PrologoLa valle era ancora larga e saliva dolcemente mentre le montagne ai suoi fianchi s’innalzavano impercettibilmente. L’estate artica le conferiva un aspetto rigoglioso e verdissimo che riempiva l’animo di gioia, solo in parte smorzata dai continui e fastidiosissimi attacchi delle zanzare. La valle pululava di vita, non era difficile scorgere maestose alci, branchi di caribù o grassissime marmotte intente a rimpinzarsi di cibo ad ogni ora per costruire la preziosa riserva di grasso che avrebbe loro consentito di superare il lunghissimo inverno.In lontananza, si scorgevano le altissime vette perennemente ricoperte dai ghiacci eterni di quella landa gelida e desolata. Per migliaia di anni quelle terre non avevano conosciuto intrusione umana se non quella di qualche raro cacciatore indiano che inseguiva le migrazioni dei grandi branchi in primavera ed in autunno. Da qualche tempo però la presenza umana si era fatta più frequente anche se non era ancora divenuta una piena inarrestabile come era già accaduto in altre vallate non molto distanti.John Stark procedeva tranquillamente tenendo le redini del primo dei suoi tre muli stracarichi di viveri ed attrezzature. Era Giovane, robusto e determinato come tanti altri, ma a differenza di tanti altri egli non inseguiva un sogno vago e per molti irrealizzabile, ma un progetto chiaro.Aveva lasciato la ormai lontanissima New York meno di un anno prima e contava di ritornarci entro qualche anno, ma contava anche di ritornarci da ricco e non dover più vivere di espedienti come aveva fatto nei 22 anni precedenti.In quella terra selvaggia si sentiva a proprio agio, li l’unica legge esistente era quella della natura, la dura legge della sopravvivenza, quella dettata dal più forte o dal più astuto e lui si sentiva forte ed astuto. Non si era gettato come altri in una ricerca forsennata, non si era lasciato travolgere dalla "Febbre" dell’oro che sembrava aver sconvolto le menti di tanti, ma aveva riconosciuto immediatamente l’occasione della vita.Per questo nei mesi che avevano preceduto la sua partenza da New York, si era dato da fare per mettere da parte una discreta somma, non badando troppo ai metodi utilizzati. La sua partenza dalla città era stata in realtà più una fuga che una partenza, ma ormai questo poco importava.Nei mesi successivi aveva vagato senza sapere nemmeno lui che cosa cercare, attendendo solo di percepire le giuste sensazioni. Ora mentre percorreva la valle incominciava a percepirle. Vi erano solo pochi segni del passaggio di altri uomini e nel suo progetto era fondamentale il riuscire ad essere tra i primi.A mano a mano che proseguiva la sua fiducia cresceva, i giorni passavano inesorabili, ma nel suo animo parevano volare mentre iniziava a tessere il suo progetto. Il mulo fece ancora alcuni passi prima di arrestarsi sentendo il tiro delle briglie. John Stark si era arrestato quasi impietrito di fronte all’improvvisa visione.La valle improvvisamente pareva svanita nel nulla sostituita da quell’interminabile ripidissima parete che la sbarrava dando accesso all’altopiano. Era uno spettacolo agghiacciante, ma era esattamente quello che John cercava. Ai lati dell’ascesa che portava al passo sorgevano due montagne le cui vette arrotondate e ricoperte di ghiaccio e neve potevano assomigliare ai volti di due giganti che perennemente si fissavano. John si sedette arrotolandosi ed accendendosi una sigaretta mentre non riusciva a distogliere gli occhi da quella visione.Mentre il fumo gli invadeva i polmoni, il panorama lentamente cambiava, la sua mente dava corpo ai suoi progetti. Non sarebbe stato facile, aveva poco tempo, il breve volgere dell’estate artica, e tantissime cose da fare, ma ci sarebbe riuscito, ne era certo.Si mise immediatamente all’opera, scaricando i muli, piazzando la tenda, poi iniziò a procurarsi la legna per il fuoco e per i picchetti. Studiò accuratamente la planimetria della valle e scelse il luogo più adatto, poi iniziò a picchettare. Nei giorni successivi lavorò instancabilmente e costruì una rudimentale baracca in legno all’interno all’ampio perimetro picchettato. Al termine dei lavori si fermò, riposando per un intero giorno trattenendo a stento l’impazienza, oziando e mangiando per accumulare le energie necessarie per affrontare l’impervia salita.Giungere in cima al passo non fu facile, costretto a seguire il percorso tracciato nei secoli dai branchi durante le migrazioni. A metà salita dovette iniziare a coprirsi perché l’aria malgrado fosse estate era tagliente. Molte volte si ritrovò ansimante a fissare le due montagne ai lati del passo, le due immobili teste che parevano fissare divertite i suoi sforzi. Più volte