PROLOGO”Solo lo sguardo di chi ci guarda può farci capire la nostra bellezza.” Era bello, lo aveva sempre saputo e aveva sempre goduto del suo aspetto fisico. Il suo giovane corpo con quelle splendide gambe lunghe e atletiche, quelle natiche sode e scolpite, quel busto da efebo e quel profilo greco lo facevano sussultare ogni volta che poteva vedere riflessa in uno specchio la sua immagine nuda. Aveva cominciato a praticare questa perversa forma di narcisismo a soli sedici anni, tornava da scuola e dopo pranzo quando era solo in casa si spogliava completamente e girava nudo contemplandosi davanti allo specchio del bagno o magari al grande specchio della camera dei suoi. Spesso si masturbava, godendo solo della bellezza del suo corpo che accarezzava con cura ungendo di olio profumato la sua candida e liscia pelle. Amava farlo per ore. Gli piaceva scorrere lungo il suo pene, accarezzarlo lentamente come per saggiare le sue voglie, scendere con la mano unta fino ai suoi testicoli e di li passare fino alle natiche, così belle che tanto gli piacevano. Le ungeva, le stringeva, le apriva con le mani guardandosi riflesso di profilo nello specchio. Non amava i peli del sesso e se li era rasati ben presto e altrettanto presto aveva eseguito una completa epilazione laser per avere la pelle più bella e liscia. Aveva detto ai suoi che non era bello per un nuotatore avere i peli e i genitori non avevano protestato. Faceva da sempre nuoto uno sport che trovava rilassante e non volgare come il calcio, non a livello agonistico ma come puro hobby. Ora Alex, questo è il suo nome, aveva 20 anni e da cinque mesi frequentava l’università, a Roma, lontano da casa e dalla famiglia, viveva in un bell’appartamento in un palazzo a cinque minuti dalla facoltà. Ora aveva molto tempo per godere del proprio corpo e molto tempo per curarlo. Non seguiva molte lezioni e preferiva passare le mattinate stando nudo per casa contemplando la propria bellezza. Naturalmente studiava e continuava ad andare a nuoto ma per lui la cosa essenziale era il nuoto. Le ragazze? Ne aveva avute certo ma più che cercare lui loro era il contrario. Vedevano questo efebo biondo e se ne innamoravano, lui alle superiori aveva detto si a qualcuna ma poi tutto era finito perché in fondo a lui avere una storia non interessava e non interessava nemmeno scopare dopo tutto. Perché tutta quella fatica quando si godeva benissimo da soli? Gli amici? Pochi al liceo perché era un introverso taciturno e solitario, pochissimi ora che aveva cambiato città e che li sentiva solo ogni tanto via sms. Ecco dunque il ritratto del protagonista della nostra storia. Capitolo I Era una pigra mattina di aprile, saranno state le undici circa, il cielo era limpido e il sole splendeva sulla città eterna. Alex si era alzato, si era fatto una doccia e ora seduto sulla panca per i pesi si stava ungendo con un olio emolliente. Ammirava i muscoli delle sue gambe, non troppo pronunciati o volgari come quelli di un culturista, ma appena disegnati, agili e scattanti pronti a tendersi appena tesi. La sua mano, lussuriosa, indugiava sulla coscia come a sentire quanto più profondamente possibile la consistenza di quella carne così soda e morbida al tempo stesso. Si era unto completamente la schiena, le braccia, il collo ed il petto, ora avrebbe fatto le gambe e poi il pube e le natiche che tanto amava e che lasciava sempre per ultimo in questo suo libidinoso gioco. Guardando il suo pene, il suo piccolo pene, pensava a quale meravigliosa fortuna aveva avuto a non avere un pene lungo e volgare. Ripensava alle statue degli dei, o degli eroi dell’antichità tutte con piccoli e .. graziosi attributi. Si, graziosi era proprio questo l’aggettivo giusto perché se fossero stati più grandi sarebbero stati volgari ma per fortuna non era il suo caso. Il suo piccolo sesso quasi minuscolo lo trovava fantastico sul suo pube, sotto il suo ventre piatto, tra quelle due colonne delle sue gambe. Gli piaceva accarezzarlo e sentirlo crescere rapidamente nella sua mano e quando lo ungeva gli piaceva ancora di più vederlo così duro tendersi verso l’alto brillante e lucente. Non gli piaceva invece quel colore bianchiccio che avevano le sue parti intime e da qualche tempo stava meditando di cominciare a prendere il sole nudo integralmente prima o poi.Mentre la sua mente si perdeva in questi futili pensieri