Da quando mio padre se n’era andato, mia madre ed io vivevamo insieme; sempre presenti l’uno verso l’altra, eravamo legati da un forte affetto, quasi morboso. Lei aveva 45 anni, un fisico ancora piacevole ed un volto bello, intelligente e dolce: un aspetto notevolmente affascinante; aveva una sfera sessuale ancora da vivere e quando intuivo che aveva qualche legame sentimentale, mi sorprendevo a provare una punta di gelosia; lo stesso dicasi di lei che diventava taciturna e un poco scontrosa se avvertiva che avevo qualche interesse verso una ragazza; ma quando non c’erano queste implicazioni, ritornavamo sereni e affettuosamente disponibili l’uno verso l’altra. A volte riflettevo su questi nostri stati d’animo senza trovare una spiegazione; ma un giorno mi fu tutto improvvisamente chiaro! Un pomeriggio anticipai il mio ritorno a casa; aprii silenziosamente la porta perchè sapevo che in quelle ore mia madre era solita riposare e, mentre mi stavo mettendo in libertà, sentii un brusio provenire dalla sua camera; incuriosito sbirciai attraverso la porta semiaperta: rimasi allibito! Mia madre era distesa sul letto completamente nuda; nella penombra della stanza potevo ammirare il profilo del suo seno ancora superbamente sodo e, sotto l’addome lievemente prominente, scorsi la sua mano accarezzare il suo pube rigogliosamente folto, mentre era intenta a fissare le immagini di una casetta porno. Fu in quel momento che avvertì la mia presenza; si girò di scatto e quasi paralizzata tentò di coprire con il lenzuolo le sue splendide nudità. Spinto da un impulso, entrai cercando di alleviare il suo imbarazzo; aveva un volto spaurito come quello di una bambina sorpresa a rubare la marmellata; provavo per lei una grande tenerezza e, cercando parole di comprensione, mi sedetti sul letto. Continuava a fissarmi e, non riuscendo a biascicare parola, ben presto copiose lacrime cominciarono a scendere dai suoi occhioni. La strinsi teneramente al petto e impulsivamente tentai di asciugare le sue lacrime con affettuosi baci; così facendo mi ritrovai con la bocca sulla sua che teneva ben chiusa; ma a quel contatto le sue labbra si schiusero e sentii la sua lingua guizzare dentro di me quasi alla frenetica ricerca di un’ancora di salvezza. Un piacere immenso s’impadronì del mio corpo e, stringendola fortemente, cominciai ad accarezzarla con affetto non più filiale, ma con una sensualità mai provata. Dapprima sembrava frenata da un normale pudore, ma quando iniziai a baciare i suoi capezzoli resi turgidi dal piacere che le stavo dando, si abbandonò completamente. Con le labbra scesi sul suo addome fino ad arrivare alla sua farfalla: per me non era più solo un organo sessuale, ma emanava un effluvio quasi sacrale; sentivo di trovarmi in un porto sicuro e, baciando teneramente il suo clitoride, avevo la sensazione di essere da esso generato per la seconda volta. Lei avvertendo il dolce amore che provavo, volle contraccambiare e, giratasi di scatto, prese a baciare il mio membro; sentito che stavo raggiungendo l’orgasmo, tentai di ritrarmi perchè non volevo bagnarla, ma lei continuò a tenerlo in bocca, quasi volesse trarre sostentamento dal mio liquido seminale che ormai le stava scorrendo tra le labbra. Continuammo a baciarci e ad accarezzarci dolcemente come due fanciulli nati ad una nuova vita fino ad addormentarci l’uno nelle braccia dell’altra.Al mattino, appena svegliato, avertii il tepore del corpo di mia madre addormentata accanto a me. Mi alzai silenziosamente e mi recai in cucina e, dopo aver bevuto un caffè, accesi una sigaretta e cominciai a pensare alla sera precedente. Lungi dal provare rimorsi, fui pervaso da un intenso piacere nel ricordare quel corpo che tanto avevo accarezzato e tanto amato; in casa non avevo più solo una madre, ma anche una donna da amare teneramente e in cui riporre tutta la mia fiducia: era la donna della mia vita! Le portai una tazza di caffè fumante e, mentre beveva, ammirai quelle dolci labbra che tanto piacere mi avevano dato poche ore prima. Mi recai quindi a fare una doccia e dopo poco ella entrò in bagno per espletare nel modo più naturale le sue funzioni fisiologiche; attraverso il vetro del box vidi in lei non una donna che stava facendo pipì, ma una dea assisa sul trono. I suoi dolci occhi mi invitarono ad avvicinarmi e mi confidò che il miglior modo di iniziare la giornata era accarezzare e baciare il membro del proprio uomo; espressi anch’io lo stesso desiderio, ma ella fu riottosa perchè aveva la passera ancora pregna degli umori degli amplessi del giorno prima. Ormai deciso a farlo, la presi teneramente in braccio e la riportai nel nostro talamo; adagiatala sul letto, posi la bocca sulle sue labbra vaginali: l’odore pungente di orina mista al mio sperma con il quale avevo abbondantemente cosparso quel meraviglioso monte di venere da tanto tempo incosciamente desiderato, lungi dal darmi fastidio, mi procurò una sconvolgente eccitazione. Sotto i frenetici colpi della mia lingua,la sentii ben presto ansimare per il piacere che le stavo dando e al colmo dell’eccitazione mi offrì la sua verginità anale che tale era sempre rimasta. Baciai dolcemente e lubrificai a lungo il suo orifizio e quindi iniziai lentamente a penetrarla; dopo qualche urletto di dolore, cominciò ad assaporare il mio membro in tutta la sua lunghezza: le sue contrazioni anali mi mandavano in estasi mentre mi urlava che il mio uccello era simile ad un usignolo. Dopo una lunga cavalcata raggiungemmo contemporaneamente l’orgasmo inondandole il grembo con un lungo getto di sperma e, sotto i sussulti del suo piacere, mi confidò di sentirsi piacevolmente pregna per la seconda volta del mio corpo. Dopo esserci scambiate numerose ed affettuose effusioni ed esserci fatta la doccia, ci vestimmo per uscire avendo deciso di regalarci a vicenda sensuali capi di biancheria intima da usare la sera che ancora ci sembrava fastidiosamente lontana.
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