Trascorsero appena cinque giorni dalla serata con Marla la prostituta, ma sopratutto dalla promessa di Sandra che presto mi avrebbe donato la verginità del suo culetto.Ci destammo alle 6.30 di un mercoledì grigio, minacciava pioggia, la sera precedente avevamo goduto reciprocamente del piacere dell’altro ricordando anche qualcuna delle nostre passate trasgressioni.Entrambi avevamo i nostri impegni di lavoro, mentre io avevo il solito tran tran giornaliero, Sandra doveva recarsi con altri tre dirigenti nel nuovo supermercato di prossima apertura per organizzare l’assunzione del nuovo personale.Durante la colazione Sandra mi ricordò che alle otto di sera sarebbe venuto Massimo, suo nipote, con Martina la sua ragazzina, per un’altra ripetizione di chimica:- Come di mercoledì? Massimo non ha gli allenamenti con la squadra di calcio? — Ieri non sono venuti perché Martina compiva 18 anni e si sono presi la serata libera per festeggiare, Massimo ha detto che porta qui Martina e torna a prenderla dopo gli allenamenti. — Saranno andati a festeggiare con una scopatina. — Sei invidioso perché quelle ragazzine non sono più alla tua portata? — Invidioso no, la mia parte l’ho fatta, sicuramente sarei in grado di farle provare molto più piacere che un ragazzino che viene dopo due colpi. — Sai cosa mi è venuto in mente in questi giorni ripensando a tutte le nostre esperienze? — Qualche nuova idea delle tue a sfondo erotico? — In parte si, mi piacerebbe mettere su carta tutte le nostre esperienze sessuali per condividerle con altre persone. — Tipo le confessioni e i racconti che si trovano in certi siti di Internet? — Si, una cosa del genere, è parecchio che ci sto pensando. — Anche a me non dispiacerebbe una cosa del genere, ne riparleremo con calma questa sera, ma a proposito, a che ora pensi di tornare a casa? — Prima delle otto dovrei essere a casa, se tardo accogli tu Massimo e Martina. -L’accompagnai al suo posto di lavoro, l’attendevano già il suo direttore con la segretaria e il collega, erano impegnati ad ammirare la nuova potente e lussuosa jaguar del direttore, con quell’auto dovevano recarsi al nuovo supermercato.Sandra mi diede un bacio sulle labbra, vidi negli occhi quella luce maliziosa che mi piaceva tanto e che era il preludio di qualcosa di nuovo e bello, prima di lasciare la mia auto per raggiungere i colleghi mi disse:- Ieri sera sei stato magnifico e per farmi perdonare qualche mio capriccio di troppo, questa sera ti faccio un grosso regalo. — E’ la sorpresa che mi avevi promesso? — Molto di più, ti farò esaudire il tuo più grande desiderio. — Mi dai il culetto? -Risposi eccitato e speranzoso che fosse veramente quello il regalo:- Se è quello il tuo grande sogno potrai realizzarlo. — Perché me lo dici adesso che mancano ancora parecchie ore? — Così avrai l’uccello duro tutto il giorno pensando al mio sederino. — Sarà il giorno più lungo della mia vita. — E non farti troppe seghe perché questo qui lo voglio in piena efficienza per il gran momento. -Aveva appoggiato una mano sulla mia patta dove l’uccello aveva già evidenziato il rigonfiamento, scese dall’auto con il suo solito saluto:- Ciao pisellone, a questa sera. — Ciao patatina dal culetto d’oro. -Risposi mentre la guardai allontanarsi elegante nel suo completo blu che gli sagomava perfettamente il corpo, i miei occhi erano puntati sul suo culo che ancheggiava dolcemente ad ogni passo, ero finalmente vicino a realizzare un sogno desiderato da poco più di 25 anni.Sul mio posto di lavoro il tempo sembrava essersi fermato, oltretutto, come aveva previsto Sandra, avevo l’uccello costantemente duro non riuscendo a distogliere il pensiero dal culetto di Sandra, fortunatamente in laboratorio indossavo il camice bianco che riusciva nascondere il rigonfiamento dei pantaloni.Più di una volta fui sul punto di chiudermi in bagno e farmi una sega, riuscii a resistere a tutte le tentazioni.Prima di mezzogiorno però non ero più in grado di lavorare tanto ero distratto e correvo il rischio di fare delle grosse cavolate, andai dal direttore e chiesi mezza giornata di permesso che mi fu concessa.Il mio nuovo problema divenne quello di occupare la mezza giornata che mi divideva dal grande momento, decisi di non andare a casa dove l’attesa sarebbe stata ancora più snervante.Per prima cosa andai in uno di quei bar a tavola fredda dove si possono fare degli spuntini, il mio pensiero era poi di farmi una passeggiata rilassante, magari un bel film per distrarmi poi a casa a preparare una cenetta degna dell’avvenimento.Mi sedetti ad un tavolino, ordinai un paio di tramezzini e mi immersi nella lettura del giornale per distrarre la mente dal chiodo fisso.La mia attenzione venne attratta, contrariamente al solito, dagli annunci a pagamento, quelli delle “massaggiatrici”, ogni annuncio era un invito ad un incontro, la mia condizione di eccitamento non fece altro che crescere, fui tentato di comporre uno di quei numeri telefonici e prendere un appuntamento, avevo fatto un accordo con Sandra prima di sposarla, non sarei mai andato con una prostituta, però era stata proprio lei a condurmi cinque giorni prima da una di loro, quell’esperienza con l’amore mercenario mi aveva incuriosito.Presi il telefonino e composi il numero di una delle tante inserzioni, prometteva un fantastico massaggio da una bionda di 19 anni.La voce che mi rispose dall’altro lato del telefono era sgradevole e sicuramente non di una ragazza