La donna fu portata nel salone e legata per le mani ad una corda che pendeva da un anello sul soffitto. E fu tirata su quel tanto che basta perché i suoi piedi fossero ad alcuni centimetri dal pavimento. Alla sua destra e alla sua sinistra furono posti due sgabelli cosicché per non restare appesa con il conseguente dolore alle braccia, la donna doveva tenere le gambe ben divaricate per appoggiarsi appunto sui due sgabelli. Ai nostri occhi si mostrava così il suo corpo bellissimo, in questa posa oscena ed eccitante che metteva in evidenza sia i due seni piccoli e sodi, sia il sesso rosa, ancor più visibile in quanto la donna era stata precedentemente depilata. E girandole intorno osservammo anche il forellino anale, anch’esso ben esposto grazie alla posizione innaturale cui ella era costretta. Continuammo a guardarla con attenzione e eccitazione mentre il mio assistente andò a prendere della crema che mi consegnò. Me ne spalmai un po’ sulle dita e allungai la mano verso il suo sedere. Le lubrificai il forellino e la penetrai per lubrificarle anche il canale che ben presto avremmo tutti percorso. I miei movimenti erano però freddi e professionali e quando due dita le perforarono contemporaneamente le carni la donna lanciò un gemito di dolore che, lungi dal dissuadermi dal mio agire, mi invitò invece a continuare con lena la mia impresa. E io guardavo dischiudersi sotto ai miei occhi quell’oggetto del desiderio tanto agognato. Si avvicinò poi il Decano del gruppo: appena fu a pochi centimetri dalla ragazza noi ci disponemmo tutti intorno per osservarne il rito. Aveva in mano la sua peretta che confluiva in una cannula di gomma lunga e sottile. Infilò con perizia la cannula nell’ano lubrificato della ragazza e la spinse fino in fondo provocando ancora qualche grido strozzato di lei. Quando l’attrezzo fu ben disposto premette leggermente la peretta. All’interno egli aveva come sempre collocato dell’acqua bollente. Ne spruzzo così appena una goccia all’interno del corpo di lei che Lanciò stavolta un grido con tutte le sue forze. Non appena la ragazza sembrò aver superato il dolore bruciante del liquido bollente proiettato nel suo intestino, il Decano spruzzò una seconda goccia. La ragazza urlò di nuovo e ancora più forte, piangendo grosse lacrime che le rigavano il volto. Noi la osservavamo in viso con quell’espressione singhiozzante che ci eccitava fortemente. Il terzo e ultimo spruzzo fu più abbondante e quindi il bruciore dovette essere insopportabile. La ragazza fremette nella sua scomoda posizione, si contrasse e perse la presa sugli sgabelli e dapprima si rannicchiò a guscio su se stessa, appesa per le braccia alla corda, poi, sfinita, si lasciò ricadere verso il basso, con la cannula che pendeva ancora dal suo ano. La aiutammo noi stessi a riappoggiarsi agli sgabelli godendo poi non poco quando il mio assistente le sfilò la cannula dall’ano con un unico e brutale strattone. Fu poi la volta del Novizio. Sotto il nostro sguardo attento andò davanti alla donna. Le carezzò l’interno delle cosce soffermandosi di tanto in tanto per meglio sentire come lei tremava, di dolore e di paura. Arrivato con entrambe le mani a lambire il sesso di lei, lo toccò e con i pollici provò ad aprirlo leggermente. Estrasse quindi dal suo mantello il grosso fallo che gli avevamo donato e con calma lo infilò dentro la vagina di lei. Nonostante qualche resistenza della donna e qualche incertezza del Novizio, il fallo fu inserito per tutta la sua lunghezza nel contenitore cui era desinato provocando nella donna ulteriori singhiozzi e sussulti. In novizio premette poi il pulsantino posto alla base del fallo di gomma che così incominciò a vibrare velocissimo. La donna fu immediatamente in preda a violente convulsioni e scosse ma l’attrezzo elettrico continuava a vibrare nel suo corpo sempre con lo stesso ritmo sostenutissimo. Le urla strozzate di pianto della donna ci portarono ad una eccitazione parossistitica tanto che più d’uno di noi pensò di interrompere il rito e sfogare i sensi sulla donna. Dopo poco però la vibrazione si interruppe e il Novizio dopo essersi ripreso il suo oggetto, tornò nel gruppo. L’assistente le tornò vicino e le cosparse