l’ora! Dai, Anthony… – mi ha incitato poi, con voce suadente – …togliti tutto, forza! Ti voglio come prima…nudo e con il cazzo bello in tiro! Al che io, senza farmi pregare ulteriormente, mi sono liberato velocemente di tutti i vestiti che mi rimanevano addosso…dalla camicia, ai pantaloni alle scarpe. Quando poi, mi sono infine abbassato le mutande, il mio membro – liberato in un attimo dalla sua ormai angusta prigione – è scattato verso l’alto, come una molla a lungo trattenuta, ritto come un palo, in tutta la sua lunghezza…venti centimetri di carne umana, dai grossi testicoli pelosi alla punta del glande paonazzo. – Mmm – ha mugolato mia sorella, evidentemente compiaciuta della mia erezione, mentre io me ne stavo lì, in piedi, completamente nudo di fronte a lei – Sei proprio un gran pezzo d’uomo, sai fratellino? – E così dicendo, si è portata una mano tra le cosce, evidentemente per accarezzarsi la vulva fremente. – Adesso tocca a te spogliarti, coniglietta mia! – l’ho incitata a quel punto, avvicinandomi al letto, ormai impaziente di potermela scopare. Al che Barbara – senza profferire neanche una parola – si è abbassata il vestito, facendoselo scorrere lungo il corpo e lasciandolo infine cadere a terra, rimanendosene quindi anch’essa del tutto nuda di fronte ai miei occhi, ad eccezione – naturalmente – della giarrettiera, delle calze velate e delle scarpe con i tacchi a spillo. – Anche tu però non scherzi! – le ho sussurrato, prendendo anch’io istintivamente a lisciarmi, eccitatissimo, il grosso membro turgido. Mia sorella, a quel punto – sorridendomi maliziosamente – si è adagiata all’indietro sul letto, sdraiandosi sulla trapunta color blu notte e quindi, appoggiandosi sui gomiti, ha dischiuso – dapprima sollevandole e poi divaricandole per bene – le belle gambe inguainate nelle calze velate nere, esibendomi in tutto il loro osceno splendore, la vulva dalle labbra spanate ed il bruno forello dell’ano. – Vieni, Anthony! – mi ha sussurrato quindi subito dopo, offrendomisi senza nessun pudore – Vieni a scoparmi come si deve, adesso…forza! – E così dicendo ha cominciato a dimenare lascivamente il bacino – Dai…vieni a fottere la tua sorellina…cosa aspetti? Al che io, a quel punto ormai completamente fuori di testa, mi sono avvicinato e quindi, dopo essermi seduto sul bordo del letto, mi sono spinto con il bacino tra le sue gambe aperte, in modo da arrivare a portare il mio sesso a contatto con il suo. Un istante dopo, poi, mi sono preso in mano il membro e quindi, protendendomi verso di lei, ho cominciato a farle scorrere la punta del glande lungo la fessura, tanto per essere sicuro di non farle male penetrandola così, a secco…la vulva di Barbara, però, era già abbondantemente lubrificata. Evidentemente – ho pensato, piacevolmente sorpreso – le sue mucose vaginali hanno fatto gli straordinari! – Ehi…io sono pronta, fratellino! – mi ha bisbigliato Barbara, divertita – Cosa credevi? Dai… – mi ha esortato quindi con voce roca – …sbattimi il tuo grosso cazzone nella fica, forza! Al che io, dopo essermi puntellato di lato su un gomito e dopo averle strusciato per un’ultima volta la cappellona turgida tra le ninfe – gliel’ho infilato nella vagina, scivolandole agevolmente dentro, mentre Barbara, rendendosi conto solo allora di cosa le stava penetrando nel ventre, emetteva un roco gemito di gola, strabuzzando gli splendidi occhi chiari. – Ohhh…è fantastico! – ha esclamato mia sorella, mentre io cominciavo a scoparla, lentamente, con metodo, prendendo le misure della sua anatomia – Oddio…Anthony…ce l’hai grosso da far paura! Ooh…ooh…ooh – gemeva la zoccola, mentre venti centimetri di carne umana la