Era passato un mese dall’ultima visita della mia nipotina Monella ma ancora il ricordo di quell’incontro mi provocava un brivido lungo la schiena: per quanto mi sforzassi ormai non riuscivo più a pensare a lei come alla piccola bambina che cercava le coccole dal suo zietto prediletto; il fatto che avesse ormai superato la maggiore età fino ad allora non aveva comportato alcuna differenza ma dopo che mi si era rivelata prepotentemente come donna (e che meravigliosa donna!), regalandomi quella sconvolgente giornata di erotismo, la mia mente continuava a considerarla uno splendido oggetto di desiderio. Nelle notti successive a quel primo incontro l’immagine del suo corpo nudo mi aveva tormentato a lungo, facendomi rigirare nel letto con eccitazione crescente; avevo più volte avuto la tentazione di prendere il telefono e chiamarla ma avevo sempre resistito trincerandomi dietro la convinzione che quell’incontro era stato un episodio unico ed irripetibile, dovuto a fantasie provenienti dai tempi della sua adolescenza ed a desideri ormai soddisfatti e dimenticati.Quella mattina stavo giusto constatando che ormai avevo ricominciato a dormire sonni più tranquilli e che la mia mente aveva cominciato ad offuscare quei brucianti ricordi quando il citofono cominciò a suonare in modo assillante. Un sesto senso mi fece immediatamente pensare a lei dall’altra parte del filo ed infatti, sollevata la cornetta, sentii la sua voce squillante chiedermi se volevo lasciarla lì fuori tutto il giorno. Mi affrettai ad aprirle col cuore che già batteva a cento e dopo pochi secondi ebbi la sua visione svolazzante che si precipitava tra le mie braccia: “ciao, zietto mio adorato, non ho avuto un attimo di tempo ultimamente per chiamarti ma ieri mi sono rimproverata per averti trascurato così a lungo e poi non resistevo più alla voglia di abbracciarti, così mi sono presa questa giornata di pausa per trascorrerla tutta con te, sei contento?”. Il fiume di parole, unito a tutti i sottintesi che esse promettevano, mi trapanò il cervello lasciandomi là inebetito ed incapace di replicare ma il resto del mio corpo reagì prontamente preparandosi ad affrontare l’ardua giornata che mi si era prospettata; come la volta precedente la mia età non più verdissima fu cancellata dall’ondata di ormoni che si riversò nelle mie vene sì che mi ritrovai ancora con un’ingombrante e manifesta erezione dentro i calzoni. Lei, che sulle prime aveva forse frainteso il mio silenzio come disinteresse verso di lei, si accorse dell’effetto che invece mi aveva prodotto ed esclamò, visibilmente sollevata: “ah, così va bene, temevo che passata la svogliatura non avessi più interesse per la tua nipotina!”, e così dicendo mi abbracciò strofinandomisi contro con tutto il corpo. Nuovamente fui avvolto dal suo profumo fresco e giovane e nuovamente persi qualsiasi facoltà di autocontrollo. La strinsi a me e presi a palpeggiarla ovunque sul suo corpo sodo e scattante, assaporando di nuovo la sensazione di inebriamento che mi dava il contatto delle sue forme sotto le dita. Le infilai una mano tra i capelli e l’attirai verso di me baciandola profondamente e a lungo, finché entrambi rimanemmo senza respiro. Probabilmente doveva cominciarmi ad uscire il fumo dalle orecchie perché lei, staccandosi un po’ esclamò: “hei, zio, calmati un po’, se no mi esplodi sotto le mani!”, ma l’azione non fece seguito alle parole perché si destreggiò rapidamente coi miei vestiti lasciandomi in pochi attimi completamente nudo; si soffermò a guardarmi qualche attimo e colsi i lampi di cupidigia quando i suoi occhi si posarono sul mio sesso gonfio e vibrante. Non mi diede il tempo di prendere alcuna iniziativa perché si lasciò cadere sulle ginocchia lanciandosi in un focoso pompino che mi sconvolse i sensi. Sentivo la sua lingua scorrere sul glande con foga e ad ogni leccata sentivo contrarmisi tutte le visceri per il piacere; abbassai gli occhi a guardare la sua azione e l’eccitazione passò a mille. Rimasi incollato con lo sguardo a vedere il mio membro che entrava ed usciva dalla sua bocca deliziosa, la sua lingua che danzava attorno alla punta e poi di nuovo giù, risucchiato fino in gola. Continuò così a pompare energicamente per un paio di minuti e non smise quando le prime gocce di sperma cominciarono ad uscirmi, anzi……… si soffermò un paio di volte a leccarsele con gusto e tornò ad impegnarsi con maggior attenzione. Avrei voluto interromperla ma non potevo, volevo che mi finisse lì, subito, non potevo resistere e volevo solo che continuasse fino a farmi godere, non vedevo altro che quello. Anche lei evidentemente voleva la stessa cosa perché continuò imperterrita e quando sentì il membro gonfiarlesi in bocca sotto la contrazione che precede l’orgasmo volle darmi il massimo del piacere roteando velocemente la lingua sotto la punta fino a ricevere lo schizzo del mio sperma dritto dentro la bocca. Nella mia testa scoppiarono fuochi d’artificio di piacere e sentii che le gambe mi diventavano molli mentre rovesciavo tutto il mio liquido caldo in quel meraviglioso rifugio dispensatore di gioie e mi sembrò di essere risucchiato tutto dentro di lei che continuò a bermi fino in fondo mentre i suoi occhi fissavano i miei con intensità e cupidigia.Alla fine, svuotato come un uovo appena bevuto, rimasi incerto sulle gambe rimproverandomi di essermi lasciato andare senza remore al