entrambi i fori violati con una nuova crema. Subito dopo la donna fu calata dalla corda e lasciata sdraiata su un grande tappeto, semisvenuta. Dopo pochi minuti la crema fece il suo effetto: non si trattava di crema emolliente infatti, ma di una sostanza urticante che cominciò a fare il suo effetto. La donna sgranò gli occhi per il dolore e cominciò a contorcersi e a sussultare come un cavallo selvaggio, toccandosi con le mani davanti e dietro per lenirsi il dolore. Dolore che durò ancora parecchi minuti e che poi cessò di colpo lasciando la donna esausta in terra senza più forze e con il fiato grosso. Le fummo allora intorno. Due di noi la presero per le braccia e due per le gambe, tenendogliele bene aperte. Io mi feci davanti a lei, aprii il mio mantello e mi sdraiai su lei, impalandola con un sol colpo. Dopo averla penetrata rimasi dentro di lei fermo, immobile. Poco dopo estrassi la mia verga dal suo corpo quasi per intero, lasciando dentro solo la punta. Rimasi ancora immobile per qualche secondo e poi, con un formidabile colpo di reni affondai ancora dentro di lei. Mentre io assestavo questo colpo, guardandola negli occhi, l’uomo che le teneva la gamba destra le infilò la punta di un ago sotto la pianta del piede. lei così, violata brutalmente nel sesso e ferita dalla puntura lanciò un grido disperato che aumentò ancora la mia eccitazione e sentii la mia verga dentro di lei farsi ancora più grossa. Poco dopo estrassi di nuovo la mia verga dal suo corpo quasi per intero e molto lentamente, lasciando dentro come prima solo la punta. Rimasi ancora immobile per qualche secondo e poi, con un nuovo formidabile colpo di reni affondai ancora dentro di lei. Mentre io assestavo questo colpo, sempre guardandola negli occhi, l’uomo che le teneva la gamba sinistra le infilò la punta di un ago sotto la pianta dell’altro piede. E lei così, ancora violata brutalmente nel sesso e ferita dalla puntura lanciò un grido strozzato che aumentò ulteriormente la mia eccitazione e sentii la mia verga dentro di lei farsi ancora più grossa. Estrassi la mia verga dal suo corpo quasi per intero, rimanendo immobile per qualche secondo e poi, con un colpo di reni ancora più possente dei precedenti affondai ancora dentro di lei. Mentre io assestavo questo colpo la guardavo negli occhi. L’uomo che le teneva il braccio destro nello stesso tempo le infilò la punta di un ago sotto l’ascella destra. Lei così, violata brutalmente nel sesso e ferita dalla puntura sussultò e pianse forte, cosa questa che aumentò ancora la mia eccitazione e sentii la mia verga dentro di lei farsi così grossa che lei quasi non poteva più contenerla. Per la quarta volta estrassi la mia verga dal suo corpo quasi per intero, lasciandone dentro solo la punta. Dopo essere rimasto immobile per qualche secondo durante il quale lei tremava per la paura di quel che sarebbe successo, con un poderoso colpo di reni affondai a fondo in lei. Mentre io assestavo quest’ulteriore colpo, l’uomo che le teneva il bracco sinistro le infilò la punta di un ago sotto l’ascella sinistra. Lei urlò ancora, e pianse e sussultò gemendo aumentando ancora la mia eccitazione. Estrassi allora la mia verga, ma stavolta per intero. Immediatamente i due che le tenevano le gambe sollevarono in alto le cosce di lei così che la punta della mia verga si trovò stavolta posizionata davanti al suo foro anale. Assestai allora un nuovo colpo nel suo culo e presi a stantuffare stavolta velocemente finché non le spruzzai dentro il mio godimento. Mi ritrassi con calma e lasciai il posto agli altri perché la oltraggiassero a loro volta. Quando tutti fummo soddisfatti la osservammo mentre distrutta e umiliata giaceva bocconi a terra. Decidemmo allora che la punizione poteva bastare e la sollevammo per portarla nell’altra stanza, dove seduto su un trono ci aspettava il marito di lei. La deponemmo ai suoi piedi e lei a fatica si sollevò un poco mettendosi in ginocchio al cospetto del suo uomo. Lui la guardò con autoritaria comprensione e le disse: “Sai che ho dovuto punirti. D’ora in poi ti ricorderai che quando mi stiri le camicie non dovrai più trascurare i polsini, vero?”
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