Ho ventotto anni e fin da ragazzino una passione autentica e totale per le donne mature: è una specie di giardino segreto che coltivo con dedizione e che aggiunge un "pizzico di sale" alla mia vita. Alcuni anni fà, quando mi ero appena fidanzato, conobbi una signora che regalò nuova linfa alla mia passione. I miei suoceri avevano dei compari con cui erano soliti trascorrere le serate libere: questi compari avevano a loro volta una certa frequentazione con i padrini del loro figlio maggiore. Avvenne che, per la notte di San Silvestro, queste tre coppie organizzarono una cena di fine d’anno in casa dei compari dei miei suoceri: fummo invitati anche io e la mia fidanzata (anche perché, essendo i suoi genitori molto severi, non ci era stato possibile trascorrere quella notte per conto nostro), ed eravamo anche gli unici ragazzi presenti. Pochi minuti dopo il nostro arrivo giunsero anche il signor Peppuccio e la signora Rita (in pratica i compari dei compari dei miei suoceri!): io rimasi fulminato dalla loro apparizione; già da alcuni mesi avevo notato più volte per strada questa affascinante donna di 44 anni: durante l’estate mi accorsi di lei perché la sua camicetta trasparente lasciava intravedere nettamente i suoi reggiseni a balconcino in pizzo bianco anch’esso semitrasparente. Poi, in una calda giornata di settembre, si andò tutti insieme (le tre coppie di compari più la mia fidanzata e io) a fare un’escursione in una delle grotte più belle della mia regione: nelle viscere della terra indossavamo tutti delle giacche o dei maglioncini, ma andati via di là e fermatici in una pineta per il pranzo, a causa del caldo ci liberammo di questi indumenti e così ebbi modo di ammirare la canottiera scollata della signora Rita : sotto, la sua pelle chiara e morbida calamitava il mio sguardo; lei era seduta proprio di fronte a me e mentre mangiavamo ogni tanto si chinava per servire qualche pietanza dai vassoi al centro; in quegli attimi la sua scollatura mi permetteva di ammirare tutto il solco fra i seni e tutta la parte scoperta delle sue meravigliose e pesanti tette, compresa una parte del suo bellissimo reggiseno in pizzo bianco. Cercavo di mangiare malcelando indifferenza con la mia fidanzata al fianco, ma ogni tanto, alzando lo sguardo da quella visione paradisiaca, incrociavo quello della signora Rita, sorridente e -sembrava- per nulla turbata dalla mia irriverenza. Ricordo che la sera stessa, mentre si cenava in casa della mia ragazza, mia suocera, raccontando a suo figlio diciottenne la giornata trascorsa con questi amici, riferendosi al signor Peppuccio e alla signora Rita, accennò al fatto che non potevano avere figli: suo figlio chiese perché, e mia suocera rispose con un motto di spirito sfidandolo a provarci lui a farla rimanere incinta; il ragazzo replicò stizzito "Che schifo!". Poverino, non poteva capire su cosa stava sputando… Tornando dunque alla notte di san Silvestro, appena giunsero la signora Rita e suo marito, io mi trovai subito a disagio: infatti sapevo già che non sarei riuscito ad evitare di guardare in un certo modo la signora, e poi ero preoccupato per una sua eventuale reazione. Abitiamo infatti in una cittadina di 15000 abitanti, e dopo l’episodio della grotta io non perdevo occasione di guardare con voglia Rita ogni volta che la incontravo per strada: anzi, a volte mi fermavo a fianco del marciapiede in cui stava passando apposta per ammirare dalla mia macchina e gustare a fondo le sue belle gambe sempre inguainate in eccitanti collant trasparenti…E lei non poteva non essersi accorta delle mie strane manovre! Però mi salutava sempre sorridente e questo mi infondeva fiducia riguardo al fatto che forse non pensava male di me. Dopo l’arrivo di questi ultimi ospiti, fra una conversazione e l’altra, si formarono 3 gruppetti: gli uomini adulti presero a parlare fra di loro, altrettanto fecero le signore mentre io, seduto su una poltroncina, tenevo sulle ginocchia la mia ragazza Antonella, con cui parlavo; lo sguardo vagava però