Piazza Castello in quei giorni era fredda, Laura se ne accorgeva perché’ l’aria gelida le saliva su su per le cosce fino a strofinassi sull’inguine e gelarle il clitoride.Indossava una folta pelliccia di volpe che a malapena le copriva il sedere fasciato soltanto da una minigonna di quelle che la gente si gira e commenta. Un paio di lunghe calze scure velavano le sue gambe rendendola ancora piu’ intrigante. Carlo, come al solito, le camminava al fianco con aria apparentemente distratta. Aveva le mani in tasca e un grosso giubbotto di montone chiaro lo difendeva dal freddo di gennaio.Era tutto calcolato, una volta attraversata la strada ed entrati nel piccolo bar all’angolo, lei avrebbe fatto ‘distrattamente’ cadere un pacchetto di sigarette per terra e si sarebbe chinata a raccoglierle. La gonna sarebbe scivolata verso l’alto, insieme alla pelliccia, e per qualche secondo, gli occhi di un fortunato sconosciuto avrebbero potuto ammirare la sua vulva; dopo di che, sarebbero usciti come se niente fosse. Laura non era troppo sicura di volerlo fare, ma ormai era come una sfida e, come al solito, non si sarebbe tirata indietro.Attraversarono velocemente la strada, per poco un ragazzino su uno scarabeo non li prendeva in pieno. Il bar era come lo ricordava Carlo, piccolo, accogliente, e soprattutto, caldo. Laura avrebbe voluto aprirsi la pelliccia ma Carlo aveva insistito per farle indossare solo il reggiseno bianco e semi trasparente che le aveva regalato per Natale, era ovvio che quindi la pelliccia dovesse rimanere chiusa e nascondere il suo prosperoso seno. Ordinarono un cappuccino ed un te’. Nel lato opposto al bancone si notava una piccola cassa, dietro, stava seduta , su uno sgabello instabile, una signora sui 40/45 anni con i capelli rossi. Laura notò che probabilmente doveva essere stata una bella ragazza anche se ora era sicuramente sovrappeso.Era seduta con le gambe leggermente divaricate, lo si notava dal fatto che il ginocchio sinistro sporgeva oltre il limite del bordo in legno. Aveva però uno sguardo penetrante confortato da due bellissimi occhi verdi. Il te’ fu servito e subito dopo, il cappuccino. Carlo aveva notato la cassiera la volta scorsa, quando si era fermato a prendere il caffè’ con un paio di colleghi di ufficio. Ora la vedeva dallo specchio dietro alle bottiglie di liquori. Si, il suo sguardo era davvero penetrante.Laura, quasi gli leggesse nel pensiero, gli tirò una leggera gomitata ripete’ la solita frase di sempre – ‘non fissare…’ – Lui le rivolse un sorriso divertito e per tutta risposta fece cadere il pacchetto di sigarette a terra. Ci fu un attimo infinito di attesa, poi Laura si piegò.Era come previsto, le sue natiche comparvero da sotto la gonna, e insieme a loro, anche gli scuri peli della figa. Era sbagliato il verso però, non si era chinata dalla parte dei clienti ma dalla parte della cassiera. Carlo sentiva gia’ che il suo cazzo iniziava a gonfiarsi nei pantaloni, e si infilò una mano in tasca per tastarselo. Si, era quasi duro.Noncurante della gente presente, passò velocemente l’indice della mano destra tra il taglio della figa di Laura, la quale sobbalzo’. Si stava bagnando anche lei. Bevvero in fretta le consumazioni e andarono a pagare. Sembrava che nessuno si fosse accorto di nulla, però a loro la cosa già era bastata per eccitarsi e voler tornare a casa a scopare come matti. Andarono a pagare. La rossa cassiera li fissava con occhi divertiti.