Mi chiamo Laura, ho 27 anni e sono single da 2 perché ero stanca di far da mamma al mio precedente ragazzo. Se mi capita, apprezzo le avventure sia con ragazzi che con donne, ma solo se ne vale la pena e se non ci sono grosse complicazioni sentimentali. Ho una bella testa e sono sempre stata tra i primi della classe. Ho praticato tanto sport, arrossendo quando notavo gli uomini che fissavano il mio corpo snello e sodo. Qualche settimana addietro ho risposto all’ annuncio di una compagnia di comunicazione alla ricerca di una segretaria.Mi sono vestita con una certa ricercatezza ed ho apprezzato allo specchio il pregevole risultato. La receptionist che mi ha chiesto di aspettare mentre mi annunziava al titolare. Era una barbie bionda con una scollatura che sembrava fatta apposta per attirare gli sguardi degli impiegati ed attizzarne le voglie.Alzandosi in piedi mi ha guardato fisso negli occhi e mi ha strusciato le tette passandomi davanti, invitandomi a seguirla. Mi ha lasciato poi ai piedi di una piccola scalinata. Dopo qualche minuto è sceso il titolare. Grande, bruno, spalle larghe ed aria sognante, non degnando di uno sguardo la sua assistente, mi ha stretto con forza la mano e mi ha invitato a seguirlo nel suo ufficio. Mi parla della ditta, cresciuta velocemente nel giro di pochi anni, e che si occupa di comunicazione in una particolare nicchia di mercato. Ha una decina di collaboratori tutti giovani sotto i 35 anni.Mi interroga sui miei titoli di studio, sulla mia esperienza lavorativa, sulla mia situazione familiare e la mia “disponibilità”. Sulla mia totale disponibilità insiste parecchio, affermando che è essenziale per una agenzia di comunicazione soddisfare in ogni modo i clienti per fidelizzarli. Anche l’apparenza è fondamentale, chi lavora nel campo della comunicazione deve lanciare un messaggio di agiatezza, di bellezza. “Rimani bella come oggi” mi disse. “I tuoi tabu”, aggiunse, “vanno lasciati fuori dalla porta dell’ufficio. Il personale dell’ agenzia deve, senza se e senza ma, essere aperto alle esigenze del lavoro per particolari che siano”. Aggiunse poi che è necessario per lavorare con lui avere dei precisi prerequisiti, per quanto strani e bizzarri possano sembrare. Mi chiese poi se avevo delle domande da fare: parlammo di salario, orario, inquadramento. Trovammo un accordo su un buon salario fisso con degli incentivi variabili, su un orario flessibile. Io sarei stata alle sue dirette dipendenze, ma si riservava di delegare se necessario a qualcun altro i suoi compiti e la sua autorità, se lo avesse ritenuto necessario. Mi presenta il contratto che io scorro velocemente, verificando soltanto le condizioni economiche pattuite.Torno a casa tutta sorridente. Prenderò servizio il lunedì successivo.Durante il weekend mi venne in mente che nemmeno avevo chiesto chi fossero i clienti, a quale nicchia di mercato appartenessero, e rilessi il mio contratto che insisteva sulla mia piena disponibilità ed apertura e sul fatto che sarei stata sotto le sue dirette dipendenze. Lunedì mi sono svegliata presto, mi sono infilata sotto la doccia e poi mi sono vestita per l’occasione scegliendo un tailleur estivo grigio, una gonna appena sopra il ginocchio un intimo elegante e delle scarpe con dei tacchi un pò più alti di quelli che uso di solito. Sono arrivata in ufficio con un anticipo di circa mezz’ora e la barbie bionda dell’accoglienza non c’era ancora. Sono allora salita direttamente ed ho bussato alla porta del capo.”Buongiorno signore!” dissi. “Buongiorno Laura, avvicinati, chiamami semplicemente Marco, ti prego!” rispose. La sedia era scostata dalla scrivania ed avvicinandomi ho visto la bionda sotto il tavolo che lo succhiava in silenzio inghiottendo con impegno un uccello di considerevoli dimensioni. Rimasi di sasso.”Su Laura non stare così, non dirmi che non hai mai fatto un pompino!””Si, signore, balbettai” diventando rossa paonazza. “Siediti allora, non ti pago per farti rifare gli occhi, od almeno non ancora, ho delle lettere da dettarti”. Mi siedo e apro il mio block notes, ma sono