CAPITOLO XIV – … E IL PIACEREMarie e Jennifer trascorsero le sere seguenti approfondendo l’intimità reciproca. Purtroppo i loro nuovi rituali di accoppiamento erano tali da sottrarre troppo tempo agli studi o al sonno della giovane. Così per non compromettere il rendimento scolastico le due decisero di limitare i loro giochi a delle roventi effusioni. Agli amplessi dedicavano solo quelle poche notti che anticipavano un giorno di festa o quelle più numerose in cui la tentazione si rivelava troppo forte.Adesso che erano libere di esplorare a vicenda i propri desideri, Marie fu deliziata dal rendersi conto che la sua piccola schiava non desiderava affatto emanciparsi da lei ma era invece ben lieta di sottoporsi alla sua ferma guida. Fu proprio Jennifer a riportare in auge certi trattamenti. Infatti una sera si presentò, completamente nuda, davanti a Marie che leggeva seduta a letto. Le mani conserte le coprivano il sesso mentre le braccia le schermavano i seni. Nonostante ciò la compagna si accese immediatamente di desiderio."Madame …""Cosa c’è, cara?""Ho fatto una brutta cosa.""Di che si tratta, tesoro?""Mi sono toccata …""Ah, sì? Quando?""Adesso, sotto la doccia e anche stamattina e ieri sera …""Questo è inammissibile! Conosci le regole di questa casa. La masturbazione non è assolutamente concessa. Se proprio senti di non poterne fare a meno devi chiedermi il permesso di farlo e poi devi masturbarti davanti a me così che tu ti possa rendere conto di quanto sei caduta in basso.""Sì, Madame" rispose Jennifer, trattenendo a fatica il riso per la regola che la tutrice si era appena inventata. Senza dire altro la giovane si stese sul letto in grembo alla tutrice. I bei glutei sodi, sollevati da quella posizione, si offrivano generosamente alla donna."Vuoi essere sculacciata?" chiese Marie, incredula della propria fortuna."Mi spiace di darle da fare ma ho bisogno della sua correzione, la prego."La donna non si fece desiderare e iniziò immediatamente a schiaffeggiare le natiche della ragazza. Una volta ritrovato ritmo e sicurezza, i colpi divennero davvero forti e Jennifer non poté esimersi dai gemiti. Dopo qualche tempo la giovane scoppiò in un pianto dirotto. Allora la tutrice smise la sculacciata, un po’ per farla riprendere e un po’ per godersi pienamente le sue lacrime. Mentre la ragazza singhiozzava, la donna le carezzava gentilmente i glutei arrossati. Anche se la battuta non era stata troppo prolungata, Marie era timorosa di esagerare. Così prese a spalmare il fondoschiena della giovane con una pomata."Ha già finito?" chiese Jennifer voltandosi verso la tutrice con le guance ancora bagnate e un’espressione delusa. Marie non rispose ma le sorrise. La ragazza, rassicurata, tornò a posare il capo sulle coperte. Nel frattempo le dita della donna continuavano a carezzare i glutei della giovane. Ad un certo punto solcarono la fenditura tra i due globi e Jennifer ebbe un sussulto quando passarono sopra il suo ano. Vista la reazione della ragazza, Marie decise di continuare su quella strada. Iniziò a percorrere l’anello di carne con l’indice e poi, dopo aver provveduto a una copiosa lubrificazione, permise al dito di entrare nella soglia oscura. Una volta che la giovane si fu rilassata, Marie la penetrò anche con un secondo dito. Jennifer mugolò a questa seconda intrusione ma non accennò ad alcuna ribellione. Le dita della tutrice si muovevano nell’ano della ragazza, massaggiandolo sapientemente. Per Jennifer era sempre più difficile trattenere i gemiti e ancor più evitare di muoversi. A volte la donna, quando le sembrava che la giovane fosse troppo eccitata, sospendeva il suo massaggio ma lasciava le due intruse ben salde nel loro caldo rifugio. Infine Jennifer, per non rinunciare a quel piacere inusitato, prendeva a contrarre ritmicamente l’ano attorno alle dita, come se queste fossero due lunghe mammelle che dovevano essere munte. Marie era talmente appagata da quel risultato che decise di non riprendere il proprio massaggio ma si limitò a godersi