un brivido strano gli percorse la schiena. La mappa in suo possesso, vaga ed imprecisa, non portava alcun nome per quel passo, decise che il nome glielo avrebbe dato lui "White Heads pass", il passo delle teste bianche.Nel mese successivo, camminò e lavorò come un antico schiavo traendone come ricompensa solo un piccolo sacchetto ricolmo di sassolini gialli che in quel luogo parevano assolutamente privi di valore, ma che per John rappresentavano la certezza di poter proseguire nel suo progetto. Molti altri si sarebbero lasciati travolgere, si sarebbero fermati ed avrebbero incominciato a scavare in continuazione come tante talpe alla ricerca delle pepite. Massacrandosi in un lavoro inumano, travolti dall’avidità, molti ma non John Stark. Non perché John Stark non fosse avido, ma semplicemente perché lui aveva in mente un altro modo per fare denaro, un modo molto meno faticoso e forse più certo.Il percorso di ritorno fu breve e gioioso, mentre la mente di John non smetteva un attimo di lavorare. Si fermò a Klondyke City per meno di due settimane, il tempo necessario a vendere le preziose pepite, a registrare un paio di concessioni minerarie ed a recitare la sua parte frequentando i bar ed i bordelli della città, le donne piacevano molto a John, bevendo o fingendo di bere troppo e parlando in continuazione.Quando ripartì, accompagnato da alcuni uomini assoldati per condurre l’interminabile fila di muli che portavano quanto aveva acquistato John, era felice come un bambino che vede materializzarsi i suoi sogni a Natale.La vista di White Heads pass gli donò ancora più gioia e determinazione, mise subito gli uomini al lavoro per scaricare i muli, costruire nuove baracche da adibire a magazzini. Pochi giorni dopo che i mulattieri se ne furono andati ebbe la certezza che la sua semina sarebbe andata a buon fine.A piccoli gruppi o alla spicciolata incominciarono ad arrivare le avanguardie di quella inarrestabile fiumana che lo avrebbe reso ricco. Voltandosi a guardare le due montagne gemelle del passo, a John parve che i due giganti gli sorridessero.La grande folliaEra Settembre e l’autunno avanzava ormai inesorabile, spesso dal Passo scendevano a valle gelide folate quasi a voler ricordare che l’inverno era ormai alle porte eppure nessuno pareva accorgersene in quella valle che solo pochi mesi prima era apparsa tranquilla e deserta.Il White Heads pass era battuto ogni giorno da centinaia di uomini e animali che lo salivano e scendevano con immani fatiche. Nei mesi il sentiero era stato allargato ed aggiustato, ma la salita continuava ad essere impervia. Gli uomini salivano sempre più stremati trascinando i riluttanti animali da soma e di tanto in tanto lanciavano un’occhiata in basso. La dove pochi mesi prima sorgevano poche baracche ora sembrava una piccola città sorta dal nulla.Un caotico ammucchiarsi di casupole, tende, un affollarsi di varia umanità accomunata solo dal desiderio di diventare ricchi in fretta… ad ogni costo, attratti irresistibilmente dal miraggio dell’oro. In quella moderna Babele, s’incontravano e scontravano i sentimenti e gli stati d’animo più disparati.Vi era la speranza di quelli che arrivavano, la disperazione degli sconfitti che mestamente ritornavano alla loro vecchia vita dopo mesi di inumane fatiche non ripagate, più poveri ed avviliti di quando erano partiti. Ma l’atmosfera era permeata di mille altri sentimenti, l’invidia, l’avidità sembravano dominare quelle moltitudini disposte a tutto pur di "Cambiar vita".John Stark guardava beato quell’ammasso disordinato che ormai lui considerava la sua città. Lui non si sentiva nella mischia, lui veleggiava ben più in alto sfruttando abilmente il possente vento di quelle incontrollate passioni. Gli affari prosperavano e lui non si faceva troppi scrupoli nel rincarare ogni giorno la merce in funzione dell’aumento della domanda. La sua unica preoccupazione era riuscire a fornire a quella gente ciò di cui necessitavano, qualunque cosa fosse.Sfruttando le fortune o le sfortune altrui stava accumulando giorno dopo giorno la ricchezza che si era prefissato di raggiungere. Era l’unico uomo che guardando alle due teste di pietra che fiancheggiavano il passo le vedeva sorridere.Davanti alla porta del suo emporio vide la giovane coppia avvicinarsi e ne fu subito incuriosito. Lui era alto e robusto, ma aveva un viso ingenuo e fuori luogo in quella moltitudine di lupi. Lei all’apparenza era una ragazzina minuta ed altrettanto spaesata, se non fosse stato per quella luce negli occhi. John l’aveva già vista molte altre volte nella sua New York.I due entrarono silenziosamente nell’emporio, con soddisfazione John notò che guardavano con aria