Francesco era uscito dall’ufficio di Piazza San Babila dopo le otto, completamente esausto. Aveva lavorato con gli altri al progetto “aeroporti” che doveva presentare al Ministero il giorno dopo a Roma. Era direttore commerciale di una delle migliori societa’ italiane di ingegneria informatica ed era soddisfatto della proposta ora contenuta nella ventiquattrore che teneva in mano. Adesso pero’ aveva bisogno di una boccata d’aria e si era diretto a piedi in Galleria, per concedersi un aperitivo fresco. Agli inizi di ottobre Milano era bellissima, nella sua stagione migliore. Da quando si era separato dalla moglie, si era tuffato a corpo morto nel lavoro cercando di non pensare ai suoi problemi personali. Mentre guardava pigramente i passanti, riando’ col pensiero alla sua vita passata: la laurea in fisica alla Normale di Pisa gli aveva assicurato un impiego immediato agli inizi degli anni ’70; nella sua famiglia di origine meridionale si era presto conquistato l’orgoglio dei parenti e quando si era fidanzato con Marisa, figlia di un noto farmacista milanese, tutti avevano pensato al giusto coronamento di una esistenza fortunata. Ma la vita aveva preso una piega diversa: dopo circa un anno di matrimonio, erano cominciati i contrasti con la moglie. Marisa era rimasta una bambina viziata e non sopportava chi la contraddiceva. Doveva per forza essere il centro dell’attenzione o erano guai. Passata una luna di miele accettabile, dovuta piu’ alla foga giovanile che ad una reale intesa, erano cominciati i dissapori. Ed era un peccato, perche’ Marisa era una bella donna fine, elegante e desiderabile e Francesco a sua volta possedeva un fascino naturale che induceva la gente a cercare la sua compagnia e ad ascoltare i suoi ragionamenti. Per questo erano invidiati dagli amici che li consideravano una coppia felice. Ma ….. Il nocciolo delle questione era che Marisa voleva condurre lei il gioco di coppia e non intendeva concedersi completamente al maschio. Questo aveva profondamente deluso Francesco che invece si aspettava una compagna generosa nel donarsi ed una amante avventurosa. Ogni suo tentativo di variare la loro vita sessuale era interpretato da Marisa come un tentativo di prevaricazione dell’uomo sulla donna e questa freddezza aveva scoraggiato Francesco. La parte peggiore del rapporto era il sesso. Lei era molto ritrosa e si era lasciata guardare nuda la prima volta dopo un anno di matrimonio; gradiva essere corteggiata ma al momento di concludere era come se si bloccasse. Anche il crudo linguaggio moderno la infastidiva; per definire la fica diceva “micetta” ed il massimo dell’oscenita’ per lei era stato una volta aver definito “pisello” il cazzo del marito. Perdeva ore al mattino a curare la sua persona ma piu’ per se’ stessa che per piacere. La scopata per Marisa era un atto preciso, diretto. Se Francesco tentava di accarezzarle il seno o di succhiarle i capezzoli, la reazione era: “Ahi mi fai male… vieni abbracciami”. Se qualche volta la mano di lui scendeva verso il pelo, veniva subito bloccata, ed una volta che era riuscito a raggiungere la spaccatura ed aveva tentato di introdurre un dito, la moglie si era irrigidita: “Ti prego non cosi’, mi fai sentire una puttana… vieni abbracciami e facciamo l’amore”. In pratica facevano l’amore un paio di volte alla settimana, al buio, lei sotto lui sopra, col preservativo, senza parlare e raramente la faccenda durava piu’ di dieci minuti. Lei restava quasi immobile, manifestamente insoddisfatta, e quando tutto era finito, mentre lui si toglieva il preservativo, gli faceva una carezza e gli diceva “Ti voglio bene” col tono che si usa col cane fedele. Francesco a poco a poco si era