l’eccitazione della compagna, curiosa di vedere fino a dove sarebbe giunta. Jennifer era la prima ad essere stupita del proprio piacere. A un certo punto la giovane fece scivolare una mano sotto di sé e prese a carezzarsi tra le gambe. Allora la tutrice allontanò a forza quella mano e per punire la ragazza della sua sfrontatezza, estrasse le dita dalla stretta apertura e riprese una severa sculacciata. Questa volta però le serie di colpi venivano alternate a nuove penetrazioni anali o a carezze sui morbidi petali, portate con l’altra mano. Jennifer era completamente in balia di quel trattamento. Quando Marie tornò a concentrare la sua attenzione sul massaggio dell’ano, la ragazza sentì che il suo corpo stava imprevedibilmente scivolando verso l’orgasmo. Non riusciva a credere che quel trattamento, che tanto l’aveva imbarazzata durante le prime preparazioni ai clisteri, adesso potesse risultare così delizioso. Finalmente l’orgasmo la prese e la giovane dovette soffocare le urla mordendo le lenzuola. Nonostante ciò, Marie si accorse del suo piacere e ne approfittò per accusare la pupilla di essere una depravata. Quindi, per punirla, riprese a sculacciarla. Questa volta si trattò di una sculacciata in piena regola, dura e lunga. Solo quando Jennifer fu al limite, la tutrice infilò una mano sotto di lei iniziando a carezzarle il sesso. La combinazione di sculacciate e carezze fece immediatamente dischiudere il fiore della ragazza, subito ricoperto di rugiada. Poi la donna sostituì le sculacciate con una nuova sodomia mentre con altre dita penetrava la vagina. Quindi si divertì a premere le due coppie di dita l’una contro l’altra, saggiando la parete di carne che separava i due canali. Quando smise tale trattamento per poter dedicare un po’ di attenzione alla clitoride della ragazza, che Jennifer sfregava con forza contro la coscia della tutrice, la giovane esplose, sciogliendo il suo umido frutto sulla mano della sua signora. Esausta, Jennifer avvertì appena che la compagna l’aveva risistemata sotto le coperte e, dopo essersi spogliata, era ritornata a lubrificarle il piccolo buchino. Sorridendo pensò che era giunto il momento del piacere anche per la sua dea. Sentì quindi un grosso fallo sodomizzarla senza scrupoli e le dita della donna che le artigliavano seni, ventre e sesso, mentre i denti affondavano delicatamente nel collo. Era davvero stata una sciocca a volere un diverso trattamento! Cosa poteva esserci di più bello? Eppure avrebbe presto scoperto che l’amore che legava lei e Marie poteva esprimersi con ancora maggiore perfezione. Infatti, nonostante la loro intesa crescente, spesso c’era stato uno stacco netto tra le carezze che le amanti si scambiavano prima dell’amore e il rapporto stesso. Un istante in cui si separavano e che Marie impiegava per raggiungere qualche giocattolo che avrebbe poi usato sulla sua giovane compagna. Era però quella una pratica che stava per avere termine. Presto il sesso di Jennifer sarebbe divenuto proprietà esclusiva delle dita e della lingua della sua tutrice che non avrebbero più permesso intrusioni ad altri. Solo l’ano della ragazza avrebbe continuato ad ospitare non solo le lunghe dita affusolate della donna ma anche ogni sorta di attrezzo Marie desiderasse inserirvi.Una sera le innamorate avevano predisposto una serata magica. Cena a lume di candela, un vecchio film in bianco e nero abbracciate sul sofà e una lunga notte di passione. Una volta a letto Marie lasciò che fosse Jennifer a spogliarla e quando la giovane iniziò a baciarla e carezzarla fece finta di non avere voglia di amare. La ragazza capì perfettamente che la donna stava scherzando e prese a stuzzicarla come meglio poteva per costringerla alla resa. La baciò a lungo sul collo, le accarezzò i seni e il ventre. Alla fine si mise sopra di lei strusciando il proprio corpo contro quello dell’amata. Sembrava quasi che una giovane vestale in preda alla frenesia stesse cercando di accoppiarsi con un simulacro della sua dea. Ma era solo