desolata i prezzi esposti. "Cercate qualche cosa in particolare ragazzi ???" domandò sorridente accendendosi un sigaro. Il giovane annuì "Questa notte i nostri muli sono scappati, o forse sono stati rubati, con tutta l’attrezzatura che avevamo portato…" disse."Stia attento ragazzo…. In questo posto non conviene lanciare accuse che non si è in grado di dimostrare… " lo ammonì paternamente anche se tra loro non potevano esservi più di cinque anni di differenza d’età. "Fatto sta che dobbiamo ricostituire l’attrezzatura… ma qui i prezzi sono così alti…" continuò il giovane scuotendo la testa.John scrollò le spalle "La dura legge della domanda e dell’offerta… io ho poca merce e voi siete tanti …." Sempre più affranto il giovane sembrò fare alcuni calcoli mentali e scoraggiarsi ancor di più. John teneva d’occhio la ragazza e notò che lei guardava stizzita il suo uomo. Riuscì chiaramente a percepire l’istante in cui si decise ad entrare in azione "Senta, parliamoci chiaramente" disse "Noi abbiamo bisogno dell’attrezzatura… ma non abbiamo tutti i soldi che lei chiederebbe…. Che ne direbbe di una compartecipazione ai futuri utili in cambio dell’attrezzatura ???. Potremmo stendere un contratto regolare….".In condizioni normali John avrebbe liquidato quella proposta con una scrollata di spalle, ma non quella volta. "Già… un bel pezzo di carta… magari con nomi falsi… voi prendete la merce ed io non vi vedo più. No… le dirò io quel è la mia proposta." Fece una breve pausa, fissando la ragazza compiaciuto di non vedervi la speranzosa attesa di una ragazzina bensì una calma determinazione."Se volete la merce, stenderemo si un contratto regolare… ma io pretenderò ulteriori garanzie …" continuò "Tutte le garanzie che crede…" rispose con slancio il giovane "Quali garanzie…" rispose invece la ragazza…" Sempre più certo di aver visto giusto John sorrise alla giovane "Semplice, lei signora rimarrà qui, mia ospite sino al pagamento del dovuto…"."Ma non è possibile… mia moglie deve venire con me…" protestò il giovane "Ci pensi bene… sta arrivando l’inverno… oltretutto sua moglie starà molto meglio qui… comunque queste sono le mie condizioni…" rispose ferreo John.Il giovane stava per protestare nuovamente, ma la ragazza intervenne "Roger, inutile discutere, o accettiamo o facciamo dietro front e ritorniamo a casa…" poi si rivolse a John "Ci scusa un momento…" prese sotto braccio il suo uomo e si allontanò un poco.La mattina del giorno successivo, John Stark guardava il giovane Roger allontanarsi solitario salutando di lontano la sua giovane moglie. "Signora le dispiacerebbe venire con me in ufficio… avrei qualche cosa da discutere con lei…" disse alla ragazza che fissava suo marito allontanarsi. Lei annuì tranquilla.Quando furono soli lui la guardò meglio. Doveva avere poco più di vent’anni, era alta e slanciata, con lunghi capelli rossi dai ricci ribelli. Lo sguardo sicuro di chi ha vissuto una vita vera, ed era decisamente bella… ora John aveva pochi dubbi. "Questa non è la terra delle formalità quindi verrò subito al sodo" disse fissando la giovane che sostenne il suo sguardo. "Sono quasi certo che tu non sia la mogliettina tenera ed innamorata che vuoi sembrare… e mi piacerebbe sapere esattamente che cosa facevi prima di sposare il tuo Roger…" Pauline, questo era il suo nome rispose tranquillamente "La ballerina…" con un sorriso."Lui chi era… un rampollo bene che veniva ai tuoi spettacoli ??" domandò con sicurezza John, lei annuì "Si è innamorato e ci siamo sposati" la scelta delle parole era molto indicativa, John ne fu molto soddisfatto "Questo non ha fatto felice la sua famiglia…" continuò a raccontare Pauline "Ed il papà ha chiuso i cordoni della borsa.." aggiunse John, e la giovane annuì."Facevi solo la ballerina ??? Niente marchette di tanto in tanto ???" domandò John "Non la metterei così… diciamo che a qualche cliente più affezionato di altri concedevo qualche volta qualche cosa di più…" ridacchiò la giovane."Mia cara Pauline, ho una proposta da farti…. Da tempo ho in mente di ampliare i miei affari…avrai notato che qui le donne scarseggiano ed io vorrei poter soddisfare anche questa esigenza dei miei amati cercatori d’oro. Pensavo di aprire due case… una per i senza speranza… l’altra per quelli che anno fatto fortuna. Credo che potrebbero dare un discreto utile…"Attese la risposta della giovane che non si fece attendere "Io cosa dovrei fare ???" domandò Pauline "Gestirle, occuparti dei clienti e delle ragazze in cambio di una adeguata percentuale sugli utili ovviamente…" le spiegò John "Non erano esattamente questi i miei programmi…" disse la giovane con un sorriso e John annuì "Ma sei una ragazza