Salve, mi presento: sono uno stimato psichiatra di ****,belloccio ma fedele da sempre a una sola donna, la ragazza che horeso mia moglie. Il lavoro procede a gonfie vele, riesco aintervenire su molti casi apparentemente disperati, salvandoparecchi di questi dalla pazzia, o dal suicidio. E devo dire che, arrivato ormai all’anno 19**, dopo dodici annidi professione, pensavo di averle viste davvero tutte… midovetti ricredere quel giorno di settembre, quando la segretariami annuncia una nuova cliente, con una voce un po’ strana, comese fosse… imbarazzata. "La faccia entrare" le dico, chiedendomi il motivo percui una buona e efficiente segretaria come lei avesse avuto queltremito nella voce. La porta dello studio si aprì con una certa malagrazia, e fecepraticamente irruzione lei. Era una ragazza mora, carnagione scura, un bel corpo, due labbrasensuali e soprattutto gli occhi!Due occhi neri che mandavano lampi, mai visti prima così…Schiarendomi la gola la invitai ad accomodarsi.Lei si sedette, fissandomi.Notai che aveva dei movimenti veloci, nervosi, non trovava laposizione sulla sedia e si strusciava di continuo il braccio albracciolo, senza smettere di mandarmi saette collo sguardo."allora" le dissi "perché lei si è decisa a rivolgersi a unopsicologo?" la mia voce suonava un pò incolore, forse pervia degli anni consumati con la stessa identica frase di rito. O forse perché la mia coda dell’occhio aveva percepito qualcosa.Nel suo accavallare le gambe, aveva lasciato intravedere ,perlomeno così mi parse, che non portava mutande! Senza rispondere alla mia domanda, e sempre fissandomi, leaccavallò di nuovo, e stavolta posai deliberatamente l’occhiosulla macchia nera che aveva tra le cosce. Cercai di mantenere un contegno, ma devo dire che quel suosilenzio, quel fissarmi e naturalmente quella vista mi facevapassare dall’imbarazzo all’eccitazione. Finché lei parlò, e con voce morbida, profonda, che tradivaforse un certo tremolio, disse:"dottore, credo di essere ninfomane." A questo punto, rimasi allibito. Voglio dire, non è normale che una ti entri nello studio, senzamutande, e ti dica una cosa del genere. Sentivo un’erezione fare capolino, e sperai che lei non siaccorgesse del mio accentuato rossore. Dissi "Ho capito. Da quanto tempo…. se ne èaccorta?" Lei prese a carezzarsi le labbra con un dito, sempre piùfremente. "Un mese fa, circa. Tornavo dall’università, in metro, cometutti i giorni. Il vagone era pieno, e anche qui, nulla distrano. Un tipaccio con la faccia da galeotto, sporco e lacero, eraproprio dietro di me, e io strinsi più forte la borsetta cheavevo, temendo le mani furtive del ceffo. Poi sentii qualcosa di duro strofinarsi contro il mio culo, giraipoco la testa e vidi che il porco, guardando da un’altra parte,strusciava la sua vita e quello che aveva sotto su di me. Dapprincipio pensai a come fare per scostarmi, o peggio peradditarlo all’onta generale, ma poi…sentire quel bozzo dietrodi me cominciò a eccitarmi, la oscenità della cosa mi procuròun violento brivido di selvaggia voglia di sesso. Allora anch’io presi a strusciarmi contro di lui, il suo peneormai doveva soffrire non poco dentro quei sudici jeans.Cominciava ad ansimare, quando con la mano furtivamente siintrodusse tra le pieghe della gonna, fin dentro le mutande, chescostò appena. Erano fradice, probabilmente!Mi infilò un dito dentro, lì, in metro, capisce?" iointanto cercavo di prendere appunti in maniera professionale, edissi, un po’ afono "sssì, la seguo, continui""Io cominciai a mugolare abbastanza forte, la gente sigirava, era una situazione eccitante ma insostenibile.Alla prima fermata, lui mi spinse fuori