apparenza. Jennifer sentiva perfettamente come il respiro di Marie si facesse sempre più irregolare e di come fosse difficile per la donna mantenere quella parvenza di apatia. La coscia della giovane, piegata ad angolo retto, era insinuata tra le gambe della donna e sfregava contro la vulva ingrossata. Quando sentì che la coscia iniziava ed essere bagnata dagli umori della tutrice, Jennifer vi fece scivolare sopra la propria mano fino a che questa non fosse all’altezza delle sesso di Marie. Girò quindi la mano in modo che il dorso le premesse contro la coscia e piegò tre dita in direzione del palmo. Poi, usando la propria coscia come stantuffo, spinse le dita ben dentro l’antro caldo della donna. Jennifer continuò a usare la gamba per guidare con decisione la propria mano nella sua opera, muovendola avanti e indietro o con moto circolare mentre per Marie diveniva sempre più difficile non gemere di piacere. Quando il pollice della sua giovane amante prese a massaggiarla attorno alla clitoride capì che non avrebbe potuto vincere la sfida ma che anzi avrebbe capitolato drammaticamente. Jennifer però quella sera si sentiva particolarmente ispirata e che il merito fosse di Dioniso o di Afrodite, aveva in serbo un’ultima piccola tortura per la sua carnefice preferita. Mentre la tutrice già era scossa dalle onde del piacere, le ragazza le chiuse le narici stringendole tra l’indice e il pollice della mano libera. Marie aprì la bocca per rifiatare ma subito Jennifer le si avventò sopra baciandola e impedendole di respirare. La donna cercò di divincolarsi ma la giovane usò tutta la sua forza per tenerla inchiodata in posizione. La tutrice prese a contorcersi disperatamente mentre la sua clitoride subiva impotente l’assalto incessante delle dita della compagna. Finalmente Marie riuscì a sottrarsi a quel terribile bacio arcuando la schiena come una ginnasta anche se così finì per premere ancora di più il proprio sesso contro il tocco della sua amata. Il risultato fu che si ritrovò a boccheggiare e gemere allo stesso tempo mentre le onde di piacere vincevano le sue difese con la facilità con cui la marea travolge un castello di sabbia. Jennifer non ebbe però pietà delle sue implorazioni e continuò a masturbarla trascinandola nei gorghi fino a quando la donna non divenne insensibile al trattamento. Una volta ripresasi Marie vide davanti a sé un paio di occhi innamorati che sormontavano un sorriso da vincitrice."Non c’è male, vero?" chiese beffarda Jennifer."Per favore … un po’ di pietà …" replicò Marie divertita."No! Prima deve ammettere che sono stata brava.""Lo ammetto sei stata brava!""La più brava?""Sei la migliore delle mie amanti e l’unica di cui mi sia innamorata" risposeseria Marie comprendendo che l’ultima battuta non era solo scherzosa."Deve rassegnarsi. Ormai l’allieva ha superato la maestra!" riprese a canzonare Jennifer dopo una lunga pausa."Non ci giurerei, mia cara.""Ma lei è vecchia e stanca mentre io sono giovane e insaziabile!""Ah sì? La vedremo!" esclamò Marie, decisa a accettare la provocazione della compagna.Detto ciò la donna rovesciò la ragazza sul dorso e le saltò letteralmente addosso iniziando a farle il solletico. Jennifer si difese usando la stessa arma fino a che entrambe non si fermarono in preda ad un riso incontrollabile. Poi l’ilarità cessò e le due si baciarono appassionate. Marie discese con le labbra lungo il corpo di Jennifer. Sentì il sangue della compagna pulsare nel bel collo. Assaporò i delicati capezzoli. Attraversò il ventre sodo. Si perse nel boschetto incantato e discese lungo la seta delle cosce. Quindi tornò su, leccò brevemente il fiore profumato e ridiscese lungo l’altra coscia. Ripeté questo viaggio fino a quando la ragazza non l’afferrò per i capelli impedendole di allontanarsi ancora dal cuore pulsante del suo desiderio. La tutrice si arrese docilmente ai desideri dell’amata e iniziò a insinuare la lingua nel morbido solco.Jennifer scivolò nel piacere come in un bagno caldo. Non era la prima volta che Marie