pratica quindi non ci piangerai sopra vero… vieni che suggelliamo l’accordo…" disse andando a sedersi sulla poltrona.La ragazza lo guardò mentre si slacciava i pantaloni e ne estraeva il membro già eccitato. Erano 2 mesi che John non toccava una donna, quando lei lo raggiunse e s’inginocchiò davanti a lui, chiuse gli occhi e si abbandono al morbido tocco della lingua e delle labbra della giovane. Con soddisfazione riconobbe nei tocchi della giovane esperienza e doti naturali. Pauline percepiva immediatamente i suoi desideri e li assecondava ad arte. Il membro si gonfiava sotto le spinte della crescente eccitazione e la costringeva a dilatare sempre di più la piccola bocca ma lei sembrava adattarsi senza sforzo apparente. John spinse leggermente con la mano la nuca della ragazza, il membro scivolò ancora un poco tra le morbide labbra, il glande iniziò a penetrare nella stretta gola, ma Pauline non protestò e non si oppose.Le labbra della giovane sfiorarono il vello pubico di John mentre il membro scompariva tutto nella sua bocca, lui ebbe la certezza che quella giovane gli sarebbe stata molto utile e si abbandonò al piacere scaricando nella bocca della giovane il piacere represso in quei lunghi mesi. Pauline bevve senza esitazione il bianco e caldo seme sorprendendosi di provare una strana eccitazione. Al pensiero di quanto sarebbe certamente successo nei mesi successivi. John le piaceva ed era certa che la loro collaborazione avrebbe portato buoni frutti.L’inverno venne inesorabile e terribile ma per John Stark non importava che tempo facesse. Se era bello guadagnava vendendo attrezzature per gli scavi a prezzi esorbitanti, se era brutto i suoi guadagni erano anche maggiori grazie alla sete apparentemente inesauribile dei cercatori ed all’abilità di Pauline e delle sue ragazze.Starkville, così ormai si chiamava la piccola ed affollatissima cittadina fondata da John rimaneva imperturbabile a tutto ogni giorno qualcuno moriva nel tentativo di superare il passo, congelato da un’improvvisa tormenta, travolto da una slavina o da una frana. Ogni giorno scoppiavano sanguinose risse, vi erano furti ed omicidi, ma nulla cambiava.John e Pauline sfruttavano al meglio la situazione. Le grazie e l’abilità delle ragazze molte volte avevano sciolto lingue troppo vogliose di vantarsi, ormai erano innumerevoli le concessioni che John Stark aveva registrato a suo nome battendo sul tempo gli improvvidi e chiaccheroni cercatori.Qualcuno aveva protestato, ma era bastato che John desse un paio di esempi liquidando brutalmente gli avversari perché tutti imparassero la lezione. Del resto a nessuno importava nulla degli altri.L’inverno fu incredibilmente lungo e difficile, pareva quasi che la montagna si divertisse a tormentare quegli intrusi scaricando su di loro i suoi venti più gelidi le sue bufere più tremende. Era quasi primavera quando Paolune ricevette notizie di suo marito Roger da un cercatore di ritorno dall’altopiano.Come spesso capitava quella notte divise il suo letto con John. Il loro non si poteva certo definire amore, ma era quanto di più simile all’amore quei due potessero concepire. "Pare che Roger abbia trovato un buon filone…" disse lei mentre la sua mano accarezzava il membro di lui "Benissimo vorrà dire che sarai una ricca signora tra poco…" rispose lui imperturbabile "Sono già ricca… non che qualche dollaro in più mi faccia schifo… ma è l’idea di mettermi nuovamente con Roger che mi da fastidio…" rispose lei accentuando il movimento della mano.John non parlò lasciando che lei gli dicesse quello che voleva "Del resto se nel cammino di ritorno gli capitasse qualche cosa…. Io in qualità di moglie erediterei i diritti della concessione…" continuò poi si voltò stendendosi su di un fianco, John la seguì nel movimento e il suo corpo robusto aderì a quello di lei snello e sodo. La piccola mano guidò il membro sussultante tra le piccole e rotonde natiche John spinse e l’elastico sfintere della giovane oppose solo una piacevole resistenza per poi dilatarsi e lasciarlo penetrare profondamente. Pauline lo accolse con un gemito mentre le sue dita si spostavano a sfiorare il clitoride per accrescere il proprio piacere.La bocca di lui si portò sul collo della giovane mentre il suo pube incominciava a martellare rudemente le sode natiche "La strada è lunga ed insidiosa, la primavera piena d’insidie….. penso che tu possa sperare nella provvidenza…" bestemmiò lui. Pauline rispose con il gemito prolungato dell’orgasmo che si scatenava in lei. L’avidità e l’assoluta mancanza di scrupoli di Pauline gli piacevano… lo eccitavano alla follia, John sapeva che la ragazza non avrebbe esitato un momento a piazzargli un coltello