penetravano, allargandole e tappandole il canale vaginale. – Apriti, sorellina! – le ho sussurrato ad un certo punto ed allora Barbara mi ha attratto maggiormente a sé, mettendomi una gamba sopra l’anca e permettendomi quindi in tal modo di spingermi in profondità dentro di lei, cosa che io ho fatto subito, con pochi, rapidi e possenti colpi che l’hanno fatta sussultare e gemere di piacere. Completamente infoiato – poi – le ho afferrato una mammella rotonda, e mentre la fottevo, gliela plasmavo, strizzandogliela. – Dai…dai…dacci dentro! – mi incitava mia sorella con voce roca, mentre, guardandomi con occhi colmi di lascivia, rispondeva colpo su colpo alle mie sciabolate, spingendo verso di me il bacino per godersi in tutta la sua lunghezza il mio membro che le scorreva nella vagina. Ad un tratto, poi, mi sono sollevato sulle ginocchia e mi sono sdraiato sopra di lei, coprendola e schiacciandola sul letto e quindi, mentre Barbara mi cingeva i fianchi con le gambe, avvolgendomi ed attirandomi a sé, ho ripreso a fotterla con rapidi e vigorosi colpi che – sono certo – l’avrebbero fatta gridare se, nel frattempo, io non le avessi infilato la lingua in gola, togliendole il fiato. Quando mi sono staccato dalla sua bocca, poi, le ho fatto alzare le braccia e mentre lei gemeva, pazza di eccitazione per quello che le stavo facendo, ho cominciato a morsicarle i seni ed a slinguarle ed a succhiottarle i capezzoli, grossi e duri come caramelle di gomma. – Oddio, Anthony…sto per venire – ha ansimato ad un tratto Barbara, mentre io continuavo a martellarla di colpi, senza sosta, sbattendoglielo nella fica fino ai testicoli- Oddio! – ha gridato, cominciando a vibrare ed a scuotere furiosamente le pelvi – Non fermarti, ti prego! – mi incitava, dimenandosi sotto di me – Ngghh…ngghh…ooh…VENGO…VENGOOOO! Ed infatti ha goduto, la mia sorellina, impetuosamente, aggrappandosi a me, trafiggendomi la schiena con le unghie e piantandomi i tacchi a spillo nelle natiche, mentre – pazza di voluttà – si abbandonava ad un lungo gemito ululante. – Sei venuta presto, coniglietta mia! – le ho bisbigliato io all’orecchio, mentre, sdraiato sopra di lei fino a coprirla, continuavo a scoparla, facendole scorrere lentamente, avanti ed indietro, con un metodico movimento del bacino, il pene nella vagina zuppa di sborra. – Mmm…sì – mi ha risposto Barbara con voce vellutata, guardandomi nel contempo con occhi colmi di soddisfazione, mentre, abbarbicata al mio corpo, si godeva gli ultimi scampoli di godimento – Ne avevo una voglia matta, sai? Ma ne voglio ancora, Anthony – ha continuato – Voglio che tu mi scopi tutta la notte, fratellino! – Oh…per me va bene – le ho risposto io – Non chiedo di meglio, sai? E, così dicendo, senza peraltro uscire da lei, mi sono rovesciato su un fianco e quindi, ho compiuto una torsione facendo in modo da ritrovarmi sdraiato sulla schiena, trascinando Barbara nel movimento, di modo che alla fine, mia sorella mi si è ritrovata montata sopra a cavalcioni, con i lunghi capelli biondi ed i grossi seni dai capezzoli turgidi penzolanti verso di me ed il mio membro sempre saldamente piantato nelle sue profondità. – A-aah…ti piace scoparti la tua sorellina, eh…maiale? – mi ha chiesto a quel punto Barbara, sorridendomi maliziosamente ed appoggiandosi a palme aperte sul mio torace – Dai, Anthony… – mi ha esortato quindi, guardandomi con occhi colmi di lussuria – …fottimi ancora! Al che io, abbrancatele le natiche, con un improvviso colpo di pelvi l’ho penetrata a fondo, infilandomi in lei fino ai testicoli, dopodiché, muovendo ritmicamente il bacino ho ricominciato a scoparla, facendole scorrere su e giù il mio