giovane, salutai e chiusi la telefonata.Feci un altro numero, “cinese 20 anni esperta in massaggi rilassanti” mi piacquero molto le poche parole che scambiammo, ma era dall’altro capo della città, decisi che se non avessi trovato niente di meglio avrei scelto lei a calmare i miei bollenti spiriti.Feci altri tre o quattro tentativi e in cima alla classifica restava sempre la cinese, decisi di fare un ultima telefonata, l’annuncio diceva “giovane italiana esperta in massaggi rilassanti e particolari per ambo i sessi”, seguiva il numero di telefono che composi, la voce della “giovane italiana” era dolce e gentile, mi feci dare l’indirizzo, era a soli due isolati da dove mi trovavo, sarei andato a piedi facendo una passeggiata.Terminato il mio pranzo mi diressi all’indirizzo ricevuto, nelle istruzioni che mi aveva dato avrei dovuto citofonare al numero 04, lo feci e rispose la stessa della telefonata, salii al primo piano ed una porta si dischiuse con una mano che fece capolino indicandomi di entrare.L’anticamera che mi accolse era in semi oscurità e la donna che mi invitava ad entrare era vestita di una lunga vestaglia colorata, alta circa 1.70 con capelli lunghi e biondi, il viso sembrava giovane anche se la poca luce non mi permise di valutarne bene l’età, si presentò subito:- Ciao, io mi chiamo Dolly. -Ricambiai il saluto mentre mi guidò verso la camera da letto, era ben illuminata con un gran letto dalle lenzuola rosse potei vedere bene in viso la “signorina”, mi sembrò di vedere qualcosa di conosciuto sul suo viso ma non riuscii ad associarlo ad un nome, era comunque una bella donna di circa 28 anni con una bella terza di seno.Dall’espressione del suo viso ebbi subito l’impressione che anche per lei il mio viso non era del tutto sconosciuto, me lo confermò immediatamente:- Non avrei mai pensato di rivederti in questa situazione. -La mia meraviglia aumentò visibilmente, quindi era vero che ci eravamo già incontrati, ma la mia scarsa memoria per le fisionomie non mi fece venire alla mente chi fosse, poi il nome Dolly era sicuramente una copertura:- Scusa ma non riesco a ricordare in che circostanza ci siamo incontrati. -Dolly rise divertita:- Davvero non ti ricordi di me? — Veramente no, se mi dai qualche indizio posso arrivarci. -Dolly fece scivolare la vestaglia dalle spalle denudando il seno:- Queste non ti ricordano nulla? — Sono un bel paio di tette, ma ne ho viste parecchie in vita mia. — Questo lo so, sono però più abbondanti di quelle di tua moglie, a proposito come sta Sandra? -Allungai una mano per palpargli le tette, due belle mele rotonde e sode:- Sta bene, grazie, forse se mi fai dare un’occhiata alla parte più interessante posso ricordarmi di te. -Fece cadere a terra la vestaglia restando completamente nuda, il cespuglio di colore castano chiaro era rasato a V come una freccia che indicava la fessura, Dolly si avvicinò e mi slacciò alcuni bottoni della camicia per infilare una mano sui miei pettorali, con l’altra mano mi accarezzò l’uccello gonfio e duro da sopra i pantaloni:- Sei ancora in forma, ed anche il tuo passerotto è ancora un bel gioiello. — Non mi vuoi dire chi sei veramente. -Per quando mi sforzassi di ricordare non mi veniva assolutamente alla mente in che circostanza ci eravamo incontrati, conosceva Sandra e quel “ambo i sessi” sull’inserzione denotava che anche lei ne aveva goduto le grazie:- Voglio che tu ti ricordi di me senza che io ti dica il mio vero nome. -Mi aiutò a spogliarmi completamente, poi si inginocchiò prendendomi in bocca l’uccello per iniziare un pompino, gli presi la testa assecondando il suo ritmo ma lei si fermò quasi subito:- Neanche questo ti ricorda chi sono? — No! Dammi un piccolo aiuto. -Mi portò sul letto e mi fece sdraiare con l’uccello diritto come una torre, lo impugnò segandolo lentamente:- Con te lo voglio fare senza preservativo perché la mia passera e il tuo merlo si sono già conosciuti, ricordo anche come tua moglie mi leccò bene la fighetta facendomi godere come prima non mi era mai successo. -Era calda e vogliosa, una vera puttana che provava piacere nel dare e nel ricevere, gli infilai due dita nella figa trovandola fradicia di umori, cosa non comune nelle prostitute:- Dici che ti ho già scopato, ma io non ho mai cercato la compagnia di una donna che da l’amore a pagamento:Dolly rise scuotendo i capelli:- Hai usato un termine assurdo per definirmi “donna che da l’amore a pagamento”, facevi prima a chiamarmi puttana, lo so che lo sono, comunque quando ci conoscemmo ero ancora una brava ragazza e non facevo questo mestiere, è stato grazie a te e a quella lesbica di tua moglie che mi sono dedicata alla cura del cazzo, senza dimenticare quella puttanella di mia sorella. -La parola “sorella” risvegliò in me un barlume di memoria e mi sembrò di essere vicino alla soluzione:- Tua sorella è tua gemella e si chiama Stella. — Mia sorella è mia gemella ma non si chiama Stella ma Fiamma, Stella sono io. — Tu sei Stella? -Chiesi con tono così meravigliato da farla scoppiare in una risata sonora:- Certo sono Stella in tette e figa, ti meraviglia così tanto? — Tua sorella era molto più smaliziata di te ed aveva già sperimentato molto del sesso, mentre tu eri la timida studentessa verginella. — Studiosa la sono stata fino alla laurea e vergine fino a quando tu non mi hai piantato questo randello prima nella figa e poi nel culo. — Ma non ricordo che perdere quelle fastidiose ostruzioni ti abbia