- quattromila e otto – disse sorridendoCarlo prese il portafoglio e pago’. Tiro’ fuori anche ottocento lire spicce, per evitare che desse fastidio tutto quel peso nella tasca. Forse per un movimento brusco, due pezzi da cento caddero a terra e lui si chino’ a raccoglierli. Uno era li, ai suoi piedi, vicino alle scarpe, e l’altro, sotto lo sgabello di lei. Leggermente imbarazzato si piego’ ulteriormente , e con la testa sfiorò una delle ginocchia della cassiera.- mi scusi – disse lui- di nulla – rispose la rossa, e senza esitazione spalanco’ le gambe davanti alla sua faccia.Le cosce rotonde lasciavano intravedere un paio di mutandine traforate dove si distingueva bene una grossa figa completamente depilata. Anche Laura si accorse del gesto e la guardo’ incredula. Lei sorrise maliziosamente- sei fatta bene – commento’ sottovoce.Laura, che non si lasciava impressionare, si limitò a dire -grazie-. Carlo era ancora chinato, e ora si notava che stava guardando fra le grosse cosce della signora, se ne accorse anche un tipo che era al banco a prendere un caffè’ e sgomitò la ragazza che gli era a fianco. Lui risalì con le duecento lire in mano e si fissarono tutti e tre per un attimo. Il registratore di cassa tiro’ fuori lo scontrino. La rossa cassiera sorridendo, prese una biro e sulla parte bianca del piccolo foglio di carta scrisse un numero e un nome 867993MORGANA- se vi va fatemi uno squillo una sera di queste – e consegno’ lo scontrino a Laura.Il viaggio di ritorno fu fatto senza dire una parola, Laura teneva il foglietto con in numero di telefono dentro la tasca della pelliccia e pensava a quella strana donna con i capelli rossi.- Tinti – si disse, – secondo me e’ tinta -Carlo aveva il solito sguardo divertito, ma era possibile indovinare che anche lui pensava all’ eventuale possibilità’ di un incontro con la provocante cassiera.- a che pensi ? – chiese Laura d’un tratto- a quella tipa — ti ha spalancatole gambe davanti..-Carlo sorrise compiaciuto, e senti’ il cazzo reagire al ricordo di poco prima. Andarono a casa, e gia in ascensore Carlo poso’ la mano sulla figa fredda di lei. Laura si apri’ la pelliccia e il suo grosso seno affiorò. Fu un attimo, Carlo si inginocchio’ davanti a lei e le alzo’ la gonna. Laura era immobile, la pelliccia aperta e la schiena appoggiata alla parete chiara dell’ascensore. Le tette erano fuori del reggiseno e la figa era semi allargata e gia umida. Era questo che gli piaceva di lei, era porca, era porca come lui. Prese a infilare tra le cosce la lingua e si fece spazio tra i folti peli. Non fu difficile arrivare al clitoride ed inizio’ a succhiarlo con forza. L’ascensore arrivo’ al piano e Laura si ritrasse per chiudere la pelliccia.La signora dell’appartamento a fianco lanciò un occhiataccia allorché’ la porta della cabina si apri’ – sera — ..buonasera – rispose la vecchia con aria di superiorità’Sicuramente doveva essere capitato di aver fatto qualche urletto di troppo nei giorni passati, e a giudicare dallo sguardo della signora i due intuirono che doveva averli sentiti. Non curante della cosa, Carlo poso’ la mano sul sedere di Laura, certo che gli occhi della vecchia erano ancora puntati su di loro.- O Sigur…- sussurro’ infatti la tipa mentre le porte si richiudevano. Scivolarono in casa, ed insieme a loro, scivolarono via anche i vestiti. Laura vestiva solo un paio di autoreggenti marrone scuro, e un reggiseno di pizzo, Carlo fu denudato del tutto. Il suo cazzo affiorava maestoso fra le mani di lei che aveva iniziato a masturbarlo lentamente. Si lasciarono cadere a terra e si misero in posizione di 69. Laura amava i giochi con la lingua e l’avvenimento di poco tempo prima doveva averla eccitata piu’ di quanto immaginasse perché’ dopo pochi minuti che Carlo la leccava si senti’ inondarsi la figa di un torrente caldo accompagnato da un fremito su tutto il corpo.