Sempre più presa da Raffaele, la notte Marisa dormiva poco, si contorceva nel letto dalla voglia indecente che gli infiammava la fregna, alle prime luci dell’alba saltava giù dal letto e velocemente preparava la colazione per tutta la famiglia, praticamente li buttava fuori di casa, con la scusa di voler permettere all’operaio che gli stava ripitturando la casa di terminare al più presto ; a tutta la famiglia faceva credere che detestava quell’uomo, ma in realtà era diventata schiava delle voglie sue e dell’imbianchino, uomo sporco brutto e ignorante, ma aveva il cazzo degno di un cavallo che la faceva godere come una vacca.L’unica che sì era accorta della tresca era sua figlia Cristina, giovane 18 enne vogliosa, che vedeva nella madre la stessa voglia di cazzo che bruciava anche la sua fichetta, anche s’è non capiva come la madre bella intelligente e sofisticata, fosse caduta nelle mani di quello che per lei, per il modo che aveva di comportarsi non era un uomo ma quasi una bestia.Raffaele incrociò la famiglia sul pianerottolo, scambiò qualche parola con il marito della donna che l’attendeva vogliosa in casa, accarezzò la testa del figlio di lei scapigliandogli i capelli, guardò la giovane Cristina che ricambiò con una smorfia disgustata.Entrò in casa chiuse la porta, lui e la padrona di casa erano di nuovo soli, la trovò in cucina, la vestaglia aperta, sotto era completamente nuda, lei gli versò il caffè in una tazzina.-Tì, aspetto nella mia camera da letto. – Disse la donna.Raffaele finì il caffè e andò dalla padrona di casa. Sapeva che doveva dargli il cazzo, prima di cominciare a lavorare, altrimenti la donna con la voglia adosso, gli sarebbe stata di poco aiuto.La trovò sdraiata sul suo letto matrimoniale ancora sfatto, nuda a gambe aperte, si stava massaggiando i seni e muoveva il bacino, tra lè gambe, aperta e vogliosa la bellissima fica in attesa.Raffaele leccò la sorca della donna che gemeva contorcendosi sopra il letto, la leccò bene in profondità, mordicchiò il clitoride, facendo salire la voglia della donna all’apice, poi quando la donna cominciava quasi a delirare dalla voglia, gli porse il cazzo da ciucciare, da quando era entrato in casa non gli aveva rivolto la parola, ma lei non voleva le chiacchiere voleva il cazzo.Adesso era Marisa che leccava e ciucciava l’enorme randello seduta sul letto, l’aveva insalivato per bene, non cè la faceva più la sua sorca reclamava la mazza, si gettò all’indietro alzò le gambe spalancando la fica oscenamente, Raffaele la penetrò, la fregna gli ingoiò il cazzone, si accoppiarono con ardore, il letto dove per anni aveva fatto sesso con il marito, sembrava scosso da un terremoto, l’orgasmo che assalì la donna valeva per dieci di quelli provati con il marito, la sborra che l’uomo gli stava scaricando in fregna al confronto un alluvione.Con il corpo e la fica ancora scossi dall’orgasmo, Marisa chiese all’uomo che gli stava sfilando il cazzo da dentro.- Un bacio, amore dammi un bacio?- Non bacio le troie come tè, sono sposato, ti dò il cazzo fattelo bastare.Marisa cì rimase male, ma si rassegnò in fondo a lei il cazzo bastava, non era veramente innamorata di quell’uomo ma del suo cazzo sì.Era metà mattina, quando squillò il telefono, Marisa si era messa i soliti jeans e la canottiera per aiutare l’imbianchino, alzò un telo di naylon che copriva il mobiletto dove c’era il telefono, rispose.-Pronto, Ciao mamma, si sto bene, che piacere sentirti.Raffaele, che lavorava a testa bassa, addrizzò le orecchie, la zoccola era al telefono con la madre, questo bastò per accendere la libidine dell’uomo.Sì avvicino alla donna che conversava al telefono, gli prese un seno in mano, Marisa fece segno di nò scuotendo la testa, ma lui continuava, gli alzò la canottiera e gli massaggio i seni nudi, Marisa parlava con la madre cercando di tenere il filo del discorso, Raffaele diede una bella strizzata al seno, e poi fece piegare la donna, gli sbottonò i jeans e li tirò giù fino alle caviglie, Marisa era piegata in avanti l’imbianchino dietro di lei, sentiva la cappella tra le sue chiappe, con un brivido capì le sue intenzioni.