grosso pene nella vagina. – Oh sì…così…così! – mi incitava lei, mentre – piantandomi le unghie nella carne – si godeva passivamente il cazzo che le sciabordava nella fica – Dai, fratellino…dacci dentro! Al che io, infoiato, allargandole le chiappe con le mani, ho preso a stantuffarla con veemenza, mentre mia sorella, abbandonatasi sopra di me – le sue voluminose mammelle premute contro il mio petto – sussultava e gemeva sotto la gragnola di colpi che le stavano squassando il ventre. – Ohh…ohh – singhiozzava Barbara, il corpo scosso dai miei affondi – Dio…che bello, Anthony! Continua…così…ti…prego! – mi ha incitato, subito prima di protendersi verso di me per offrirmi la bocca dalle tumide labbra dischiuse in un muto invito. Ciaf…ciaf…ciaf…facevano le nostre carni, sbattendo l’una contro l’altra durante il coito, mentre mia sorella ed io, pazzi di eccitazione ci baciavamo, leccandoci e morsicandoci le labbra ed infilandoci vicendevolmente le lingue in gola, togliendoci reciprocamente il fiato. – Sei un porco! – mi ha ringhiato Barbara in occasione della prima pausa fatta per respirare. – E tu una troia! – le ho risposto io, eccitato – Dai, Barbie… – l’ho sollecitata a quel punto – …scopati un po’ tu adesso…muovi il culo! Al che lei, raddrizzatasi, è tornata ad appoggiarsi con le mani al mio torace e quindi, ha cominciato – dapprima lentamente e quindi sempre più velocemente, man mano che il suo canale si dilatava – ad alzarsi e quindi a riabbassarsi…su e giù…su e giù… impalandosi suo mio pene profondamente conficcato nella sua calda vagina sborrosa, a bocca aperta, fissandomi nel frattempo negli occhi. – Oddio…oddio – ha cominciato a gemere ad un certo punto – Mmm…fratellino…ce l’hai grosso da far paura…oh…mi riempie completamente il tuo cazzone…mm…è fantastico! – E così dicendo, ha cominciato a roteare i fianchi ed a dimenare il sedere per godersela appieno, la mia clave di carne che, come un pistone ben lubrificato, le scorreva senza alcuna difficoltà nel ventre, mentre io, afferratala per i fianchi, l’aiutavo a mantenere il giusto ritmo di quella incredibile montata. – Fammi succhiare le tette! – le ho sussurrato ad un tratto, pazzo di eccitazione, al che Barbara si è chinata su di me, dandomi modo, mentre lei continuava imperterrita a fottersi sul mio palo della cuccagna, di impadronirmi delle sue enormi zinne e quindi – dopo averle strette tra le mani – di leccarle, slinguarle e succhiottarle i grossi capezzoli duri come chiodi. Abbiamo continuato a scopare in questo modo per parecchio tempo, agitandoci come matti e sudando come due dannati, l’uno godendo del calore del sesso dell’altra, fino a quando, cioè mia sorella – sfinita – non è tornata ad accasciarsi di me, chiedendomi tregua. A quel punto, allora, l’ho disarcionata, facendola sdraiare supina sul letto e sfilandomi da lei. Quindi, a mia volta abbastanza provato da quella performance, mi sono sdraiato al suo fianco per guardarla, con il membro insozzato dei suoi umori vaginali, sempre prepotentemente in tiro. Barbara, che si è subito voltata a ricambiare il mio sguardo, ansimava ancora per lo sforzo ed i suoi seni si alzavano e si riabbassavano seguendo il respiro. Era sudata fradicia – la mia sorellina – ed il lunghi capelli biondi le si erano bagnati, aderendole alla fronte ed al collo. Splendida! – ho pensato, subito prima di chinarmi su di lei per baciarla ancora, scopandola in bocca con la lingua, mischiando la mia saliva con la sua. – Sei un mandrillo! – mi ha sussurrato poi lei, allungando contemporaneamente una mano per sincerarsi delle condizioni del mio attributo – Ne hai voglia ancora? – mi ha chiesto dopo, una volta resasi