Avevo fatto tardi quella sera in palestra. C’ero rimasto più del solito, e solo quando andai negli spogliatoi mi resi conto che non ero l’ultimo: qualcuno aveva ancora lì tutta la sua roba. Mi spogliai, mi feci una doccia tonificante e mi infilai l’accappatoio, iniziando ad asciugarmi i capelli. In quel momento entrò nello spogliatoio un ragazzo che non avevo mai visto, alto, moro, con un fisico asciutto ma non esageratamente gonfio di muscoli: evidentemente frequentava la palestra più che altro per tenersi in forma e non era un maniaco del body building. Mentre io mi asciugavo i capelli, lo osservavo nello specchio mentre si spogliava, scoprendo che fra le sue gambe aveva davvero qualcosa di interessante. Ovviamente era moscio, ma prometteva di poter diventare bello grosso ed appetitoso. Entrò nella doccia, ed io pensai che dovevo assolutamente fare qualcosa per sbloccare quella situazione: avevo davvero una gran voglia di cazzo, e la vista di quel ragazzo aveva risvegliato in me il desiderio irrefrenabile di deliziosa carne dura e profumata. Decisi allora di lasciare che fosse il mio culo a lanciare l’oscena proposta all’oggetto delle mie voglie, e così, non appena lo sentii chiudere la doccia, mi misi nudo a quattro zampe per terra come se stessi cercando qualcosa che mi era caduto, con il culo rivolto verso il posto dove lui aveva i suoi vestiti. Lo sentii uscire dalla doccia e tornare nello spogliatoio, e facendo finta di cercare spinsi ancora di più il culo in fuori, mettendo in bella mostra il pozzo dei miei desideri di troia in calore. “Sei nuovo, vero?” disse lui “Non mi sembra di averti visto prima…” “Eccole, le stronze!” dissi io girandomi trionfante con le chiavi di casa in mano e rimanendo in ginocchio “Beh, sì, non vengo spesso… E il mio fisico lo dimostra, direi!” aggiunsi sorridendo e allargando le braccia a mostrare il mio corpo magro, mentre lui finiva di asciugarsi. “Chissà, fossi stato una donna a quest’ora potevo essere una top model!” dissi, mentre lui in piedi, sorridendo, armeggiava fra le sue cose. “Beh, un bel culetto ce l’hai!” disse quasi scherzando. Dentro di me ovviamente sperai che non stesse scherzando, ma che gli fosse venuta voglia di sfondarmelo, visto che dopo tutto era rimasto in piedi, come se aspettasse qualcosa da me. E allora non persi tempo: “Tu invece vieni da molto? Hai davvero un bel fisico!” dissi. “Non vengo spessissimo, ma mi piace tenermi in forma”, rispose avvicinandosi lentamente. Avevo ormai capito dal suo atteggiamento che le cose stavano prendendo la piega che io ardentemente avevo sperato: lui avanzava piano piano, ed il suo uccello sembrava dare segni di vita. “Ma fai anche esercizi particolari per l’uccello?” gli chiesi sperando di non stare prendendo un abbaglio “Mi sembra davvero in gran forma…”. Lui era ormai ad un metro da me, che ancora in ginocchio lo guardavo dal basso verso l’alto mentre il suo uccello ormai barzotto non riusciva più a rimanere a testa bassa, ma cominciava a prendere decisamente vita. “A dire il vero è un po’ che non faccio esercizi per lui,” disse quando fu davanti a me “ma credo che tu ne conosca di piacevoli per farmi tornare in forma” aggiunse poi, mentre il suo uccello mezzo duro dondolava invitante davanti al mio viso. Lo guardavo emozionatissimo e felice perché era lì a mia completa disposizione, pronto ad appagare le mie vo! glie da puttana affamata di cazzo. Guardai lui dal basso e vidi che mi sorrideva, aspettando che io iniziassi la seduta di ginnastica. Guardandolo con occhi pieni di voglia gli accarezzai allora la parte posteriore delle gambe, partendo dai polpacci e salendo lentamente fin su, gli massaggiai i glutei sodi e feci scivolare una mano sul suo inguine, afferrandogli delicatamente il cazzo che pulsava al ritmo accelerato del suo cuore, iniziando fremente ad accarezzarlo. “Ehi, da come ti sta diventando duro credo che non ci metterai molto a tornare in forma…” gli dissi sorridendo e menandoglielo dolcemente. “Con dei buoni massaggi come i tuoi ci tornerà di sicuro…” disse lui “Ma con degli esercizi di respirazione vedrai che i risultati saranno anche migliori!”