tra le spalle se ciò le fosse convenuto… ma proprio per questo lei gli piaceva…. Si staccò da lei e si portò con il glande di fronte all’angelico volto di lei masturbandosi velocemente. Pauline spalancò la bocca e protese la lingua e poco dopo venne investita dalla furiosa pioggia dell’orgasmo di lui che la ridusse ad un’oscena maschera di sperma. Amorevolmente ripulì il glande ancora sussultante.Il Marito di Pauline non fece mai ritorno a Starkville, venne assalito e derubato da ignoti banditi che lasciarono il suo corpo senza vita sul bordo del sentiero a poche decine di miglia dal White Heads pass.Venne la primavera ed un nuovo inverno, la moltitudine sempre diversa ma sempre uguale continuava ad affollare Starkville rifornendo John e Pauline di tutto quanto necessitavano, pagando per loro l’inevitabile tributo alla montagna, che non pareva mai paga di sofferenze umane.L’anonima fiumana a sua volta non pareva chiedere altro che abbrutirsi e degradarsi.I liquori scorrevano a fiumi, le ragazze di Pauline che si consumavano la schiena sui ruvidi materassi dei due bordelli molto spesso provenivano esse stesse da quell’oscura fiumana. Mariti e padri raramente esitavano a cederle a John e Pauline in cambio di viveri ed attrezzature ed esse stesse non si tiravano indietro di fronte alla prospettiva di poter guadagnare soldi certi.Pauline ara bravissima nello sceglierle ed era sempre in grado di soddisfare i desideri dei suoi clienti, soprattutto di quelli arricchitisi enormemente che prima di ritornare alla civiltà volevano concedersi un ultimo istante senza regole. L’innocenza di molte ragazzine che avevano appena passato la soglia della pubertà era stata immolata sull’altare del denaro.Passarono ancora due anni nei quali tutto si ripetè immutabile poi vi furono i primi sintomi che qualche cosa stava cambiando, le nuove concessioni diminuirono, molte delle vecchie s’inaridirono ed in poco tempo la disperazione s’impadronì di quell’oscura moltitudine che iniziò a sbandare. John Stark, come un vecchio lupo di mare che annusa il vento per capire i mutamenti del tempo, percepì immediatamente il cambiamento. Si preparò a sfruttare sino all’ultimo la sua personalissima "Miniera" ma allo stesso tempo iniziò a preparare il suo domani. Per la prima volta guardando i due giganti di pietra e ghiaccio, muti guardiani del passo, non li vide sorridere amichevoli, ma vi scorse un ghigno ostile.Meno di sei mesi dopo il silenzio regnava sulla città di Starkville, il vento lambiva le centinaia di rustiche croci che costeggiavano l’ascesa al White Heads pass. Le gioie, le sofferenze e tutti i sentimenti di quelle migliaia di persone che erano passati di li parevano congelati ed imprigionati per sempre nelle scure ed immobili pietre basaltiche….Cento anni dopoDall’ampia vetrata del suo lussuoso ufficio posto alla sommità della Paulsen Tower Richard Paulsen guardava la sottostante città di New Yorl.. Gli piaceva quel luogo che testimoniava la ricchezza e la potenza della sua famiglia e gli piaceva ancor di più ora che era lui ad amministrare le fortune della società.Aprì la cartellina che conteneva i biglietti di viaggio la sua meritata vacanza, una vacanza sognata a lungo, da quando aveva avuto notizia di quella nuova iniziativa turistica. Il Klondyke, la terra che aveva dato origine alle fortune della sua famiglia quasi un secolo prima. Richard si voltò a guardare il ritratto di suo nonno, Thomas Paulsen uno dei più fortunati cercatori di quella lontana corsa all’oro.Da tempo meditava di andare in quei posti, di conoscere quella parte del suo passato, frenò la sua impazienza, avrebbe dovuto attendere ancora qualche giorno ma ne sarebbe valsa la pena.Il viaggio fu lungo anche se confortevole, Il volo sino a Seattle, poi il cambio con il piccolo aereo da turismo quindi la conclusione in Jeep. Richard, restò subito affascinato dalla bellezza della valle, dalla natura selvaggia ed incontaminata che nella breve estate dava libero sfogo alle energie represse nel lunghissimo inverno.Quando il viaggio ebbe termina, scendendo dalla macchina si sentì quasi mancare il fiato di fronte allo spettacolo di selvaggia bellezza del White Heads pass . Si guardò intorno ad ammirare anche la fedele ricostruzione di quella che un tempo era stata Starkville, una delle mitiche città dei cercatori d’oro. Non potè fare a meno di domandarsi se anche suo nonno fosse mai passato di li.Seguì la guida verso quello che con ogni probabilità era un Hotel, una costruzione in legno e pietre che sia armonizzava stupendamente con il fianco della montagna quasi a sembrarne un’emanazione naturale.Quando entrò nella Hall, si accorse che gli altri