Lavoro da due armi in una piccola fabbrica con una decina di operai come me. Tutto sommato mi trovo bene, solo che da qualche tempo Paolo, il titolare, forse m po’ nervoso per qualche suo problema, incominciò a trattarmi male, rimproverandomi apertamente per futili motivi. Dato che sono un tipo calmo non me la sono presa più di tanto, ma certo mi sentivo demoralizzato. La moglie, Linda, un pò formosa, ma con viso dolce e buon carattere, cura la contabilità e cerca spesso di metterci una pezza, ma Paolo se la prende anche con lei. Un giorno, mentre stavamo lavorando dopo la pausa, Paolo non c’era e Linda telefonò in fabbrica, dato che all’ora di pranzo stacca e torna a casa, chiese di me e mi disse di portarle dei documenti a casa. Indispettito accettai. Avvisai mia moglie, che si arrabbiò per il dopo lavoro. Che giornata. pensai, incazzato io, incazzata mia moglie, padrone rompi e moglie pure. Finito l’orario di lavoro, presi i documenti ed andai da Linda, che mi accolse gentilmente. Le diedi i documenti e stavo per andare via, ma lei insistette per offrimi un caffè. Nonostante tutto non mi sentii di rifiutare, Linda era sempre stata garbata con me. Il caffè saliva ci sedemmo in cucina. lei mi chiese ne stavo ancora giù per via di Paolo, io risposi che non mi faceva piacere, ma poteva andare anche così. Prendemmo il caffè parlando di lavoro, lei disse che non dovevo prendermela, che era m po’ che vedeva Paolo nervoso e mi confidò che aveva il sospetto che Paolo si vedesse con un’altra donna, per via delle troppe assenze e telefonate oscure. Mi chiese se la causa fosse nel fatto che si fosse lasciata m po’ andare nel fisico. Io risposi che era una bella donna e certo desiderabile, in fondo 45 anni non sono tanti e che forse era un problema di intesa, di stanchezza dei rapporto. Lei annuì dicendo che erano mesi che non facevano l’amore e che a volte invidiava quelle ragazze che giravano in minigonna da troia, che vent’anni fa non c’erano, ma che oggi potevano far perdere la testa ad un cinquantenne benestante come Paolo. Disse che si sentiva di non poter competere, data la sua educazione. Io le dissi che non era una questione di abbigliamento, ma di atteggiamenti e le raccontai di una scopata con una ragazza incontrata in discoteca prima di sposarmi, che mi aveva attirato con sguardi e toccate, non con il corpo scoperto. Lei voleva scendere nei dettagli, io mi difendevo come potevo, poi ad un certo punto mi fissò e mi chiese decisa di insegnarle come fa una troia ad attirare un uomo, che voleva imparare per recuperare Paolo. Io rimasi di stucco, ma altrettanto decisole dissi che doveva aprirmi la patta e prendere il cazzo in mano, Lei allungò la mano senza indecisione, tirò giù la lampo e mise la mano dentro i pantaloni e pose la mano sul cazzo. La rimproverai con tono autoritario dicendo che lo doveva tirare fuori e stringerlo nella mano. Lei obbedì fissandomi. Dopo avermelo fatto menare le ordinai di inginocchiarsi davanti a me, aprii le gambe presi la testa tra le mani e glielo feci prendere in bocca dandole della troia. Le muovevo la testa con decisione, malgrado si opponesse, glielo ficcai tutto nella bocca, ordinandole imperioso di leccarlo per bene, La trattavo da puttana consumata. Dopo essermi fatto leccare fino al buco del culo, la feci mettere in ginocchio per terra, le abbassai i pantaloni fino alle ginocchia, presi l’oliera che era a portata di meno e le cosparsi il buco dei culo, Lei capì e con una mano cercò di trattenere la mia che la preparava, ma io con decisione le misi la sua mano e gliela piazzai sulla fica ordinandole di sditalinarsi. Poi puntai il cazzo sul culo e giù, fino alle palle. Lei si lamentò, ma io pompai senza pietà fino a che non sentii il buco bello aperto. Mi accorsi che a poco a poco anche lei ci prendeva gusto, perchè invece dì scappare, premeva con le chiappe verso di me per farsi sfondare meglio. Stilai il cazzo dal culo aperto come una caverna e glielo misi nella fica bagnata con un colpo deciso. Le pompai i due buchi alternativamente fino a non trovare differenza di penetrazione. Poi la presi in braccio e la stesi sui tavolo di cucina. le tolsi scarpe, pantaloni e calze, poggiai le caviglie sulle mie spalle e continuai a romperle fica e culo, mentre lei si scatenò sditalinandosi. Con il cazzo nel culo infilai due dita nella fica e mi toccai il cazzo dentro di lei, poi le misi le dita sporche dei suoi umori in bocca ordinandole di pulirle e che di lì a poco le avrei fatto bere la mia sborra. Lei leccò mentre affondava la mano nella fica e toccava il cazzo che sfondava il culo. Presi poi un mestolo con un manico di legno e le ordinai di ficcarselo nel culo, mentre io la scopavo nella fica. Lei si aprì le chiappe e, senza esitare, se lo ficcò dentro. Non contento, presi un mattarello dalla circonferenza niente male e glielo feci mettere nella fica, che si allargò spaventosamente fino ad accoglierlo. Mentre lei con le mani si penetrava culo e fica io le avvicinai la testa al mio cazzo e glielo misi in bocca. Dopo poco tempo, mi partì lo schizzo dalle palle, lei tentò di tirare indietro la testa, ma io gliela trattenni e le sborrai copiosamente in bocca. Lei bevve quello che poteva, un po’, andò sul tavolo, poi le ordinai di pulirmi perbene il cazzo, La cosa finì lì, ognuno tornò al proprio posto e considerai l’accaduto un episodio. Dopo qualche tempo, mentre ero al lavoro, lei si avvicinò dicendomi che quella sera era stata molto utile, che il rapporto con Paolo era migliorato, ma che qualche volta avrebbe desiderato qualche ripetizione, inutile dire che le portai a casa altri documenti e che lei migliorò sempre più, nel fisico, più asciutto e più curato e nell’abbigliamento, più sfrontato. Nel giro di sei mesi divenne una vera troia,
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