. Beh, avevo trovato il mio istruttore personale di ginnastica, e della specialità migliore che mi potesse capitare, arrapato e con un grosso uccello. Passai più volte la lingua sulla cappella che andava sempre più inturgidendosi, ci strofinai un po’ sopra le labbra e poi gli presi il cazzo in bocca, iniziando a succhiarlo dolcemente, sentendo finalmente nella gola il suo libidinoso sapore. “Bravo, così, lo senti come cresce?” mi disse. Effettivamente sentivo che ad ogni succhiata il suo uccello diventava sempre più grosso e duro, ed allora sollevai lo sguardo verso di lui che osservava compiaciuto il mio esercizio di bocca ed annuii mugolando che lo sentivo piacevolmente crescere n! ella bocca. Mi misi poi d’impegno a spompinarlo, gustando fra le labbra l’inebriante sapore del suo cazzo, sempre più grosso e duro, mentre lui ansimando mi incitava a non smettere quel godurioso esercizio di labbra e di lingua. Quando sentii che il suo uccello era diventato davvero di marmo smisi di sbocchinarlo e mentre lo carezzavo lo riempivo di baci, depositandovi sopra saliva in abbondanza che poi spalmavo su tutto l’uccello con la mano mentre lo accarezzavo. Era davvero un bellissimo cazzo, sui venti centimetri, venoso, con una grossa cappella di seta che non riuscivo a smettere di baciare. Completamente bagnato di saliva era poi ancora più eccitante ai miei occhi, tanto che ero quasi ipnotizzato dalla vista di quel tronco di carne calda e pulsante. “Il tuo attrezzo è davvero magnifico!” gli dissi mentre, guardandolo in viso, mi passavo l’uccello sulle guance, per poi riprendere a baciarlo, sempre più bagnato ed invitante. “Sono felice che ti piaccia così tanto! Adesso faremo un bell’esercizio sulla panca… Vedrai che ti piacerà!” disse lui staccandosi da me. Ancora in ginocchio ed inebriato, lo vidi spostare una delle panche dello spogliatoio scostandola dal muro verso il centro della stanza. Allora mi alzai e mi avvicinai, facendomi docilmente guidare da lui, che volle farmi mettere a pecora sulla panca. Lui si mise poi in piedi dietro di me, con un piede da una parte e uno dall’altra della panca, piegò leggermente le gambe, e mi appoggiò la grossa cappella al buco del culo. “Fra poco comincia l’esercizio più bello!” disse lui iniziando ad aumentare la pressione sul mio culetto. “Mmmmm, non vedo l’ora!” mugolai io come una cagna e spingendo il culo verso di lui, smaniando dalla voglia di essere inculato. Il ragazzo muovendo abilmente il bacino mi infilò rapidamente il suo cazzo nel culo, che si spalancò accogliente al suo passaggio, spingendomelo più a fondo che potè, strappandomi rantoli di godimento. Il suo splendido cazzone mi riempiva il culo e me lo allargava piacevolmente iniziando finalmente ad appagare il mio perverso desiderio di essere montato come si conviene ad una troia in calore. Quando poi lui iniziò il godurioso andirivieni lento e ritmato nel mio culo con colpi abili e profondi, intensi brividi percorsero il mio corpo. “Mmmmmm” mugolai “che attrezzo fantastico!”. “Ti piace puttanella?” disse lui senza smettere l’osceno esercizio ginnico “E’ fatto apposta per massaggiarti il buco del culo!”. “Mi piace da morire!” risposi “Dammelo tutto, ti prego, lo voglio tutto nel culo!” “Ti accontento volentieri, troietta!” disse il ragazzo aumentando il ritmo dell’inculata, muovendo abilmente il bacino per affondare il più possibile il suo grosso trapano di carne nel mio retto. Sentivo le sue mani serrarmi i fianchi, e ritmicamente il suo corpo sbattere contro il mio, mentre la sensazione meravigliosa del suo uccello che mi allargava il culo dilatandolo e massaggiandolo con la sua carne dura mi faceva ansimare e mugolare di godimento. Con gli occhi chiusi mi godevo estasiato la monta, mentre chiedevo a quel ragazzo di scoparmi più forte, di non smettere, di sbattermi come una troia, perché io ero la sua troia. Mi massaggiò il culo per alcuni minuti, poi, all’improvviso mi sfilò dal retto il suo cazzone ed io mi sentii svuotato, e per alcuni istanti rimasi a pecora ad occhi