a cercare Rita: non avrei voluto perderla di vista neppure un secondo. Cercavo di osservare ogni suo gesto in attesa di captare qualche segnale piacevole della sua sensuale presenza che riempiva la mia testa in quegli istanti di febbrile eccitazione. Passò una buona mezz’ora, poi sentii la padrona di casa che invitava Rita a togliere gli stivali e indossare un paio delle sue pantofole: se finora avevo cercato di stare attento, adesso non potevo permettermi di perdere neppure un istante di quel che poteva avvenire. Infatti la comare di mia suocera tornò con le pantofole e le porse a Rita, che subito cominciò a togliersi gli stivali: sia io che Antonella assistemmo alla scena, essendo di fronte a lei a due metri di distanza, ma mentre la mia fidanzata osservava distrattamente qualcosa per lei di insignificante, per me si aprivano le porte del paradiso: La signora Rita indossava una gonna nera aderente, poco sopra il ginocchio, ma per il fatto di essere seduta e a causa dei movimenti che era costretta a fare per sfilarsi gli stivali, finì per scoprire oltre metà le sue sontuose e velluttate coscie, coperte dai collant di color grigio, aprendole quanto bastava per lasciare intravedere gli slip scuri. Fu uno spettacolo eccitantissimo, ancor più perché mi accorsi che non le sfuggì il fatto che io la osservassi così attentamente. Ero ubriaco delle sue visioni, nulla più poteva interessarmi di quella serata fuorché Rita e tutto ciò che faceva; persino Antonella mi risultava d’impiccio! Cenammo e scoccò la mezzanotte: gli uomini avevano ripreso a parlare per conto loro: adesso l’argomento principe era la caccia e il padrone di casa aveva tirato fuori un vecchio fucile ad aria compressa con cui venne ingaggiata una specie di sfida di tiro al bersaglio sfruttando una sagoma appesa giù in cortile; io preferii stare in cucina ad osservare l’oggetto delle mie attenzioni. Antonella, stufa di star ferma ma anche poiché aveva una certa propensione per le armi, scese in cortile dagli altri per provare il fucile; le signore decisero di lavare i piatti e sentii mia suocera che proponeva di ammazzare il tempo giocando a carte: peccato però che avesse dimenticato di portarle. Rita disse che poiché abitava molto più vicino, sarebbe andata lei a prendere le sue; e dato che il marito era troppo occupato a maneggiare il fucile, chiese a me di accompagnarla: il cuore mi sobbalzò nel petto ed ebbi appena il fiato per risponderle di sì. Salimmo in macchina e in ci avviammo verso casa sua: alla luce pallida dei lampioni le sue ginocchia brillavano di mille luccichii delle sue calze. In pochi minuti fummo da lei: salimmo in casa e mi fece accomodare, offrendomi da bere. Prendemmo un’aranciata, e anche lei si sedette, quasi di fronte a me: le sue gambe fecero di nuovo capolino, ma ora eravamo solo io e lei, e non trovavo il coraggio di guardarle sfacciatamente; mi chiese di me e Antonella e mentre parlava si carezzava di continuo le ginocchia, e lo sfregare delle sue mani sui collant produceva un delizioso ed eccitante strofinio: come avrei voluto accarezzargliele anch’io…Terminata di bere l’aranciata, si alzò dicendomi di aspettarla un attimo perché andava a cambiarsi le calze: "Faccia con comodo" le risposi: Avevo il cuore in gola, non sapevo che fare, avrei tanto voluto spiarla, ma avevo anche paura di essere scoperto; però come sentii la porta che si chiudeva, non resistetti e mi avvicinai: mi chinai fino al buco della serratura, ma all’inizio non vidi nulla, guardai nuovamente e la vidi passare da una parte all’altra della camera con qualcosa in mano; pochi secondi dopo tornò indietro, fermandosi davanti ad uno sgabellino: potevo vederla bene, anche se di fianco; portò le mani dietro la schiena e sganciò la gonna facendola scivolare lungo le gambe: le sue coscie apparvero in tutta la loro magnificenza, ma non ebbi il tempo per gustarmi troppo a lungo tutto questo, perché già le mani correvano all’elastico dei collant per sfilarli: pochi secondi dopo era la volta degli