Vidi per la prima volta Renata ad una cena organizzata da amici comuni un paio d’anni fa.Avevano insistito parecchio per farmi partecipare; io avevo tentato di declinare l’invito; in verità dopo l’amara conclusione della precedente storia che era andata avanti per molto tempo, mi ero come svuotato e tendevo a isolarmi relegandomi tra casa e lavoro.Alla fine, dopo tante insistenze da parte dei miei amici, avevo pensato che, forse, era l’occasione giusta per rimettere il naso fuori di casa. Quando la vidi, fuori dal ristorante mentre eravamo in attesa di entrare, mi colpì subito; bionda, non molto alta, gonna nera corta con spacco laterale, calze nere e golfino; minuta nella figura ma con uno sguardo magnetico che ti catturava senza che tu potessi farci niente; ci presentammo e lei aggiunse alle presentazioni il… marito; era sposata ma in quel momento non ci diedi peso più di tanto.Nel metterci seduti al tavolo prenotato riuscì a sistemarsi vicino a me; la cena fu piacevole; parlammo di molte cose scoprendo vari interessi in comune. Io cercavo comunque di non monopolizzarla anche per non alimentare voci maligne incontrollabili da parte degli altri, considerando la presenza della sua metà poco più in là. Dopo la cena si decise di andare in una discoteca; non essendo un patito di quel tipo di locali cercai con una scusa di ritirarmi in buon ordine ma Renata insistette a che io andassi con loro e così mi accodai alla comitiva.Una volta accomodati in discoteca, ognuno si dedicò a quello che più gli piaceva; qualcuno entrò subito sulla pista, altri, me e Renata compresi, preferimmo per il momento sederci e sorbirci la nostra consumazione tra una chiacchiera e l’altra.Ad un certo punto Renata mi disse “Ti va di ballare?”Non sono mai stato granchè nel muovermi a suon di musica per cui tentai di farfugliare qualche scusa guardando anche il marito nella speranza che mi desse man forte; invece disse “Ma sì, dai Federico falla ballare un po’” Ci dirigemmo verso la pista e poiché in quel momento c’era un lento, Renata mi abbrancò e aderì al mio corpo abbracciandomi; io feci altrettanto e cominciammo a muoverci.Il contatto con il suo corpo caldo e morbido, il profumo che emanava non potevano non avere effetto su di me; infatti dopo un po’, verso le zone basse qualcosa cominciò a muoversi; non sapendo come gestire la situazione, cercavo di mantenere una minima distanza dal corpo di Renata che, a un certo punto, mi disse“Perché ti allontani? Non ti va più di ballare?”“Beh, ecco, il fatto è che non sono insensibile alla tua presenza” risposi accennando al basso ventre.“E meno male” aggiunse lei “pensavo di non piacerti; comunque a me piace sentire il tuo uccello contro di me per cui vieni qui e continuiamo a ballare”Stando così le cose, mi riappiccicai a lei e proseguimmo per un altro po’ a ballare.Alla fine della serata riuscì a farsi dare i miei numeri di telefono, cellulare e di casa, e a darmi i suoi e ci salutammo con un casto bacio sulla guancia. Passarono un po’ di giorni;un paio di volte ero stato sul punto di chiamarla ma poi avevo lasciato perdere, maledicendo la mia timidezza.Una sera mi chiamò lei a casa; fu molto espansiva e disse che aveva un po’ di tempo perché il marito sarebbe rientrato molto tardi; fatto sta che andammo avanti a parlare fino alle due del mattino senza renderci conto del tempo che passava; alla fine mi buttai e le chiesi se le andava di vederci una sera per un aperitivo.