Settembre era uno splendido calice serale di voci, rumori e fragranze nell’aria per le vie del mio paese, ed era un ottimo periodo per inaugurare il nuovo spazio musicale che avevo ricavato in un vecchio appartamento assieme al mio gruppo. Avevo 19 anni e in quei giorni ho vissuto alcune tra le esperienze più intense della mia vita… ma a renderle tali è stata soprattutto la loro condivisione con gli altri membri di quella mia prima band, un classico gruppo rock sebbene largamente variopinto da personalità fra le più svariate. I miei primi concerti (sono un bassista elettrico), le sbronze e i bivacchi improvvisati sulle spiagge, le liti e le riappacificazioni, le droghe e la poesia, le luci al neon… e su tutto la Musica.Questo tempo coincise anche con la prima storia lunga che ebbi con una ragazza. Era una splendida sera di Settembre, dicevo, quella in cui noi tutti “Flip” (era questo il nome del gruppo) aprimmo le porte della nostra sala prove ad amici e conoscenti, ma molti non vennero e alla fine ci ritrovammo circa in trenta, e fu meglio così dacchè quella era una casa da poco più di 70mq, a pianterreno, divisa in 3 vani con un corridoio che ne univa i due più spaziosi a ferro di cavallo e su cui si affacciavano una piccola cucina e un comodo bagno, e già si stentava a respirare con tutto quel fumo e quel chiasso di voci. Com’era prevedibile, la calca si concentrò per tutta la sera nella prima stanza, adattata saggiamente e in maniera deliziosa a saloncino, con due divani, un grande tavolo basso alla giapponese e tre luci soffuse di svariati colori; ovvio anche l’andirivieni dal bagno; ma l’ultima stanza – assegnata a sala prove – restava vuota poichè ancora in fase di allestimento, con attrezzi da carpentiere sparsi sul pavimento e una controparete in polistirolo e feltro con tanto di finestra mobile, rappresentata da un pezzo squadrato di gomma piuma. Inoltre c’erano cataste di fogli di polistirolo e lenzuola di carta delle ferrovie, che usavamo nel frattempo come giacigli sui quali improvvisare amplessi e giochi con le nostre ragazze, tutte inconsapevoli che oltre a loro altre fan del gruppo frequentavano gli stessi pavimenti e gli stessi divani. Non erano escluse nemmeno frequenti orge soft fra alcuni di noi e alcune delle “amiche” che frequentavano la casa in quelle lunghe notti che non ho mai dimenticato… Avevo imbandito una tinozza di eccellente sangria da me stesso preparata, numerose bottiglie di alcolici pregiati, oltre a snack in forma di tartine, salatini e arachidi tostate. A metà serata l’atmosfera era delle più frizzanti e gradevoli: amici, amiche, sorelle, fratelli e conoscenti a vario titolo apparivano rossi e divertiti in volto, assiepati per terra e sui divani come colombe gorgoglianti; una cappa di fumo di marijuana si era sostituita a quella delle sigarette, i bicchieri si riempivano e si svuotavano di continuo… Ormai molti, anche fra i più grandi, eroticavano apertamente senza curarsi granchè degli altri presenti. Insomma, c’era feeling nell’aria… Per farla breve, mi spostai con Linda, la mia ragazza, in sala prove dopo essermi accertato che non ci fosse nessuno. Dato il buio e l’ebbrezza mi scordai purtroppo che era anche la stanza in cui tutti avevano riposto borse e giubbotti, e questo ci causò diverse volte spiacevoli e inopportune interruzioni. Avevo convinto Linda a spogliarsi, ma volle tenere per forza slippini e minigonna dato l’andirivieni di gente che bussava alla porta, anche se per fortuna sembrava oramai essere cessato. È doveroso premettere che avevo sverginato Linda, tenera e fresca diciottenne campagnola, appena qualche giorno prima (in quella settimana le somministrai tutti e tre i sacramenti, lo prese in bocca, davanti e dietro… ), e che lei si mostrava ancora profondamente impacciata e insicura – cosa che per certi versi me la rendeva più eccitante – come quando, stesala su qualche lenzuolo di carta e denudatole il basso ventre, le praticai una doppietta di dita nel culo a coscie aperte mentre la leccavo davanti… Sentendo che leccavo le dita ogni volta che uscivano fuori, proruppe in un “Che schifo, no… ti prego… “, e allora le feci rimettere gli slippini e volli prenderla sopra di me, scostando di lato il tessuto delle mutande… un attrito meraviglioso che però non volli prolungare troppo. Così lo tirai fuori e glielo feci prendere in bocca. Mentre succhiava e leccava impacciata il mio membro barzotto ed odoroso di sesso le chiesi “Ascolta, voglio farlo dietro… ti va?”