Ciao a tutti, sono Nicola, e voglio raccontarvi, scrivervi, qualcosa di me che non sarei in grado di rivelare di persona a nessuno. Ho ventidue anni e adoro mia madre, fin qui tutto sembrerebbe normale ma… Si, perché i miei sentimenti per mia madre non si fermano a quelli leciti di un figlio, si spingono ben più in là. Lei oltre ad essere una donna in gamba, buona, intelligente, benvoluta da tutti è anche bellissima, sensuale, incredibilmente attraente, desiderabile. Tutto questo io l’ho capito da molto tempo ma ciò che non avevo capito era mia madre. D’altronde vedendola tutti i giorni della mia vita non mi ero mai posto questo quesito, la vedevo come la dolce presenza della mia vita sempre disponibile. Forse perché ero ancora troppo immaturo per rendermene conto, per capire che lei era anche qualcos’altro, non che fosse un’altra. Per capirci, anche dopo quello che scopri su di lei non ho pensato minimamente che la sua immagine positiva che avevo, sia come madre che come donna, fosse errata, solo non completa. In ogni caso passiamo a narrare come avvenne questa scoperta. Stava iniziando l’estate e l’anno scolastico volgeva ormai al termine. In quel periodo, con un paio di compagni di classe studiavamo assieme per darci una mano, andando, di volta in volta a casa di uno o dell’altro. La prima volta che studiammo a casa mia accadde qualcosa che fu la classica punta dell’iceberg che poi scoprì trovarsi sotto. Data la stagione già iniziata faceva caldo e tutti si era vestiti in modo adeguato. Mia madre quel giorno aveva uno di quei vestiti lunghi che si abbottonano sul davanti, con dei motivi floreali. Era uno splendore, un po’ retrò come immagine ma al contempo delicato e sensuale. Girava per casa intenta nelle sue cose. Il vederla trasmetteva felicità ed eccitazione, rendendo impossibile il non essere calamitati dalla sua figura. Notai che tutti i miei amici cercavano di guardarla di nascosto, almeno da me. Li capivo bene, anche io sentivo il bisogno di riempirmi lo sguardo di lei. Per stare più comodi non eravamo nella mia camera ma nel salone, molto ampio, seduti ad un tavolo, quindi eravamo continuamente distratti dalla sua presenza. Specialmente quando si sedete sul divano a leggere una rivista ed accavallò le gambe, lasciando che l’apertura del vestito le si aprisse cadendo ai suoi lati, facendoci apparire una visione che calamitò gli sguardi di tutti i presenti nel salone, nessuno escluso. Rimase lì per un bel pezzo, torturandoci, a sfogliare la rivista che aveva tra le mani. Dopo non so quanto tempo posò il giornale, scostò le braccia ai suoi lati e adagiò le mani sul divano, scavallò le gambe, abbastanza lentamente e si alzò per dirigersi verso di noi. Quel movimento ci aveva colti di sorpresa, anche se lento eravamo ipnotizzati dalle sue movenze e restammo a guardarla, godendoci, per quel poco che fu, la visione delle sue mutandine bianche. Avevano tutti lo sguardo rivolto a lei, come degli scemi, facevo fatica a non ridere ma ero anche molto eccitato per quello che stava accadendo, me ne rendevo conto benissimo. Mia madre ci chiese se volevamo qualcosa da bere di fresco e tutti le risposero di si, quindi propose alcune bibite che avevamo in casa e quei coglioni risposero un’altra volta si. Allora io dissi a mia madre di portare alcune bottiglie di bevande diverse e dei bicchieri che ci saremmo serviti da soli. Al ritorno dalla cucina posò il vassoio, che aveva utilizzato per portare le bevande ed i bicchieri, sul tavolo e, chinandosi leggermente, ci porse i bicchieri ed iniziò a versare le bevande. Sarebbe stato tutto normale se non per il fatto che i primi bottoni del vestito non erano chiusi e la visione che davano, anche se non oltre un limite di decenza, era davvero provocante. Infatti, si notava benissimo il solco fra i seni e di tanto in tanto si scorgeva il pizzo del reggiseno, anch’esso bianco come le mutandine, come avevamo potuto già osservare. Finito di versare da bere ci lasciò dicendoci che