“Mamma! Domani sera si va a fare un falò in spiaggia. Sei dei nostri!” Più che un invito sembrava un ordine. Tuttavia non mi andava di accettare senza aver chiarito un punto: “Cos’è? Uno di quei falò con chitarra, canti e barbecue finale, o qualcosa di più piccante?” “Sta’ tranquilla che non rimarrai delusa!” Mi sentivo più tranquilla. Enrico si era avvicinato alle mie spalle, baciandomi sul collo ed impossessandosi dei miei capezzoli che chiedevano il suo aiuto. Mi abbandonai totalmente a lui sapendo di trovare finalmente pace a quel mio prurito di cui vi ho già parlato. Facemmo l’amore, in maniera semplice, senza eccessi, ma con soddisfazione reciproca e quando mi lasciò, mi sussurrò in un orecchio: “E’ solo un anticipo di domani sera!” Ero convinta che saremmo stati noi cinque: io, Enrico ed i suoi tre amici, Matteo, Luca e Sebastiano, insomma quelli che mi avevano dedicato il sito internet dove io e loro comparivamo in tutte le salse, ma sempre rigorosamente nudi o quasi. La sera dopo, verso le 7, attendevamo in strada vicino casa, Enrico ed io. Arrivarono puntuali con la Multipla di Matteo, ma con loro c’era una ragazzina. Non riuscì a celare la mia delusione. Caricammo i nostri zaini accanto a quelli degli altri nel portabagagli e salimmo in macchina. Mentre salivamo Enrico mi sussurrò: “Tranquilla!” Ma quella ragazzina era un ostacolo: quanti anni avrà? Non ne dimostrava più di 15! Brutto affare! Salutai i ragazzi con un sorriso forzato, poi mi presentai a lei: “Ciao, io sono Elisa, la mamma di Enrico!” “Piacere. Io sono Marta, la sorella di Matteo!” “Non sapevo che Matteo avesse delle sorelle così piccole!” “Veramente ci stacchiamo solo 3 anni, ne ho appena compiuti 19!” Ero stupefatta. Tutto di lei, viso e corpo, erano di un adolescente. La situazione, tuttavia, non cambiava più di tanto: era la sorella di Matteo…. Arrivammo alla spiaggia degli Alimini ancora affollata di bagnanti: “Raccogliamo la legna, fino a che è ancora luce! Così nel frattempo un po’ di gente va via.” Disse Luca ed i ragazzi si dispersero nella pineta. Io e Marta rimanemmo a trovare il posto più idoneo dove sistemarci, ci spogliammo e ci stendemmo a prendere il sole. Ero titubante, ma non volevo rinunciare alle mie abitudine per colpa di una ragazzina, per cui, dopo aver tolto il leggero pareo che indossavo, sfilai anche la parte alta del due pezzi, lasciando che quell’ultimo sole baciasse i miei seni. Marta mi guardava tra lo stupita e l’ammirata: “Ha un seno stupendo signora!” “Grazie Marta, ma mi chiamo Elisa…OK?” “OK, Elisa! Piacerebbe anche a me mettermi in topless, ma poi Matteo s’arrabbia.” “Ma tu guarda se devi preoccuparti del fratello! Sei grande? E allora fa’ quello che ritieni giusto.” Mi sdraiai, lasciandola con i suoi dubbi. Infine, faticosamente, anche lei si privò del reggiseno e si distese accanto a me. Lentamente la spiaggia si svuotava. Quando tornarono i ragazzi con la legna, erano ,ormai, rimaste solo un paio di famiglie ed un gruppetto di ragazzi arrivati dopo di noi, che sembravano avere le nostre stesse intenzioni. Notai che Matteo posava lo sguardo sul seno della sorella, temetti, per un attimo una scenata, ma poi passò oltre. Tirai un sospiro di sollievo: forse non sarebbe finita come avrei voluto, ma almeno non volevo una lite familiare. Anche lo sguardo degli altri carezzò dolcemente il seno di Marta e po’ il mio. Come sempre, Enrico andò oltre: “Ciao, ciao belle tettine…” canticchiò sfiorandole i capezzoli con le dita. “Scemo!” protestò lei, lasciandosi poi, però, andare in un magnifico sorriso che le illuminò il volto. Matteo sembrò voler vendicare la sorella: “Ciao, ciao belle tettone…” bofonchiò, aggrappandosi, a