infastidito. — All’inizio mi ero infastidita, ma poi il piacere che mi avete fatto provare era così tanto da non poterne più a farne a meno, ecco perché mi sono dedicata alla libera professione di dare l’amore a pagamento, unisco il piacere all’utile, godo e guadagno. -Mentre parlavamo non avevo smesso di frizionarla con le dita nella passera, cominciò ad agitarsi per il mio ditalino e la sentii gemere e ansimare il suo orgasmo, mi strinse l’uccello con la mano come se volesse fargli schizzare l’anima.Non aveva ancora smesso di manifestare il suo piacere con i mugolii che imboccò il mio uccello per un favoloso pompino, era diventata molto brava nella specialità bolognese, la prima volta che mi aveva fatto un pompino era molto inesperta.Non contenta però di avere avuto un orgasmo si posizionò a 69 sopra di me, la sua lingua guizzava sulla mia cappella provocandomi brividi di piacere, indugiai un poco prima di affondare la lingua nella fessura, era pur sempre una puttana, Dolly mi sollecitò:- Dai leccami la figa come ti ha insegnato tua moglie che mi piace tanto, o hai schifo a leccare la figa di una puttana? — Quanti uccelli sono già passati li dentro oggi? — Guarda che la lavo dopo ogni chiavata. -Odorandola effettivamente sentiva di pulito oltre all’acre odore degli umori dell’orgasmo appena avuto.Affondai la lingua nella fessura assaporando i suoi umori mentre lei ritornava a farmi il bocchino.Il nuovo orgasmo di Dolly o Stella, non sapevo se chiamarla con il suo vero nome o con il nome “d’arte”, fu veloce e contemporaneo al mio, succhiò ogni goccia della mia linfa con la stessa golosità che io gustavo il miele che colava copioso sulle sue cosce:- Era tanto che non sentivo una buona sborrata direttamente in gola. -Stella si sollevò per mettersi seduta al mio fianco, era molto bella con i capelli lunghi sciolti sulle spalle, una ciocca di capelli era appoggiata sulla spalla davanti coprendogli un seno, la presi e la spostai per avere una visuale completa delle sue tette.Squillò il telefono sul comodino, Stella lo prese e rispose:- Pronto… -Stella parlò pochissimo con lo sconosciuto, pressapoco disse le stesse parole che aveva scambiato con me quando a mia volta l’avevo contattata telefonicamente, in più disse che non sarebbe stata libera prima di un’ora, un’ora e mezza:- Lasci passare tutto quel tempo tra un cliente e l’altro? — Non vorrai dirmi che sei già sazio e vuoi andartene? Una volta che mi capita di scopare e godere come voglio io non lascio scappare l’occasione. -Si rimise in ginocchio per imprigionare il mio uccello tra le tette, le mosse alternativamente sfregandole sull’uccello che non tardò a riprendere tutto il suo vigore.Raggiunsi con una mano il culo di Stella e vi infilai un dito trovando poca resistenza:- Quanti bei cazzoni sono passati dentro qui dopo il mio? — Non molti, se uno dei miei clienti pervertiti vuole passare da dietro deve pagare molto caro. -Tolsi il dito indice per infilarci il pollice, Stella contrasse leggermente le chiappe bloccando il movimento del mio dito, con l’indice gli solleticai le grandi labbra e penetrai nella fessura titillandogli il grilletto, i muscoli della rosetta posteriore si rilassarono e il mio pollice poté proseguire la sua strada penetrando completamente.Stella continuò la spagnola abboccando la cappella con la lingua ad ogni su e giù, muovevo le dita, indice nella figa e pollice nel culo, alternativamente accompagnate dalle contrazioni muscolari a tempo dei due orifizi che occupavo.Stella era desiderosa e vogliosa di un altro orgasmo e non tardò ad averlo come desiderava, vidi la sua bocca rilasciare diversa saliva sul mio uccello nel momento che mi stavo avvicinando rapidamente all’orgasmo.Un fiotto di sperma schizzò sul viso di Sandra che si mischiò alla sua saliva che ancora sbavava per il piacere intenso dell’ultimo orgasmo.Saliva e sperma mischiati colavano sul mio uccello e sulle sue tette ancora strette attorno al mio membro, Stella raccolse parte di quei liquidi con la lingua mentre la guardavo un poco schifato, Stella se ne accorse e mi chiese:- Forse è meglio farci una doccia, cosa ne dici? — Sicuramente è meglio. -Seguii Stella nella stanza da bagno, era enorme, al centro vi era una vasca ad idromassaggio rotonda, sulle pareti un’infinità di specchi ed espressi la mia meraviglia:- Ma questo è un bagno o altro? — Anche altro, ho avuto modo di divertirmi spesso qui dentro. -Stella si diresse verso la vasca da bagno:- Io faccio un idromassaggio, tu cosa preferisci? — Fare un idromassaggio con te. — Sono passati gli anni ma sei ancora il vecchio porco insaziabile che conoscevo. -Stella selezionò la temperatura dell’acqua, azionò il pulsante dell’idromassaggio e mi invitò ad entrare con lei nella vasca.Il gorgoglio dell’acqua sui nostri corpi fu veramente rigenerante, mentre ci rilassavamo parlammo di noi, Stella mi chiese di mia moglie:- Peccato che con te non sia venuta anche Sandra, ci saremmo divertiti, ma a proposito sei riuscito finalmente a fargli il culo? — Non ancora, però questa mattina mi ha promesso che questa sera sarà il gran giorno. — E tu per distrarti hai cercato una come me per scopare? Sei proprio un gran porco. — Dovevo in qualche modo allentare la tensione, altrimenti questa sera come gli punto l’uccello sul culo sborro subito. -Stella iniziò un giochetto con un piede sulle mie palle e sull’uccello che si rinvigorì anche per il benefico massaggio dell’acqua, a