sarebbe tornata in un secondo momento per riprendere il vassoio. Rimasti soli bevemmo nell’assoluto silenzio, imbarazzati, soprattutto i miei amici che, supposi, non sapevano come comportarsi in mia presenza. Da quel giorno mi resi conto che loro parlavano spesso di mia madre quando io non c’ero per cambiare subito discorso quando io mi avvicinavo e potevo sentire. Per esserne sicuro, durante un pomeriggio di studio a casa di uno di loro, dissi loro che dovevo andare al bagno ma mi nascosi dietro la porta per spiarli. Sicuro di non essere scoperto dato che eravamo soli in casa. Ebbi conferma alle mie ipotesi sui loro discorsi in mia assenza. Si misero subito a parlare di mia madre. C’era chi ricordava un particolare momento in cui era riuscito a intravedere l’intimo che portava. Chi invece diceva cosa le avrebbe fatto, senza preoccuparsi di essere troppo delicato nel linguaggio. Mia madre aveva fatto colpo su di loro. Certo i loro commenti potevano essere considerati offensivi da parte mia ma in me prevaleva maggiormente l’orgoglio che quella donna era mia madre. Oltretutto, in quei giorni fui molto preso nel cercare di capire, lei era cosciente di quello che faceva oppure no?!?! La risposta l’ebbi pochi giorni prima di partire per le vacanze estive. In cucina c’era una piccola perdita ed i miei decisero di farla aggiustare prima di partire per il mare, se non altro per evitare il rischio di rientrare e trovare la casa allagata. L’idraulico ci diede appuntamento per un mercoledì mattina, giorno in cui i miei sarebbero stati entrambi al lavoro, quindi mi proposi per occuparmi della faccenda. Entrambi i miei genitori mi ringraziarono per la mia disponibilità e si congratularono per il senso di responsabilità che dimostravo. In ogni modo mia madre disse che si sarebbe fermata a casa con me dato che non vi erano grossi problemi al lavoro da lei se si fosse assentata per la mattinata, ciò che aveva da fare lo poteva benissimo sbrigare nel pomeriggio. Cosi arrivammo a mercoledì mattina. Io ero in camera mia a giocare al computer mentre mia madre era in camera sua a preparare i vestiti da portare in vacanza. Ha sempre avuto una certa cura nel vestirsi e anche in ferie ha sempre curato il suo abbigliamento. Quando suonò il campanello feci per alzarmi ma senti mia madre dirmi di non preoccuparmi che ci avrebbe pensato lei dato che sicuramente era l’idraulico. Infatti era cosi, li senti parlare della perdita e poi entrare in cucina. Senti una porta chiudersi. Non capivo perché ma la cosa m’incuriosì. Mentre giocavo continuavo a pensarci, infatti persi la partita che stavo giocando. Stavo per avviare una nuova partita e mi bloccai, ancora con quella strana sensazione addosso. Decisi che la nuova partita poteva aspettare un poco e mi alzai per andare in cucina. Arrivato in corridoio mi bloccai, mi resi conto del perché quel rumore della porta che si chiudeva mi aveva incuriosito. Infatti la porta della cucina era chiusa, il che poteva non significare niente ma dopo i comportamenti che mia madre aveva tenuto in presenza dei miei amici la cosa puzzava un poco. Mi avvicinai alla porta senza fare rumore e mi misi ad origliare per capire cosa accadeva dentro. L’idraulico stava spiegando a mamma che la perdita era cosa da niente e non ci sarebbe voluto troppo tempo per la riparazione. Sin qui tutto sembrava normale ma non era normale quello che lei rispose. Infatti, disse che non c’erano problemi di tempo dato che suo marito era a lavoro e sarebbe rientrato per le tredici. Quella precisazione mi fece raggelare il sangue e montare l’eccitazione perché capii che aveva in mente di comportarsi come aveva fatto con i miei compagni. Mi chinai per sbirciare dal buco della serratura dentro la cucina. Purtroppo la visuale non era delle migliori, ero già disperato quando mi ricordai della sala da pranzo per le occasioni importanti. Si tratta di una sala che viene adoperata molto di rado ed ha una porta di comunicazione diretta con la