conto che ce l’avevo ancora bello duro. – Puoi giurarci, Barbie! – le ho risposto io, accarezzandole il ventre – Penso che non mi basterai mai, sorellina! – Vieni, allora – mi ha incitato lei, alzandosi e disponendosi quindi in ginocchio sul letto, a quattro zampe, con le grosse mammelle penzoloni, la schiena arcuata ed il sedere rotondo alzato, le gambe ben divaricate così da offrirmi alla vista nella loro oscena bellezza il bruno e grinzoso forello dell’ano e la vulva dalle labbra spanate, luccicanti a causa degli umori che, copiosi, continuavano a colarle dalla vagina – Dai, Anthony…scopami da dietro adesso! – mi ha esortato poi, con voce roca, girandosi a guardarmi con occhi colmi di lussuria, mentre, dimenando i fianchi e ruotando il deretano mi provocava oltre ogni misura – Dai, maiale…cosa aspetti? – E così dicendo, si è spostata i capelli a lato della testa a mo’ di treccia e, socchiudendo gli occhi si è passata ostentatamente la lingua sulle labbra. Subito, allora, mi sono raddrizzato a mia volta e quindi, dopo essermi inginocchiato dietro di lei, le ho posato le mani sulle morbide natiche rotonde e rosee come pesche mature, e senza porre altro tempo in mezzo, senza alcuna difficoltà l’ho inforcata di nuovo, spingendomi in profondità nelle sue carni con un unico, incredibile affondo che le ha strappato un lungo gemito di evidente appagamento. – Cazzo…oh…cazzo…oh…oh! – ha poi cominciato a singhiozzare la mia sorellina, allorché, dopo averla afferrata saldamente per i fianchi, ho cominciato a fotterla con irruenza, dapprima penetrandola a fondo e quindi subito dopo ritraendomi da lei…dentro e fuori…dentro e fuori…nel corso di un estenuante andirivieni che ad un certo punto l’hanno fatta ululare di piacere. – Ti piace, gioia mia? – le ho chiesto io ad un tratto, mentre – imperterrito – la scopavo con foga nella vagina rovente ed ormai talmente rorida di sborra da impedirmi quasi di apprezzare il ruvido attrito tra il membro e le sue pareti. – Aah…da morire! – mi ha biascicato lei, in risposta, voltandosi a guardarmi, i bei lineamenti distorti dalla lussuria che ormai la pervadeva completamente – Sto…sto per venire ancora, Anthony…oh Dio…è incredibile…vengo ancora! – ha esclamato, cominciando nel contempo a tremare ed a scuotere il bacino, evidentemente sull’orlo dell’orgasmo. – Aspetta…aspetta! – le ho latrato io a quel punto, rallentando il ritmo dei miei colpi – Non così…non così, maledizione! Voglio venire anch’io adesso…ho le palle piene! – E, così dicendo, ritraendomi, mi sono sfilato da lei, imponendole quindi, con un eloquente gesto della mano, di voltarsi e di adagiarsi all’indietro sopra il letto, a pancia all’insù, così da poter tornare a penetrarla da davanti. Barbara ha intuito subito le mie intenzioni e quindi, spostandosi sopra il letto, ha sistemato i cuscini contro la testiera, in modo da potervisi appoggiare e quindi, una volta fattolo, è tornata a spalancarmi le gambe. – Dai…togliti tutto, adesso, sorellina! – l’ho incitata io a quel punto, mentre, guardandola, mi masturbavo, facendomi scorrere la mano lungo il membro, incrostato dalle sue secrezioni vaginali – Ti voglio nuda come ti ha fatto mamma! – Porco! – mi ha sussurrato lei, con occhi languidi, subito prima di accontentarmi. In un attimo, infatti, Barbara si è liberata – gettando tutto da parte – delle scarpe con i tacchi a spillo, della giarrettiera e delle calze velate, rimanendosene quindi completamente nuda di fronte a me. – Contento? – mi ha chiesto poi, guardandomi con voluttà, mentre con una mano si palpava il seno e con l’altra si allargava le labbra della vulva, rivelandomene le pareti interne, rosse