mia volta sfregai il piede sul suo cespuglio cercando la fessura con l’alluce, tutto questo senza che nessuno dei due interrompesse il chiacchierare da salotto che stavamo facendo:- E tua sorella che fine ha fatto? — Fiamma si è sposata con il figlio di un industriale del settore profumiero, gli ha messo così tante corna che ne ha più lui di un cestino di lumache. -Rise lei stessa della sua battuta:- Perché dici così? — Non ti ricordi che fame di cazzo aveva Fiamma? Inoltre quando ho per le mani una buona occasione, tipo un vecchio porco danaroso che si vuole fare due ragazze, o una coppia con lei lesbica o bisex che vuole qualche giochetto particolare, la chiamo e spilliamo un bel po’ di soldini ai pervertiti. -Stella favorì il mio lavoro di piede abbandonando il suo massaggio sul mio uccello, riuscii ad infilargli l’alluce nella figa e stavo per portarla all’orgasmo, mi guardò fisso negli occhi e si morse leggermente il labbro inferiore incitandomi:- Dai porco fammi godere come la prima volta che mi hai chiavato, ti ricordi che fighetta stretta avevo? Poi non contento mi hai rotto anche il culo, vecchio porco cornuto. — Ti piace vero puttana? Ti piace il cazzo e io ti ho aiutato troiona , godi ancora scrofa in calore che poi voglio mettertelo di nuovo nel culo. — Siii godoooo… godooo… si voglio ancora sentirti nel culo e nella figa puttaniere. -Stava ancora godendo quando smisi di masturbarla con il piede per raggiungerla tra le gambe aperte e spingere la lingua più in profondità che potei nella fessura, riuscii a prolungargli l’orgasmo anche se periodicamente dovevo far riemergere il viso dall’acqua per riprendere fiato.Al termine della slinguata in apnea Stella fu molto soddisfatta e mi volle baciare, intrecciò la sua lingua con la mia, quando si staccò mi sorrise maliziosa:- Adesso ti faccio io qualcosa che sicuramente non hai mai provato. -La sua affermazione mi incuriosì, Stella uscì dalla vasca e prese dall’armadio della biancheria una lunga striscia di cuoio, prima di rientrare nella vasca da bagno lanciò la striscia a cavallo della sbarra di ferro che era fissata nel soffitto sopra la vasca.Mi prese l’uccello in mano segandolo lentamente:- Voglio farti provare un orgasmo come non ne hai mai provati. — Se è una pratica sadomaso è meglio di no perché non sono interessato a quel genere. — Non è sadomaso, fidati di me e sarai molto soddisfatto. -Subito dopo vidi sparire il mio uccello nella sua bocca, mi schiacciai sul fondo della vasca in modo che il su e giù con la testa sulla mia asta la portava ad affondare il viso nell’acqua aggiungendo un rumore sordo al gorgoglio dell’idromassaggio.Impiegò pochi colpi di lingua a riportarmi l’uccello nelle dimensioni desiderate:- Ora sei pronto. -Stella si aggrappò ai due capi della striscia di cuoio che pendeva dalla sbarra, si issò verso l’alto spostandosi sopra il mio uccello duro e perfettamente verticale, tenendo le gambe diritte in orrizzontale si lasciò calare sopra l’uccello mentre lo tenevo ben fermo con una mano per lasciare che si infilasse dentro lei, sentii le caldi pareti della vagina accogliermi, Stella sorrise maliziosamente e facendo flessione con le braccia si alzava e abbassava sul mio uccello, mi ordinò di farla roteare su se stessa, spinsi le gambe facendogli fare un giro completo:- Ancora… non fermarti. -Mentre la facevo roteare lei continuava le sue piccole flessioni, il doppio movimento, circolare e verticale, sul mio uccello era estremamente estasiante, una sensazione mai provata:- Ti piace questo modo di scopare? — Tantissimo, dove lo hai imparato? — Da un mio cliente orientale, lui vuole farlo sempre così. — Sto per riempirti nuovamente di sborra. — Non trattenerti che godiamo insieme amore. -Nel momento esatto che entrambi davamo la stura al nostro orgasmo, Stella mi gridò di non farla roteare più, la striscia di cuoio per il continuo girare che avevo operato su Stella si era attorcigliata ad elica, non avendo più la mia pressione Stella si lasciò girare in senso inverso a quello che gli avevo imposto.Girava come una trottola ad una velocità non indifferente, i nostri sessi, ancora uniti e nel momento dell’orgasmo, praticarono un attrito, una sull’altro, caloroso che aumentò a dismisura il piacere dell’orgasmo, aveva ragione lei che avrei provato un orgasmo diverso da tutti quelli che avevo avuto nella mia vita.Alla fine dell’orgasmo più caldo e strano mi lasciai scivolare sul fondo della vasca, Stella mi seguì esausta anche per lo sforzo fisico che aveva sostenuto, cercai la sua bocca per ringraziarla con un bacio:- Sei grandiosa, quando ti ho conosciuto sei anni fa non avrei mai pensato che saresti diventata così troia. -Stella ricambiò il bacio:- Grazie a te e a Sandra, senza di voi sarei ancora a farmi ditalini non conoscendo tutti questi piaceri del sesso. -Guardai l’orologio, era passato ben più dell’ora e mezzo che aveva detto al cliente che l’aveva contattata telefonicamente:- Forse è meglio che me ne vada prima che arrivi il prossimo uomo. -Mi rivestii mentre Stella si limitò a rimettere la lunga vestaglia semitrasparente:- Già pronta per una nuova scopata? — Con te è stato un piacere, con il prossimo è solo lavoro, poi è già stato con me, un tipo veramente noioso. — Quanto ti devo per tutto il piacere che mi hai fatto provare? — Non vorrai che faccia pagare te che sei stato il mio maestro e che anche oggi mi hai fatto provare il piacere dell’orgasmo ben