cucina, molto originale, con dei lavori d’intarsio nel legno che consistono in dei veri e propri buchi, quelli che servivano a me. Poi considerando che quella stanza è sempre al buio e che ha un secondo ingresso che da direttamente sul corridoio, sarei stato in grado di rientrare in camera mia prima che mia madre, uscendo dalla cucina vi arrivasse. Appostatomi rimasi di stucco nel vedere mia madre, era uno schianto. Aveva indosso uno di quei vestitini che adopera d’estate quando andiamo al mare, sopra il costume. Non aveva le maniche, dotato di un’ampia scollatura e, cosa più importante, le arrivava a metà coscia. Da infarto. Mi bastò il vederla che incominciai ad avvertire uno strano formicolio fra le gambe. Poi si chinò in avanti, tenendo le gambe dritte, poggiando le mani sulle ginocchia per osservare la perdita che si trovava sotto i lavandino. In quella posizione il vestito si alzò paurosamente lasciando scoperte le sue gambe sino a quasi poter vedere l’intimo che portava. Il tipo fece una faccia! Con gli occhi fissi sulle delizie che mia madre esponeva alla sua vista, mentre lei non lo vedeva, si passò una mano sul sesso che incominciava a farsi notare sotto i vestiti. Poi lei si alzò e gli mostrò lo stanzino dove si trovava la saracinesca che chiudeva l’acqua nei rubinetti in cucina quindi lui si mise a lavoro mentre mia madre lo osservava. Continuavano a parlottare mentre l’idraulico era steso a terra, sotto il lavandino, che armeggiava con ferri vari e con la testa che di tanto in tanto faceva capolino per guardare quel pezzo di femmina che era lì con lui. Poi mia madre gli chiese se gradiva un tè freddo e lui accettò dicendo che appena finiva di avvitare un tubo si sarebbe rialzato. Così mamma prese dal frigo la caraffa con la bibita fredda e, posatala sul tavolo, si girò verso lo sportello dove si trovavano i bicchieri ma si fermò di colpo. Riflettè per un paio di secondi in silenzio poi si diresse al lavandino. Poggiò un piede al lato dell’uomo disteso a terra e con l’altro lo scavalcò e lo poggiò in modo da trovarselo disteso fra le sue gambe. In quel momento smisi di respirare per non so quanto tempo e mi sembrò che anche il mio cuore smise di funzionare. E non ero il solo, l’idraulico era fermo, con le gambe tese, intento a bearsi dello splendido spettacolo che la mia mammina gli stava offrendo. Lei, in tutta calma, allungò una mano e prese un bicchiere che passò nell’altra mano, poi ne prese un altro. A questo punto abbandonò quella posizione e si diresse al tavolo dove poggiò i due bicchieri e vi versò dentro il tè. L’uomo si alzò e, teso in volto, prese il bicchiere e ringraziò. Mia madre prese il suo e ne sorseggiò un poco emettendo subito dopo un sospiro di sollievo e dicendo che, con quel caldo, ci voleva proprio. Quindi si appoggiò il bicchiere su di una guancia e dopo lo fece scendere sino a farlo arrivare nell’incavo dei seni. Che scena ragazzi! Avevo un’erezione pazzesca che mi richiedeva uno sfogo al più presto. Naturalmente anche l’idraulico non era da meno, non sapeva che fare, almeno era quello che sembrava a prima vista. Poi sembrò come se si risvegliasse e, dopo aver scolato il contenuto del bicchiere tutto d’un fiato, chiese a mia madre se gli poteva dare una mano per controllare se il tubo perdeva ancora. Rimasi interdetto a quella richiesta, pensai che avesse intenzione di finire il lavoro al più presto possibile per potersene andare. Anche mamma sembrò colpita da quella richiesta e chiese, quasi delusa, cosa doveva fare. L’idraulico si avvicinò alla porta dello stanzino e indicava con la mano al suo interno. Però aveva una strana espressione sul volto che non riuscivo a decifrare. Mamma si diresse verso lo stanzino e chiese cosa doveva fare esattamente. Lui gli spiegò che avrebbe dovuto comandare una certa saracinesca, aprirla e chiuderla immediatamente se lui glielo avesse detto. Entrò nello stanzino, se cosi si può dire, infatti, si trattava di un posto molto stretto, in pratica