- Sì mamma sììì. – Disse nella cornetta del telefono.Il cazzo sprofondò nel suo culo con meno fatica del giorno prima, la madre continuava a parlare ignara che la figlia proprio in quel momento si stava facendo sodomizzare.- Miohh marito sta bene mammaaahh, sììì te lo salutoooohhh.L’uomo eccitato inculava sempre più forte la donna che agitava il culo, sempre più sfondato.Marisa aveva capito che Raffaele era un libidinoso, certe situazioni l’eccitavano più di altre, e quella che si era creata con la telefonata della madre, stando a come era duro il cazzo che faceva sù e giù nel suo culo, doveva intrigarlo molto.-Sìììì, mamma ciaooohh, va bene passamììì papààà.- Ciaooohh, papino, i lavoriii procedono bene, sìììì sono soddisfatta, ahhh moltooohh.L’imbianchino l’inculava talmente forte e a fondo che il suo bacino sbatteva violentemente sopra le chiappe della donna con forti schiocchi, che il padre sentiva chiaramente dall’altra parte del telefono, tanto che domandò alla figlia di cosa si trattava.- Cosè questo rumoreee papàààà, e l’operaio ohhhh che sta facendo un bucooohh.- Un buco dovè?- Un bucoooo dovèèè, nel cul… nel murooo hh.- AAhhhh sìì, godoooohh, sìììì.- Marisa godette, tappando con una mano il microfono della cornetta del telefono, non sapendo cosa dire troncò la chiacchierata con il genitore, salutò il padre, mentre Raffaele si svuotava i coglioni nel suo buco di culo, lo sentiva contrarsi insieme al cazzo che spurgava calda sborra appiccicosa. Attaccò il telefono appoggiandosi distrutta con il culo in fiamme sopra il mobiletto, il suo inculatore aveva gia ripreso il lavoro, per lei l’inculata era stata esaltante aveva goduto con il corpo ma anche con la mente, lo aveva preso in culo mentre parlava con la madre, aveva avuto un orgasmo con la voce del padre nell’orecchio. Sì non c’erano più dubbi era diventata una troia libidinosa.La giornata passò, dopo pranzo il figlio andò nella sua cameretta, anche Cristina aveva pranzato in casa ma subito dopo uscì, Marisa tentò per tutto il pomeriggio di farsi chiavare ancora, ma Raffaele l’ignorò, le parlava solo di lavoro, la padrona di casa s’è nè fece una ragione, del resto lui aveva sborrato gia due volte, forse era stanco, alle quattro in punto andò via, la notte Marisa smaniava, scopò con il marito, la scopata fu dolce ma non la soddisfò più di tanto, andò in bagno a masturbarsi sì stordì di orgasmi, tornò a letto e finalmente s’ addormentò.Il giorno dopo appena usciti i suoi, Marisa si denudò mettendosi a pecorina, era completamente esposta davanti a Raffaele che stava bevendo il caffè, l’uomo aveva a disposizione il culo e la fregna della donna, che attendeva speranzosa che lui gli sbattesse il cazzo in qualche buco, ma rimase delusa, lui finì di bere il caffè e le disse di muoversì il lavoro l’aspettava, piegata e eccitata, come una cagna in calore la donna dovette ingoiare un rospo amaro invece del cazzo che aveva sospirato per tutta la notte.Raffaele lavorava, e lei sospirava, forse non l’eccitava più, ormai sì era preso tutto di lei, all’ improvviso una lampadina sì accese nella sua testa che oramai pensava quasi esclusivamente da troia, si tolse i pantaloni si alzò la canottiera scoprendo le tette e andò al telefono, alzò una gamba e l’appoggiò sul divano la fica gocciolante tra le gambe in bella mostra, in quella posizione oscena compose il numero di telefono dell’ufficio del marito, rispose la segretaria. – Buongiorno, Anna potrebbe passarmi mio marito.C’ era riuscita aveva attirato l’attenzione dell’imbianchino, sentì la sua mano aperta sringergli la fica mentre lei al telefono diceva. – Ciao amore, ahhh.Mentre parlava con il marito, Marisa sprizzava gioia da tutti i pori e ciprigna dalla fica, aveva una mano dell’amante sopra la fica mentre con l’altra lui si stava sbottonando i pantaloni, un singhiozzo le sfuggì quando la biscia oscena misè fuori la cappella.- Si amore va tutto bene avevo voglia di sentirti.