inviperita. Sono là per lavorare sono una segretaria di direzione, non una puttanella di cui approfittare, sono una ragazza per bene! “OK cara Laura, è necessario che ti ci abitui. Benvenuta nella nostra azienda. Questa è Katia, lavora all’accoglienza. Me lo succhia tutte le mattine e si guadagna così una piccola gratifica.Tra un po’ ti presenteremo a tutto il gruppo. Sono sicuro che avrai un’ ottima accoglienza perché sei molto carina”. Cominciò poi a dettarmi una serie di lettere per dei clienti e dei fornitori. Ad un certo momento però si arrestò e la sua respirazione accelerò visibilmente, per poi bloccarsi quando sollevò il bacino, lasciandolo poi cadere giù sulla sedia.Vidi il mio capo godere nella bocca di un’altra che non vedevo interamente ma di cui intuivo tutte le mosse. Che sapore avrà avuto il suo seme? Quanto ne ha eiaculato? Katia lo ha inghiottito?. La vidi poi rialzarsi e notai che un rivolo di sperma le colava agli angoli delle labbra. Il tailleur era quello dell’altra volta, il vestito era aperto e le sue tette erano pesanti e chiare. I capezzoli puntuti mettevano voglia di succhiarli. Katia uscì senza degnarmi di uno sguardo, sfrontata e fiera di essere la preferita del padrone. “Bene Laura”, disse come se nulla fosse accaduto, “batti tutto a macchina e poi torna a farmelo firmare. A proposito quando ti dicevo di essere aperta, intendevo che non devi portare mutandine. E’ una barriera verso la tua bellezza ed un segno di indisponibilità nei confronti dei clienti. Ti prego quindi di toglierle e lasciarmele sulla scrivania prima di uscire.” Sono stordita, credo di non aver capito bene, e non mi muovo.”Laura, credevo di essermi spiegato bene. Sei ai miei ordini. O togli le mutande o puoi andartene subito!””Ma signore” ribattei, “non può chiedermi questo, non è legale, ed io non sono una puttana come Katia!” “Smettila di fingere” ribattè. “So che questo ti eccita: io do gli ordini e tu obbedisci senza fiatare!” Io potevo benissimo uscirmene sbattendo la porta, non mi sarebbero certo mancate altre occasioni di lavoro, ma invece schiusi le gambe, sollevai il bacino e tolsi le mie mutandine che posai in bella mostra sulla scrivania di Marco. Il movimento è stato rapido ed il porco non ha avuto il tempo di guardarmela per bene, pensai. “Molto bene, la saggia e timida Laura già al primo giorno si è tolta le mutande, vedrai che sotto la mia guida farai veloci progressi.” “Ora torna al tuo posto, e non masturbarti. E’ vietato farlo senza la mia autorizzazione!” “Visto come le tue mutande sono zuppe di umori, ti avviso che dovrai aspettare prima di darti sollazzo, capito!” “Si signore” dissi invece di mandare all’inferno quello stronzo.Entrata nel mio ufficio, attaccato a quello di Marco mi sono sentita in collera con me stessa, ma eccitatissima e curiosa di sapere se tutte le altre collaboratrici avessero subito tutte un simile trattamento. “Cosa mi succede”, pensai.”Perché ho accettato tutto ciò, fin dove vorrà arrivare Marco. Saprò eventualmente dire di no? Perché ho già voglia del suo cazzo? Perché sono disposta già a fare tutto quello che mi ordina senza discutere?” Quando stampai l’ultima lettera gliele portai a firmare. “Entra Laura. Siediti”. Esaminò ogni lettera con attenzione prima di firmarle. “Benissimo, sono contento di te. Ti sai adattare e lavori bene. Spero che sarai gentile anche con i clienti. E’ molto importante. Noi lavoriamo per i VIP, industriali, politici abituati ad un servizio personale e di grande qualità.” Annuisco e chiedo quale sia il programma per il pomeriggio.”Prima della pausa pranzo faremo un giro degli uffici per farti conoscere tutti. Poi ti studierai il dossier che abbiamo preparato per il viaggio studio di tre deputati tedeschi.Ma ora dimmi la verità, Laura. Tu eri molto eccitata prima, quando Katia me lo succhiava.Hai voglia del mio uccello?” Arrossii violentemente, serrai le gambe ed abbassai gli occhi farfugliando qualcosa.”Parla più forte. Sii sincera. Tu volevi prendere il posto di quella puttana di Katia e ti domandavi che sapore avesse il mio