. Lei mi espose la sua paura che venendole dentro al culo avrei potuto sporcarla anche davanti ma riuscii a rassicurarla, da quel gran figlio di puttana che sono sempre stato. Però non vedevamo un accidente, e l’aria già calda si era fatta troppo densa dei nostri respiri; così aprii la finestra mobile che dava direttamente sulla strada, confidando che a nessuno, passando, venisse in mente di sbirciare dentro la stanza che internamente restava comunque in semioscurità.Sentimmo allora dall’altra stanza provenire limpida fra il vocìo la musica di un bel greatest hits dei Doors… E quando Linda si mise a quattro zampe, col volto dentro il fascio di luce proveniente della finestra, le parole di “The End” ci stavano riempiendo le orecchie. Contemplarla così, in questa postura assunta quasi con aria servile e intimorita, mi fece indurire il cazzo definitivamente, quasi che non dovesse mai più ritornare ad ammosciarsi. Le sfilai completamente le mutandine e me le riposi accanto: Linda respirava piano, in attesa, meravigliosa bambola dal culo di latte e burro, la cascata dei capelli riccissimi che le ricadeva sulle spalle e sul volto, i seni sensibili e teneri penzolanti e tremuli alla luce della strada che filtrava appena dalla finestra… Provai un primo assalto posteriore, dopo averle impiastricciato di saliva e umori vaginali il buchetto del culo:-“Aaah… piano… piano… ” – Queste furono le sue parole.-“Stà calma, non ti preoccupare” – la rassicuravo io – “Cerca di respirare profondamente… su, così… respira… ecco… brava… “A questo punto la cappella mi era entrata dentro per metà, e per fortuna, nonostante gli sforzi e i disagi considerevoli, il cazzo mi restava duro.Bussarono alla porta. Porca puttana! Come era facile immaginare, Linda si sganciò rivestendosi subito in fretta e furia, io cercai invano di convincere la stronza che ci aveva interrotti ad aspettare un pò dall’altra parte della porta, ma la mia ragazza mi ordinò di farla entrare, mettere fuori dalla stanza tutte le restanti borse e giacche e tornare così alle nostre cose senza altre rotture di coglioni per il resto della sera! Effettivamente era la cosa più saggia, così a malincuore aprii alla nostra amica che si precipitò dentro con un fastidioso sorrisetto malizioso profondendosi in scuse “per averci disturbato”… Sicuramente aveva percepito anche il forte odore di sesso, specie quando salutò me con un bacio sulla guancia: avevo tenuto tutto il tempo la faccia immersa fra le natiche di Linda! “Ben ti sta, stronza!”- pensai – “Così crepi d’invidia perchè a te nessuno ti scopa… “Toltosi dalle scatole l’inconveniente, tornammo a noi. Questa volta ero deciso a fare prima possibile, onde evitare altre sorprese. Invitai Linda a denudarsi nuovamente e a rimettersi a quattro zampe. Siccome, ovviamente, mi si era smosciato, cominciai a sditalinarla da dietro, lei naturalmente era rimasta eccitata, e trovandola ancora fradicia mi presi la briga di infilarle l’indice destro nel culo e il medio della stessa mano in fica, in un lento ed eccitatissimo dentro e fuori… Continuai per un pò, finchè non sentii lei gemere e il mio membro tornare duro. Quindi, restando in ginocchio dietro di lei, mi chinai a lapparla fra le chiappe, facendo attenzione a depositarvi in mezzo una copiosa pozza di saliva. Ed eccomi stavolta pronto a pretendere quel sacrificio senza “se” e senza “ma”: mi alzai in piedi e mi portai a cavalcioni su di lei, piegando le ginocchia fino ad arrivarle perpendicolare col cazzo fra le chiappe. Iniziai a spingere lentamente ma inesorabilmente, incurante dei suoi gemiti di dolore. Per fortuna, sebbene quel buco di culo fosse totalmente vergine, si rivelò abbastanza elastico e capiente, con mia grande sorpresa. Accompagnato dalla musica ipnotica e sensuale dei “Doors” proveniente dall’altra stanza, lo sverginamento anale di Linda aveva luogo in tutta la sua animalesca evoluzione: le arrivai in poco tempo in fondo al retto, mettendoglielo tutto dentro fino ai coglioni… In quel momento lei si voltò quanto potè con voce spezzata e mi confidò: “Aaah… Mi viene di fare la cacca… “.Questa osservazione mi eccitò