avvilito, convincendosi di non essere dotato sessualmente: aveva anche consultato un medico e si era ridotto a misurare la lunghezza del suo attrezzo ed a chiedere prudentemente pareri ai suoi amici sui centimetri necessari. Spesso aveva pensato che per la moglie ci sarebbe voluto uno di quegli stalloni dei film sexy, che hanno grossi uccelli e che stantuffano incessantemente. Alla fine aveva rinunciato e si accontentava di qualche scopatina fugace, con puttane di passaggio, nei suoi non rari viaggi all’estero. Anche l’idea di avere un figlio era stata sempre rimandata dalla moglie con varie motivazioni; ovviamente Marisa a prendere la pillola non ci pensava neppure, e la continua preoccupazione di una gravidanza non voluta peggiorava le cose. Pian piano Francesco si era chiuso in se’ stesso e si era ritrovato a quarantotto anni con una carriera brillante, un aspetto piacente, ma senza nulla dentro. Una sola volta era successo che Marisa si lasciasse andare; di ritorno da una cena in casa di amici, avevano fatto l’amore nudi e tutto sembrava finito come al solito, quando Marisa si era rannicchiata contro di lui ed aveva preso a strofinargli contro il suo procace culetto e ad allungare le mani. Francesco era talmente impreparato ad una presa di iniziativa della moglie che rimase travolto dall’eccitazione; lei lo aveva trascinato verso la sponda del letto e gli aveva appena lasciato il tempo di infilarsi un nuovo preservativo; poi messasi a cavalcioni su di lui, aveva riafferato l’uccello e se lo era infilato da sola, baciando Francesco con la lingua dentro l’orecchio e mugolando come una gatta; dopo pochi colpi, lui era venuto in malo modo, lasciando la donna insoddisfatta e delusa. Da quella volta Marisa non aveva piu’ voluto tentare nulla di nuovo e la loro vita erotica era diventata povera cosa; Francesco aveva insistito piu’ volte per parlarne apertamente, ma aveva suscitato in Marisa una specie di repulsione. Quando poi la moglie aveva proposto di organizzarsi in camere separate perche’ il russare di lui la disturbava, Francesco aveva capito che il loro menage era arrivato al capolinea. Raccolta quella poca dignita’ che gli rimaneva aveva affrontato Marisa e gli aveva proposto la separazione, credendo di incontrare resistenza. Invece Marisa si era detta subito d’accordo, ben lieta di tornare ad abitare con la madre nella vecchia casa di Via Meravigli e di poter fare il comodo proprio senza render conto a nessuno. Detto fatto, in un mese avevano risolto tutto e Francesco si era ritrovato solo nel bell’attico di Via Senato, che Marisa in uno slancio di generosita’ aveva voluto lasciargli, tenendo per se’ l’altro appartamento che il padre le aveva donato per il matrimonio. Rimasto solo, aveva subito provato a corteggiare altre donne, ma non aveva mai avuto il coraggio di spingere a fondo, ancora traumatizzato dall’esperienza matrimoniale; si era anche ubriacato di cassette porno e di incontri con squillo di lusso, con risultati avvilenti. Qualche volta era anche arrivato a masturbarsi per poi pentirsi subito dopo. Alla fine si era assestato su un tranquillo trantran, rinunciando a sogni erotici e dedicando tutte le sue energie al lavoro. Ed eccolo qui, un anno dopo, in attesa di prendere il treno delle 22.55 per Roma. Si reco’ a piedi alle Colline Pistoiesi, dove mangio’ fettuccine ai funghi, cervello fritto e verdure cotte; alle 22 circa si fece chiamare un taxi per la Stazione Centrale. Anna era rimasta a cena a casa di Marella, che si era offerta di accompagnarla poi alla stazione; l’amica era da poco divorziata e si occupava avidamente dei fatti degli altri, come antitodo alla propria solitudine. Si erano perse di vista da