Finalmente ero riuscita ad ottenere quello per cui mi ero tanto battuta e per cui avevo impegnato buona parte delle mie energie; il grado di leader nella banda di majoret della mia cittadina. Ero in definitiva la ragazza che apriva la sfilata roteando con maestria il bastone sopra la testa della folla che si accalcava al nostro passaggio. Ero stata scelta per il mio fisico pressoché perfetto, nonostante avessi compiuto da pochi mesi i 18 anni. Facevo una magnifica figura con l’uniforme rossa e blu; la gonna a portafoglio che si apriva a ventaglio ogni qualvolta eseguivo una rotazione, ed era con questi movimenti che riuscivo a mettere in mostra tutte le mie cosce tornite e, a volte, la parte iniziale delle mutandine, il corpetto attillato metteva in risalto il mio seno, una seconda misura, perfetto nella forma e nella consistenza. Vedevo durante queste manifestazioni gli sguardi ammirati degli uomini che cercavano l’attimo fuggente per ammirare le mie grazie. Fu proprio durante la festa del patrono del paese di *****, che si festeggia i primi giorni di settembre, dove ci recammo per sfilare nella manifestazione per la scelta del miglior gruppo musicale che fui iniziata alle gioie del sesso con patner maschili, perché finora avevo avuto solo delle esperienze con alcune mie amiche del cuore. Arrivati nel luogo a noi assegnato con l’autobus che utilizzavamo per i nostri spostamenti ci preparammo a sfilare e nello spazioso parcheggio iniziammo a riscaldarci eseguendo gli esercizi preparatori specifici per ognuna di noi; io iniziai a marciare al suono di una musica immaginaria e roteavo, lanciavo ed agitavo il bastone come se stessi effettivamente sfilando. All’ora prestabilita prendemmo posizione nella formazione di marcia e ci avviammo nel punto di raccolta per l’inizio della manifestazione. Poco prima di arrivare a destinazione non vedendo la pavimentazione stradale sconnessa mi ritrovai inaspettatamente a terra con un dolore lancinante alla caviglia; vidi che tutte le altre ragazze e i musicisti avevano formato un cerchio intorno mentre Marco, un giovane della banda musicale si apprestava a sollevarmi da terra. Poggiando il piede venni assalita da un dolore che quasi mi fece perdere i sensi, così su una sola gamba e sorretta dal giovane mi avviai dal responsabile del gruppo, il signor Anselmo, per dirgli che tornavo verso il nostro bus in quanto non potevo partecipare alla sfilata causa il dolore alla caviglia. Sempre aiutata da Marco mi recai in un bar che era di strada e mi feci dare del ghiaccio da applicare alla caviglia. Giunti sul bus chiesi a Marco se gentilmente mi aiutava nelle prime medicazioni, mi distesi sulla poltrona di fondo in modo da poter distendere le gambe e mi feci togliere la scarpa. Volendo controllare l’entità del danno Marco disse che dovevo sfilare anche la calza, vista la posizione fui costretta a sollevare la gonna per afferrare il bordo delle autoreggenti, che avevo indossato per l’occasione, offrendo a Marco uno splendido panorama. Marco con tocco gentile prese il mio piede e sollevandolo leggermente ispezionò la caviglia che ora stava assumendo un color prugna e iniziava a gonfiarsi; sollecitamente prese il ghiaccio e avvoltolo nel suo candido fazzoletto di cotone lo depose sul gonfiore. Iniziò nel contempo un leggero massaggio per alleviarmi il dolore, io contenta di tutte queste attenzioni mi distesi completamente e chiusi gli occhi presa da una sensazione indefinibile; Marco sedendosi nella parte terminale del sedile con ancora in mano il mio piede mi costrinse, data la posizione, a schiudere le gambe mostrando in questo modo la mia topina coperta dalle graziose mutandine rosa ed i ribelli ciuffetti di pelo che le stesse non riuscivano a contenere. La sensazione di benessere stava accendendomi un fuoco per me sconosciuto, convergeva verso il basso e presto sentii che la mia topina iniziava ad inumidirsi per il piacere; non mi resi conto che Marco poteva ora vedere una macchiolina che si allargava sulle mie mutandine; sentii le sue mani che iniziarono a massaggiarmi con movimenti sempre più ampi, poco dopo