- Diceva la troia al telefono, mentre in piedi Raffaele gli aveva passato le mani dietro e gli aveva abbrancato le natiche, lei era un pò più alta di lui e dovette piegare un pò la gamba per permettere all’uomo di penetrarla, l’altra era sempre aperta e piegata sul divano.Raffaele tenendola per le chiappe spinse il cazzone dentro la fregna della donna, che emise un lungo gemito che morì solo quando la cappella l’aveva penetrata tutta urtandogli l’utero.- Che c’è amore che ti succede?- Disse preoccupato il marito.- Nienteeehh, amore, non e niente, ho sbattuto il ginocchio sùùù uno spigolooohh.- Mentì l’adultera, che cominciava a sospettare che telefonare al marito mentre veniva chiavata non fosse stata una buona idea, il porco le dava volenti colpi di cazzo nella fica, aveva ottenuto ciò che voleva aveva talmente infoiato l’uomo con quella telefonata, che la stava scopando con foga bestiale, tanto da strappargli subito un orgasmo.- Ahhmore, quanto mi manchii, ohhhh, sììì ti desidero.- Disse la troia al marito tentando di confondere le acque.- Il marito abboccò con tutte le scarpe, non sapeva che quello che realmente desiderava la moglie l’aveva in quel momento nella fregna vogliosa.L’osceno amplesso continuava, la danza dei bacini che si cercavano, il grosso cazzo che stantuffava senza tregua, la donna che emetteva gemiti e sospiri incontrollabili fu costretta a dire al cornuto al telefono che sì stava masturbando.Il marito gli domandò dove fosse l’operaio, lei gli disse che era uscito, ma cè l’aveva piantato nella fregna, adesso mentre la scopava con forza, lui gli leccava la faccia sudata e rossa, gli infilava la lingua in bocca, tanto che lei biascicava al telefono, poi stretti l’uno all’altro vennero insieme, esplodendo in un lungo orgasmo, tanto che lei vide le stelle, sbavava sopra la cornetta del telefono mentre la fica gli colava di sborra, disse al marito che aveva goduto pensando a lui, ma chi l’aveva fatta venire era ancora abbrancato alle sue chiappe e continuava a muovere il bacino tenendogli il cazzo dentro, riattaccò e caddè a sedere sul divano a gambe aperte massagiandosi la fica piena.Raffaele non la toccò più, riprese a lavorare, la giornata finì, finì anche la settimana, Raffaele il sabato e la domenica non lavorava, Marisa alla notizia dimostrò il suo disappunto, due giorni senza il cazzo dell’operaio era per lei un tempo lunghissimo, il marito la guardò stupito, la figlia sorrise e pensò tra sè “che troia che sei diventata mammina”, Marisa giustificò la sua reazione dicendo che non vedeva l’ora di finire i lavori.Il sabato Marisa passò la giornata a masturbarsi senza tregua, s’ infilò di tutto nella sorca godeva e sospirava pensando al cazzo dell’imbianchino.La sera uscì con il marito e alcuni amici, aveva sempre il cazzo dell’imbianchino in mente, la fica bocchegiava, tanto che un amico di vecchia data del marito accortosi dello stato della donna coronò un suo vecchio sogno, scoparsi Marisa, che sì fece trombare dall’uomo incredulo, appena il marito la lascio un attimo sola .La domenica però non cè la fece a resistere, chiamò al telefono Raffaele, lo pregò l’implorò di andare da lei avrebbe fatto qualsiasi cosa, ma voleva il suo cazzo ad ogni costo.Raffaele esasperato dall’insistenza della troia, l’accontentò gli diede appuntamento dopo cena nel parco sotto casa di lei.Marisa era raggiante, però doveva trovare una scusa plausibile per uscire la sera da sola senza destare sospetti al sempre più cornuto marito, sì stava spremendo le meningi quando, il suo cane sbadigliò e si rimise a dormire, Marisa sorrise aveva trovato il modo.La giornata passò lentamente, troppo per Marisa che doveva gestire la voglia oscena che gli contorceva le budella, la famiglia cenò tranne Cristina che era uscita con il fidanzatino, dopo cena padre e figlio erano davanti alla tv la partita serale stava per cominciare, lei chiamò.- Dino, andiamo bello ti porto a fare i bisognini.Il cane drizzò le orecchie, era da tempo che non lo portavano fuori, l’avevano abituato a fare i suoi bisogni in un angolo del terrazzo, il marito le chiese come mai portava fuori il cane, non l’aveva mai fatto.Lei rispose che il cane aveva bisogno di movimento, stava diventando troppo pigro.Le donne più sono troie, meglio gli vengono le bugie da raccontare a quei cornuti dei loro uomini.Marisa mise il collare al cane che s’incamminò scodinzolando felice, dietro di lui la padrona lo seguiva sculettando.