circa dieci anni e Marella aveva sentito qualcosa in giro, ma aveva insistito per sapere la verita’ da Anna. E cosi’ dopo cena Anna aveva raccontato del suo amore per un uomo molto in vista, che in realta’ l’aveva esibita per un anno come un trofeo. Di come lei si sentisse ammaliata da lui e non riuscisse a capire che un uomo di potere non ha tempo per l’amore. Il loro rapporto erotico era stato quasi violento; lui pretendeva che Anna si dedicasse ad ogni suo capriccio e non si preoccupava dei sentimenti di lei. In genere le dedicava qualche ora, un paio di volte la settimana, fra un meeting e l’altro, spesso in citta’ diverse, con alberghi come alcova. Una volta l’aveva invitata ad una festa della Milano industriale e lei si era resa particolarmente seducente in suo onore. Seduti in un salottino d’angolo, un collega di partito di lui aveva cominciato a corteggiare Anna, forse solo per compiacere il leader; Anna era molto imbarazzata, ma stava al gioco per dovere mondano; ad un certo punto il suo uomo aveva stuzzicato il corteggiatore sfidandolo a chiedere un appuntamento ad Anna; poi la cosa era sfuggita di mano ed il suo amante aveva chiesto ad Anna: “Perche’ non provi? Poi magari mi dici che ne pensi di questo mio giovane amico” C’era stato un silenzio imbarazzato ed Anna aveva capito di essere un giocattolo nelle mani di una persona che la considerava una cosa. Senza una parola si era alzata e se ne era andata. Per un po’ lui l’aveva fatta cercare poi la cosa era morta per inerzia. Anna era sempre la bella donna che gli amici conoscevano, ma a trentasei anni non aveva piu’ voglia di essere trattata come una pupattola. Avevo sofferto per alcuni mesi, poi si era fatta coraggio e, rispolverato il suo diploma dell’Istituto d’Arte, si era sistemata in una monocamera al Residence Due Torri, ed aveva trovato impiego in pubblicita’ con un discreto successo. Il titolare dell’agenzia la utilizzava come ambasciatrice e per questo doveva essere il giorno dopo a Roma per il convegno annuale della sua Associazione. Si erano fatte quasi le dieci e Marella aveva accompagnato Anna al treno delle 22.55 per Roma. Francesco stava salendo sulla vettura che il capotreno gli aveva indicato; nello spingere la porta a ventola del corridoio, non si era reso conto di una persona che veniva in senso opposto e l’urto era stato inevitabile; un fascio di fogli era volato all’aria. Si era trovato di fronte una bella donna che lo guardava stupefatta. “Mi scusi signorina” aveva balbettato e subito si erano chinati insieme per raccogliere le carte uscite da una cartella. Mentre si dava da fare, gli occhi di Francesco erano caduti sulle gambe piegate della donna; snelle, affusolate, con calze color bronzo e delle ginocchia deliziose. Ne fu turbato, ma fece finta di niente; con le carte in mano accompagno’ la donna al suo scompartimento e l’aiuto’ ad appoggiarle sul letto. La guardo’ con piu’ attenzione e si sorrisero: “Permette? Mi chiamo Francesco…..e chiedo di essere trattato secondo la Convenzione di Ginevra per il mio delitto” Lei rise apertamente e disse: “Io sono Anna……e lei ha sconvolto un carteggio TOP SECRET: la mia relazione di domani all’assemblea dei pubblicitari.” Si strinsero la mano e si augurarono la buonanotte. Francesco si sistemo’ nella propria cabina, seguitando a pensare all’incontro di prima; cerco’ di sfogliare il giornale ma era distratto. Anna aveva quell’aria scanzonata alla Monica Vitti che in una donna lo attraeva piu’ della bellezza fisica e Francesco senti’ una gran voglia di parlarle. Apri’ la porticina per fare due passi e … pochi metri piu’ avanti vide Anna. La guardo’ meglio e noto’ la figura elegante e le gambe