Era assorta al lavoro quando la porta si aprì. Entrò Monica, lo sguardo stralunato, richiuse la porta alle sue spalle. “Cos’hai?”, chiese Giusy, vedendo un atteggiamento diverso da quello solito durante il lavoro. “Niente di particolare”, rispose Monica “solo …” “Solo ?” “Solo un po’ di voglia … di te”. Era passata una settimana dall’ultimo, furioso incontro a tre e non era stata più richiesta. Tutto sommato le era stato bene sia perché aveva avuto le sue cose sia perché, prima di lasciarsi andare, ogni volta, era sempre titubante, timorosa, salvo poi scatenarsi, lasciarsi andare senza freno al momento giusto. La bella sommetta trovata in più, fuori busta, le era però molto piaciuta e la voglia era latente, sentiva il fuoco covare. Qualcosa, dentro, si rimescolò nel sentire la frase di Monica; con tono bassissimo, la voce tremante, rispose: “oggi non posso, mio marito mi aspetta alle 13 esatte”. “Ma io non posso aspettare … ti voglio subito” “Ma ora non è possibile … l’ufficio è pieno di gente”, si schermì Giusy. “Andiamo al bagno, dai”, disse Monica, sfiorandole i seni. Le sembrò di svenire. Stava per fare una cosa veramente inaudita … un rapporto omosessuale … senza la scusa di Silvio che glielo imponeva per il suo piacere … durante l’orario di lavoro … quasi sotto l’occhio severo di Ivo. Rivolse uno sguardo implorante a Monica che, avendo già percepito la sua capitolazione, le sussurrò: “Vai nel bagno privato di Silvio e aspettami, tieni la chiave”. Aspettò che Monica uscisse poi si alzò e, frenando a stento la corsa, entrò nella toilette e si richiuse nel primo, più ampio e comodo, stanzino. Passarono pochi secondi, sentì bussare discretamente. “Aprimi, sussurrò Monica. Aprì e l’altra sgattaiolò dentro velocemente, richiusero. Monica aveva un sacchetto in mano, lo aprì e le fece vedere il membro nero bitesta che la volta precedente aveva fatto godere entrambe, stavolta senza l’accessorio per il clistere. Senza dire neanche una parola, si guardarono un attimo e le loro bocche si congiunsero. Ansimando vistosamente cominciarono a togliersi di dosso, a vicenda, freneticamente, i leggeri vestiti estivi. In pochi attimi furono entrambe totalmente nude, abbracciate e frementi, la pelle olivastra di Monica a contatto di quella più chiara di Giusy. Monica si abbassò dirigendo le labbra sul fulvo ricciolo di Giusy che, abbassandosi a sua volta, sedette sulla tazza. Appoggiò la schiena sulla fredda parete, aprì le cosce e, poggiate le caviglie sulle spalle di Monica china davanti a lei offrì alle sue labbra la vulva già turgida e bagnata. La lingua della donna cominciò a mulinare impazzita dentro la sua caldissima intimità, afferrò la testa di Monica nel momento in cui un primo orgasmo la travolse. Si alzò quindi dalla tazza e, come un animale perfettamente ammaestrato, volse le spalle all’altra e si chinò sulla tazza; aprì le natiche ed inarcò la schiena offrendo il suo insaziabile orifizio già aperto e pronto ad essere satollato di minchia, come di solito andava quasi sempre a finire in simili occasioni. Sentì, infatti la lingua di Monica che passava voluttuosa sui suoi buchi e faceva piccole prove di introduzione della punta del membro artificiale. A un certo punto, però, quando ormai aspettava di essere penetrata, la sua partner la invitò ad alzarsi, e le sussurrò : “No, cara, stavolta il copione è molto diverso … ora voglio che sia tu a squartarmi con il diabolico nero oggetto”. “Come ?”, chiese Giusy stupita dalla inattesa novità. “Niente, stavolta sarai tu a fare la parte del maschio dominatore ed io … sarò contenta di sottomettermi al tuo potere”. Le si inginocchiò davanti poi prese il grosso membro e glielo legò alla vita. “Adesso sei tu a comandare il gioco”. “Ma no io … non sono capace”, si schermì Giusy. “Via … dai sfogo alla tua fantasia e fai a me quello che ti piacerebbe fosse fatto a te o quello che ti eccita o turba di più …”. Giusy armeggiò per un po’, indecisa, con il grosso paletto che pendeva dai suoi fianchi, poi allargò le cosce e, piano piano, si infilò nella fica la testa più piccola. Quell’arnese era fatto davvero molto bene, si