- Attenta che non ti scappì, sentendo l’odore di qualche cagna in calore.- Sì raccomando il marito.-Non preoccuparti amore farò attenzione.- Rispose la donna, ma una femmina in calore in giro già c’era ed era lei.Sì incamminò trascinando il cane che si fermava ad odorare e a pisciare ad ogni metro percorso, lei andava di fretta aveva un cazzo duro che l’aspettava, entrò nel parco ma del suo amante non c’era traccia, sconsolata pensò che gli avesse dato buca, si guardò intorno disperata, fuori dal parco notò una macchina che lampeggiava, era lui, sorrise, la sua fica gia bagnata esagerò inzuppandogli le mutandine, si avviò a passo veloce verso l’auto, trascinando il povero Dino. Cristina era andata al cinema con il fidanzato, ma a casa l’aveva accompagnata un amico di lui, lei per ringraziarlo gli aveva fatto un pompino delizioso in macchina, era scesa dall’auto che subito era ripartita, aveva ancora in bocca il sapore della sborra quando aveva notato la madre e il loro cane, stava per andargli incontro per salutarla quando vide l’auto che lampeggiava, non cì voleva un genio per capire cosa stava succedendo, ormai la madre aveva perso ogni ritegno, curiosa e eccitata, col favore delle tenebre sì avvicinò all’auto, come aveva sospettato dentro c’era l’imbianchino, della madre si vedeva solo la testa che faceva sù e giù tra le gambe dell’uomo.Marisa con il cuore nella fica aveva fatto saltare il cane sul sedile di dietro, entrò nell’auto e vide che Raffaele aveva gia tirato fuori la bestia, gli si avventò sopra con la bocca spalancata ingoiandogli il cazzo, tanta era la voglia che lo spompinò quasi con rabbia, non sapeva che la figlia nascosta dietro la siepe la stava spiando.Cristina sempre ben nascosta vide la madre alzare la testa e leccarsi le labbra, lei non era l’unica bocchinara in famiglia pensò la giovane.Raffaele aveva detto a Marisa di scendere, preoccupata eseguì, l’uomo gli aveva sborrato in bocca, lei sperava che questo non l’avesse soddisfatto del tutto perchè a lei il bocchino non aveva fatto altro che aumentare a dismisura la voglia, ma Raffaele scese dalla macchina, la fece piegare a pecora. Marisa era appoggiata con le mani all’inferiata del parco, un lampione poco distante illuminava flebilmente la scena.Cristina eccitata sì era portata una mano tra le coscie, vedeva il rozzo uomo che alzava la gonna della madre sul culo, lo vide che gli abbassava le mutandine, all’orecchio gli giungevano i gemiti soffusi della madre che aspettava di essere montata, quello che vide poi la lasciò sgomenta, l’imbianchino si era calato i pantaloni e puntava verso la fica della madre a pecorina, il più grosso cazzo che lei giovane troia avesse mai visto, adesso capiva cosa la madre aveva trovato in quell’uomo, un tesoro di cazzo, senti un brivido nella sorca, quando l’uomo abbrancato ai fianchi della madre gli infilo il cazzo da dietro dentro la fica fino a farlo sparire tutto in essa, Marisa s’inarcò alla penetrazione, gemeva mentre l’uomo prese a stantuffare con forza.Cristina aveva la fica che pisciava dalla voglia, vedere la madre che scuoteva la testa e che ondeggiava il corpo mentre dietro di lei l’imbianchino la montava senza pietà. Marisa godeva senza remore, gli orgasmi l’assalivano uno dopo l’altro quasi ininterrotti, non sapeva lo spettacolo osceno che stava offrendo alla figlia, che dietro una siepe si stava masturbando con due dita, guardava con occhi lucidi di voglia il cazzo più grosso che avesse mai visto, apparire per un attimo lucido di secrezioni e poi sparire in un lampo nella fica che l’aveva partorita, venne quando sentì l’uomo che grugniva mentre si svuotava i coglioni nella fica di sua madre, che ebbe l’ennesimo orgasmo uggiolando come una cagna, tanto che il cane che era rimasto nell’auto grattava sul vetro, eccitato anche lui dai gemiti lussuriosi che la sua padrona emetteva incontrollati.Cristina corse via, entrò in casa, il padre la salutò.