quattro volte. — Anch’io ho avuto gli stessi orgasmi e non mi sembra giusto… -Mi interruppe mettendomi un dito sulla bocca:- Sbrigati ad uscire che starà arrivando il noioso che ha chiamato prima, è un buon cliente che non mi farà godere ma paga bene senza fare obiezioni. -Si sentì suonare il citofono, prima che Stella rispondesse gli diedi un bacio sulle labbra per salutarla:- Torna a trovarmi presto con Sandra che faccio venire anche Fiamma per divertirci un mondo. -Rispose al citofono e mi diede una pacca sul sedere mentre varcavo la porta di casa, mi voltai un’ultima volta per sorridergli mentre lei mi salutava con il gesto della mano.Sulle scale incontrai un uomo pressapoco della mia età, calvo con una borsa 24 ore, saliva con passo deciso, sentii una porta che si apriva in cima alle scale e la voce di Stella che lo salutava:- Ciao Alfredo, ben tornato. — Ciao Dolly. -Mentre tornavo al parcheggio dove avevo lasciato l’auto per tornarmene a casa ed attendere il momento clou della serata, mi fermai in un negozio di fiori e ordinai un grosso mazzo di rose rosse, diedi l’indirizzo di Stella e sul biglietto che lo accompagnava scrissi “Per i bei momenti che mi hai donato.”Per alcune ore mi ero tolto dalla testa il pensiero di Sandra e dello stupendo regalo che si apprestava a farmi, sopratutto avevo abbassato di molto la tensione sessuale.Tornai a casa e cercai di occupare il tempo con dei lavoretti per distogliere la mente dal pensiero fisso che era tornato a farsi strada prepotentemente.Alle 18.30 decisi di chiamare Sandra al telefonino per sapere se era già sulla strada del ritorno, non riuscii a mettermi in contatto.Mi indaffarai in cucina per preparare una cenetta leggera ma sfiziosa da consumarsi a luce di candela per l’occasione speciale, la radio accesa in sottofondo con la musica e i vari notiziari mi aiutava a non fissarmi nell’ immaginare come sarebbe stato favoloso quel momento speciale.Onda verde, la radio trasmetteva uno dei suoi notiziari sul traffico, l’ascoltai distrattamente ma una notizia attirò la mia attenzione, parecchi chilometri di coda per incidente stradale, sull’autostrada che dovevano percorrere Sandra e i suoi colleghi.Feci un altro tentativo con il telefonino, ma la risposta che mi giunse fu sempre quella “l’utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile”.Se non era riuscita a passare sull’autostrada prima che si verificasse l’incidente, Sandra avrebbe tardato di molto il ritorno a casa prolungando la mia attesa.Alle 19.50 ritentai con il telefono senza avere successo, spesso Sandra dimenticava di accenderlo e non diedi eccessiva importanza al fatto che il suo telefonino non fosse raggiungibile.Alle 20.20 suonò il campanello della porta che mi fece sussultare, il primo pensiero fu che finalmente mia moglie era tornata a casa.Mi precipitai ad aprire convinto di trovare Sandra, invece erano Massimo e Martina, mi ero completamente dimenticato di loro.Li invitai ad entrare e Massimo si scusò ma doveva scappare subito, era in ritardo per gli allenamenti, sarebbe tornato a prendere Martina dopo un paio d’ore.Chiusi la porta alle spalle di Martina e la feci accomodare al tavolo della cucina con tutti i suoi libri, solitamente ci mettevamo sul tavolo della sala ma l’avevo già imbandita con candele e fiori per la cenetta con Sandra, mi scusai con lei per l’inconveniente e Martina si limitò a fare una domanda:- Dovete festeggiare qualche ricorrenza? — Oggi è un giorno speciale per noi ed ho deciso di festeggiarlo alla grande, ma Sandra non è ancora tornata, è in ritardo, anzi pensavo che fosse lei quando ho sentito suonare alla porta. — Allora vi rompo le scatole con la mia presenza se dovete festeggiare. — Non ti preoccupare, non disturbi affatto, poi la parte più interessante viene sempre dopo la cena. -Martina sorrise senza malizia, Martina era una bellissima ragazza, alta circa 1.70, occhi azzurri e capelli molto lunghi castano chiaro tendenti al biondo, aveva compiuto 18 anni il giorno precedente come mi aveva spiegato Sandra, indossava una minigonna di jeans e una maglietta rosa molto attillata, non si notava nessun segno antiestetico del reggiseno, non aveva bisogno di sostenere due belle tette, tra la seconda e la terza e che dovevano essere molto sode perché restavano quasi immobili ai suoi movimenti.Iniziammo a ripassare le ultime lezioni di chimica che non aveva appreso a pieno, per me era un semplice ripasso delle nozioni più elementari, come avevo già spiegato sono laureato in chimica, ma per lei era una materia molto ostica.Dopo un’ora circa mi scusai con Martina per fare un altro tentativo sul telefonino di Sandra, ancora una volta senza avere successo, oramai era chiaro che era imbottigliata nella coda sull’autostrada e avrebbe tardato molto.Il profumo di Martina e il malizioso sfregarsi delle gambe inguainate nei collant ad ogni movimento che faceva, avevano risvegliato in me un prepotente desiderio, cercai di non pensarci immergendomi nei libri ma faticai molto a concentrarmi, non mi dispiacque affatto quando Martina mi chiese una piccola sosta.Gli chiesi se voleva bere qualcosa e accettò una coca cola, mentre ci rilassavamo prima di riprendere gli studi Martina mi fece una domanda impertinente che non mi sarei mai aspettato:- Posso chiederti se tu e tua moglie dopo tanti anni di matrimonio trovate ancora attrazione sessuale uno per l’altra? -Piuttosto stupito risposi titubante per l’imprevedibilità