e luccicanti di sborra. – See! – le ho risposto io, spostandomi nel contempo tra le sue gambe spalancate – Adesso, sorellina… – le ho sussurrato, guardandola negli occhi mentre le strusciavo voluttuosamente il grosso glande paonazzo lungo la fessura – …te lo metterò dentro di nuovo…e poi ti scoperò…e tu ti sgrilletterai…fino a quando non verremo insieme…mm…cosa ne dici? – SEE! – mi ha fatto il verso lei, portandosi nel frattempo anche l’altra mano tra le cosce per spalancarsi completamente al mio membro – Dai, fratellone…facciamolo… – mi ha incitato – …sbattimi di nuovo il tuo grosso cazzo nella fica, dai! Così, per l’ennesima volta, quella notte, sono penetrato in mia sorella, questa volta però appena appena, così da stimolarle – non appena ho cominciato a scorrerle dentro e fuori – la zona erogena che si trova subito all’interno della vagina. Barbara a quel punto ha emesso un roco gemito di gola, gettando indietro la testa ed ha spalancato al massimo le gambe per accogliermi al meglio. Mi guardava, la troia, con occhi colmi di lussuria, mentre si masturbava, accarezzandosi freneticamente la clitoride. – Fottimi…oh…sì…fratellino, fottimi così! – mi esortava, spingendo nel frattempo verso di me il bacino, per godersi la nerchia che io, dopo averla afferrata per le cosce ed averla attirata a me, le facevo scorrere nella vagina con un ampio e metodico movimento che, dopo qualche istante, l’ha portata di nuovo sull’orlo dell’orgasmo. Alla fine, poi, Barbara ha goduto davvero alla grande, dapprima tremando come una foglia a causa dell’eccitazione e quindi – al culmine del piacere – inarcandosi all’indietro mentre urlava, ormai senza più alcun ritegno, tutto il suo godimento – Ooh…ooh…Anthony…godo…GODOOOO! Qualche istante dopo, poi, ho potuto – finalmente – venire a mia volta. Improvvisamente, infatti, quando ho avvertito il flusso dello sperma risalire impellente dai testicoli lungo il membro ancora immerso nella vagina di mia sorella, con un colpo di reni me ne sono tirato fuori, dopodiché, presomi in mano il pene e protendendomi sopra di lei, urlando come un vitello le ho sborrato addosso, insozzandole di seme le mammelle, il ventre e quindi anche la vulva, mentre Barbara, colta di sorpresa, boccheggiava, fissandomi a bocca aperta e ad occhi spalancati. Dieci minuti dopo, sfiniti – ed anche profondamente appagati, pulitici e copertici alla meno peggio con il lenzuolo – mia sorella ed io ci siamo addormentati l’uno stretto all’altra, mescolando insieme i nostri odori ed i nostri umori. La mattina successiva, mi sono svegliato molto presto, non appena cioè le prime luci dell’alba sono entrate nella stanza dalla grande vetrata che dava sulla baia. Cercando di fare il minor rumore possibile, mi sono alzato e quindi, nudo come mi trovavo, sono andato a sedermi sulla poltrona posta accanto alla finestra, soffermandomi quindi a guardare Barbara che ancora dormiva. Mia sorella si è rigirata un paio di volte nel sonno leggero dell’alba, esibendomi in tal modo, sotto diversi ed interessanti punti di vista, il suo corpo senza veli, dopodiché, piano piano, si è ridestata. – Bonjour! – mi ha sussurrato poi, voltandosi a guardarmi mentre si allungava voluttuosamente sopra le lenzuola, bellissima e splendidamente nuda. La camera da letto nella quale ci trovavamo era in penombra, appena illuminata dai primi, tenui raggi di sole che filtravano attraverso le tende. Erano le prime ore del mattino di una giornata estiva che si preannunciava già a quell’ora molto calda. – Buongiorno, tesoro – l’ho salutata a mia volta, sorridendole – Hai dormito bene? – Mm…benissimo – mi ha risposto lei, ricambiandomi il sorriso – E tu, fratellino? – mi ha chiesto, passandosi una mano tra i lunghi capelli biondo cenere che le arrivavano all’altezza delle spalle nude. – Bah…io è da un pezzo che sono sveglio. Sai… – ho continuato, cercando di spiegarle il mio stato d’animo – …l’eccitazione, forse…non capita tutti i giorni di fare l’amore con la propria sorella! – Te ne sei già pentito, Anthony? – mi ha chiesto lei a quel punto, raddrizzandosi su un gomito per osservarmi meglio. – Non ho detto questo – le ho risposto io – Non ne sono pentito affatto…anzi, se devo essere sincero, sorellina…mi dispiace che si sia trattata di una cosa di una notte! -Oh…ma se è per questo, caro mio… – ha replicato Barbara con voce suadente, scivolando nel frattempo giù dal letto – …se vorrai ce ne sarà ancora, sai? – E, così dicendo, mi si è avvicinata e quindi, chinandosi sopra di me, mi ha posato un caldo, tenero bacio sulle labbra – manifestazione d’affetto, questa – subito seguita da un più tangibile segno di passione, vale a dire una approfondita carezza ai miei genitali. – Mm…povero piccolo! – mi ha sussurrato Barbara, mentre, con la punta delle dita mi sfiorava lo scroto rugoso ed il membro – ahimè – piuttosto moscio – Questa notte ha dovuto fare gli straordinari…e adesso? Guarda com’è ridotto! – Cosa ne diresti di farmelo tornare sull’attenti, sorellina, eh? – le ho chiesto io, entusiasta della prospettiva. – Perché no? – mi ha risposto lei, sorridendomi – Così, poi magari ci possiamo fare qualcosa…mm? E, detto questo, raddrizzatasi, è venuta a sistemarsi tra le mie gambe e vi si è quindi inginocchiata in mezzo, impadronendosi nel contempo del mio pene. Subito dopo, poi, ha cominciato ad accarezzarmelo, lentamente, facendovi scorrere con delicatezza i polpastrelli, nel contempo sorridendomi maliziosamente e scrutando con apparente curiosità le mie reazioni, chinandosi quindi ogni tanto per slinguarmi il glande, fino a quando, cioè, una volta fattomelo inturgidire – non me l’ha insalivato per bene con la sua lunga lingua e quindi, imboccatoselo, non ha cominciato a pomparmi con foga, tenendomi le mani appoggiate alle cosce e lavorando quindi solo di bocca, ficcandoselo in gola fino ai testicoli. A quel punto, io ho cominciato a gemere, reso euforico dal piacere che la bocca di mia sorella, calda ed accogliente come una tana, mi stava donando…giuro, avrei voluto che Barbara non smettesse mai, tanto era il godimento che provavo. Lei invece era di parere diverso…l’ho capito quando, dopo qualche minuto, facendosi improvvisamente sgusciare il mio membro dalla bocca – ma senza peraltro mai smettere di stringerlo in mano – Barbara si è rialzata e quindi, accennando a volgermi le spalle, mi ha praticamente ordinato di farle posto sopra la poltrona, facendomi chiaramente capire che era sua intenzione a quel punto impalarsi su di me. – Spostati, maledizione! – mi ha ingiunto con voce rabbiosa – Stringi le gambe Anthony…accidenti! Come faccio altrimenti a montarti sopra? A quel punto ho fatto come lei mi ordinava, piazzandomi – per quanto possibile – al centro della larga poltrona stile Luigi XVI. Mia sorella, allora, scavalcandomi, vi ha appoggiato un piede sopra e quindi, molleggiandosi su una gamba e facendo perno sull’altra, voltandomi le spalle si è calata sopra di me, avvicinando il mio sesso al suo, fino ad arrivare ad introdurre la testona del mio pene tra le labbra della sua vulva. Fatto questo, poi, abbassandosi lentamente sopra di esso, se l’è fatto scivolare nella vagina fino a quando non vi si è ritrovata seduta sopra! – Porca! – le ho sibilato io a quel punto, alzando lo sguardo verso di lei – Ce l’hai tutto dentro! – Ahmm…è così