magnifiche. Indossava un pullover blu su una gonna scozzese vivace. Capelli scuri, raccolti, occhi grigi, lineamenti del viso e bocca marcati. Si senti’ attratto e si avvicino’ con naturalezza: “Sono il solito uomo d’affari di Milano che frequenta i “palazzi” romani ed il tragitto fa parte della routine, ma stasera ho vinto la mia lotteria!” “La prego non mi paragoni ad un’orsacchiotto di pelusche” e di nuovo quella risata. Francesco riprese: “Senta Anna, posso chiamarla Anna? ho avuto una giornata estenuante e forse domani sara’ anche peggio, ma in questo momento stare a guardarla e vederla ridere mi fa sentire contento di essere su questo treno” Ed Anna: “Io invece penso che lei su questo tragitto non resti mai a lungo da solo; ha un’aria da cacciatore allegro che sinceramente mi incuriosisce.” Francesco: “Posso allora aiutarla a rimettere a posto i fogli ?” “Certo, venga nei miei appartamenti messere” fece lei con finto sussiego. Entrarono nella stretta cabina di lei e per un po’ Francesco si interesso’ al lavoro di lei e guardo’ grafici e proposte, facendo osservazioni sensate, apprezzando la qualita’ del lavoro e prendendo confidenza; Anna era estasiata da questo sconosciuto che si interessava al suo lavoro e le dava anche consigli intelligenti. Si sorprese perfino a pensare che le ricordava un attore degli anni ’60, Jeff Chandler. In realta’ entrambi si sentivano pervasi dall’euforia che genera il primo contatto con una persona attraente. Francesco pero’, mentre discuteva, “sentiva” la presenza di lei, il suo profumo, la sua sagoma morbida; e lei sembrava gradire il suo interesse e si lasciava sfiorare con naturalezza nello stretto spazio. Lui aveva voglia di toccarla, ma temeva di sciupare tutto; fu lei a rompere il ghiaccio, mettendo una mano sulla sua: “Sai Francesco mi sento bene in tua compagnia e sono contenta che tu sia qui con me.” Il repentino passaggio al tu gli fece sentire un tuffo al cuore. Lui si illumino’ di piacere e si chino’ a baciarle la mano e la tenne a lungo fra le sue. “Anna non sono un ragazzo, ma non sono neppure un cacciatore allegro; erano mesi che non mi sentivo attratto da una donna, ed ho quasi paura di quello che provo; esco da una esperienza matrimoniale disastrosa e credevo di essere ormai refrattario a sentimenti spontanei. Forse mi rendo ridicolo a parlarti cosi’, tu avrai il tuo uomo e forse ti sto infastidendo….” “Non ho proprio nessuno e trovo adorabile essere infastidita cosi’… Anch’io sono stata ferita e provo una istintiva diffidenza verso gli uomini; ma in te sento una persona prima che un uomo e sarei lieta di diventarti amica.” “Anna prima che mi metta ad urlare di gioia e mi renda veramente ridicolo, posso augurarti la buonanotte?” “Certo Francesco” e lei si avvicino’ offrendogli le labbra con naturalezza; Francesco la bacio’ lievemente e si senti sciogliere dentro quando lei socchiuse le labbra e lo morse dolcemente. Dopo un altro abbraccio Francesco usci’. Raggiunta la sua cabina chiuse la porta e vi si appoggio’ chiudendo gli occhi. “Non e’ possibile !!!” disse a se stesso. Solo un’ora prima si commiserava nel buio di un taxi ed ora scoppiava di entusiasmo e faceva piani per l’indomani. La notte passo’ in fretta per entrambi, in un dormiveglia confuso fra annunci di stazioni e fantasie sentimentali. Verso le sei Francesco fu svegliato dal conduttore col caffe’; compi’ le operazioni del mattino e verso le sette era presentabile. Usci’ nel corridoio e dopo poco anche Anna comparve, fresca e radiosa nel sole romano che entrava dai finestrini; si avvicinarono e ripresero a parlare come amici intimi; Francesco le descrisse i sui impegni e le disse che nel primo pomeriggio sarebbe stato