abbandonata la caviglia Marco prese a far correre le sue mani sulle mie gambe toccando a volte la mia topina. Incoraggiato dal mio silenzio mi ritrovai, in un attimo, le sue mani sulla topina, le mutandine spostate di lato e le dita che scorrevano tra le labbra; si impadronì della clitoride stingendolo. Le sensazioni che provavo mi stavano travolgendo, delle ondate di piacere presero a pulsare nel mio ventre, intanto Marco si era chinato sulla mia topina ed aveva incollato le sue labbra alle mie. Sollevando la testa vidi un evidente gonfiore sull’inguine di Marco che con una mano stava carezzando, quando con rapidità lo estrasse dai pantaloni mostrandomi la sua verga nel pieno del fulgore. Il lucido e paonazzo bastone di carne sembrava muoversi come di vita propria, ed io come ipnotizzata mossi la mia mano per poterlo toccare, raggiuntolo ne sentii la sericità della pelle nonché la consistenza, passai più volte il pollice sulla testa spandendo le lattee goccioline di umori che sgorgavano dall’interno. Il lavoro di lingua sulla mia topina e la consapevolezza di stringere tra le mani quella mazza mi portarono verso un orgasmo travolgente accompagnato da frasi incoerenti che uscivano dalla mia bocca. Spossata mi distesi nuovamente sempre stringendo quel magnifico membro costringendo Marco a seguirmi nel movimento; ora anche lui anelava il suo piacere pertanto si slaccio i pantaloni e si calò le mutande fino alle ginocchia per permettermi di ammirare i suoi gioielli. Con una mano stavo masturbando Marco e con l’altra presi a tastare i suoi testicoli facendoli scivolare tra le dita; improvvisamente sentii il membro pulsare e fui investita da diversi schizzi di densa crema che si depositarono sulla mia divisa imbrattandola. Contrariata, dissi in malo modo a Marco di andare via per permettermi di rassettarmi; Marco silenzioso e rosso di vergogna scese dal bus e si allontanò. Mentre ero intenta a pulire il corpetto arrivò il signor Anselmo per sincerasi delle mie condizioni di salute, sfortunatamente per me era arrivato proprio mentre Marco mi stava leccando la topina ed aveva assistito alla mia performance. Con fare untuoso mi si avvicinò e mi disse di aver visto tutto e che aveva il dovere di informare i miei genitori del mio comportamento e che sarei dovuta andare via dalla banda in quanto indegna di occupare il mio posto. Le lacrime sgorgarono copiose nel sentire quelle parole, tutti i miei sacrifici ed i miei sforzi erano stati inutili; sommessamente tra i singhiozzi pregai il signor Anselmo di essere buono, che non poteva farmi una cosa simile, che era stato solo un momento di debolezza che non si sarebbe ripetuto. Irremovibile rifiutava tutte le mie argomentazioni, dicendo che gli errori devono essere giustamente puniti; allora implorandolo dissi “Farò tutto quello che vuole ma non mi rovini”. Il signor Anselmo sentendo queste parole cambiò subito atteggiamento, diventando più possibilista e chiedendomi più volte “Ma proprio tutto quello che voglio?” ed io ogni volta scuotevo la testa in segno affermativo. Intanto il signor Anselmo prese posto sul sedile e mi cominciò a carezzare le cosce con movimenti sempre più ampi fino ad infilare le mani sotto la gonna e toccarmi la topina proprio come prima aveva fatto Marco ripetendo “ ma proprio tutto?”. Realizzai a cosa stesse mirando il signor Anselmo quando con un dito iniziò a penetrarmi la fessurina; serrando le gambe dissi “La topina no!! Voglio arrivare vergine al matrimonio” Il signor Anselmo contrariato mi disse se non sarà la fica deve essere il culetto. Spaventata da questa nuova proposta gli dissi che ero vergine anche lì, che avevo paura delle conseguenze e del dolore. Carezzandomi la testa e le guance disse che non dovevo avere paura in quanto sarebbe stato dolce e gentile e non mi avrebbe fatto soffrire; oramai rassegnata mi calmai ed attesi l’evolversi degli eventi. Il Signor Anselmo mi aiutò a mettermi in piedi e con mosse veloci mi tolse l’altra scarpa e mi sfilò la seconda calza perché a suo dire doveva ammirare il mio meraviglioso culo; mettendomi prona con le braccia appoggiate sui