mio egoismo senza aver minimamente pensato al suo piacere; e adesso? Lei lì davanti a me a guardarmi, con in bocca ancora il mio sapore, ed io nudo davanti a lei in rapido smosciamento; che fare per riparare alla mancanza? Quale strada tentare per darle la sua parte di piacere e spegnere così il mio senso di colpa? E intanto restavo lì senza trovare risposte; ancora una volta lei decise per me, togliendomi d’impaccio perché cominciò a spogliarsi con gesti misurati e provocanti facendo scivolare le mani sulle sue curve generose come a sottolinearne la perfezione; in una rapida successione gli indumenti si ammucchiarono sul pavimento e quando gli slippini raggiunsero per ultimi il resto lei mi si avvicinò, splendidamente nuda e sfolgorante nella sua gioventù spingendomi giù a sedere su una sedia. Le sue mani indugiavano ora sulle sue zone erogene passando carezzevoli dai capezzoli turgidi all’inguine incorniciato dalla folta peluria; qui infine si soffermarono con insistenza frugando tra i peli alla ricerca del clitoride che vidi spuntarle roseo e gonfiarsi sotto il tocco. Cominciò a masturbarsi così davanti ai miei occhi e divaricò le gambe per assaporare meglio le cure delle sue dita. Vidi le labbra rossastre schiuse e lucide di umori che, dopo averle irrorato la vagina, scivolavano fuori a bagnarle l’apertura. La danza cominciò a farsi più frenetica e il suo corpo si contorceva in sincronia con il piacere che si dava con quel fantastico ditalino. Ormai le dita erano visibilmente bagnate e qualche goccia cominciava a cadere sul pavimento; cominciavo a mia volta ad eccitarmi ma sentivo che non avrei retto ad una penetrazione così mi astenni dal prendere iniziative; vidi il suo medio sfregare con energia il clitoride per poi infilarsi profondamente all’interno della vagina stantuffandosi con foga. Fui così preso da un’improvvisa ispirazione e mi precipitai in cucina giustificandomi con uno scarno “aspettami, torno subito”; avevo ricordato di aver comperato un bel cetriolone per arricchire l’insalata ma ne avrei fatto adesso uso migliore ed infatti lo sbucciai velocemente per eliminare attriti ed asperità fastidiose e tornai velocemente da lei trovandola sull’orlo dell’orgasmo, sudata ed ansante. Non le diedi tempo di proseguire perché senza quasi che se ne rendesse conto, così persa com’era nel suo piacere, le infilai tutto il cetriolo nell’antro pulsante; vidi i suoi occhi spalancarsi per la sorpresa ma non mi persi in spiegazioni destreggiandomi invece ad armeggiare con quel surrogato di pene dentro la sua bella fica palpitante. Si abbandonò senza riserve a quanto le facevo e prese a guidarmi le mani per farsi scopare nella maniera per lei più soddisfacente; la cucurbitacea era di dimensioni extra large se valutata in termini di membri maschili e questo doveva appagarla molto perché non durò a lungo e si scatenò a gustarsi un orgasmo violento e prolungato. Alla fine anche lei era incerta sulle gambe e si sedette a cavalcioni sulle mie abbracciandomi stretto. Sentii i suoi seni strofinarsi sul mio torace e questo finì di restituirmi l’erezione perduta accompagnata da una nuova crescente eccitazione. Sentendosi questo nuovo fallo sorgerle tra le gambe lei si sollevò un po’ col bacino per ridiscendere poi lentamente sopra di esso, infilandoselo tutto nella vagina iper lubrificata dal recente orgasmo. Questo le riaccese subito il piacere appena provato e le ridiede nuova energia che impiegò subito per cavalcarmi a mo’ di erotica amazzone. Vedevo i suoi seni sobbalzare ad ogni suo movimento ed ero rapito da questa affascinante visione che mi eccitava ogni secondo di più. Di nuovo sentii contrarsi le mie ghiandole e di nuovo sentii che gocce di sperma mi risalivano l’asta per perdersi all’interno della sua vagina, mescolandosi ai suoi umori. Ancora fui afferrato dal piacere che mi tolse capacità di autocontrollo e potei solo sperare di durare abbastanza perché lei venisse prima di me; fui esaudito perché nel volgere di qualche minuto sentii il suo corpo scuotersi sotto le contrazioni dell’orgasmo che si protrasse giusto fino ad innescare il mio. Le esplosi dentro ed il culmine del piacere ci accomunò contemporaneamente mentre le nostre dita artigliavano reciprocamente le nostre spalle per avvinghiarci indissolubilmente nell’istante di estasi che ci pervase.Non saprei dire quanto tempo restammo alla fine così, stretti e sudati ma ricordo che quando ci riprendemmo cominciavamo a provare brividi di freddo. La giornata fluì da quel momento in poi come un sogno ovattato, nel quale facemmo una doccia calda insieme, insaponandoci a vicenda, mangiammo qualcosa stando al caldo dentro il letto, ci addormentammo teneramente e (nel sonno?) facemmo nuovamente l’amore, questa volta languidamente e senza fretta. La sera ci colse che eravamo fuori dal tempo ed il buio ci riportò alla realtà. Lei si rivestì ed io l’accompagnai alla porta senza dir niente. Ci scambiammo un bacio tenero sulle labbra e ci salutammo: “ciao Monella, sei stupenda, non so dirti quanto; quando hai tempo torna a trovarmi”; “ciao zietto, anche tu sei stupendo, almeno per me, e spero di poter trovare presto un’altra giornata intera da trascorrere con te; tornerò, contaci!”. Si girò e la vidi andar via leggiadra come una farfalla, fresca come l’aurora. Ah, meravigliosa giovinezza!
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