che mi piace, fratellino! – mi ha risposto lei in un sussurro, chinandosi a guardarmi, subito prima di cominciare – molleggiandosi sulle gambe – ad impalarvisi…su e giù…su e giù…infilandoselo nella fica fino ai testicoli e quindi facendoselo quasi uscire, nel corso di un eccitantissimo andirivieni che mi ha fatto bollire il sangue! – Aspetta, Barbie cara…mettiti bene! – le ho consigliato io a quel punto, cingendole i fianchi ed attirandola all’indietro. Barbara, allora, ha alzato anche l’altra gamba, venendosi quindi a trovare montata a cavalcioni sopra di me. Subito dopo, poi, mi ha passato un braccio intorno alla testa e quindi, lasciandosi andare all’indietro, mi si è adagiata addosso. A quel punto, allora, ho preso l’iniziativa e quindi, afferratala per i seni, ho cominciato a spingere verso l’alto il bacino, una…due…tre volte…dapprima lentamente e quindi sempre più velocemente, sbattendoglielo nel ventre fino alle palle, mentre mia sorella mugolava, pazza di eccitazione, assorbendo passivamente i miei affondi. Improvvisamente però, Barbara ha ricominciato ad alzarsi ed a riabbassarsi sulla clave di carne piantata nelle sue profondità cavernose, assecondando il mio ritmo e venendo incontro ai miei colpi. L’effetto dell’attrito combinato tra i nostri due sessi è stato devastante…in breve, infatti, ambedue siamo giunti sull’orlo dell’orgasmo, ansimando e gemendo come due animali in calore! – Oddio, Anthony…sto per venire! – mi ha bisbigliato mia sorella, gettando all’indietro la testa, continuando peraltro imperterrita ad impalarsi sul mio membro. – Anch’io…anch’io! – le ho sussurrato a mia volta, andandole incontro con una raffica di profonde sciabolate. – Oooh…sborrami dentro, questa volta, amore mio! – mi ha biascicato lei a quel punto – Dai…dai più forte! – mi ha incitato poi – DAI…DAI! E’ stato così che qualche istante dopo, la mia sorellina ed io siamo venuti insieme, urlando entrambi tutto il nostro piacere mentre, pazzi di eccitazione, ci guardavamo negli occhi, continuando a scoparci con passione, lei flettendosi sopra di me ed io infilandomi in lei. Quando gli spasimi dell’orgasmo poi hanno cominciato a decrescere, Barbara si è chinata su di me e mi ha offerto la bocca, nella quale io ho prontamente infilato la lingua. Ci siamo baciati così per diversi minuti, limonando come due adolescenti, ancora l’uno incastrata nell’altra, leccandoci e morsicandoci le labbra, fino a quando, cioè, non ho avvertito lo sperma colare fuori dalla vagina di mia sorella e scendermi lungo il membro. A quel punto Barbara si è sfilata da me e quindi, dopo avermi fatto alzare dalla poltrona sulla quale avevamo consumato quell’ennesimo amplesso, mi ha elargito un ultimo bacio dopodiché, presomi per mano, mi ha accompagnato nel bagno, dove – questa volta insieme – ci siamo concessi una lunga doccia tonificante. Quello stesso giorno, poi, ci siamo imbarcati per Londra, dove siamo giunti in serata. Visto che però il volo per gli Stati Uniti sarebbe stato solo la mattina dopo, Barbara ed io – spacciandoci per marito e moglie – abbiamo preso una camera in un albergo vicino all’aeroporto, nella quale poi ci siamo rinchiusi, scopando quindi per gran parte della notte. Da allora, mia sorella ed io, fottiamo insieme non appena ne abbiamo la possibilità, trovandoci in genere una volta da lei ed una volta da me, ma anche qualche volta nel mio ufficio presso lo studio legale, quando Barbara – che si è rivelata un’amante incredibilmente passionale e desiderosa di soddisfare ogni mia brama – avverte impellente la necessità di farsi fottere dal suo adorato fratellino.
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