- Ai visto tua madre e scesa con il cane, da un pò.-Nò papà non lò vista.- Mentì la ragazza, che aveva le mutandine zuppe che gli sì erano infilate nella fica.Dopo pochi minuti anche l’altra troia entrò in casa la sua faccia era radiosa .-Come mai c’ hai messo tanto cara?- Domando il cornuto.-Dino scodinzolava talmente contento, che mi dispiaceva riportarlo subito a casa, avesti dovuto vedere come correva felice nel parco.- invece la povera bestia era stata tutto il tempo chiuso nell’auto dell’amante della padrona che si faceva chiavare, lei sì all’aria aperta.Marisa saluto Cristina baciandola sulla guancia.- Ciao amore ai mangiato?- Sì mammina ò mangiato e bevuto, e tù cosa ai fatto stasera.- Ho portato fuori il cane, n’è aveva propio bisogno povera bestia ! sempre chiuso in casa.Cristina guardava la madre, scoprì che gli avrebbe volentieri leccato la sorca, che lei sapeva in quel momento piena di sborra.- Devo andare in bagno vuoi andarci prima tù mamma? Domandò maliziosa.-Si grazie cara ho un bisogno urgente.”Sì di farti un bidè puttana” pensò Cristina.Durante la notte a Raffaele fischiavano le orecchie nella casa che stava ripitturando adesso erano due le fregne che bagnate boccheggiavano pensando al suo cazzo.Cristina come la madre prima di lei era rimasta fulminata dalle dimensioni imponenti di quel cazzo, lo voleva a tutti i costi, e oltre a quello voleva la madre, voleva farla godere leccandogli la fregna.Il giorno dopo tutta la famiglia era in cucina per colazione un altra settimana stava iniziando, di lavoro e corna per il padre, di studio per il figlio, di studio e qualche cazzo per la figlia, di molto cazzo per la madre, almeno così sperava lei.Ma non tutto stava andando come l’angelo del focolare aveva sperato, quest’oggi non sarebbe rimasta sola in casa con il suo cazzutissimo operaio, Cristina aveva detto che non stava bene, e che non sarebbe andata a scuola, la malattia era la stessa della madre e si manifestava con un irrefrenabile voglia che prendeva alla fregna passava dal buco del culo saliva fino al seno facendo indurire i capezzoli e salendo ancora fino ad impastargli la bocca di saliva, per questa malattia c’era solo una cura e si chiamava cazzo, abbondanti dosi di cazzo accompagnato da impacchi di sborra calda.Maledizione pensò Marisa con la figlia tra i piedi farsi scopare non sarebbe stato facile, e infatti così fu, Raffaele lavorava, di scopare non sè ne parlava, cosi Marisa uscì a fare la spesa, pensava di distrarsi, ma per strada poco mancò che accettasse la corte di un giovane maschio che voleva scoparla, il risultato fu che tornò a casa più imputtanita che mai.Appena chiusa la porta poggiò la spesa sul tavolo, dei gemiti osceni provenivano dal bagno, il sangue gli si gelò, corse e vide ciò che più temeva, sua figlia appoggiata in bagno con la faccia in terra il culo in aria con il buco del culo riempito dal cazzo mostruoso dell’imbianchino che faceva sù e giù.-Nooo.- Gridò, la donna ma ancora non aveva deciso s’è era in ansia per la figlia che accoglieva nel culo il cazzo spropositato dell’operaio ò gelosa perchè lui inculava un altra seppur sua figlia.Cristina girò la testa verso la madre e con un espressione da indemoniata disse.- Ciao mammina, ahhhh, brutta troiona volevi tenerti, questo bel cazzoneeehh tutto per tè, ma adesso cel’ho io in culooooohh e mè lo tengoooooohhhh.La donna sempre più confusa, non sapeva se dar retta al cuore e impedire che i due finissero l’osceno amplesso, oppure accontentare la fregna che gli imponeva eccitata di unirsi ai due maiali.Vinse la fica, si gettò sopra il culo della figlia e gli leccò le chiappe, a pochi centimetri dal cazzo che come un pistone gli scorreva nel buco del culo .Raffaele sfilò il cazzo dal culo della ragazza e lo diede in bocca alla madre che s’è lò lasciò scivolare in gola, poi con un grugnito s’è lò vide sfilare per immeggersi di nuovo nel buco del culo di Cristina.La quale sì contorse e mise una mano tra le gambe della madre tastandogli la fica.