“Certo, anche per una cena se vuoi”Non avrei mai sperato in tanta disponibilità e le proposi di vederci dopo qualche giorno; accettò con entusiasmo e prendemmo appuntamento. Quella sera fu fantastica; era bellissima; indossava una minigonna scura piuttosto corta, delle calze nere, che poi scoprii essere delle autoreggenti, e sopra una camicetta bianca con sotto un reggiseno, bianco anch’esso, che esaltava la sua quarta misura (questo me lo disse lei, direttamente, pochi giorni dopo).Durante la cena non accadde nulla di particolare; poiché, comunque, avevo capito che non le ero indifferente, cercavo l’occasione per farla cadere tra le mie braccia.La cosa avvenne in macchina mentre la stavo riaccompagnando verso casa; ad un certo punto del tragitto, mi accostai da una parte, mi girai verso di lei e… mi buttai, nel senso che mi avvicinai al suo viso per provare a baciarla; lei non si tirò indietro e così le nostre bocche si unirono.Le infilai la lingua dentro e lei fece altrettanto; andammo avanti così per parecchi minuti e nel frattempo avevo saggiato la consistenza dei suoi morbidi seni mentre lei, dal canto suo, stava saggiando quella del mio uccello. Ad un certo punto disse di andare avanti in un posto che sapeva essere abbastanza isolato e lontano da sguardi indiscreti.Una volta arrivati ricominciammo a baciarci; poi lei abbassò la zip dei miei calzoni e tirò fuori il mio cazzo già ben congestionato. Senza dire altro si abbassò, lo scappellò e se lo mise nella calda bocca; cominciò a lavorarlo di lingua mentre lo teneva con una mano; poi andò giù, fino in fondo, spingendoselo fino in gola e risalendo fino alla punta; continuò così, aiutandosi anche con la mano fino a trovare il giusto ritmo tra i movimenti della bocca e quelli della mano.Io ero in estasi; sentivo le sue labbra scorrere lungo l’asta e la sua lingua che la avvolgeva in un vortice senza fine; sentivo montare l’orgasmo e mi chiesi se, alla fine, avrebbe ingoiato tutto. Altre, al suo posto, non avevano voluto farlo, optando per un più banale fazzolettino; ma un pompino senza ingoio non è un pompino! Dopo un po’, accelerò le pompate e io, ormai al limite, non riuscii più a trattenermi ed esplosi nell’apoteosi dell’orgasmo direttamente nella bocca di Renata che bevve tutto, fino all’ultima goccia, ripulendomi il cazzo fino in fondo. E così cominciò la nostra storia.Approfittavamo di tutte le situazioni possibili per vederci e stare un po’ insieme.Un sabato sera mi telefonò e mi disse che l’indomani aveva il pomeriggio libero e che sarebbe venuta a casa mia.Il giorno dopo, poco dopo l’ora di pranzo, suonò il campanello; la feci entrare; era splendida in minigonna (avevo capito che era un abbigliamento che le piaceva usare spesso), calze nere (poi scoprii che aveva il reggicalze), maglietta che evidenziava ben bene il suo decolletè e scarpe con tacco da almeno dieci centimetri.Ci baciammo subito e cominciammo a toccarci; io le avevo messo le mani sul sedere, sotto la gonna e mentre l’accarezzavo non sentivo al tatto le mutandine; pensai che avesse un perizoma ma lei mi confermò che, quel giorno, non le aveva indossate per farmelo tirare bene. E c’era riuscita perché avevo il cazzo che mi scoppiava nei pantaloni.Lei se ne accorse, lo liberò e ci si attaccò con la bocca come una ventosa; riuscii a trascinarmi verso il divano poco distante e mi ci sedetti mentre lei non mollava la presa; dopo un po’ si staccò dal mio uccello si levò la gonna e mi salì in braccio allargando le gambe per impalarsi su di me; le passai una mano sulla fica che era fradicia; infatti quando se lo infilò dentro fu come entrare nel burro.Cominciò una cavalcata lenta mentre io le toglievo la maglietta, le sbottonavo il reggiseno e mi attaccavo alle sue bocce; il ritmo della cavalcata andò aumentando di pari passo con il suo respiro che diventava sempre più affannoso fino a quando urlò il suo orgasmo; a quel punto non resistetti oltre e svuotai i coglioni dentro di lei. Un’altra volta riuscì a combinare un finto appuntamento di lavoro che l’avrebbe tenuta fuori casa per un intero week-end; così fece credere al marito.Lei invece, per quei due giorni, stette da me.Furono giorni splendidi e, purtroppo, molto brevi.Fu in quell’occasione che mi diede il culo.La cosa nacque perché, parlando del nostro passato sessuale, io le avevo detto che non ero riuscito ancora ad avere rapporti anali con le mie precedenti partner; tutte avevano paura di sentire troppo dolore.