- sei gia venuta? -Per tutta risposta Laura prese a succhiare furiosamente il suo cazzo nell’intento di farlo sborrare subito, sapeva che a lui non piaceva, ma era eccitata al punto tale da desiderare quella dolcissima colata bianca nella sua bocca. Carlo riprese a leccarla con altrettanta foga e le spinse un dito nell’ano. Laura sobbalzo’ un attimo, poi rilassò i muscoli delle natiche e si predispose per essere inculata dal dito di lui. Non si trattenne, e un piccolissimo fiotto di urina lo colpi’ sulla faccia- Hei ! – fece CarloUn mugolio di Laura servi’ come scusa. Poi, proprio mentre Carlo sentiva che era li li per allagare la bocca dilei, Laura si stacco’.- No, che fai…– telefoniamo alla rossa? – chiese lei eccitata- ora? — si, ora che siamo eccitati, senno’ va a finire che non la chiamiamo piu’ — ma che ore sono ? -Laura cercò con gli occhi l’orologio sul tavolo- le otto e mezza — Cavolo, il tempo e’ volato… -Senza cambiare posizione, Carlo tento’ di afferrare il telefono. Per la verità’ prese solo il filo e fece cadere a terra tutto.- leggimi il numero -Quei due stavano uscendo dal bar, la donna non aveva le mutande, lei se ne era accorta anche senza che si chinasse, bastava osservare bene l’imbarazzo e la circospezione che avevano. Era un bel po’ di tempo che Morgana non faceva piu’ giochini del genere. Da quando suo marito la mollo’ per una ‘stronza’ che frequentavano in un prive’ di Leni’. Certo, lei aveva avuto altre storielle, ma il colpo infertole dal marito era stato forte e l’aveva resa ‘amara’. Ora voleva solo sesso, finche’ poteva, finche’ sapeva di riuscire a fare alzare un cazzo. Poi si sarebbe messa l’anima in pace.Aveva 46 anni, si sentiva ancora piacente nonostante i nove chili in piu’, in due anni aveva preso nove chili, cazzo erano tanti, doveva fare qualcosa. Paolo, il ragazzo del bar che attualmente, di tanto in tanto, di ‘degnava’ di scoparla, le aveva detto che ‘non stava poi cosi’ male’; equivalente di dire ‘sei ancora scopabile, ma per poco’ .L’altra sera si era anche sentita umiliata quando lui aveva invitato due suoi amici a casa sua,- di che ti lamenti – le disse – quando li rivedi tre cazzi giovani che ti si scopano, dai mettiti a pecora…-In parte pero’ era vero, da due anni aveva quasi rinunciato a quel tipo di sfizi, e non si sentiva piu’ desiderata. Fece quindi quello che le fu ordinato, e i tre la sbatterono per circa un ora. Fortuna che inizio’ a godere quasi subito, perché’ le offese dei ragazzini iniziavano ad infastidirla, e se non fosse stato per il forte senso di eccitazione li avrebbe cacciati tutti fuori. Invece non lo fece e venne, una, due tre volte. Succhiava il cazzo di uno dei due mentre gli altri contemporaneamentela inculavano e scopavano- tieni troia ! — dai che voglio svuotarti tutto nel culo !– non ti pare vero eh? Domani questa va ad accendere un cero…!