squillò il telefono. Alex non avrebbe voluto rispondere e non si sarebbe alzato per nulla al mondo e così decise di attendere che dopo il quarto, quinto squillo andato a vuoto il telefono si fosse zittito. In fondo chi poteva essere se non sua madre o suo padre? Quasi nessuno conosceva il suo numero di quell’appartamento e ancora meno persone gli telefonavano così spesso. Del resto avrebbe sempre potuto dire ai suoi che era fuori all’università. Ma il telefono continuò a squillare ben oltre il decimo squillo, così Alex veramente contrariato si alzò e pigiò il bottone del viva voce.”Pronto?” Chiese il ragazzo.”Ciao mio caro Alex……” Una tranquilla e sicura voce maschile rispose all’altro capo del filo.”Chi…. è?” Alex, rimase un attimo stupito non riconoscendo chi fosse il suo interlocutore.”Come stai? Hai terminato di ungere il tuo corpo mio caro?”Alex restò di sasso, come potevano sapere cosa stesse facendo? Non c’erano dubbi, sicuramente prima era stato spiato da qualcuno mentre nudo si stava massaggiando il corpo con l’olio. Chi poteva essere? Purtroppo per Alex, la sua domanda trovò subito una risposta: il ragazzo si girò istintivamente verso la finestra della sala e guardò oltre il proprio terrazzo sul tetto dell’edificio, che era proprio di fronte alla finestra del suo soggiorno e vide un uomo seduto sul cornicione con in mano un telefono cellulare che lo salutava con una mano. L’uomo indossava un completo di jeans con un cappello sportivo e un paio d’occhiali da sole sul viso come se non volesse farsi riconoscere. Non aveva affatto un aspetto famigliare e Alex davvero non sapeva chi diamine potesse essere.”Mi hai visto? Beh non preoccuparti sai è un po’ che mi diverto a guardarti.” La voce disse con fin troppa tranquillità.Alex era terrorizzato e si sentiva come una mosca finita nella tela del ragno. Da tempo era spiato da uomo che ora gli stava telefonando, era sicuramente un maniaco ma cosa voleva da lui?”Che cosa vuole? Perché mi spia?” Chiese Alex con rabbia.”Calmati Alex, voglio solo parlarti e se vieni nel mio appartamento, interno 12 del palazzo, del tuo stesso palazzo, ti spiegherò tutto.”Andare nel suo appartamento? Alex pensò che quell’uomo dovesse essere un pazzo a credere che lui potesse incontrarlo.”Non c’è niente da spiegare. – Tagliò netto Alex – Lei è un pazzo, un maniaco, un porco: ora chiamo la polizia e lei finirà in galera.””Fai come credi ma cosa dirai alla polizia delle tue foto?” La voce dell’uomo tradiva una grande sicurezza che poco dopo Alex avrebbe scoperto essere ben giustificata. “Quali foto? Di cosa sta parlando?” Alex era seriamente preoccupato dalle parole di quel guardone che evidentemente lo spiava ormai da tempo approfittando dalle finestre aperte del suo soggiorno. “Da qualche mese ormai che ti guardo e ti ho scattato alcune foto…. se vieni su te le farò vedere e non ti preoccupare… non ti farò niente di male. Ora vado, ricorda interno 12 nel quinto piano.” La voce suadente del misterioso interlocutore non fu poi così prodiga di informazioni e Alex non fece nemmeno in tempo a dirgli di aspettare che il segnale cadde. Il misterioso uomo aveva riattaccato e il ragazzo lo vide alzarsi dal cornicione e camminare come un gatto lungo il tetto per poi scomparire chissà dove. Alex sconsolato si sedette con la testa piegata sulle braccia e cominciò a piangere. Era a pezzi, era stato spiato per mesi da qualcuno che non conosceva e che l’aveva fotografato. Era sicuramente colpa sua ma certo chi si sarebbe aspettato di essere spiato dalle proprie finestre al quarto piano di un palazzo? E ora cosa voleva da lui quell’uomo? Violentarlo, estorcergli dei soldi? Doveva chiamare la polizia e denunciarlo oppure avrebbe dovuto cedere alla sua proposta e andare come gli aveva proposto nel suo appartamento? E perché poi? Tutte quelle domande gli facevano scoppiare la testa non sapeva che fare o come reagire, anzi non sapeva nemmeno se poteva reagire, se non era già finito in trappola. In una terribile trappola tesa per catturarlo. Capitolo II Il silenzio della casa era turbato solo dalle lancette dell’orologio della cucina che scandivano il lento scorrere dei secondi. Era già mezzogiorno e da quella misteriosa telefonata erano passati quasi trenta minuti in cui Alex, ancora completamente nudo, era rimasto come inebetito fermo e immobile seduto sulla panca con