libero; lei si rammarico’ di essere impegnata fino alle diciotto. Il treno stava entrando a Termini puntualmente e dopo poco scesero insieme; lui la prese sottobraccio e, dopo un veloce cappuccino al bar, si avviarono alla fila dei taxi; arrivato il loro turno salirono insieme e lui l’accompagno’ in Corso Rinascimento, con l’intesa di venire a riprenderla alle diciotto. Francesco prosegui’ per il Ministero Difesa-Aeronautica e passo’ la mattinata fra attese e presentazioni; il progetto piacque ed il Sottocapo di Stato Maggiore gli assicuro’ che lo stanziamento necessario sarebbe stato deliberato entro un mese; verso le due ando’ a pranzo da Giggi Fazi e rilassatosi torno’ a pensare all’incontro con Anna. Era venerdi’ e lui aveva il ritorno in aereo per le 17, ma ovviamente non serviva; ritornarono in lui gli istinti del seduttore che era stato a Pisa: e se le avesse proposto un weekend a Lerici dove lui aveva un minuscolo appartamentino, che Marisa aveva sempre disprezzato ? L’idea della “fuga” lo elettrizzo’ e la sua mente tecnica comincio’ a fare calcoli; una macchina in affitto, una corsa in autostrada e verso mezzanotte l’una potevano essere a Lerici; ma nello stesso tempo non voleva forzar la mano ad Anna. Per fortuna capi’ in tempo che gli scrupoli gli avrebbero avvelenato la serata, e decise di lasciar fare al caso; avrebbe deciso Anna. Si fece indicare la piu’ vicina agenzia Hertz e prese in affitto una Croma: poi si fermo’ da un fioraio e compro’ una dozzina di rose rosse ed in farmacia due pacchetti di preservativi; prese poi in un bar crackers, acqua minerale bibite e tramezzini, sempre con la vaga paura che fosse tutto inutile. Alle sei meno dieci era in Corso Rinascimento trepidante. Dopo cinque minuti vide Anna uscire dall’Istituto e guardarsi intorno; le arrivo’ alle spalle e … “Roma e’ tentacolare per le fanciulle sole!” le sussurro’; e lei rise contenta. Francesco le prese la borsa e la guido’ verso la Croma. Una volta a bordo le porse le rose con gesto galante e Anna riconoscente lo ringrazio’ e lo bacio’ sulla guancia. Si allontano’ dal parcheggio e quando Anna lo guardo’ con aria interrogativa le spiego’: “Senti Anna mi e’ venuto un capriccio; ho lavorato duro questa settimana ed ho voglia di distrarmi; se non avessi incontrato te me ne sarei tornato buono buono a Milano a godermi la tv; ma tu mi hai trasmesso una strana eccitazione ed ho sognato un weekend spensierato con te. Ho un piccolo appartamento a Lerici, e li la stagione e’ ancora buona e potremmo prendere un po’ di sole e stare lontano dalla folla; se partiamo subito potremmo arrivare stanotte; ecco perche’ ho preso l’auto a nolo; ho anche pensato che la cosa potesse imbarazzarti; se e’ cosi’ perdonami; la verita’ e’ che desidero tanto stare con te e saro’ felice di fare qualsiasi cosa tu desideri.” Aveva parlato tutto d’un fiato per paura che il no di Anna distruggesse i sogni del pomeriggio, ma girandosi verso di lei si accorse che i suoi occhi erano scintillanti. Lei si strinse a lui lo bacio’ con tenerezza sulle labbra e disse: “Sei capace di imboccare l’autostrada senza farti imbottigliare dal traffico romano?” L’accellerata brusca le fece capire che quel signore distinto vicino a lei era felice come un bambino. Il viaggio fu fortunato; alle otto e mezza erano gia’ all’altezza di Firenze ed Anna rifiuto’ di fermarsi a cena accontentandosi dei tramezzini e seguitando a parlare fitto fitto. Lui le racconto’ la faccenda di Marisa e le sue paure di non saper far felice una donna; lei si commosse per tanta sincerita’ disarmante ed a sua volta si apri’, raccontandogli delle umiliazioni subite quando era stata nel giro dei VIP. Dopo Firenze si