sentì penetrare in modo assolutamente soddisfacente, il paletto era rigido ma, al contempo morbido al punto giusto, come un pene umano, in più la ben sagomata parte superiore massaggiava deliziosamente il clitoride. Carezzò teatralmente la nera appendice davanti agli occhi di Monica poi le prese la testa e la tirò verso l’inguine. “Succhiamelo puttana”, disse con gusto. Spostò i capelli di Monica per osservarla bene mentre prendeva il membro in bocca ma la spinta di lei e la vibrazione prodotta dalla stretta delle labbra, le inflissero un brivido sul clitoride. Si, si quella parte le piaceva, era uomo e donna al tempo stesso, provava entrambi i piaceri. “Succhia, puttana, succhia”, cominciò a mormorare mentre Monica spompinava il membro con passione facendole vibrare tutta la vulva, la sua eccitazione montava e, senza quasi accorgersene, nel sentire l’orgasmo montare, spinse il membro dentro la bocca dell’altra fino in fondo, al punto di soffocarla. Si fermò di colpo sentendo il colpo di tosse della povera Monica, il viso paonazzo. “Scusami, mi sono lasciata andare … ora capisco gli uomini quando tentano di affondartelo fino in gola, come ha fatto Silvio con me la prima volta, per giunta proprio nel momento in cui tu stavi pressando per infilarmi dietro una bestiolina poco poco più piccola di questa”. “Ora … prendimi … come vuoi tu”, disse Monica fissandola negli occhi. Si sdraiò per terra, sopra il tappeto del bagno. Giusy, tutta impacciata per lo strano arnese che sporgeva come una corta spada dal suo inguine, si chinò su di lei, stretta tra le sue gambe bene aperte. Dio com’era strano vedere una faccia di donna sotto di se, sentire un corpo femminile che ansimava eccitato. Gli occhi negli occhi, i seni di Giusy si posarono sui seni di Monica, le bocche si unirono e, mentre il ventre del finto maschio cercava di aderire a quello della sua amante che si apriva, la mano di Monica prese il membro e lo diresse verso le grandi labbra della vulva. Trovata la viscida apertura, il membro affondò facilmente dentro Monica, trascinato dal peso di Giusy. Gemette Monica mentre veniva penetrata e riempita dal grosso e lungo corpo del membro; gemette Giusy la vagina arroventata dalla corta e ben sagomata testa del membro agitata dalla penetrazione sull’altra. Le unghie di Monica, totalmente posseduta, affondarono sui tondi glutei di Giusy: “dai fottimi Giusina, fottimi come nessun uomo ha saputo fare”, cominciò a mormorare Monica tirandola a se. Giusy, timorosa di farle male con l’ingombrante membro, cominciò a muoversi, lentamente ma con ritmo costante, dentro di lei, I loro respiri aumentavano con il crescere del loro piacere e, dopo qualche minuto, l’orgasmo giunse, contemporaneo. Le dita di Monica si contrassero nei sussulti dell’orgasmo, il suo puntuto indice penetrò tra le natiche di Giusy ed affondò nel viscido orifizio posteriore. “Ah … ahhh, …ferma … ferma .. mi fai male con l’unghia” si lamentò Giusy costretta tra il piacere ed il dolore. “Scusami, scusami … dovevo stare più attenta, spero di non avertelo lacerato … Silvio mi ammazza”, disse Monica estraendo il dito con la massima delicatezza. “No … non ti preoccupare, penso non sia successo niente, ti sei fermata subito”. “Puniscimi … fai provare a me quello che io ho fatto provare a te, prenditi il tuo piacere da me così come io l’ho preso da te”. “E, allora, … sai cosa devi fare … girati e mettiti in ginocchio”, le ordinò Giusy, ormai entrata nella parte. Provò una sensazione molto particolare, insolita, nel vedere la donna che si girava, come lei aveva fatto tante volte, e nel trovarsi tra le mani quel morbido, tondo sedere femminile. E il culo di Monica era veramente attraente, meno tondo e prominente del suo ma sodo, muscoloso, dalle forme un pò mascoline. Le aprì le natiche quasi tremando, ben conoscendo le sensazioni che stava provocando nella donna, riempì di saliva il palmo della mano e la sparse sul roseo anellino di Monica. Vi infilò, con la massima delicatezza un dito per spargere la saliva anche all’interno, poi, gradualmente, man mano che sentiva il cerchietto rilassarsi, un secondo e