della domanda:- Si, posso dire di si, forse io e Sandra siamo riusciti a tenere sveglia l’attrazione sessuale con qualche piccola novità o sorpresa di volta in volta. — Ed era ancora vergine quando vi siete sposati? -La nuova domanda mi stupì ancora di più della precedente:- No, non era più vergine, è una cosa del passato la verginità da cogliere la prima notte di nozze, ma perché mi fai queste domande, diciamo… un po’ particolari? -Martina non riuscì a rispondere immediatamente e cercai di indovinare il problema:- Hai qualche problema di sesso con Massimo? — Si! — Hai pudore a parlarne con i tuoi genitori che pensi troppo all’antica e non ti fidi delle tue amiche che possono sputtanarti, giusto? — Si! -Martina mi rispondeva a monosillabi senza guardarmi negli occhi per un senso di vergogna, era ancora indecisa se aprirsi totalmente con me che non ero uno sconosciuto del tutto, ma nemmeno molto in confidenza, se ci fosse stata Sandra per lei sarebbe stato tutto più facile:- Se te la senti di aprirti con me ho la mia esperienza e so mantenere i segreti. — Ecco io… -Lasciai che riflettesse prima di continuare:- …sono ancora vergine. -Fece un’altra lunga sosta prima di continuare, mi limitai a guardarla negli occhi senza dire nulla:- Massimo vorrebbe avere rapporti completi ed io ho iniziato a prendere la pillola per non restare in cinta ma… -Seguì un altro lungo silenzio che questa volta interruppi per renderla cosciente che ero attento a quello che stava dicendo:- Ma? — Abbiamo provato ieri sera per festeggiare i miei 18 anni, forse per la tensione o l’emozione ma Massimo non è riuscito a farlo diventare duro, anche io ero tesa perché anche se eravamo in un posto appartato avevo paura che qualcuno ci vedesse. — E quindi non siete riusciti a concludere nulla. -Martina arrossì, forse solo allora si rese conto fino a che punto si era spinta e non poteva più tornare indietro anche perché io la incalzavo:- Tra te e Massimo prima di ieri sera non c’era stato nulla?… Non so… non vi toccavate nemmeno? — Si, quello si. E non aveva mai avuto problemi. — Per capire meglio la vostra situazione, tu ti sei limitata a fargli qualche sega o sei andata oltre? -Volutamente avevo spinto l’argomento sui punti più cruciali e proibiti, un poco perché mi sembrò che Martina in imbarazzo fosse ancora più bella, un poco perché avevo l’uccello in tiro e quei discorsi mi prudevano, mi rispose quasi sottovoce:- Gli ho fatto anche un pompino, uno solo però. — Lui ti è venuto in bocca? — Si! -Pur rispondendo alle mie domande era imbarazzata e vergognosa, teneva gli occhi bassi e il suo viso aveva assunto un color rosso generoso:- Non c’è niente da vergognarsi, mia moglie me li fa ancora adesso i bocchini, è una pratica che piace molto a noi uomini, ma tu cosa hai provato quando lo hai fatto? — Schifo a sentire quella cosa in bocca. — E lui non si è preoccupato di farti godere? — No, non mi ha mai fatto godere, forse sono io che ho dei problemi. — Quindi tu non hai mai provato un orgasmo? — Con Massimo mai. — E con altri ragazzi? — Solo con Massimo ho fatto sesso, con i ragazzi che ho frequentato prima di lui ho solo scambiato qualche bacio, se cercavano di toccarmi le tette o il sedere li mollavo. — Perciò gli orgasmi che hai avuto è perché ti sei toccata da sola? -Martina raggiunse il suo massimo grado di arrossamento:- Si! — Quando masturbi Massimo lui gode, ma se lui ti masturba non godi? — Si… è così. — E allora cosa fai? -Non ebbe nessun problema a rispondere, stava superando l’imbarazzo per le mie domande sempre più intime e mi sembrò decisa a liberarsi di tutti i suoi problemi:- Lo faccio da sola davanti a lui. — Provi più piacere di quando lo fai senza che lui ti guardi? — Si, provo un orgasmo più forte in quei momenti. — Lui non partecipa aiutandoti in qualche modo? — Se mi tocca non riesco a continuare e mi blocco, allora a volte mi tocco guardando lui che si fa una sega e godiamo insieme. -La sensibilità del mio uccello aveva già risposto con un’erezione degna di nota sentendo una bella verginella nelle mani di un incapace che era costretta a soddisfarsi da sola, c’era però in lei una buona dose di esibizionismo evidenziata dal piacere che aveva nel masturbarsi davanti al suo ragazzo.Notai più volte come i suoi occhi, non certo involontariamente, si posassero sul bozzo sotto i miei pantaloni che non mi preoccupavo di dissimulare:- Prima hai detto che ieri sera non siete riusciti a fare quello che volevate avevi anche paura che qualcuno ti vedesse. — Si… ma non so, era una sensazione strana. — Ti sentivi strana o quasi dispiaciuta che nessuno potesse ammirarti nel momento che diventavi donna facendo quello che ti è sempre stato raccomandato di non fare? -Non rispose, avevo colto nel segno e forse non voleva ammetterlo nemmeno a se stessa, era vittima di un’educazione proibizionista e bigotta, mi alzai dalla sedia e andai alle sue spalle, mi chinai per sussurragli in un orecchio:- Fammi vedere come fai a toccarti la passerina, ho capito che ti piace mostrarti e stai morendo dalla voglia di farlo adesso. -Martina si girò di scatto per guardarmi tra lo stupito e la paura di essere stata scoperta nel suo punto debole:- Non è forse vero quello che ho detto? -Ribattei strizzando un occhio:- Come hai fatto a capirlo? — Sono molto più vecchio di te e di quell’incapace di Massimo, non ci è voluto molto a capirlo, e da come continui a guardare il rigonfiamento tra