-Che fregna bagnata che ai mamma, tè la voglio leccare, ahhhh.Marisa infoiata com’era non poteva far altro che accontentare la figlia, gli si misè davanti a gambe aperte, Cristina continuava a prenderlo in culo, e contemporaneamente leccava la fregna materna, madre e figlia in un colpo solo infransero due tabù, l’amore lesbico e sopratutto stavano praticando l’incesto.La cosa era talmente sconvolgente che Marisa godette come un epiletticca sopra la bocca della figlia che le succhiava rumorosamente il caldo brodo che senza sosta la sua fregna sì perdeva.Raffaele dietro Cristina continuava ad incularla, aveva la visuale piena di una figlia che lecca la fregna della madre portandola ad un orgasmo indecente, troppo anche per lui che stava per sborrare, con uno sforzo riusci a trattenersi e a sborrare sopra la guancia di Cristina e la fregna della madre che stava leccando.Nel bagno sì sentivano i sospiri all’unisono di tutti, Cristina aveva fatto godere la madre con la lingua, l’imbianchino con il culo, ma lei non era venuta.-Mammina, voglio godere anche io, leccami la fregna mamma.Le posizioni si scambiarono, adesso era Marisa che stava leccando la fregna alla figlia, Raffaele, che ancora una volta riuscì a stupire le due troie, aveva di nuovo il cazzo duro, che schiaffò nel culo di Marisa che per quanto strano a dirsi era più stretto di quello della figlia, un altra serie di orgasmi mise fine all’orgia.Cristina non tornò a scuola fino alla fine dei lavori, per giorni tra lei e la madre, fecero a gara a chi riusciva ad essere più troia, scopavano con Raffaele quando questi gli concedeva il cazzo, altrimenti facevano da sole, tra loro ò masturbandosi da sole.I lavori erano quasi al termine, gli ultimi due giorni l’imbianchino fu particolarmente attivo, tra una pennellata e l’altra tirava fuori il cazzo e andava dalle porche, che contentissime gli allargavano le gambe, entrava nella cameretta di Cristina mentre lei studiava, e gli metteva il cazzone nella fica la scopava e gli sborrava dentro, riprendeva a lavorare e dopo un pò andava da Marisa che in cucina preparava il pranzo, la faceva piegare a pecorina e gli sborrava anche a lei dentro la fica.Le due donne gli avevano offerto più di una volta il culo ò la bocca, ma lui, imperterrito, le scopava in fica e gli sborrava dentro, le due donne non protestavano anche perchè ogni volta perdevano il conto degli orgasmi che quel mostro dal cazzo sempre duro riusciva a procurargli, il culo s’è lo rompevano da sole, con qualunque cosa lunga e cilindrica gli capitasse tra le mani.I lavori finirono un mese esatto dopo averli cominciati.Soddisfatto il padrone di casa staccò l’ultimo assegno all’imbianchino, che salutò appena le due donne, che caddero quasi in depressione, Madre e figlia tentarono più volte di mettersi in contatto con lui ma inutilmente, Raffaele era sparito, i giorni passarono e una dopo l’altra le due troie sì scoprirono incinta, l’imbianchino l’aveva ingravidate entrambe è l’aveva fatto apposta, alla notizia il padre e marito delle troie ebbe un malore, ancora padre e in più anche nonno nello stesso momento, Cristina fece credere al fidanzato che era stato lui a metterla incinta, e lo costrinse a nozze riparatrici, il povero ragazzo sì ritrovò con una moglie ninfomane e un figlio non suo da crescere, Marisa riuscì a convincere il marito che potevano tenere il bambino in fondo non erano così vecchi, l’uomo non immaginava che il bambino che la moglie portava in grembo era di un altro .Passarono altri mesi, Cristina e Marisa ormai andavano insieme a farsi chiavare, con il tempo avevano dimenticato l’imbianchino e il suo grosso cazzo.Erano in un appartamento con degli extracomunitari di colore, avevano lasciato i figli nelle carrozzine in una stanza, mentre loro si facevano scopare e inculare in un altra, tra un cazzo e un altro, sì occupavano anche dei figli gli stavano cambiando i pannolini, i due neonati erano uno di fianco all’altro, le loro due mammina sì guardarono sorridendo, non c’erano dubbi di chi fosse il padre, tra le gambe i due bimbi avevano un pisello spropositato e nonostante i pochi mesi di vita cè l’avevano gia bello barzotto mentre sorridevano alle loro mamme.

