Probabilmente ho sempre avuto questa inclinazione al voyeurismo nei confronti delle donne della mia famiglia, già quando da ragazzino mia zia mi abbracciava ed io le guardavo nella scollatura e mi stringevo al suo petto per sentire la morbidezza delle sue enormi tette contro il mio viso.Lei ne era sicuramente lusingata, mi dava del monello, ma chissà…sotto sotto magari ne godeva per quel contatto vagamente incestuoso. Capitava poi che entrasse in bagno mentre facevo la doccia avvertendomi che mia madre stava per mettere in tavola il pranzo, ed io spavaldo uscivo dalla cabina mostrandole fieramente il mio fallo inturgidito e chiedendole di passarmi un asciugamano. Ricordo che una volta mi si avvicinò e cominciò ad asciugarmi le cosce con il mio pendaglio che le dondolava davanti, e man mano che risaliva chiacchierando del più e del meno anche lui saliva acquisendo durezza. Arrivata alla sua altezza, se lo ritrovò che le toccava il naso, paonazzo e liscio gonfio com’era di sangue pulsante. “ma guarda cosa abbiamo qui” furono le sue parole mentre me lo stringeva con l’asciugamano; “ti piace che la zia ti asciughi anche il pisellino? direi che duro com’è si asciuga anche meglio, basta strofinare un po’…”e fu così che immediatamente nelle mani di mia zia ebbi un orgasmo travolgente che le arrivò anche sulle guance e sul naso. “Brutto porcellino, guarda che disastro,meno male che dovevo asciugarti…vabbè, forse è stata colpa mia, fammi dare un bacetto a questo pisello malandrino!” e sapientemente eccola darmi un bacio a ventosa proprio sul glande ancora arrossato come a suggere l’ultima goccia di sperma.Da allora, nonostante io abbia continuato a cercare pretesti ed occasioni per ricreare quel magico momento, mai più mia zia ha rivisto il mio sesso e mai più abbiamo parlato di ciò che era accaduto in mezzo ai vapori di quel bagno.Mia nonna ha però proseguito idealmente sulla strada della zietta, prendendone il testimone…e sicuramente avrete intuito di che testimone sto parlando!! In effetti ho trovato in lei il mio contraltare femminile, ovvero ho notato molto presto la sua voglia di vedermi nudo più spesso e più vicino possibile, cosa che ovviamente io ero ben felice di esaudire. Fu così che in ogni occasione di solitudine, trovavamo ogni pretesto perché io mi spogliassi: inizialmente fu grazie ad un classico: “mi puoi lavare la schiena nonna?”, e i brividi che mi passavano sul corpo e sul pene non erano certo causati dal freddo. Da lì ai massaggi il passo fu breve, certo che giocando a calcio ovviamente i massaggi da me preferiti erano all’inguine dove sovente avevo contratture immaginarie da scaldare con le sapienti mani della nonnina. Spesso la cara nonna toglieva ella stessa i miei boxer facendo comparire il mio cazzo davanti ai suoi occhi (sono sicuro che questa mossa la eccitava moltissimo nell’atto di farlo, lo vedevo chiaramente dallo sguardo che assumeva), poi lo prendeva delicatamente nella mano e stringendolo mentre si gonfiava, lo spostava dalla parte opposta alla coscia che massaggiava.Questa operazione si ripeteva troppe volte perché fosse indispensabile al massaggio, e ciò mi faceva pensare che fosse la voglia di toccarmelo a muovere la mano. Fu così che trovai un espediente per farglielo accarezzare senza problemi, un paio di misere e invisibili bollicine sulla base del glande che mi davano un insopportabile prurito: “non è che potresti darmi un po’ di pomata nonnina?, sempre se non ti scandalizzi..”; “ma figurati – fu la sua risposta – sei mio nipote e te lo vedo da sempre…che vuoi che sia! E poi queste bollicine non sono da trascurare”.Così, dopo avermi fatto spogliare completamente, mi prende l’uccello tra pollice ed indice e me lo scappella piano, poi con l’altra mano comincia a spalmarci sopra una pomatina adatta ai neonati per non infiammarmi ulteriormente. Il fatto è che invece mi infiammò, ma in un altro senso del termine…in pochi attimi il cazzo divenne enorme nelle mani della nonna, che seguitava nello strofinare tutta l’asta da su a giù con le sue dita grinzose, sorridendo per l’erezione che aveva provocato e facendomi complimenti a profusione per le dimensioni raggiunte.Ancora mi ricordo la scena: io disteso sul letto completamente nudo e mia nonna in piedi accanto a me che mi tiene il cazzo in mano mentre con l’altra me lo strofina e me lo palpa stuzzicandomi il frenulo. Non ce la facevo più, stavo per venire, ma mia nonna, dall’alto della sua esperienza se ne avvide e interruppe il movimento lasciandomi riprendere fiato (ero in apnea in effetti!). La mia paura che mi lasciasse in quello stato mi fece compiere l’ultimo passo: le dissi che da qualche tempo sentivo dolore al momento dell’eiaculazione quando mi toccavo; lei ovviamente prese la palla al balzo e affermò che probabilmente era dovuto al fatto che lo facevo nel modo sbagliato, e mi chiese di farle vedere il mio metodo! Senza pensarci un attimo presi il mio arnese e cominciai a muoverlo su e giù stupidamente, compiendo un movimento deliberatamente sbagliato…e fu così che accadde: “fermo, fermo! Così ti fai solo del male! Guarda come devi fare” e sostituisce la mia mano con la sua. Comincia a segarmi dolcemente ed ogni tanto scivola con i polpastrelli sulla cappella turgida per poi accelerare verso lo scroto, massaggiandolo a piena mano e intervenendo con l’altra mano in aiuto sull’asta dura all’inverosimile. “Vedi piccolo mio, e così che si masturba un bel pisello come il tuo, su e giù, su e giù – mentre dice queste parole le accompagna con la mano – poi devi accarezzare la cappella e quando senti che stai per venire acceleri e ti lasci andare…” Detto questo non resistetti più e grugnendo cominciai a sborrare copiosamente spargendo il mio seme sul letto e sul mio torace nudo. Mia nonna continuò per qualche secondo a masturbarmi mordendosi il labbro inferiore, poi lasciò la presa sul mio fallo che stava perdendo durezza e si occupò di raccogliere con le mani lo sperma che dal mio corpo stava scivolando verso le coperte. Si riempì le mani del mio sperma caldo e disse in un soffio: “ti ho fatto male così?Perché sai, ci sono anche altri modi di farlo…se hai bisogno io sono qui” e uscì dalla mi astanza lasciandomi in paradiso.
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