le mie gambe hai voglia di farlo anche adesso. -Martina non rispose, si limitò a distogliere gli occhi dai miei, proseguii con il mio attacco:- Se il mio uccello è in queste condizioni è per colpa, o meglio, per merito tuo e dei tuoi capezzoli turgidi che vogliono forarti la maglietta, ora se vuoi farti un ditalino fai pure io mi limiterò a guardarti, poi mi sfogherò con mia moglie. — Ho tanta voglia di farlo, ed anche tu hai voglia di vedermi farlo, però mi faccio un ditalino solo se prometti di non toccarmi e ti fai una sega davanti a me. — Va bene, facciamo come vuoi tu. -Disposi le sedie una di fronte all’altra alla distanza di circa un metro, ci sedemmo guardandoci in viso:- Chi comincia? -Domandai a Martina che voleva essere lei a comandare il gioco:- Dobbiamo scoprirci insieme e masturbarci insieme. -Ci rialzammo dalla sedia, lei sollevò la minigonna per abbassarsi i collant a mezza gamba mostrandomi le lunghe e tornite gambe che terminavano in un minuscolo slip rosa dove era visibile il rigonfiamento del monte di venere piuttosto prominente, la imitai sbottonando i pantaloni e lasciandoli cadere a terra, il mio uccello duro faceva capolino oltre l’elastico degli slip.Martina aveva occhi solo per la punta del mio uccello che occhieggiava dagli slip, mise le mani sui fianchi prendendo tra le dita i propri slippini, attese che anch’io agganciassi i miei e contemporaneamente li abbassammo fino al ginocchio, il mio uccello svettò libero puntando diritto verso Martina, se fosse stato un entità libera sarebbe volato immediatamente ad occupare il nido di pelo cortissimo e quasi biondo che mi stava di fronte.Martina tornò a sedersi tenendo le gambe divaricate al massimo per mostrarmi la figa in tutto il suo splendore, le grandi labbra, più scure rispetto alla carnagione chiara erano gonfie e umide, si notavano piccole gocce fuoriuscire dalla vagina.Impugnai la mia verga mentre lei lascivamente si stava leccando due dita, portò la mano sul cespuglio e la fece scendere lentamente con le due dita che aveva inumidito rivolte verso la fessura, lasciò che un brivido di piacere trasparisse dal suo volto quando il dito incontrò il bottoncino del piacere, iniziò a muovere con buon ritmo la mano mentre io mi stavo segando con gli occhi fissi su quelle dita sprofondate nella fighetta vergine di Martina.Entrambi eravamo seduti in modo scomposto sulla sedia, protesi verso l’altro eravamo praticamente seduti sulla punta del sedile tanto che le nostre ginocchia arrivavano a toccarsi, cozzavano al ritmico movimento del nostro masturbarsi.Non riuscii a mantenere la promessa fatta di non toccarla, con il piede che avevo liberato dai pantaloni alla caviglia raggiunsi una sua gamba e la massaggiai fino a poco sopra il ginocchio, mi aspettavo che da un momento all’altro mi bloccasse per ricordarmi la mia promessa, ma questo non avvenne, arrivai con il piede a toccare la mano che la stava sditalinando forsennatamente, per tutta risposta alla mia manovra con la mano libera si sollevò la maglietta per mostrarmi le belle tette tonde con il capezzolo turgido e di un color rosa scuro ambrato, ebbi il sospetto che avesse raccontato diverse frottole sulla sua presunta innocenza, lasciò che accompagnassi il movimento della sua mano con il mio piede e fece ancora di più, ricambiò massaggiandomi delicatamente le palle con un piede.Improvvisamente Martina rovesciò la testa all’indietro e il suo corpo fu scosso da piccoli scatti di nervi, il ritmo della sua mano sul sesso diventò frenetico mentre con l’altra mano prese a tormentarsi i capezzoli, era chiaro che stava godendo, il suo tipo di orgasmo lo avevo già visto su altre donne e tutte poi si erano lasciate andare esauste e incapaci di qualsiasi altra iniziativa, Martina non fu da meno, si sprofondò sulla sedia priva di forze mentre io continuavo al mia sega, rimase con le gambe aperte e sulle cosce si intravedeva un rivolo dei suoi umori colato lentamente dalla fessura leggermente dilatata, sorrise senza dire nulla.Ero sul punto dell’orgasmo, guardai Martina desiderando di poterla scopare e godere della sua verginità, era un sogno proibito.Martina allungò le gambe e mi cinse con i piedi l’uccello sul punto di esplodere, tolsi la mano per lasciare che fosse lei a terminare la sega con i piedi.Gli spruzzi dello sperma imbrattarono i piedi di Martina che rise divertita per quello che aveva fatto, smise di segarmi solo quando appoggiai le mani sui piedi per fermarla, mi abbassai a lappare una parte del mio sperma sui suoi piedi, Martina mi guardò prima stupita e poi schifata:- Sei un porco schifoso. -Senza rispondere mi inginocchiai davanti a lei e risalii le gambe riempiendole di baci, arrivato alle ginocchia Martina chiese incuriosita immaginando però la mia meta:- Dove pensi di arrivare? -La sua voce non era più tanto sicura ed io non diedi risposta alla sua domanda, mi spinsi ancora più avanti fino a raggiungere i piccoli rivoli di umore che erano colati sulle cosce, li leccai sentendo il profumo della verginità, la sola vicinanza della mia lingua alla sua passera l’eccitava anche se non lo manifestava, mi mise le mani sulla testa per fermarmi, ma non vi era la minima volontà nel suo gesto, non fece alcuna forza, lo interpretai come un invito a continuare anche se le parole che gli uscirono dalla bocca volevano dire il contrario:- No ti prego, non voglio… per favore lasciami. -Appena affondai la lingua nella passera umida i mugolii di piacere sostituirono le implorazioni poco sincere di fermarmi.Impiegai pochissimo a farle avere il secondo orgasmo, mi tenne la testa pressata al cespuglio mentre urlò il suo nuovo piacere:- Si, si, siiiiiiiii… godo ancora… siii… finalmente godo… godo… ancora… continua… non fermarti, voglio godere ancora. -Al termine dell’orgasmo la troietta si abbandonò ancora una volta esausta sulla sedia, mi rialzai e la guardai mentre sul suo viso si disegnò un sorriso strano, la interrogai:- Mi hai raccontato una balla prima. — Perché dici questo? — Da come ti sei comportata non mi sembra che tu sia completamente a digiuno in fatto di sesso. — Ti giuro che ho detto la verità, è la prima volta che ho un orgasmo non provocato da me.