-Morgana lasciava fare, ‘forse hanno ragione’ pensava, forse debbo ringraziarli…. Insomma era depressa. Quando i tre uscirono di casa lei rimase sul letto con lo sperma che le colava giù’ da per tutto, fino a sporcare le lenzuola. Poi noto’ che uno dei tre ci si era pulito il cazzo, e si rilasso’, qualche goccia in piu’ non avrebbe fatto differenza.Pero’ quel pomeriggio qualcosa la stuzzico’, forse era una strana luce negli occhi di quella ragazza con la pelliccia, forse la sua faccia un po’ piena che dava allegria, non lo sapeva, il fatto era che aveva spalancato letteralmente, le cosce davanti a quel tizio che cercava le cento lire. Gli avrebbe voluto dire – ragazzi, perché non ce ne andiamo subito a casa mia ? – ma si era limitata a dare il telefono, non curante del fatto che sentiva la figa gia’ particolarmente umida. L’avrebbero chiamata? Chissa’, magari aveva fatto anche la figura della maniaca…Si sentiva ancora eccitata e appena arrivata a casa si ripropose di masturbarsi con quel nuovo cazzo di lattice che aveva preso per corrispondenza. Sulle istruzioni c’era scritto che vibrava in tre modi diversi, tra cui ‘a stantuffo’ e la pressione di un particolare bottoncino permetteva la fuoriuscita di ‘latte tiepido’. Aveva deciso di prenderlo per evitare di chiamare ancora quello stronzo di Paolo. Fece come si era proposta quindi, sali’ a casa, si sdraio’ sul letto e si sfilo’ le mutande senza pero’ togliere la gonna. In qualche modo voleva essere come lei, la tipa che era entrata al bar. Il cazzo era riposto nel comodino, di fianco c’era la fialetta ‘lubrificante’. Lo unse per tutti i trentacinque centimetri, quasi avesse deciso di infilarselo tutto dentro, e lo poggio’ sulla vagina depilata.Socchiuse gli occhi e immagino’ di vedere davanti a se, nudo, l’uomo delle cento lire. Affondo’ e girò la ghiera di accensione. Il fallo artificiale inizio’ a pomparla vigorosamente, quasi fosse vero. A quell’idea comparve un sorriso sulla sua faccia. Aveva le gambe ben allargate sul letto e, sullo specchio dell’armadio, osservava la scena. La sua figa depilata si fletteva sotto la spinta meccanica dell’arnese, e la sua mano lo teneva ben saldo fra le cosce. L’unico rumore che si sentiva nell’appartamento era quel leggero ronzio frammisto a qualche suo sospiro di piacere.Il telefono squillo’.- Pronto ? — buonasera, vorrei parlare con Morgana – la voce aveva un deciso timbro maschile- chi la desidera scusi ? — ci siamo conosciuti oggi al bar…-Morgana ebbe un fremito. La sua mano sinistra l’ascio’ l’arnese di lattice che continuo’ a muoversi da solo. Laura era li, in ginocchio davanti a Carlo e stava ancora succhoiandogli il cazzo. Lui si era sistemato sulla piccola poltroncina del salotto accanto al tavolino del telefono e, in quella posizione, parlava con la sconosciuta che aveva lasciato nome e telefono sullo scontrino del bar.- ciao – disse imbarazzata lei- sono Carlo — ciao Carlo, e la tua lei come si chiama ? — Laura — deve essere molto simpatica a giudicarla dalla faccia — si, lo e’….e tu che mi dici, come mai mi hai dato il numero ? — vi ho visti, non lo so, mi sono eccitata all’idea di voi, di quello che facevate…l’ho fatto senza pensarci — ci ha fatto piacere pero’ — sono contenta — perché non ci incontriamo — Quando ? – la domanda uscì a Morgana un po’ troppo ansiosa erepentina- non lo so, quando vuoi…-Laura strinse un po piu’ il cazzo fra i denti per attirarel’attenzionedel suo uomo.- chiedile che fa stasera….- sussurro’- cosa devi fare stasera ? – incalzò luiMorgana ebbe un attimo di panico, per un istante non parlò, poi sentì il fallo che si muoveva ancora fra le sue cosce e pensò ‘ma si, chi se ne frega….’- nulla, ci vogliamo vedere…? -Carlo fece un gesto a Laura, e questa annuì- si, vuoi venire da noi ? -Morgana accettò e Carlo le spiegò la strada a partire da viale Stati Uniti.
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