la divorava e per quanto la cosa potesse essere piacevole non era mai riuscita a scacciare un certo imbarazzo. Sentiva come se il suo sesso fosse inadeguato, sporco. Un piatto indegno di essere assaggiato dalla bocca di colei che tanto amava. Non era mai riuscita ad abbandonarsi completamente a quei baci tanto intimi. Adesso invece era calma e rilassata. Per la prima volta riusciva a pensare sinceri gli apprezzamenti con i quali la tutrice accompagnava il suo pasto e come a dimostrarlo le sue gambe si erano dischiuse in un modo che avrebbe ritenuto possibile solo per una contorsionista ma che non le costava alcuno sforzo o disagio. Quel gesto imbarazzante le sembrava adesso del tutto naturale e innocente, come quello di una madre che allatta il proprio bambino. E cosa mai avrebbe potuto esserci più naturale di una ragazza che nutriva la sua innamorata con il nettare prezioso distillato per lei nei propri più segreti recessi?Mentre Jennifer era persa in simili pensieri la lingua della tutrice continuava il suo carosello instancabile. Più volte la giovane ritenne che Marie avesse ormai terminato il suo compito ma ogni volta questa continuava spingendola verso cieli sempre più azzurri. Al lavoro della lingua si aggiunse poi quello delle dita che la penetrarono in coppia. All’inizio Jennifer quasi non si accorse della loro presenza ma dopo qualche tempo il vigoroso massaggio praticato sulla parte anteriore della vagina fece sentire il suo effetto. La giovane grugniva e ansimava sotto la sapiente somministrazione della compagna. La mani artigliavano ora le lenzuola ora i propri seni affannati, quasi che il dolore che si infliggeva potesse offrirle scampo dall’oceano di piacere nel quale la padrona del suo cuore la stava affogando. Tutto era inutile. Il piacere continuava a crescere senza che lei potesse fare nulla per dominarlo o per dominare se stessa. Era bagnata, sempre più bagnata … troppo! C’era qualcosa che non andava … non aveva più il controllo del suo corpo. Gli orgasmi le salivano dentro ma non doveva lasciarsi andare … stava per …no!"No! Basta! Basta!" urlò.Marie si fermò, staccando le labbra dalla clitoride della ragazza. Era evidente che Jennifer stava dicendo sul serio."Ti ho fatto male, tesoro?" chiese preoccupata la donna. La giovane non rispose. Il suo volto era contratto dalla fatica di calmare il folle pulsare della propria vagina."Mi spiace! Mi spiace! Non volevo …" disse finalmente, quasi isterica."Jennifer, tesoro, cosa c’è?""Non volevo, non volevo …""Calma bambina mia, va tutto bene. Adesso fa un bel respiro e dimmi cosa c’è che non va.""Ma … non se n’è accorta?""Di cosa, tesoro?""Io … me la sono fatta addosso … credo … non so come è stato possibile ma …" "Tesoro credo che tu abbia preso un abbaglio" disse Marie sollevata."Cosa? Ma io …"La donna fece cenno alla giovane di non dire nulla e prese a succhiare avidamente le dita che pochi istanti prima erano state dentro la ragazza. Jennifer non sembrava ancora molto convinta così Marie intrise l’altra mano con gli umori della giovane e poi la pose davanti alla bocca della ragazza."Assaggia" ordinò. Jennifer tirò fuori la lingua e diede una prudente leccata scoprendo che le dita della compagna profumavano solo della propria passione. Era confusa. Non le era mai capitato di bagnarsi in quella maniera."Non ti preoccupare, mia cara. Sono cose che capitano alla bambine inesperte come te. La prossima volta dovrai solo rilassarti e lasciare che le cose accadano.""Mi spiace. Ho rovinato tutto …""Possiamo sempre riprovarci se te la senti …""Ma … non è stanca?""Come potrei mai stancarmi di darti piacere?""Sul serio vuole continuare?""Ti assicuro che se bagnerai il letto non sarà certo di pipì … e se poisuccedesse … vuol dire che dovrò punirti molto severamente …""Sono davvero una bambina così cattiva?""Sì. Molto cattiva …"Detto questo Marie baciò Jennifer affondando la lingua fin quasi nella gola di lei. La giovane rispose con tale entusiasmo, eccitata dalle loro parole e dalla gentile