– Mi sei sembrata troppo smaliziata quando ti sei masturbata. — Non so cosa mi ha preso, mi sono sentita molto eccitata vedendo un uomo maturo che mi guardava mentre facevo le “porcherie”. — Questo l’avevo capito che sei un’esibizionista, ti piace farti vedere più puttana di quanto lo sei veramente. -Feci un passo avanti per far appoggiare il mio uccello, che aveva ripreso le dimensioni da battaglia, alle sue tette, Martina mi guardò senza prendere l’iniziativa:- Cosa vuoi fare adesso? — Io ti ho fatto godere, adesso tocca a te ricambiare. -Martina sorrise e prese in mano l’uccello iniziando a segarlo ma non era del tutto tranquilla:- Se arriva tua moglie cosa dice a vedermi mezza nuda con in mano il tuo cazzo? — Sandra è di idee molto aperte, non farebbe nessuna scenata, anzi, se vuoi venire qualche sera a trovarmi quando c’è anche lei, può insegnarti molte cose da donna a donna. -Terminata la frase aggiunsi nella mia testa “e sicuramente un uscirai da questa casa ancora vergine”, poi aggiunsi:- Tra poco dovrebbe arrivare Massimo, cosa direbbe lui a vederti con in mano il mio uccello? — Chissà che scenata farebbe, è geloso come un siciliano. -Sentii l’approssimarsi del nuovo orgasmo e l’avvisai per non sporcargli la maglietta che aveva rialzato sopra le tette:- O lo prendi in bocca o lo sposti se non vuoi che ti sporchi la maglietta. -Martina appoggiò il mio uccello alle tette un attimo prima che uno schizzo di sborra facesse la sua comparsa, si strusciò l’uccello sulle tette lasciando che tutti gli schizzi gli imbrattassero le tette:- Come è caldo il tuo cazzo, è anche più grosso di quello di Massimo. — A proposito a che ora torna a prenderti? -Martina guardò l’orologio e si preoccupò:- Dovrebbe essere qui tra meno di cinque minuti. -Si rialzò di scatto dalla sedia per correre in bagno a pulirsi e risistemarsi, la raggiunsi che era già seduta sul bidet a sciacquarsi la micia, mentre a mia volta lavavo l’uccello nel lavabo gli dissi:- Dagli una bella sciacquata che dopo Massimo ti porta in camporella per ritentare la scopatina.– Questa sera se la può scordare, anzi è meglio che impari presto come si fa a far godere una donna altrimenti lo mollo. -Si asciugò e mi chiese di spostarmi che doveva lavare le tette impiastricciate di sperma, mentre era china sul lavabo, gli alzai la gonna per guardargli il culetto e palparlo con calma:- Per favore stai buono, hai delle mani che sanno farmi desiderare un altro orgasmo. -Gli solleticai il buchetto posteriore ma si sottrasse subito per infilarsi le mutandine.Ritornammo in cucina dopo esserci rimessi in ordine che sentimmo subito il campanello della porta squillare, era Massimo tornato a prendere la fidanzatina, Martina raccolse i suoi libri e mi salutò dandomi appuntamento per la settimana seguente e nell’uscire da casa mi strizzò l’occhio senza farsi vedere da Massimo, richiusi la porta alle sue spalle.Le distrazioni offerte Martina mi avevano fatto dimenticare Sandra, era in ritardo di almeno tre ore e non riuscivo a mettermi in contatto, anche l’ennesimo tentativo di contattarla sul telefonino era andato a vuoto,Cominciai a preoccuparmi seriamente anche perché lei non si preoccupava di farmi sapere il motivo di tanto ritardo, tentai di chiamare in ufficio con la speranza che ci fosse ancora qualcuno in grado di darmi qualche indicazione, naturalmente trovai solo la segreteria telefonica che ripeteva gli orari di apertura degli uffici invitandomi a chiamare nei suddetti orari.Pensai per un momento cosa avrei potuto fare, presi la piccola rubrica telefonica di mia moglie per cercare il numero di telefono di qualche collega in grado di dirmi qualcosa, la stavo sfogliando quando squillò il campanello della porta, sussultai preso alla sprovvista, mi precipitai ad aprire convinto di trovare Sandra, spalancai la porta esclamando:- Finalmente sei… -La frase si strozzò in gola, sulla soglia di casa non c’era mia moglie ma due agenti della polizia stradale, quello che mi comunicarono lo percepii a singhiozzo:- Sua moglie… incidente… salto di corsia… la jaguar… quattro morti… -Il giorno che Sandra aveva scelto per farmi il più bel regalo era diventato il giorno più terribile della mia vita.Ho rivisitato la mia vita trascorsa con Sandra come un omaggio a lei che aveva espresso il pensiero di mettere su carta le nostre esperienze più belle.Prima della lunga saga mia e di Sandra ho scritto due episodi del mio periodo da vedovo “le sorprese di mia cognata” e “vergine a 44 anni”, l’ho fatto per avere la conferma della serietà di Eros Italia, solo allora ho deciso di affidargli i ricordi della vita trascorsa con la mia dolce Sandra.
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