si trovava solo un passo oltre la porta. Chiese qual’era la saracinesca. Qui le cose tornarono ad essere roventi. L’idraulico si avvicinò a mia madre da dietro e, poggiandosi al suo corpo, le prese la mano e la portò sulla saracinesca. Per fare ciò si piegò in avanti con il busto, costringendo mamma a fare altrettanto. Rimasero entrambi in quella posizione per alcuni secondi, immobili. Poi iniziarono a muovere i bacini, prima impercettibilmente, successivamente in modo deciso ma non scomposto. Proprio mentre le cose stavano prendendo una piega piuttosto interessante, lui si comportò nuovamente in modo indecifrabile. Si staccò da mia madre e si diresse al lavandino, si posizionò per il controllo che doveva fare e disse a mia madre di aprire l’acqua. Mentre accadeva tutto ciò io ero intento ad osservare quello che faceva l’uomo, solo quando lui le rivolse la parola io tornai a guardare mia madre. Era nella stessa posizione solo che la mano libera si era posizionata fra le sue gambe, leggermente divaricate, e strofinava il suo sesso da sopra il tessuto delle mutandine. A quel punto la mia attenzione era rivolta tutta a lei e non so se apri o no la saracinesca, so solo che l’idraulico tornò indietro e si mise di nuovo dietro a mamma ma non le si appoggiò addosso come aveva fatto in precedenza. Con una mano le tirò definitivamente su il bordo del vestito iniziando a palparle il culo. Con l’altra mano si era liberato l’uccello, già bello duro, iniziando a massaggiarlo lentamente. Anche io mi ero tirato giù i pantaloni e mi ero impugnato l’uccello ma non muovevo la mano perché ero pronto a venire e non volevo farlo subito. Nel frattempo la mano che vagava sul culo di mamma si intrufolò anche fra le sue gambe, sostituendo la sua mano che allungò sino a poggiarla sul muro per tenersi in quella posizione. Mamma emetteva di continuo mugolii e sospiri agitando il bacino. Poi la mano dell’idraulico artigliò le mutandine dal bordo superiore e le tirò giù fino a farle arrivare a metà coscia. A quel gesto mamma rispose congelando i suoi movimenti e rimanendo in silenzio ad aspettare. Vidi la grossa cappella lucida che si avvicinava a lei e si poggiava alla sua fica per poi strusciarvisi sopra lentamente, senza entrare. Quell’attesa prolungata non piacque a mamma che cercò di indietreggiare con il bacino per impalarsi da sola ma fu un tentativo a vuoto perché lui si ritrasse. Solo per un attimo perché, di colpo, affondò in lei, penetrandola fino in fondo e facendola gemere. Si fermò, piantato in lei, pose le mani su i suoi fianchi ed iniziò a pomparla con un ritmo sostenuto e degli affondi decisi. Doveva essere uno che ci sapeva fare e ben allenato perché portò presto la mamma all’orgasmo senza venire anche lui, e si fermò tenendola da sotto lo stomaco dato che lei non sembrava in grado di reggersi in da sola. Uscì da lei, le tolse definitivamente le mutandine e la portò al tavolo con lei che sembrava non connettesse bene. Solo quando lui cercò di baciarla lei si riprese e rifiutò le sue labbra per poi inginocchiarsi e concederle al suo cazzo ancora duro e lucente. L’idraulico si godette per un poco quel servizietto poi la fece alzare e la fece girare verso il tavolo e la fece piegare nuovamente in avanti, si chinò ed iniziò a passare la lingua sulla fica di mamma arrivando anche a percorrerle il solco delle natiche per soffermarsi sul suo buchetto. Quelle attenzioni “linguistiche” stavano portando mamma ad un nuovo orgasmo che si manifestò con l’irrigidirsi improvviso del suo corpo ed un suono non ben descrivibile che emise. Per lui sembrò essere un segnale, si alzò e la prese con decisione, facendola sobbalsare sul tavolo al quali lei si era aggrappata. Dopo alcuni colpi ricevuti mia madre disse qualcosa che fece rimanere di stucco si me che l’idraulico, il quale si fermò dentro lei. “Nel culo! Vienimi nel culo” Furono parole roche, non urlate, calme, penetranti. Lui uscì dalla fica di mamma per puntare il suo glande fra le sue