slippini e finalmente, ruotando di fronte a me, mi regalò la visione più bella che avessi mai avuto: il suo stupendo fiore coperto da un morbido, grande cespuglio d’amore, troneggiava in cima alle sue coscie; la signora Rita si sedette sullo sgabello, allargò le gambe e frugando attentamente in mezzo alla sua divina permanente, cominciò a tirar fuori con delicatezza un assorbente intimo interno; poi prese delle salviette e scostando i petali del suo fiore lo aprì, mostrandomi il suo nido luccicante di dolcissimo miele, e cominciò a detergerlo. Stavo assistendo alla toilette intima di una signora matura, la stavo spiando, ma in quel momento, dal mio punto di vista, stavo subendo la più eccitante e deliziosa seduzione che alcuno possa desiderare… La signora prese dal cassetto un altro assorbente e, con la stessa raffinata dolcezza con cui aveva tolto l’altro, lo infilò per bene nella sua topa. Come avrei voluto che in quel momento lei mi tenesse la testa fra le sue coscie chiedendomi di infilarle la lingua dentro e suggere il suo nettare divino…. Quindi rimise gli slip e, con calcolata lentezza, dei collant che scelse da un cassetto. Si sistemò la gonna e, mentre afferrava le calze appena tolte, mi allontanai velocemente tornando al mio posto. Uscì dalla camera e riavvicinatasi alla poltrona, mentre mi diceva che sarebbe andata a cercare le carte, vi lasciò cadere i collant che si era cambiata: non appena scomparve alla vista, io li afferrai subito, portandoli istintivamente al naso: assaporai tutti i suoi profumi, gustando avidamente quello afrodisiaco del suo nido d’amore; feci la pazzia di metterli in tasca per portarli via: Mentre attendevo che lei tornasse, squillò il telefono: era mia suocera, meravigliata del ritardo… Tornammo subito dagli altri, e dopo un paio d’ore, terminata la partita a carte, la stanchezza cominciò a farsi sentire: la padrona di casa propose di sdraiarci sui divani; in quello su cui ci distendemmo io e Antonella vennero a riposare anche mia suocera e Rita: quest’ultima si sdraiò al mio fianco, posizionando il suo bellissimo culo accanto al mio braccio; iniziò a parlare con la madre di Antonella e ogni tanto muoveva un po’ i fianchi come per sistemarsi meglio; col passare dei minuti, quasi come per caso il culo della signora si trovò appoggiato al mio braccio: era morbido il suo culo, morbido e allo stesso tempo sodo; ma soprattutto era caldo, di un calore che faceva avvampare ancor più pure me e che non scorderò mai. Antonella non si accorse di nulla poiché giaceva appoggiata con le spalle al mio petto, ma purtroppo questo fu l’ultimo episodio di un capodanno da sogno. Nei mesi successivi non ci furono altre cene fra queste famiglie: ogni volta che incontravo la signora per strada, era sempre in compagnia di qualche amica o vicina, e il tutto si limitava al saluto; del resto io non avevo nessuna confidenza con la sua famiglia, ed ero troppo timido per prendere qualche iniziativa. Durante l’estate poi ruppi il fidanzamento con Antonella e così anche le uniche possibilità di riavvicinarla in modo non sospetto andarono in fumo. Riuscii a sapere per vie traverse la data del suo compleanno e per l’occasione le spedii un cartoncino d’auguri con una dichiarazione d’ammirazione, firmandomi però con le sole iniziali… Sono passati ormai più di tre anni, lei è una meravigliosa quarantasettenne, ai miei occhi la donna più affascinante e desiderabile: ogni tanto la incontro per strada o in qualche negozio e mi saluta sempre con lo stesso sorriso; qualche giorno fa’ ho telefonato a casa sua facendo finta di sbagliare numero, senza presentarmi: ha risposto lei, e il solo sentire la sua voce mi ha fatto salire il sangue alla testa. Ma la paura di rimediare una figuraccia e la prospettiva che la cosa si risappia in giro ( cosa probabilissima in una cittadina) sono per ora un freno troppo grande per me , e -chissà- forse lo sono stati da subito anche per la mia signora preferita……
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