sperma, vero?” “Si, Marco avrei voluto esserci io sotto il tavolo, succhiartelo tutto dopo averti leccato a lungo e dissetarmi alla tua fonte” ebbi il coraggio di confessare. Riuscii a superare i miei limiti, svelandogli le mie fantasie più segrete. “e ti stai bagnando parlandomi della tua voglia…” “si, si, è vero, sono eccitata!” “allora ti do il permesso di farmi vedere come ti sei eccitata per me. Fammi vedere come te la lavori bene, ho voglia di vederti carezzare la tua fica!” Scivolo in fondo alla sedia dopo aver rialzato la gonna. Sistemo le gambe sui braccioli e mostro la mia fica aperta a Marco, il mio padrone. Una mia mano si tuffa subito sul bottoncino serrandolo tra due dita. Rovescio la testa all’indietro e con l’altra mano apro il vestito, apro il reggiseno e le tette schizzano fuori. Ora non è più al clitoride che sono dedicate le attenzioni delle mie dita, ma alle mie labbra, che graffio, carezzo, stiro, apro e chiudo, finchè diventano turgide e bagnate invitandomi a fottermi fino in fondo con le mie stesse dita. Mi stringo a sangue i capezzoli e le dimensioni delle mie tette mi permettono, rialzando la testa di poterli mettere in bocca e succhiare, uno alla volta, con metodo. Fisso Marco negli occhi, poi lo vedo iniziare a masturbarsi, dopo aver posato sul tavolo la video camera che sta registrando tutto lo spettacolo che gli dedico. Si alza e mi chiede se voglio essere la sua troia. Rispondo di sì, che sono la sua cagna fedele, che voglio leccarlo e succhiarlo ed inghiottire tutta la sua sborra. Si avvicina. Le mie due mani ora si occupano una del mio bottoncino, l’altra di tenere ben aperta la fica. Sono bagnata come mai mi era successo. Le sue mani si occupano dei miei seni. Li pizzicano, li maltrattano, ho voglia che li stringa ancora più forte. Poi se ne allontanano per prendere la videocamera e filmarmi meglio.Il porco fa dei primi piani sul mio viso sconvolto mentre lo succhio avidamente poi sulle mie mani che strapazzano la fica. Sono una cagna in calore che si offre al maschio senza ritegno: chi vedrà questo video? “Succhi divinamente, ma ho fretta di sborrare, dobbiamo fare ancora il tour di presentazione negli uffici. Alzati e mettiti in piedi appoggiata alla scrivania, e tieni le gambe ben divaricate” Si avvicina e me lo strofina sulle labbra della fica, mi bagno se possibile ancora di più lubrificandogli l’uccello che mi titilla il buco del culo. Poi comincia a fottermi la fica. Sono così aperta che sento degli osceni rumori di risucchio quando lo tira quasi fuori ad ogni colpo. Era da ore ormai che desideravo prenderlo dentro.Le sue mani ora mi allontanano le chiappe ed il suo glande si appoggia prepotente sul piccolo buco ancora vergine. “Porcellina mia rimarrai vergine di culo ancora per poco. Il mio cazzo ha voglia di stare alle strette” “no, non voglio” bisbiglio “Sei a mia disposizione,anzi ora tu stessa mi offrirai il tuo buco merdoso” Gli obbedisco volentieri. Le mie mani tengono ben distanti le chiappe offrendo l’ano al suo colpo di reni che mi infila il nodoso bastone di carne d’un tratto dentro il culo. Poi esce di lì va a farsi un giro nella fica, a cercare una nuova lubrificazione e me lo infila di nuovo tutto dentro. Il mio ano ora è ben aperto e lo accoglie voglioso.Sono distesa sulla scrivania, con una mano mi lavoro ancora la fica. Sentire Marco che mi viene dentro mi fa scattare l’orgasmo, in un parossismo di piacere.Poi lo tira fuori e va a sedersi sulla sua poltrona.Io resto ancora sdraiata sulla scrivania per qualche secondo, realizzando in un momento che ho goduto come una cagna sulla scrivania, che mi vergogno, che devo rivestirmi in fretta, che il porco mi ha fatto davvero uscire dai miei limiti. Mi riassetto alla bella e meglio e mi siedo sulla poltroncina. Ho i capelli disfatti, il trucco che cola, sono inebetita e muta. “Di là c’è una toilette. Ti do cinque minuti per essere presentabile. La nostra è una società rispettabile, non puoi presentarti ai tuoi nuovi colleghi come una zoccola di strada!” Mi alzo e sono pronta ad obbedirgli, obbedirgli per sempre.