natiche ed iniziare a spingere. Vedevo quel pezzo di carne che si faceva strada lentamente nelle viscere di mamma. Pensavo che quel tipo di pratica fosse dolorosa ma lei non ne dava proprio l’impressione, anzi. Quando i due bacini si toccarono ci fu un attimo di sosta seguito dall’inizio degli affondi che partironon con un ritmo blando, sembra che lui ne stesse assaporando le sensazioni, per poi passare ad un ritmo sempre più sostenuto. Il tavolo era scosso in continuazione a causa degli affondi decisi. Lui ansimava, la teneva per i fianchi, saldamente. Poi penetrò fino in fondo e si bloccò, tremante, dentro di lei, in profondità. Emise grugnito a sottolineare il fatto che la stava riempiendo del suo seme. Indietreggiò e riaffondò in lei un altro paio di volte. Era finito, si staccarono. Finito di rimettersi in ordine i vestiti mamma chiese quanto doveva per la riparazione. In pratica furono le loro prime parole da quando avevano iniziato a scopare, esclusa quell’unica, scioccante frase di mia madre. Li vidi avviarsi all’ingresso e stavo per ritornare in camera quando vidi le mutandine di mamma sul pavimento dello stanzino. Fui un fulmine silenzioso. Senza pensare, aprii la porta, dietro la quale avevo assistito al tutto, e corsi al prenderle per poi tornare dov’ero. Solo quando stavo per uscire dalla sala mi resi conto che quel gesto mi fece perdere troppo tempo. Infatti mia madre stava chiudendo il portone d’ingresso. A quel punto attesi l’evolversi delle cose. Per fortuna lei si diresse direttamente in bagno, senza passare dalla mia camera, scoprendo che non ero lì dentro. Appena sentii la porta del bagno chiudersi, rientrai in camera mia e mi sedetti davanti al computer dove iniziai una nuova partita al videogioco. Dopo non so quanto tempo, mamma entrò in camera mia, si era cambiata d’abito, mi disse che l’idraulico aveva riparato la perdita ed era già andato via. Poi mi ricordò che fra non molto era ora di pranzo. In quell’istante un pensiero la colse d’improvviso, si era ricordata delle mutandine. Mi disse che andava a preparare da mangiare ed usci dalla mia stanza. Stava andando a riprendere ciò che aveva dimenticato. Non le diedi tempo di arrivare in cucina che la raggiunsi, volevo metterla in difficoltà. La mia presenza la rendeva nervosa, si vedeva, anche se era brava a celarla abbastanza bene. Se fossi stato ignaro di quello che avevano combinato lì dentro non avrei capito nulla. Dissi che avevo sete e mi versai un bicchiere di tè freddo dalla caraffa che era ancora sul tavolo, accanto ai due bicchieri che loro avevano usato. Mentre facevo ciò, con la coda dell’occhio, seguivo i suoi movimenti. Squadrò tutta la cucina con lo sguardo, sicuramente voleva essere sicura che non fosse rimasta alcuna traccia. Poi si diresse allo stanzino ma giunta lì si bloccò. Era sicura che le avrebbe trovate lì e la loro assenza la lasciò interdetta, immobile ad osservare. Io, spinto da un istinto sadico, le chiesi cosa cercasse, se aveva perso qualcosa. Si girò di scatto, mi guardò attentamente senza dire niente. Sicuramente stava valutando l’ipotesi che le avessi prese io, il che voleva dire che io sapevo. Poi scosse la testa, come per dire a se stessa che non era possibile e mi disse che non aveva perso niente, stava solo pensando a cosa cucinare. Io, con molta indifferenza, le risposi che poteva cucinare quello che voleva, tanto nessuno di noi aveva dei problemi con il cibo, quindi era inutile arrovellarsi la mente per fare una scelta. E uscii dalla cucina. Andai in bagno, mi chiusi dentro. Nel cesto della biancheria sporca c’era il vestito che aveva prima. Ma io avevo di meglio. Estrassi dalla mia tasca le mutandine di mamma e le portai al naso, aspirai profondamente. Iniziai a masturbarmi ad occhi chiusi. Nella mia mente scorrevano le immagini di quello che avevo spiato poco prima. Non ci volle molto, venni quasi immediatamente, come mai prima. Che mamma che ho!
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