sentirono stanchi di parlare ed Anna ripiego’ le gambe sul sedile e di accoccolo’ contro il suo petto costringendolo a guidare con una mano sola; non fu un gran male perche’ l’altro braccio di Francesco le circondo’ le spalle e si sentirono entrambi a proprio agio; dopo qualche chilometro Anna senti’ che la mano di Francesco era scivolata verso il basso ed allora lei gli sorrise e si giro’ un poco, in modo che lui potesse sentire il suo seno; Francesco prese ad accarezzarla riempiendosi la mano con la sua tetta morbida ed Anna socchiuse la bocca ed il suo respiro accelero’. Anche Francesco sentiva il calore montare; la bacio’ sulla fronte e le confesso’ che la prima cosa che lo aveva colpito di lei erano state le gambe, quando si era chinata a raccattare i fogli sul treno. Con mossa sbarazzina Anna disse “Queste ?” e si scopri’ le gambe sollevando la gonna all’altezza delle cosce. Francesco giro’ la sguardo e disse: “Ma cosi’ mi vuoi far finire fuori strada!” e sorridendo allungo’ la mano libera e le carezzo’ un ginocchio. “E tu perche’ non ti fermi ?” lo stuzzico’ lei. Detto fatto, dopo poche centinaia di metri erano fermi in un’area di sosta; erano le nove passate, era buio ed il traffico era scarso. Francesco spense tutto e attiro’ Anna contro di se’ e la bacio’ sulla bocca. Dopo un po’ le punte delle loro lingue si incontrarono e scocco’ come una scintilla lungo la spina dorsale di entrambi. Quello che era meraviglioso era che nessuno dei due forzava l’altro a fare qualcosa. La mano di lui scivolo’ sulle sue cosce e poi prese a salire; dal contatto con la sua pelle nuda si accorse che Anna adottava il reggicalze e non l’odioso collant; la mano si mosse ancora e si ritrovo’ all’interno delle cosce verso la collina coperta dalle mutandine; Anna apri appena le gambe per lasciarsi carezzare e nello stesso tempo la mano di lei si poggio’ sui pantaloni per poi risalire verso il grembo; pote’ sentire la durezza del cazzo di lui; il bacio divenne piu’ intenso, ma poi Anna si stacco’ e bisbiglio’ al suo orecchio: “Mi piace, mi fai sentire un’adolescente con queste carezze in macchina, ma mi sembra peccato avere la nostra prima volta qui, quando fra poco potremmo essere in un comodo letto; ti sembro troppo pratica?” Le parole di lei e l’implicita promessa ebbero l’effetto di frenare l’ardore di Francesco; sorrise, le diede una affettuosa strizzatina sulle poppe e disse: “Non credere di cavartela; ormai sei mia prigioniera!” Bevvero una cosa fresca e poi ripartirono verso Lerici. Arrivarono verso la mezzanotte passata; per fortuna lui portava sempre con se’ la chiave; parcheggiarono presso la Piazza, presero le loro cose e si diressero verso il borgo antico a piedi; l’aria era fresca e la brezza marina della notte accarezzava la loro pelle; avvinti raggiunsero un portoncino in una casa antica e salirono due piani di scale; Francesco apri’ una porta e si ritrovarono in un grazioso appartamento per vacanze. Lui apri’ le finestre e mostro’ ad Anna come sistemarsi; insieme tirarono fuori la biancheria per la notte e fecero il letto mentre lui raccontava la storia della casa e di come era bello passarci le vacanze e di quanto poco ne avesse goduto. Poi l’attiro’ alla finestra e le indico’ le luci del piccola porto, la baia, il castello in alto, e la bacio’. Erano stanchi e rapidamente si spogliarono senza timidezza e si infilarono a letto uno nelle braccia dell’altra. I baci di Francesco erano travolgenti e ansiosi e presto la sua lingua scese verso il collo ed il seno di Anna per succhiarle i capezzoli; lei sospirava di piacere e gli carezzava la nuca mentre la mano di lui scendeva nel solco fra le cosce e il suo cazzo duro spingeva contro