un terzo. Era eccitante sentire sulle dita la tremula tensione dello sfintere violato, vedere Monica prona davanti a lei le natiche per aria tutte aperte, la testa china tra le braccia … sentirla gemere ad ogni affondo delle sue dita … sapeva bene cosa lei si aspettava e quali sensazioni ora stava per darle … fu pervasa da una impressione esaltante di potere. Sempre continuando ad umettare le dita provò ad allargare per bene lo stretto passaggio, ben consapevole delle dimensioni che stavano per accogliere, poi estrasse le dita, bagnò per bene l’asta con la sua saliva e ne poggiò la grossa testa sul buco. Sembrava una spada quella che lei puntava sull’orifizio di Monica … era assolutamente sproporzionata, come era possibile che nel suo culo era, invece, entrata senza eccessivi problemi ? Cominciò a spingere piano piano, temendo di far male alla sua partner, mentre l’altra testa pressava dentro la sua fica e non sprofondava dentro solo grazie all’ostacolo del grosso disco che separava le due estremità. Memore delle proprie numerose esperienze passive Giusy provò a fare dilatare molto lentamente il buchino di Monica, spingendo con piccoli colpetti sempre più profondi alternati con uscite e ulteriori lubrificazioni dell’asta. Superata una prima, dolorosa fase per Monica che, evidentemente, non abituata come Giusy ad essere inculata con frequenza, si lamentava più per il timore di un affondo improvviso che per il dolore vero e proprio, la cosa cominciò a diventare estremamente piacevole per entrambe, grazie alla frequenza del massaggio esercitato dalle due testa del serpente di gomma, sapientemente spinto, con colpetti di crescente energia, da Giusy. Dopo qualche minuto la testa superò il bordo interno dello sfintere e, quasi senza rendersene conto, il corpo della serpe affondò, senza trovare più ostacoli, per intero, nell’intestino di Monica. Le due femmine tutte sudate ed ansimanti nell’impeto della loro copula contro natura, si lasciarono andare definitivamente … Monica si allungò sul pavimento gustando su di sé la calda, vibrante pressione del morbido corpo della sua insolita scopatrice tutto disteso sulla sua schiena. Giusy, ormai entrata nel vortice di un nuovo, travolgente orgasmo, la afferrò per i fianchi, proprio come un maschio assatanato e, vogliosa di gustare sul clitoride tutte le vibrazioni trasmesse sul fallo di gomma dalla profonda penetrazione anale della sua ora domata signora, cominciò a stantuffarla con foga. Monica si sentì travolgere da quella furia così forte ed al contempo così deliziosamente femminile e, nel sentire, dietro l’orecchio destro l’ansimare di Giusy, i gemiti di lei che, tutta sprofondata dentro il suo culo, veniva travolta da un orgasmo incredibile, la sua saliva che dalla bocca colava sul suo collo, le sue mani che arpionavano i suoi fianchi, le vibrazioni sullo sfintere prodotte dalle contrazioni della vulva ebbe quasi l’impressione che le stesse sborrando dentro come un uomo, più di un uomo, con altrettanta potenza ma con molta più dolcezza, quella stessa dolcezza che lei aveva gustato penetrandola a sua volta senza pietà. Un rantolo salì dalla gola di Monica mentre gli ultimi sussulti della vulva di Giusy le infliggevano scosse potenti sull’insostenibilmente dilatato pertugio anale conducendola sulle vette di un godimento torbido, proibito, infinitamente sconvolgente. Rimasero a lungo sdraiate nude sul nudo pavimento, madide di sudore, di saliva, di liquidi vaginali. Furono veramente fortunate, nessuno era entrato nei bagni durante quei fatidici minuti e nessuno aveva potuto ascoltare i loro non adeguatamente repressi gemiti, i loro rantoli di inconfondibile natura, altrimenti … chissà quali commenti … il divertimento per i loro colleghi e colleghe sarebbe stato lungo e godibilmente piccante. Silvio estrasse, con mano tremante per la tremenda eccitazione che lo pervadeva, la preziosa cassetta dalla telecamera e venne fuori dallo stretto bugigattolo in cui si era nascosto per filmare la impagabile scena, in ogni dettaglio. “Brave !”, disse semplicemente “vestitevi e tornate a lavorare, il divertimento continua”.