la testa china tra le braccia piangendo tutta la sua disperazione, tutta la sua rabbia ma soprattutto la sua paura. Si Alex aveva paura perché non conosceva chi fosse quell’uomo e cosa volesse da lui. Aveva solo vent’anni ed era un semplice studentello che si trovava catapultato in una situazione che sembrava schiacciarlo. Avrebbe voluto sparire, fuggire come per magia in un posto a mille miglia di distanza e lasciarsi dietro tutto quello era successo appena mezz’ora fa. Ma non poteva farlo e lo sapeva fin troppo bene. Così superato il trauma iniziale, si riprese d’animo e alzandosi andò diritto in bagno, si lavò il viso e si asciugò tamponando per bene gli occhi con un asciugamano. Quell’uomo aveva delle sue foto, ne era certo, non stava bluffando, dimostrava così tanta sicurezza prima al telefono che doveva essere tutto vero quello che gli aveva detto. Alex ormai aveva realizzato che gli rimaneva un’unica possibilità per cercare di uscire da questa faccenda senza incorrere in denunce, polizia o peggio ancora finire nelle grinfie dei media: incontrarlo e sapere con chi aveva a che fare e soprattutto sapere cosa voleva veramente da lui quell’uomo. Spesso questi maniaci diventano più mansueti con le persone oggetto delle loro morbose attenzioni o almeno così sperava il ragazzo che si vestì deciso ad incontrare quel maledetto guardone. Cercò di vincere la sua paura e salì al piano di sopra. Prima di suonare all’interno dodici lesse la targhetta: Ingegner Rossi. Dunque era l’ingegner Rossi che l’aveva spiato. Naturalmente Alex non si ricordava di aver mai conosciuto nella sua vita una tale persona. Scacciando le ultime paure che ancora agitavano il suo giovane animo suonò il campanello. Un’attesa di pochi secondi, che sembrarono un’eternità ad Alex, fu sufficiente perché la porta si aprisse. La sorpresa che il ragazzo provò nel vedere chi aveva aperto la porta fu grande poiché chiaramente si aspettava di trovarsi di fronte l’uomo che prima gli aveva telefonato, ma così non fu. Perché ad aprire quella porta c’era una donna, una magnifica donna dai lunghi capelli castani che indossava una raffinata vestaglia di seta lunga e dal colore blu scuro che ne sottolineava la magnifica silhouette. Alex rimase per un attimo senza parole e stava quasi per dire, “Mi scusi signora ho sbagliato!”, quando guardò nel viso quella donna. Aveva delle belle labbra e degli splendidi occhi azzurri ma… era chiaramente un uomo. O meglio un uomo travestito, truccato benissimo ma pur sempre un uomo: infatti mentre il corpo sembrava quello dolce e sinuoso di una bella donna la fisionomia del viso tradiva una chiara origine maschile. Non bisognava essere geni per capire che quel travestito altri non era che quell’uomo che da chissà quanto tempo lo spiava dal tetto del palazzo. “Dunque sei venuto Alex, mi fa piacere entra pure.”Quel travestito si faceva di lato e l’invitava ad entrare nella sua casa. Inutile dirlo che cosa pensasse in quel momento Alex: aveva paura, aveva ribrezzo per quell’essere e soprattutto era arrabbiato, tremendamente arrabbiato per come il suo sciocco comportamento l’avesse portato a tutto ciò. Avrebbe voluto mandarlo a quel paese, prenderlo a schiaffi e urlargli che gli faceva schifo che era un frocio, una checca, che lui non era così e che non lo sarebbe mai stato. Inutile dire che alla visione di quell’essere nel ragazzo erano già nati ogni tipo di pensieri riguardo a stupri e violenze che avrebbe potuto subire da quell’uomo, ma al tempo stesso Alex vedeva in quella figura così elegante un fascino così particolare che non aveva trovato in quasi nessuna donna. Rimase come paralizzato e non proferì verbo rimanendo davanti all’ingresso dell’appartamento per qualche attimo. Esitazione sufficiente affinché quella figura lo invitasse per la seconda volta ad entrare. Alex non seppe opporsi e come magicamente ammaliato entrò nell’appartamento, la “donna” gli sorrise e mentre lo prendeva sottobraccio chiuse la porta dietro di loro. Appena il ragazzo sentì il tocco di quel braccio attorno al suo ebbe un brivido ma non si oppose ne si allontanò lasciandosi guidare da quello stupendo essere. Alex ne poteva sentire il profumo, forte e delicato al tempo stesso che sembrava avvolgerlo come un incantesimo a cui il ragazzo sentiva di non poter resistere.
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