il fianco morbido di lei. Francesco godeva del contatto con Anna, ma nella sua mente si agitava il solito pensiero che gli aveva avvelenato la vita: saro’ capace di soddisfarla ? Il volto di lui torno’ ad accoccolarsi vicino all’orecchio di Anna e gli usci’ come un’invocazione: “Anna aiutami !” Ed Anna capi’ il suo dramma. Rispose con dolcezza e passione ai suoi baci poi lo spinse a sdraiarsi sulla schiena e disse: “Sento di volerti bene e sento che anche tu me ne vuoi: non ti preoccupare di nulla e pensa solo alle mie gambe che ti picciono tanto”. Cosi’ dicendo lo bacio’ sul petto e lo carezzo’ fra le cosce provocando dei mugolii che la eccitarono; a poco a poco le labbra di lei scesero verso l’ombelico di Francesco a poi ancora piu’ giu’ mentre la mano risaliva lungo le cosce fino a sfiorare il sesso di Francesco; l’eccitazione sali’ al massimo quando le labbra di lei toccarono la punta dell’uccello di lui che si drizzava verso l’alto; lentamente Anna lo prese in bocca con un movimento avvolgente della lingua e la carezza divenne struggente. Francesco grido’: “Oddio Anna non ne posso piu’…. sto per venire.” evidentemente preoccupato di poter “inondare” Anna. Ma lei per tutta risposta gli prese una mano, la intreccio’ con la propria e strinse forte in segno di complicita’. L’esplosione di Francesco fu tremenda. Anni e anni di delusioni e frustrazioni l’avevano castrato mentalmente, ed ora sentiva il suo uccello di nuovo vivo e gradito. Fu come un fuoco d’artificio. Anna seguito’ a succhiare finche’ le contrazioni di lui non cessarono; poi con molta semplicita’ risali’ verso il suo volto e gli chiese ridendo: “Cosa e’ successo di cosi’ tremendo?” Lui provo’ una gratitudine ed una commozione profonda, cinse Anna con un braccio e rimasero vicini a fissare il cielo stellato, che si vedeva attraverso la finestra. Bevvero ancora insieme del vino bianco e rimasero a raccontarsi i propri ricordi giovanili. Erano sdraiati e la mano di Francesco accarezzava pigramente il corpo di Anna mentre lei faceva altrettanto pizzicandolo sulle cosce e giocherellando con i sui peli. Dopo un po’ la mano di Anna sfioro’ il cazzo di Francesco e senti’ una nuova consistenza, al che mormoro’: “Uhmm! Siamo presuntuosi eh ?” Lui si senti’ lusingato e lentamente scese a baciarle il ventre; Anna rialzo’ le ginocchia ed apri’ le gambe mentre la mano di lui risaliva lungo le cosce affusolate verso la sua fica ricciuta. La testa di Francesco seguitava a scendere e presto le labbra si trovarono a contatto col pelo di Anna che apri’ di piu’ le gambe. Francesco cambio’ posizione e si rigiro’ nel letto in modo da poter affondare la testa fra le cosce di Anna: con le mani le accarezzo’ le labbra esterne e poi delicatamente le divarico’, mentre con la lingua si introduceva nell’apertura umida per leccarla e baciarla; al vertice senti’ il groviglio del clitoride e cerco’ di prenderlo fra le labbra; Anna ebbe come uno scatto e senti’ una mano di lei tenergli la testa mentre con l’altra gli carezzava lentamente il cazzo; il piacere cresceva e Francesco era indeciso se far piu’ contenta Anna seguitando a leccarla o cercando di penetrarla. Anche stavolta fu lei a risolvere il problema; gli disse semplicemente: “Vieni” attirandola su di se e guidando il suo cazzo verso la sua fica. Francesco tento’ di dire “Aspetta: devo mettere….” Ma lei lo zitti’ con un gesto, e mormoro’: “Non devi mettere un bel niente; va bene cosi’.” Non appena scivolato dentro, Francesco senti’ l’orgasmo arrivare e si preparava a pompare la sua compagna, quando Anna sussurro’: “Fermo!” e si giro’ su un fianco trascinandolo e lasciando una sua gamba sotto di lui. Per Francesco fu una sensazione nuova