masturbazione che la donna aveva continuato a impartirle nel frattempo, che la tutrice riuscì solo con difficoltà a sottrarsi al suo abbraccio per tornare a tuffarsi tra le gambe della ragazza. Qui Marie riprese alacremente il suo lavoro. Occorse tempo perché riuscisse a riportare Jennifer al livello del piacere di prima l’interruzione. Nonostante le sue assicurazioni alla giovane doveva ammettere di essere provata dalla fatica. Le braccia e il collo dolevano per i lunghi sforzi cui li aveva sottoposti. Però non poteva certo fermarsi adesso altrimenti sarebbe stata lei a dover essere punita dalla compagna!Dal canto suo la giovane era troppo presa dalla lingua e dalle dita della tutrice per accorgersi della stanchezza. Quella strana sensazione come di vertigine che la donna le provocava con il suo massaggio tornò a darle la impressione di perdere il controllo di sé ma questa volta non se ne curò. Anzi usò l’idea di esplodere in faccia alla sua amante per eccitarsi ancora di più. All’improvviso non riuscì più a trattenersi. Sentì il proprio sesso esplodere violentemente spruzzando un getto di ambrosia sulla mano assalitrice. Sentì le labbra della compagna chiudersi sulla clitoride esponendola completamente alla lingua brutale e al dolce risucchio che la faceva agonizzare. La ragazza vide le sue braccia alzarsi verso il cielo. I pugni serrati, i muscoli tesi dagli spasmi che la squassavano. Poi le braccia ricaddero esangui e Jennifer sentì la sua anima abbandonare il suo corpo. Si sollevò oltre i confini della stanza, verso il cielo stellato. Sempre più in alto, oltre i pianeti e le stelle, verso galassie lontane, in un luogo di pace e silenzio. Infine, come un oggetto lanciato in aria, si sentì rallentare fino a fermarsi e poi precipitare all’indietro fino a ritrovarsi di nuovo dentro a se stessa. Dentro al suo corpo sfatto, nel letto bagnato di sudore, saliva e umori, con capelli e lenzuola appiccicate alle pelle madida, talmente esausta da non potere nemmeno cercare di muoversi. Quanto tempo era passato? Un minuto? Un’ora? Riaprì gli occhi e vide la tutrice accanto a lei che la carezzava, dolce."Bentornata principessa. Come stai?""Madame …""Sì?""Madame …" Jennifer non riuscì a parlare. Sentì gli occhi riempirsi di lacrime e formarsi un groppo in gola. Così, piangendo a dirotto, nascose il capo tra i seni della donna. Le braccia di Marie la avvolsero stringendola forte."Non piangere, bambina mia, va tutto bene. La tua mamma è qui con te. Va tutto bene" disse Marie cullando dolcemente la giovane e chiedendosi se non avesse sbagliato a dire quelle parole. Nel frattempo Jennifer iniziò a calmarsi. Con la mano aveva afferrato un seno della donna e lo spingeva verso le labbra che lo baciavano delicatamente. Però non c’era lussuria in quel gesto. Era come una bambina che stringeva e baciava il suo orsacchiotto di peluche prima di addormentarsi. Stava per abbandonarsi a Morfeo quando un pensiero la colpì."Madame?""Sì, mia cara?""Io … mi spiace ma … non sono brava come lei …" "In che senso, tesoro?""Non sono brava a … dare piacere. Lei dovrebbe avere una … ragazza più … più …""Ssssh! Non dire altro, bambina mia. Devi imparare a ricevere il piacere perpoterlo dare e io sono molto felice di poterti insegnare. Adesso però dormi,piccolina. Abbiamo fatto tardi …""Sì, mamma. Mamma?""Cosa, tesorino?""Mi canti una ninnananna?""Certo, cerbiattina. Certo …"La tutrice continuò a cullare Jennifer e a sussurrarle filastrocche fino a che la giovane non si addormentò con un suo capezzolo ancora tra le labbra. Mentre si stava assopendo, Marie pensò che anche lei stava imparando da Jennifer. Imparando ad amare. Non avrebbe rinunciato a punire duramente la sua amata perché questo era nella sua natura ma tra le coltri non si sarebbe più comportata come una padrona con la sua cagnetta ma semmai come una leonessa con la sua cucciola, disposta a sacrificare anche la propria reale maestà per la felicità dell’altra.
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