ospiti erano già arrivati ed apparivano eccitati discutendo animatamente tra loro. Lo condussero nella sua stanza ove ripose le sue cose e si rinfrescò prima di ridiscendere per la cena.La sala da pranzo era organizzata a grandi tavoli in modo che i partecipanti alla vacanza avessereo modo di fraternizzare. La conversazione al tavolo di Richard fu piacevole e lui rimase particolarmente colpito da Vanessa, un avvocato di Los Angeles che lo colpì per la brillante conversazione ma soprattutto per una bellezza fuori dal comune. D’altro canto, Richar non potè fare a meno di notarlo, tutti gli ospiti erano di aspetto particolarmente gradevole, come del resto il personale. In particolare le cameriere erano tutte ragazze bellissime.Dopo la cena si ritrovarono tutti nel grande salone e la vacanza ebbe il suo vero momento d’avvio."Gentili signori un attimo d’attenzione…." Richiamò l’attenzione di tutti la capo animatrice, una splendida bionda . "Questa è la sera inaugurale della vostra vacanza, una sera molto importante dal momento che… se mi concedete la piccola forzatura retorica, si deciderà il vostro destino…". Tutti ridacchiarono."La nostra vacanza è in pratica un gioco di ruolo ambientato in questi meravigliosi luoghi all’epoca della grande corsa all’oro. Proprio qui nella mitica Starkville, quella saga visse uno dei suoi episodi più emblematici ed affascinanti, vi basti dire che da questa cittadina in pochi anni passarono oltre centomila cercatori d’oro, molti non ebbero fortuna, alcuni addirittura morirono nel tentativo d’inseguire la fortuna. Altri, pochissimi fecero effettivamente fortuna. Questa sera procederemo all’estrazione dei ruoli. Ad ognuno di voi la sorte riserverà un ruolo ed io vi consegnerò un breve documento che descriverà il personaggio che dovrete sforzarvi d’impersonare ed una traccia che dovrete seguire fedelmente…"Continuò la ragazza, ed ognuno dei partecipanti provò un brivido di fronte all’imperscrutabilità del fato. "Inutile che vi ricordi che in quei tempi lontani queste lande desolate erano ai confini del mondo. Qui non valevano le regole del mondo civile e vigeva la legge del più forte… del più spietato. Vi ricordo che se dopo aver letto il vostro ruolo non vi sentirete all’altezza, potrete in qualunque momento ritirarvi e vi sarà rimborsato l’intero ammontare da voi pagato. Inoltre vi preciso che non tutti voi siete realmente partecipanti veri del gioco… tra di voi vi sono anche alcuni abilissimi attori ingaggiati per rendere ancora più viva la finzione… perché tutto sarà finzione anche se vi sembrerà tremendamente reale… non dimenticatevelo mai".Si svolse l’estrazione e per lungo tempo nella grande stanza regnò il silenzio mentre tutti leggevano il loro copione per scoprire che cosa la sorte avesse loro riservato."Bene signori… per questa sera è tutto… da domani s’inizia il gioco e ci ritroveremo tutti in questo Hotel solo la sera della partenza… consiglio a tutti di andare a riposarsi al più presto… la vita da domani potrà essere faticosa per alcuni di voi…." Disse l’animatrice prima di accomiatarsi.Molti abbandonarono poco dopo la sala per raggiungere le proprie camere, altri, come Richard rimasero ancora un poco. Notata Vanessa, intenta a rileggere la sua parte Richard le si avvicinò "Allora ??? La sorte è stata benevola ???" domando sorridente "Si e no … e con lei ???" In apparenza si… impersonerò niente meno che il capo… John Stark in persona…." Ridacchiò Richard. Per un attimo gli parve di vedere un leggero rossore sul viso di Vanessa che scomparve prontamente.""Come mai lei dice si e no ??" domandò lui incuriosito "Perché non ho ancora deciso se accettare il ruolo o ritirarmi…" rispose Vanessa "La prego non mi abbandoni… lei mi sembra una donna avventurosa… altrimenti non sarebbe mai nemmeno venuta qui…che cosa la spaventa tanto ?""Non mi spaventa nulla… solo che il ruolo assegnatomi è un poco forte….e comunque molto distante da quello che realmente sono…" Richard annuì "Certo, lo è per tutti… pensi a me… a leggere il mio copione questo John Stark era un farabutto di prima categoria… che ne ha combinate di tutti i colori…" Richard concluse ridacchiando. Vanessa si unì a lui "Mai come per me… io dovrei essere Pauline Romero…futura moglie di John Stark, ex ballerina tenutaria dei locali bordelli nonché a sua volta prostituta…"Entrambi risero nervosamente Richard fu il primo a parlare nuovamente "La prego Vanessa… non mi può abbandonare… senza la mia futura moglie come farei…". Nessuno dei due parlò, ma pochi minuti dopo Richard la accompagnò sino alla sua camera Poi si diresse verso la propria. Giunto di fronte alla porta però si arresto e dopo qualche esitazione