braccioli di un sedile si posizionò dietro di me e sollevò con fare cerimonioso il gonnellino poggiandomelo sulla schiena, ammirò lo slip rosa che era finito nel solco delle natiche e tra le labbra del sesso, infradiciato dagli umori, prese a carezzare i globi di carne soda massaggiandoli, divaricandoli, mettendo in luce il grinzoso buchetto. Dopo alcuni minuti di muta venerazione mi disse che mi avrebbe tolto le mutandine trattenendole in seguito come trofeo di caccia. Sollevai quindi i piedi alternativamente per liberarmi dall’intimo indumento lasciando esposta la topina ed il resto alle vogliose mani del signor Anselmo. Sentii il rumore della zip dei pantaloni che veniva aperta e volgendo lo sguardo dietro riuscii a vedere il cazzo del signor Anselmo che usciva dalla patta, turgido e dritto sembrava ancora più grosso di quello di Marco, spaventata mi dimenai per cercare di scappare ma le forti mani di Anselmo mi bloccarono e presero a schiaffeggiarmi le teneri carni facendo imporporare il mio culetto; calmata, sentii Anselmo che si piegava su di me arrivando a bisbigliarmi nelle orecchie parole dolci mordicchiandomi il lobo ed infilando la lingua nel padiglione. Intanto il suo bastone nodoso si sera alloggiato all’esterno della topina, poggiatosi tra le labbra prese a frizionarsi con lenti movimenti. Il signor Anselmo sollevatosi prese in mano il suo cazzo e lo poggio sul mio fiorellino iniziando a spingere; senza alcun tipo di lubrificante la penetrazione strava diventando molto dolorosa per entrambi, lo supplicai di smettere perché non sopportavo il dolore. Il signor Anselmo smise di spingere il suo bastone nel mio culetto e riprese a farlo scivolare tra le labbra del mio sesso con la speranza che i miei umori contribuissero a renderlo lubrificato a sufficienza per portare a termine il lavoro iniziato. Con una mano iniziò a stuzzicare il mio bottoncino e l’altra la infilò sotto il mio corpetto palpandomi il seno e serrando il capezzolo tra le dita; ma nonostante tutte queste manovre non riuscivo a sbloccare la libido ed arrivare al godimento. Sempre più frustrato il signor Anselmo mi sollevò e mi si piazzò davanti, con il volto contratto mi disse “Devi essere mia, se non ci riesci con la figa allora lo farai con la bocca”; con una mano mi prese i capelli sulla nuca e con l’altra mi spingeva sulla spalla per farmi inginocchiare; ora con il membro a pochi centimetri dal mio viso avevo una visione perfetta di un sesso maschile, potevo ammirare la larga cappella che aveva provato a violarmi, il tronco nodoso, i movimenti involontari del cazzo come se annusasse l’aria. Tirandomi i capelli mi costrinse ad aprire la bocca e in un attimo me la trovai piena di carne; potevo ora assaporare per la prima volta il gusto del cazzo; il signor Anselmo cominciò ad istruirmi su come dovevo muovere la lingua, come dovevo usare i denti, quando dovevo respirare, velocemente stavo facendo dei progressi e stavo anche prendendoci gusto. Il membro ora era coperta da una spessa patina di saliva e pertanto il signor Anselmo mi posizionò nuovamente prona sul sedile facendomi poggiare solo con il petto sui braccioli, mi sollevò nuovamente la gonna e mi disse di rilassare i muscoli del culetto e di allargarlo con le mie stesse mani; puntò la cappella sul foro e con una spinta decisa riuscì ad entrarmi nel culo. Gridai dal dolore pregandolo di uscire e lasciarmi in pace ma il signor Anselmo rimase saldamente dentro di me anche se immobile; si chinò su di me e prese a sussurrarmi nelle orecchie parole dolci; quando ebbe la certezza che mi fossi calmata iniziò a far entrare altre porzioni della sua mazza intervallando ogni spinta da lunghe pause per farmi abituare a quell’intruso. Finalmente sentii il contatto con le sue palle, dopo poco iniziò a scoparmi il culo con movimenti dolci ma decisi; presto sentii pulsare il cazzo nel mio intestino e ricevetti un abbondante clistere di sborra. Quel giorno di festa lo ricordo in quanto non fu solo la festa del patrono di ***** ma fu anche il giorno in cui mi fecero la festa.
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