enormemente, e le risposi anch’io con voce spezzata: “Tranquill… aaah… è n… normale… ti sto stimolando… ora comincia a muoverti piano, io sto fermo… ok?”Linda non disse nulla ma iniziò a muovere sinuosamente il culo con tutto il corpo, provando sempre meglio a rilassare e contrarre lo sfintere e a stringere ed allargare le chiappe: meraviglioso! Stupendo! Ero sbalordito da come imparasse velocemente! Nel giro di una ventina di minuti, sentivo il cazzo tumefatto e sconvolto dal forte attrito di quel canale divenuto ormai viscido ed elastico, tanto che potevo tranquillamente uscirlo fuori e ricacciarlo dentro, il buco restava perfettamente dilatato… Potevo vederlo alla scarsa luce che filtrava da fuori… Ma… un momento! Mi accorsi sollevando un attimo lo sguardo di qualcuno che ci spiava dalla finestra! Senza farle accorgere di nulla, feci spostare un pò di lato Linda e notai che si trattava di Claudia, l’amica che ci aveva interrotto prima! Sicuramente aveva spiato tutto, aveva assistito voracemente a tutto il rito dell’inculata… “Che razza di troia” – pensai – “Ti piace guardare, eh? Allora guarda come godiamo senza di te!” – E, pensato questo, alzai il volto guardandola dritto negli occhi e le feci un sorriso d’intesa: Claudia per un attimo fu presa dal terrore! Era stata scoperta, ma il mio sorriso l’aveva rassicurata… aveva capito che volevo lasciarla ancora ad osservare. Afferrai saldamente Linda per i fianchi e cominciai a stantuffarla di brutto; la pompavo nel culo a tutta forza, i suoi gemiti sembravano quasi dei guaiti ed aveva la fica che grondava letteralmente sbroda. Cominciò ad emettere vocali spezzate e suoni prolungati come “Mmmmh! Hunnnnh! Ah… ! Aah… ! Ahi… ! Oh!… Ummmmh!” – mentre io fissavo Claudia incollata alla finestra, con gli occhi languidi e stravolti. Sopraffatto dall’eccitazione per tutto quello che stavo sentendo, toccando e vedendo, sentii l’orgarsmo montarmi dentro, afferrai Linda per le spalle e la feci sollevare in ginocchio come me senza toglierle il cazzo dal culo, appoggiata davanti soltanto con la punta delle dita; le strinsi le mammelle e poi tornai a tenermela stretta per i fianchi, col culo praticamente incollato al mio cazzo. Anch’io cominciai a lamentarmi e ad ansimare senza ritegno e in pochi secondi le riempii le interiora di sborra caldissima, perdendo il conto degli schizzi che le spruzzavo dentro. Linda non seppe resistere ed ebbe lì il suo primo orgasmo, stritolandomi praticamente il cazzo quasi a volermelo risucchiare dentro, senza che io riuscissi a toglierlo via, nonostante i miei sforzi. Quando il cataclisma si quietò e riuscii ad estrarlo (livido e violaceo, poverino!), mi affrettai a prendere i suoi slippini e a pulirle vigorosamente l’ano e tutto in mezzo alle chiappe con quelli, onde evitare pericolose perdite. Lei non aveva capito che le ero venuto dentro, aveva confuso tutto nello sconvolgimento di quel suo primo orgasmo, e a quel gesto mi chiese impaurita se le fossi venuto dentro incurante della sua richiesta di evitarlo. Io mentii spudoratamente, e mi accorsi che Claudia, di molto più grande ed esperta di noi, stava sorridendo di gusto e mi scuoteva la testa come a dire: “Che stronzo che sei!”Linda si alzò ma non riusciva a camminare bene, “Mi sento come quando ti mettono una supposta e ti si scioglie dentro… ” – sospirò – E, detto questo, si affrettò camminando a gambe larghe ad andare in bagno a fare cacca. Io restai solo a guardarmi con la nostra amica voyeur, sorridendoci entrambi mentre pulivo con un fazzoletto di carta, sotto i suoi occhi e senza pudore, il mio uccello dai pezzettini di merda di cui si era sporcato. Dall’altro lato molti ormai stavano per andare via, e le feci segno che era meglio per lei defilarsi prima che uscendo la vedessero. Poco dopo Linda tornò e mi abbracciò dandomi un succulento bacio con la lingua e sussurrandomi all’orecchio: “E’ stato bellissimo, ma ricorda che l’ho fatto solo per te”.E a quelle parole pensai spontaneamente:”Grazie Amore, gran bella inaugurazione… quella del tuo culo!”.Naturalmente alcuni giorni dopo anche Claudia volle provare su di sè quello che mi aveva visto fare a Linda. Si presentò alla sala prove alle due di notte di un Sabato sera, dopo aver visto andare via tutti gli altri musicisti; ma questa è un’altra storia…