trovarsi caricato su un fianco guardando in volto Anna di fronte a lui, che lo teneva praticamente imprigionato fra le sue cosce. Rimasero immobili per qualche istante e lui poteva vedere gli occhi scintillanti di Anna nella fioca luce della stanza. Poi Anna si mosse e spinse il suo bacino verso di lui, piano. Lentamente poi si ritrasse e fu una sensazione bellissima: Anna lo stava scopando!!! Stranamente era sparita in lui la paura dell’orgasmo precoce. Stava cercando di capire cosa succedeva; Anna seguitava ad ondeggiare e quando lui le afferro’ entrambi i seni il ritmo crebbe; le labbra e la lingua di Francesco erano ormai incollate con quelle di Anna, mentre le mani si staccarono dai seni per afferrarsi ai globi posteriori di lei. Senti’ che le cosce di Anna lo stringevano furiosamente ed una mano di lui scivolo’ nel solco posteriore carezzandola con lussuria. Le cosce di Anna cominciarono a tremare; la ragazza lascio’ la sua bocca per baciargli l’orecchio introdurre la sua lingua e sussurrare: “Mio, … mio, …. sei miooooo!!!” stringendolo convulsamente. Anche lui balbetto’ parole inconsulte mentre uno schizzo caldo lubrificava la fica di Anna che comincio’ a pulsare intorno al suo cazzo. Rimasero irrigiditi per qualche istante poi quasi insieme i loro corpi si rilassarono; tornarono ad abbracciarsi e lui la bacio’ dolcemente sulle palpebre, a lungo. Dopo un po’ Anna si stiracchio’, appoggio’ un gomito sul cuscino, e lo fisso’ ironicamente da vicino: “Senta caro dottore, forse lei con le donne non ci sapra’ fare, ma a me va bene cosi’, e penso di ripetere presto la cura.” e poi… “Buonanotte mio dolce Francesco!!” si giro’, si accoccolo’ contro di lui e si addormento’ quasi di colpo. Francesco la circondo’ con le braccia e penso’ che solo trenta ore prima ignorava l’esistenza di questa meraviglia; si addormento’ beato. Al mattino Francesco fu svegliato da una carezza sul petto e dal profumo di caffe’ appena fatto. Apri’ gli occhi ed incontro’ il sorriso di Anna che indossava un accapatoio molto sexy e gli diceva: “Ho scovato zucchero e caffe’, il bagno e’ libero e la giornata favolosa; se vuoi prendere un po’ di sole devi muoverti perche’ sono gia’ le nove e mezza” Lui senza parlare, prese la tazzina di caffe’, lo bevve avidamente e poi con mossa improvvisa l’attiro’ sul letto fra le sue braccia facendo aprire l’accapatoio; guardo’ il corpo di Anna con ammirazione carezzando qua e la con aria da intenditore ed emettendo mugolii di approvazione, poi con una sonora sculacciata la scaccio’ per andare in bagno. Verso le dieci uscirono; lui con un costume da bagno, una maglietta e un accappatoio di spugna azzurro; lei vestita da citta’; avevevano messo in una borsa da mare l’occorrente per la spiaggia. Uscirono nella stradina nel tiepido clima della riviera, e subito si fermarono al negozio-boutique-mare che c’era all’angolo. Lui insistette perche’ Anna si comprasse l’occorrente; lei non si fece pregare; scelse un due pezzi giallo, un copricostume fantasia, un abitino abbottonato sul davanti marrone scuro e sandali da spiaggia. Si fece impacchettare i suoi indumenti che poi riposero nel portabagagli dell’auto. Cosi’ liberi e sportivi erano pronti. Francesco disse: "Spero di farti vedere un bel posto." Mise in moto e dopo essere risalito verso il Castello, prese la strada costiera facendole notare gli angoli piu’ belli. Anna beveva con gli occhi tutto quello sfolgorio di colori vivaci e faceva domande sulla zona che non conosceva molto bene. Dopo pochi chilometri Francesco fermo’ la Croma in un parcheggio ricavato a ridosso delle rocce; si vedeva un grande cartello rustico:
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