proprio con un colpodi…pelvica, e mi trovai con uno sconosciuto su una banchina diuna stazione semideserta.Ma ero veramente fuori di me…il tizio mi disse che mi avrebbesistemato lui, e io non mi trattenni, e gli diedi un lungo oscenobacio in bocca, mischiando la mia lingua con la sua, pregnad’alcool e di fumo. Quel sapore così…sporco mi eccitò ancora di più e… insommalo facemmo lì dietro, tra l’odore di piscio e gli ubriachi chepassando si godevano la scena. Non so quante volte sono venuta, so solo che a un certo punto luipraticamente era esausto, e io ne volevo ancora! Un barbone si avvicinò, circospetto, io lo guardai e lui parveritrarsi"Credo bene, pensai io, con lo sguardo che ti ritrovi!"Allora mi avventai su di lui, gli calai le brache ormaiconsunte, e… glielo presi in bocca, dottore.Mmmm, era davvero osceno quel cazzo, sporco e puzzolente, e queicoglioni così gonfi…"Io mi scossi, alzai la testa dai miei appunti per dirle dimoderare il linguaggio, ma la vidi con le due gambe apertepoggiate sui braccioli, mentre si infilava le dita avidamentenella vagina. Ormai parlava più per sè che per me! Si masturbava con voracità, mentre mi raccontava del bocchino albarbone, di quanta sborra lui le avesse scaricato in faccia, delsuo ditalino subito dopo, mentre il barbone si accingeva aaddormentarsi per terra, e di altri episodi dei giorni seguenti.Io mi alzai, dicendo a me stesso che dovevo scuoterla, toccarlaper farla tornare in me. Ma voi capirete che ormai ero anch’ioeccitato da matti!Anche uno psichiatra ha il cazzo, e io ce l’avevo proprio duro. Le andai vicino, lei aprì gli occhi per un attimo, poi lirichiuse, continuando a infilarsi le dita dentro. Io aprii lapatta dei calzoni, da cui schizzò fuori il mio grosso membro,rosso. Lei spalancò gli occhi, mandò una specie di ruggito e siavventò sul mio cazzo, prendendolo con la mano e stringendolofino a farmi male. Poi, mentre con l’altra mano continuava a toccarsi me lo prese inbocca, e sentii la sua saliva e il suo alito bollenti, quasi dascottarmi il glande. Lo ingoiava fino alle palle, senza tregua, finché girai la sediadove stava seduta, in modo da avere le sue gambe aperte inposizione ginecologica davanti a me… e la scopai, sissignori,lei seduta e io piegato in avanti col bacino, sbattendola conforza, mentre lei gemeva e smaniava. Le strappai la camicetta e le palpai i grossi seni. Anch’io ero avido, ora. Poi la presi per i fianchi e la rigirai, voglio dire, la misicarponi, ginocchia a terra e tette sulla sedia. Lei docile si faceva fare tutto, e io la montai da dietro, comele bestie, e tale mi sentivo, tale era lei. Intanto si infilavaun dito in culo, se lo portava alla bocca, si leccava la mano ,il braccio, era proprio scatenata. Io pompavo con rapidità sentendo che presto sarei venuto. Allora le presi la testa per i capelli, la girai in una posa unpò innaturale, e glielo rificcai in bocca. Lei era tutta sudata, sbavante, ma non sembrava stanca! La scopai in bocca, praticamente, finché sentii la fine inarrivo. Le sborrai proprio in gola, un fiume credo, perché lei dovetteingoiare in fretta, ma le usciva un rivolo di sperma dagli angolidelle labbra, che leccava avidamente. Rimasi lì in piedi, col cazzo penzoloni, mentre lei sembravavolesse continuarea masturbarsi, in attesa del mio "ritorno", diciamo. Ma io avevo un altro appuntamento, la tirai in piedi, lasistemai, le dissi "signorina, ci vediamo mercoledì prossimo, se per lei vabene…" Lei mi guardò, esplodendomi dentro, poi mi baciò in bocca conpassione, si girò e se ne andò. Feci in tempo a correrle dietro per chiudere la porta, prima chela segretaria mi vedesse così!