ritornò indietro e bussò. "Vanessa aprì guardandolo sorpresa "Sono sfacciato lo so… ma mi sto già calando nella parte…se da domani dobbiamo essere soci.. amanti ed in futuro marito e moglie….io vorrei incominciare ad allenarmi da questa notte…"disse sfoderando il suo ineffabile sorriso da canaglia.Vanessa rise "Buona notte signor Stark… faccia una doccia gelata per calmare i bollenti spiriti…" rispose e fece per chiudere la porta ma lui la fermò introducendo un piede nella porta "Pauline… sono mesi che non tocco una donna e tu sei talmente bella … ed irresistibilmente puttana…" continuò Richard. Poi avanzò e la prese tra le braccia. Le sue labbra si appoggiarono a quelle di lei e la baciarono. Vanessa non si oppose.La donna si abbandonò al gioco… si lasciò spogliare ed a sua volta spogliò il maschio… lo baciò e succhiò e si fece baciare e succhiare gemendo di piacere. Il suo corpo era snello e sodo, i suoi lunghissimi e ribelli capelli rossi una nuvola che danzava nella notte. Fremeva ad ogni suo tocco e calandosi nella parte non rispondeva mai di no alle sue richieste.Nei giorni successivi Richard rimase assolutamente stupefatto dall’organizzazione, tutto era così naturale e credibile, e come lui anche gli altri sembravano totalmente rapiti dalla magia di quel gioco. Commercialisti, uomini di affari, giornalisti… tutti passavano il loro tempo scalando l’imperio passo, scavando nelle miniere sbronzandosi, come veri cercatori d’oro. Vi erano risse, sparatorie, grandi feste nei saloon e nei bordelli….Johno Stark, alias Richard Paulsen era il più felice di tutti, si era perfettamente calato nella parte, passava tutto il giorno a commerciare, tramare, rubare e defraudare gli altri come aveva fatto l’antico padrone di quella città. Anche Vanessa Alias Pauline pareva totalmente calata nella parte, Richard era rimasto veramente sorpreso nello scoprire che lo aveva fatto a tal punto che il suo bordello era diventato realmente un bordello e che lei si era concessa per denaro ad altri partecipanti al gioco. Ormai si era convinto che Vanessa fosse in realtà una degli attori che l’organizzazione aveva sparso tra di loro per rendere più credibile il tutto.Il ritmo delle giornate era incalzante dal momento che la storia che dovevano vivere era il condensato di tutta la storia di Starkville e del White Heads pass. Mancavano due giorni alla fine della vacanza quando Richard si decise ad andare a passare la serata al bordello di Pauline, che altro non era se non l’Hotel che li aveva accolti la prima sera.Quando la vide venirgli incontro quasi gli mancò il fiato, malgrado l’avesse avuta molte volte in quei giorni. Lo spudorato offrirsi allo sguardo dei perfetti seni di lei, contrastava in modo eccitante con i lunghi mutandoni stile primi del novecento che indossava. "Mio caro John, a cosa dobbiamo la tua visita ???" gli chiese stringendosi dolcemente a lui "Sono venuto per controllare i conti e ritirare i guadagni della settimana…"rispose meccanicamente Richard recitando il suo copione "Naturalmente e… solo per questo???" gli sussurrò Vanessa mentre la mano si posava sul pube di lui accarezzando il membro attraverso gli spessi pantaloni da minatore."Pauline… noi avremmo scelto queste due… tu ci raggiungi ???" gridò una voce dall’altra parte della stanza, Richard vide tre uomini che trascinavano due biondine ridacchianti "Vi raggiungo immediatamente…" rispose Pauline salutando con la mano libera mentre non smetteva di accarezzare Richard "Faccio divertire un poco quei due e sono da te… gli affari sono affari…" ridacchiò la rossa e sui allontanò.Richard si fece versare da bere e poi girò adocchiando distrattamente le ragazze seminude, quindi si portò nello studio privato di Pauline. Fu subito attratto dal grande specchio la sua mano sfiorò l’elaborato cornice ed ad un tratto le sue dita cedettero mentre un pezzo di cornice affondava.Lo specchio divenne immediatamente trasparente e lui ebbe la vista della camera che vistava dietro. Nella stanza vi erano Pauline i tre uomini e le due ragazze che aveva visto allontanarsi poco prima. Un uomo stava sdraiato sul letto e le due ragazze intrecciavano le loro lingue sul membro eretto. Gli altri due uomini le penetravano da dietro facendo sobbalzare nell’aria i sodi ed elastici seni. Pauline se ne stava a cavalcioni del volto del terzo maschio, oscenamente scosciata ed intenta a farsi leccare. Di tanto in tanto si chinava in avanti e spostate le due succhiava il membro con passione per poi tornare a sollevarsi.Ancor più delle immagini lo sconvolgevano i rumori ed i gemiti che giungevano sino a lui, vide l’uomo smettere di leccare stendere Pauline sul letto "Adesso basta