Aveva sempre immaginato che dietro la timidezza e il pudore della moglie si celasse un carica sessuale inespolsa. Era così da anni. E fu per questo che decise di ridar vigore al proprio menage matrimoniale, prendendo per mano la compagna di una vita per trasformarla in una vera amante di cui poi non riesci più a farne a meno. Iniziò per caso una mattina di Agosto di quattro anni fa, quando Luisa, oggi 41 anni, stimata docente di scuola media, decise di fare shopping al mercatino della località romagnola dove trascorrevamo la vacanza. Sapeva che detestavo la confusione e ci andò da sola. Faceva caldo e oltre ad una t-shirt rosa, e una gonnellina di lino nero con i sandali ai piedi, non indossava null’altro. Tornò a casa dopo circa un paio d’ore senza alcun acquisto; così le chiesi come avesse trascorso tutto quel tempo. Tergiversò, ma l’inconsueto rossore sul suo volto mi fece capire che non me la raccontava per intero. Conoscendola, dopo tanti anni di matrimonio, sapevo che alla fine si sarebbe confidata: lo faceva sempre. Così decisi di prendere tempo. Quel giorno il caldo era insopportabile e la sera decidemmo di andare a San Marino; in macchina come ero solito fare, le accarezzai le gambe abbronzate che la gonna jeans lasciava abbondantemente scoperte, facendo risalire la mano fino alle mutandine di cotone bianco che è solita portare. Avete tutti lo stesso vizio commentò secca dopo un po’, anche se non appariva infastidita. Che vuoi dire replicai. E lei finalmente, dopo qualche tentativo di tergiversare, mi raccontò che al mattino qualcun altro aveva allungato le mani. Proprio sotto la sua gonna. Si trattava del titolare della bancarella, un giovane sui 30 anni che aveva approfittato della situazione. Seppi allora che Luisa si trovava dietro al banco per scegliere meglio una maglietta esposta fra le centinaia in vendita. Si era inclinata per prenderla e lui, senza che le altre clienti potessero osservare la scena le aveva messo le mani fra le cosce. Da dietro. Mia moglie, per pudore e per evitare piazzate aveva taciuto sperando che quella manovra finisse così com’era nata: in fretta. Non mi sono mossa, avrei dovuto fare casino, ma non me la sentivo. E l’altro interpretando l’immobilismo con acquiescenza aveva pensato che la cliente ci stava. Piano piano mi ha scostato il lembo delle mutandine e mi ha infilato un dito nella figa aggiunse d’un fiato. E tu? Io niente, ero come impietrita. Volevo scappare ma quella mano che si muoveva dentro mi aveva inchiodata alla bancarella. Era rimasta lì per circa mezz’ora mentre l’altro oltre che a rimestargli la passera ogni tanto gli strusciava sul culo l’uccello duro. Soprattutto grosso specificò. Poi dopo averla preparata per bene facendola bagnare non per il sudore, l’aveva invitata a provare le magliette nel furgone, sussurrandole all’orecchio che la voleva chiavare forte e alla pecorina. Non so cosa mi è preso, non capivo più nulla e mi sono avviata verso il suo mezzo. Sono arrivata sino alla soglia del furgone e lui che mi aveva preceduto aveva già tirato fuori il cazzo ricordò deglutendo; poi invece è arrivato l’altro socio per prendere della merce e mi sono risvegliata da un sogno o da un incubo così sono scappata via. Quell’episodio confessato con candore e senza più pudori segnò il solco. Ero certo che avrei potuto svezzarla, tirando fuori la libidine che aveva dentro ma che si manifestava soltanto a letto quando, al culmine dell’eccitazione delirava chiedendo di essere penetrata da due cazzi che la riempissero, mentre io me ne sarei dovuto stare a guardare. Fermai la macchina in una radura e lo tirai fuori chiedendo di descrivermi com’era l’uccello dell’altro, paragonandolo al mio, che pure è nella normalità. Seppi che era più grosso e scuro, con la cappella simile ad un rigoglioso fungo, sostenuto da due coglioni di tutto rispetto. E mentre me lo succhiava la fermavo per farmi descrivere i particolari di quell’incontro estemporaneo. Peccato le dissi non saresti dovuta venir via; almeno ne avresti provato un altro, visto che quando scopiamo me lo chiedi sempre. E poi, sappilo, non sarei stato geloso, visto che si sarebbe trattato soltanto di un gioco di sesso! Ah sì? Beh, se proprio vuoi saperlo prima di scappare sono riuscita a prenderglielo un po’ in bocca e a fargli una sega. Quel porco non è riuscito a trattenersi e mi è venuto in faccia: non hai visto le macchie sulla t-shirt rosa? Concluse. E per dirla fino in fondo sono scappata perché pensavo che se mi fossi sfilata le mutandine di cazzi ne avrei presi due, compreso quello del socio che era arrivato. E visto che il culo non ho ancora deciso di farmelo rompere ho preferito tagliare la corda. Ma se ti fa piacere, stanne certo, di occasioni non mancheranno. Era una promessa, che Luisa sin dal giorno dopo ha mantenuto, sempre però in mia presenza e con la mia complicità. Ve ne parlerò in seguito. Questo più che un racconto è la cronaca puntuale di quanto successo; pertanto mi piacerebbe leggere anche i vostri commenti. A proposito, riscoperta mia moglie a tutto tondo, sono anche riuscito a fare a meno della mia vecchia amante.
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