“Anch’io ci ho provato una volta” disse lei “ma è stato un disastro; ti va di provarci ora?”Non me lo feci dire due volte e le dissi che ero pronto.Renata mi chiese se avevo in casa della crema fluida; le dissi che da qualche parte doveva esserci e andai a cercarla.Ero ormai eccitato e pregai che la crema ci fosse davvero; dopo aver rovistato un po’, finalmente la trovai e insieme andammo in camera da letto. Qui cominciammo a baciarci, poi lei imboccò il mio uccello e mi spompinò per un po’ senza però andare troppo in là.Le tolsi gonna e mutandine (le calze erano le solite autoreggenti per cui non le toccai) e cominciai a baciarla e leccarla sulla fica; lei si bagnò rapidamente; con la lingua portai un po’ dei suoi umori verso l’ano dove indugiavo per ammorbidirlo; mentre facevo questo lei non finiva più di mugolare di piacere finchè venne in un tumultuoso orgasmo che la fece urlare come al solito.Io avevo già l’uccello bene in tiro e qualche gocciolina faceva capolino dal buchino; dopo averla lavorata di lingua, presi la crema, me ne versai un po’ sulle dita e la passai nel suo sedere badando a introdurre un dito nel suo buco per oliarlo bene; poi me ne versai dell’altra e ripetei la stessa operazione stavolta usando due dita per oliarle il buco.Quando ritenni che fosse pronta, lei si mise alla pecorina sollevando il culo, m’incremai anche la cappella, l’appoggiai al suo sfintere e cominciai a spingere lentamente; faceva un po’ resistenza ma quasi subito mi ritrovai dentro di lei; evidentemente sapeva come muovere i muscoli dell’ano. Entrai sempre più fino a far sbattere le palle contro la sua fica; lei non si lamentò mai, segno che il piacere era comunque superiore al dolore dell’inculata, quindi cominciai un lento movimento di va e vieni, godendo delle piacevoli sensazioni che mi dava il suo anello di carne stretto intorno al mio cazzo.Sentivo che anche lei gemeva di piacere; con una mano cercai di titillarle il clitoride ma trovai già la sua che stava provvedendo alla bisogna.“Vorresti averne uno anche nella fica?” le sussurrai nell’orecchio.“Sì” mi rispose “ma per ora andrebbe bene anche un surrogato”Mi ricordai allora che avevo delle carote in frigo; uscii da lei, le dissi di aspettare un momento e di continuare a masturbarsi per tenersi calda.Corsi in cucina, presi una carota dal frigorifero, la pulii rapidamente e tornai in camera, il tutto in non più di due minuti, porgendola a Renata.Lei si rimise in posizione, io rientrai in lei (la strada ormai era aperta) e ripresi il movimento dell’inculata; Renata prima si titillò il clitoride con una mano, poi cominciò a introdursi la carota nella fica gocciolante.Io sentivo la carota tramite la sottile membrana che divide la fica dal culo e ne traevo un grande piacere che si assommava a quello dell’inculata.Prendemmo un buon ritmo e andammo avanti così per qualche minuto; poi Renata aumentò il ritmo della carota nella fica e venne in un lungo e urlato orgasmo contagiandomi e causando il mio, di orgasmo; le vomitai litri di sborra nell’intestino e mi accasciai sulle sue spalle rimanendo ancora dentro di lei. Eravamo esausti; attesi che il cazzo mi si ammosciasse un po’ e poi uscii dal culo di Renata adagiandomi sul letto accanto a lei; notai che aveva un sorriso dipinto sul volto, segno che le era piaciuto; le diedi un po’ di bacini e lei mi disse “Grazie, è stato stupendo”.
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