chiusi sentendomi davvero troia in quella posizione, con il culo completamente spalancato ed offerto al mio stallone. Quando riaprii gli occhi un attimo dopo, lui dolcemente mi fece alzare e si sdraiò sulla panca a pancia in su. “Ora tocca a te fare un po’ di flessioni. Dai, monta sul mio attrezzo!” mi ordinò sorridendo. Mi misi sopra di lui a cavallo della panca, rivolto verso di lui, e piegai le gambe mentre lui con una mano sulle mie natiche mi guidava e con l’altra teneva dritto l’uccello, finché non sentii la sua cappellona puntata al centro delle mie chiappe. Il mio culetto sfondato ci mise un attimo ad ingoiare tutto il suo cazzo, e finalmente lo sentii di nuovo meravigliosamente pieno di carne prelibata. “Brava troia” disse “Così, siediti sul mio cazzo!”. Mi reggevo alla panca, leggermente piegato in ava! nti, mentre mi piegavo ritmicamente sulle gambe impalandomi su quel duro uccello con foga, cavalcandolo come la più troia delle amazzoni. Ero estasiato nel sentire come ormai il mio culo sfondato fosse diventato il nido ideale per quell’uccello. Era un esercizio faticoso, ma mi permetteva di godermi come più mi piaceva quel grosso membro che mi riempiva il culo, scegliendo il ritmo e l’intensità dell’inculata. Per riposarmi un po’ mi sedetti facendomi penetrare fino in fondo l’uccello, ed iniziai a ruotare il bacino sul suo pube: in questo modo il suo cazzo, completamente infilato nel culo, ruotava di conseguenza, praticandomi un libidinosissimo massaggio rettale e contemporaneamente aprendomi ancora di più il buco del culo. Ripresi poi un frenetico su e giù, sempre più furibondo, tanto che ad un certo punto praticamente mi lasciavo cadere con tutto il corpo sul suo cazzo, visto che oramai il mio culo lo accoglieva con estrema disinvoltura. La cavalcata divenne tanto frenetica che il suo uccello uscì dal nido, e lui colse l’occasione per farmi stendere a mia volta sulla panca. Lui venne sopra di me, e cominciò a menarsi l’uccello davanti al mio viso, mentre io gli accarezzavo fremente le cosce ed i glutei. “Quello che ci vuole adesso per la mia puttanella è un buon reintegratore! E le mie palle ne sono piene da scoppiare!” disse eccitatissimo. “Sì ti prego, dammi da bere!” gli dissi voglioso “Riempimi di sborra!”. “Ti farò una bella doccia, vedrai!” rantolò, mentre mi strofinava libidinosamente il cazzo sulle guance e sulle labbra. Dalla mia posizione lo vedevo sopra di me, con il viso teso dal godimento, mentre il suo cazzo davanti al mio viso, lucido e duro come l’acciaio, era ormai arrivato al limite dell’eiaculazione: la cappella era purpurea, la sua pelle era tesa, e le vene del membro erano gonfie. Caldi schizzi di prelibato nettare cominciarono a sgorgare da quel bellissimo cazzo, colpendomi le labbra e ! le guance, ed io, mentre continuavo ad accarezzargli il culo, cercavo di prenderne in bocca il più possibile. Lo spettacolo di quel cazzo che schizzava densi fiotti di sperma bollente era davvero meraviglioso, il suggello ad una scopata davvero intensa e perversa, e sentire sul mio viso e nella bocca quel seme appagava finalmente la puttana innamorata di cazzo che c’era in me. Dopo avermi riempito di sborra il viso, il mento, il collo e le labbra, lui mi mise in bocca il cazzo per gli ultimi fremiti dell’orgasmo: io succhiavo estasiato la sua magnifica cappella gustando l’intenso sapore dello sperma, e gli accarezzavo i coglioni e l’uccello mentre guardavo il suo viso trasfigurato dal piacere. Quando si fu ripreso dall’eiaculazione mi guardò sorridente. “Sei davvero una gran troia, sai? Sono contento di averti incontrato!” mi disse. “Il piacere è stato mio!” dissi leccandomi le labbra ancora bagnate di sborra “Per fortuna non è entrato nessuno, altrimenti chissà che succedeva!”. “Oh, non c’è pericolo” rispose lui “La palestra è mia! Ed ora ripulisciti il viso non vorrai mica uscire così! E ricordati che la prossima lezione di ginnastica è domani alla stessa ora!”. Sarebbe stato davvero il più eccitante corso di ginnastica mai fatto in vita mia!
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