mani aperte, ai miei seni. Marta trasecolò, guardandomi. Le risposi facendo spallucce e lasciando continuare il fratello a tastarmi le tette. “Che ne dite di fare un bagno?” Sebastiano colse tutti di sorpresa, ma ci trovò tutti d’accordo. Prendemmo lo slancio e ci dirigemmo correndo verso l’acqua. Sembravamo un branco di cavalli selvaggi. Facevamo spumeggiare la superficie, mentre ci inoltravamo sul basso fondale. Poi cominciammo a schizzarci. Quando fummo ad una certa profondità, Sebastiano mi sollevò, una mano sul sedere e l’altra sulla schiena, lasciandomi poi precipitare in acqua Nuotando, ci inoltrammo ancora un po’, agli Alimini il fondale e basso per molti, molti metri dalla riva. Finalmente, sollevandomi, non sentì più la sabbia sotto i miei piedi. Guardai la spiaggia: si era completamente spogliata di sdraio ed ombrelloni, mentre, qui e là, si popolava di gruppi di ragazzi e qualche timido fuoco cominciava ad accendersi. Mi ero incantata ad ammirare la spiaggia, illuminata da una luce soffusa, che avevo completamente perso di vista gli altri. Improvvise, due mani si impossessarono del mio slip, sfilandolo e pochi metri dopo, Luca riemerse, sventolando il suo trofeo. “Ridammelo, screanzato!” finsi di arrabbiarmi, mentre gli altri festeggiavano il gesto con ululati di approvazione, condivisi dai nostri vicini di falò, che, da riva, seguivano la scena. Nuotai verso Luca, per riprendermi il mio, ma quando l’ebbi raggiunto, lui se ne liberò lanciandolo verso Matteo. Cercai, allora, di raggiungere lui, ma lo passò ad Enrico e poi da lui a Sebastiano. Ero messa in mezzo, in quel gioco che chiamano il torello. “Dai, dai! Gioco anch’io!” quella traditrice di Marta si univa ai miei carnefici. Credeva! Enrico scomparve in acqua e vidi Marta dibattersi alcuni istanti, gridando. Quando mio figlio riemerse, aveva il costume della ragazza in mano. “Non hai detto che volevi giocare anche tu?” la canzonò il fratello, riprendendo il gioco. Cercando sempre di tornare in possesso del mio nuotavo verso chi lo sventolava. Mi trovai così a sbattere su uno che se ne era appena liberato. I capelli che mi cadevano sugli occhi, non mi lasciavano distinguere chi fosse. Li tirai indietro e davanti a me c’era un ragazzo che non conoscevo, uno di quelli del falò accanto. “Vi ci mettete anche voi!” dissi. “Beh! Ora siete in due. Diventava difficile per i ragazzi.” Rispose, riprendendo a giocare. Era un ragazzo carino, sui diciott’anni e con lui c’erano anche i suoi amici, due suoi coetanei, a giudicare dall’aspetto. Il gioco continuò ancora per un pezzo. Ero esausta quando Luca, seguito dagli altri, cominciò ad avvicinarsi a riva. Lo seguimmo anche io e Marta, convinte di recuperare i nostri costumi. Ma, con nostra meraviglia, i ragazzi uscirono dall’acqua, portandosi i trofei, che issarono a due pezzi della legna che avevano raccolto per il falò. Noi rimanemmo in acqua, col busto che emergeva ed il resto sprofondato a nasconderne la nudità. Scongiurammo, implorammo, minacciammo, ma non ci fu verso di riavere i nostri indumenti: “Veniteli a prendere!” canzonavano. E così feci: uscì dall’acqua, ma, invece di indossare il costume, mi distesi su una stuoia tranquillamente. Marta era più imbarazzata, cercava di coprirsi con una mano il pube, poi, arrendendosi, lasciò perdere e si distese accanto a me. Mi voltai verso di lei, mi sollevai su un fianco e la baciai. I suoi occhi si spalancarono increduli: “Ma… si può fare?” “Ti ha dato fastidio?” “No, ma…” “Allora si può fare!” dissi tornando a stendermi “E voi, grand’uomini, non avete il coraggio di fare come noi, dico, almeno spogliarvi.” Non se lo fecero ripetere: sfilarono tutti il costume, anche i ragazzi del falò accanto. Visti dal basso offrivano un gran bello spettacolo. Marta mi guardò sorridendo: “Sei una forza, Elisa!” Ancora mi sollevai a baciarla e stavolta rispose al mio bacio. Aveva la bocca fresca ed una lingua che mi frugava in maniera coinvolgente. Non riuscì a tenere gli occhi aperti e mi persi in quel bacio. Quando le nostre bocche si staccarono, Matteo ci era vicino. Un bicchiere in una mano ed il cazzo nell’altra. Stavo per prenderlo in bocca, ma poi pensai fosse meglio lasciarlo alla sorella e così la invitai a farlo, accompagnandole la mano. Mi guardava dubbiosa, ma si lasciò guidare, fino ad avvicinare la lingua alla cappella turgida del fratello. Lo avviluppò, lasciando poi scivolare la lingua giù fino allo scroto per poi risalire. Era bravissima e Matteo lo sottolineava con i suoi sospiri e gli incitamenti a continuare. Mi sarebbe piaciuto continuare a guardarla, ma una mano, decisa e gentile, mi invitava a voltarmi. Il ragazzo di prima, quello che già mi aveva sorpreso in acqua, quello del falò accanto mi puntava con un cazzo grosso, nodoso, duro e pulsante. Stavo chinandomi verso di lui: volevo gratificarlo con un bacio sincero, quando, preso da un attimo di titubanza, lui si ritrasse e, rivolto ad Enrico: “Posso?” “Tranquillo!” rispose lui. “Hey! Mica decide lui quel che devo fare io!” Quell’arnese era tuttavia troppo invitante e lasciai cadere la polemica per dedicarmi a lui. Lo sentivo pulsarni in bocca, me la riempiva tutta al punto che mi faceva male, ma non volevo lasciarlo: solo di tanto in tanto mi liberavo per dedicarmi a due coglioni magnifici che penzolavano poco più giù. Due mani mi afferrarono per i fianchi, sollevandomi: allargai le gambe per rimanere all’altezza del mio giochino e, nel contempo, favorire il progetto di chi mi stava alle spalle. Chiunque fosse, mi penetrò deciso, senza fatica: avevo la fica che era un lago di umori e quel fallo ci nuotava con forza, provocandomi piaceri immensi, che riversavo nel pompino che facevo non più ad uno, ma a due ragazzi. Presi una pausa per guardare un attimo Marta. Era seduta su Enrico, mentre Sebastiano la possedeva da dietro: un magnifico sandwich, arricchito dal fratellino che continuava a scoparla in bocca. Luca cercava un posto per se: con un occhiata lo invitai ad unirsi agli altri due. Ora facevo saettare la mia lingua, alternandola sui membri dei tre ragazzi, mentre l’altro continuava a fottermi deciso, con colpi ritmati e possenti. Ma anche il mio culo reclamava la sua parte: feci distendere sulla stuoia uno dei nuovi amici e, dopo aver usato gli umori della mia fica come lubrificante, penetrandomi con due dita che avevo poi fatto scivolare nel retto, mi sedetti su di lui, accompagnando il suo attrezzo all’ingresso del mio orifizio. Dopo un attimo di resistenza, si aprì, lasciando entrare a fondo quel puntello di carne. Lo sentì scivolare nell’intestino, provocandomi un immenso piacere, lo cavalcai per qualche istante, poi mi distesi, la mia nuca sulla sua bocca, offrendomi ad un altro, che mi penetrasse dalla porta principale. Passammo da un orgasmo all’altro quasi senza soluzione di continuità: scese il buio più fitto, ma non ce ne accorgemmo, passarono le ore e quando, alla fine, sporchi, ma soddisfatti, ci abbandonammo sulla spiaggia, ci addormentammo subito. L’alba ci sorprese ancora lì, nudi e impiastricciati: un bagno nel mare ci svegliò, portandosi via i segni della magnifica serata. Poi, facemmo colazione in un chioschetto sulla spiaggia e, dopo esserci scambiati i numeri con i nostri vicini, in modo di poterci rivedere, tornammo alle nostre case.
Aggiungi ai Preferiti