giocare voglio scoparti… e magari farmi anche quel tuo bel culetto…." Grugnì il maschio, ridacchiando Pauline si sottrasse "Dovrai accontentarti di leccare o delle due ragazze… io sono molto cara … e non credo tu abbia i soldi…." La sentì dire."Non mi insultare ragazza… io ed i miei due soci abbiamo trovato un filone fantastico… ho soldi bastanti per scopare te e tutte le puttane di questa terra…" rispose l’uomo mentre tentava di bloccare le lunghe gambe di Pauline per penetrarla. "Davvero… e dove avresti trovato questo favoloso filone…" lo canzonò la ragazza….Richard riconobbe il copione che anche lui aveva ricevuto… Pauline faceva parlare i minatori e John Stark registrava le concessioni prima di loro impadronendosene, ora sapeva come era avvenuto nella realtà tanti anni prima…. Sentì l’uomo raccontare distintamente i dettagli della miniera, poi vide Pauline smettere di combattere e lasciarsi penetrare , non opporsi nemmeno quando il maschio estratto il membro eretto glielo appuntò allo sfintere e spinse con decisione scivolando anche in quello stretto pertugio.I gemiti soffocati delle due altre ragazze richiamarono la sua attenzione e vide che anche loro venivano rudemente sodomizzate. Poi sotto i suoi occhi il gruppo si scompose e ricompose mille volte cambiando continuamente forma sino a che Pauline si ritrovò stretta tra due maschi che la penetravano con il terzo che la chiavava ferocemente in bocca afferrandola per i lunghi capelli rossi e muovendo poderosamente il bacino.Si convinse che la ragazza doveva essere una di quelle assoldata dall’organizzazione… quale avvocato di Los Angeles si sarebbe lasciato trattare così…. Vide i tre maschi stendere Pauline sul letto e ricoprirla col frutto copioso dei loro orgasmi, vide le due ragazze ripulire il corpo della rossa con le loro lingue trai grugniti d’approvazione dei maschi.Si accasciò sulla poltrona, sconvolto da quanto aveva visto. E li lo trovò Pauline molti minuti dopo "Non credi di aver esagerato nell’interpretare la tua parte ???" le domandò quando la vide, lei scosse la testa "Non ha importanza… nulla ha importanza se non il gioco…." Poi lo prese per mano e lo fece alzare "Dove mi porti ??" Domandò lui "In una stanza speciale… la stanza privata di John Stark… tutti gli altri clienti sene sono andati… avrai me e le ragazza per tutta la notte… potrai fare quello che vorrai…" Suo malgrado Richard provò una fitta di eccitazione.Entrarono in una stanza grande, al centro della quale era posto un immenso letto, poco dopo incominciarono ad entrare anche le ragazze del bordello… tutte bellissime… tutte assolutamente nude. Ma l’attenzione di Richard fu attratta da un ritratto in apparenza antico. L’immagine ritraeva suo nonno e sua nonna "Cristo ma che cosa è quel ritratto…"Sbottò mentre mille mani lo spogliavano… mille bocche lo baciavano…"Sono John Stark e Pauline Romero…"Sentì dire dalla voce di Vanessa. Più bocche lavoravano già sul suo membro, il viso di Vanessa si avvicinò al suo baciandolo "Non è possibile… quelli sono mio nonna e mia nonna " farfugliò sempre più smarrito "Infatti… John e Pauline Stark abbandonarono la valle e cambiarono i loro nomi per nascondere per sempre il loro passato ed i loro crimini…" rispose con tranquillità Vanessa."Chi sei tu ??? Chi siete voi…" Disse Richard spaventato, Vanessa non rispose subito "John Stark fuggì tanti anni fa… ci abbandonò dopo averci regalato mille emozioni… da quel giorno noi abbiamo tentato in ogni modo di riaverlo… non è stato possibile… ma ora abbiamo te… suo nipote e ti terremo per sempre…… Noi siamo le montagne del passo delle teste bianche….".Ormai i corpi delle ragazze lo pressavano da ogni parte, premevano su ogni millimetro della sua pelle… improvvisamente Richard sentì il calore svanire da quei corpi, in pochi istanti si ritrovò avvolto in un nuovo abbraccio. Non più la carne giovane e calda delle ragazze… ma la roccia granitica e gelida delle montagne che aderiva perfettamente al suo corpo inglobandolo in un mortale abbraccio.Il terrore e la disperazione si avventarono su di lui sconvolgendolo… tentò di dibattersi ma senza risultato alcuno "Si… trema Richard Paulsen.. la tua paura è il nostro piacere.. le tue sofferenze la nostra vita…. E vivrai a lungo stanne certo… non ti lasceremo sfuggire facilmente… questa volta….Il silenzio più totale era tornato nella alle… non vi era traccia alcuna dell’Hotel, della città di Strakville nulla quale sino a poche ore prima si era mosso Richard Paulson. Solo i visi di pietra dei due giganti custodi del passo parevano sorridere… oggi come tanti anni prima… John Stark donava loro vita…….
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