Capitolo 1 – Week-End Racconto: Se quella sera… emozioni Capitolo 2 – Lunedì Racconto: Se quella sera… Inquietudini Capitolo 3 – Martedì Racconto: Se quella sera… Menate Capitolo 4 – Mercoledì Racconto: Se quella sera… Intrighi e confidenze Capitolo 5 – Giovedì Racconto: Se quella sera… Certezze e novità Capitolo 6 – Venerdì Racconto: Se quella sera… Misteri e doveri [Non è mai tardi per…] Erano partiti di buon mattino alla volta della villetta che Ettore aveva acquistato in val Seriana chiedendo a Luisella di organizzare una cena per quella sera, vi sarebbero stati due ospiti. «Non ti dico di farti bella perché tu sei sempre perfetta» Lei lo aveva guardato incuriosita e quando gli aveva chiesto chi fossero gli ospiti per tutta risposa ricevette solo un bacio, seppe solo che si trattava di un uomo e di una donna. L’uomo, era sicura si trattasse di Federico Pisani, ma sulla donna era in completo mare aperto: escludeva l’ex moglie, ma non riusciva ad immaginare quale collega avesse invitato. Verso mezzogiorno le fu svelato il mistero quando vide arrivare nel piccolo cortile della villetta la piccola utilitaria di Lucilla Coviello. «Ciao Luisella, Ettore mi hai fatta venire in gran segreto, di che cosa si tratta?», salutò scendendo dall’auto e facendo attenzione a non bagnarsi i piedi nella neve fresca. «Mi dispiace Lucilla, ha organizzato tutto Ettore, ed io non ne so nulla» «Ma almeno siamo qui per trombare, no?» «Lo spero, ma non so chi è l’altro maschio» «Neanche io so niente!» «Tranquille, vi basti sapere che sarà un piacevole fine settimana, se come penso voi due mi asseconderete», accennò Ettore che era uscito improvvisamente dal box a piano terra. «Certo amore», rispose Luisella sporgendosi dal piccolo ballatoio del primo dei due piani della villetta, e poi rivolgendosi a Lucilla «Vero Lucilla?» «Certo abbiamo mai disdegnato un po’ d’uccello?» Poco dopo l’una una macchina, questa volta di grossa cilindrata, occupò l’ultimo spazio libero, e alla porta del villino suonò Federico Pisani «Credevo d’aver sbagliato strada, ma che posto stupendo», disse stringendo la mano di Ettore. «Non ti preoccupare sei tra amici e il ristorante non ti farà pagare la mora», scherzò Ettore, e spostandosi presentò Luisella e Lucilla «Voglio presentarti due splendide signore che forse conosci già di vista. Luisella la mia compagna, e la signora Coviello, ma che tu devi già conoscere bene» «Solo una conoscenza formale, Ettore solo formale ,qualche volta faccio loro qualche caziatone ma è per il bene della società», scherzò Federico Pisani concludendo così le presentazioni con una sonora risata. «Andiamo, non perdiamo tempo, ci attende un pranzo stupendo», li esortò Luisella guidando l’ospite nella cucina in stile rustico ed iniziarono il pranzo chiacchierando amabilmente: le due donne un poco in disparte, leggermente a disagio nei discorsi dei due vecchi amici. Al termine del pranzo Ettore condusse Federico in salotto davanti al camino acceso e servì i liquori, «Federico, come poi intuire la mia vita ultimamente è legata mani e piedi all’azienda, Luisella, Lucilla» «Tu sei peggio di mio figlio, caro il mio vecchio porco», scherzò divertito Federico. Ettore lo guardò sorridente «Il meglio deve ancora venire, caro Federico, il pomeriggio è ancora a lungo che ne dici di un bel filmino, uno di quelli che guarda tuo figlio?» Federico Pisani guardò prima Lucilla e poi Luisella rievocando i mille sospiri che quelle due splendide donne gli avevano strappato passando per corridoi con quella loro andatura così tanto eccitante. «Si, guardiamo un bel film. Lo sa dottore che il dottor Benelli ha una video teca fornitissima?», rispose Lucilla notando la piacevole tensione che il corpo di Federico Pisani evidenziava, malgrado fosse seduto, all’altezza dell’inguine. «Anche le signore ci faranno compagnia?», chiese con un mezzo balbettio bloccato nel vedere Lucilla che alzatasi in piedi s’era diretta verso Luisella aiutandola a spogliarsi. Un silenzio irreale regnava nella stanza, soltanto il crepitio del camino faceva sentire la sua voce mentre i vestiti di Lucilla cadevano uno dopo l’altro a terra liberandola dall’impaccio della seta offrendosi agli sguardi golosi di tutti e in particolare di Federico Pisani. «Luisella tesoro, ora tocca a te e voglio che Federico decida chi di voi due è la più bella» «Per me, sono tutte e due bellissime», dichiarò con galanteria Federico Pisani. Luisella a sua volta iniziò a spogliarsi, aiutata da Lucilla, sino a che le due donne non furono l’una a fianco dell’altra, completamente nude, sdraiate sul divano. «Federico, ti credevo più intraprendente, non pensavo che a questo punto saresti stato ancora tutto vestito», sorrise Ettore divertito per lo stupore di Federico «Hai ragione sono un po’ frastornato, ma voi signore siete bellissime, non avete nulla ad invidiare alle modelle e alle attrici dei porno. La passera curata, le mosse precise e per niente imbarazzate, insomma siete proprio affascinanti» «Lucilla, vuoi aiutare tu Federico, mentre Luisella aiuta me», propose Ettore e Lucilla annuì avvicinandosi a Federico che si era fatto trovare in piedi. Luisella fintanto che Ettore si spogliava scelse una videocassetta dalla libreria e la inserì nel video registratore, e l’ampia parete bianca si riempì di immagini e delle belle natiche femminili presero possesso del muro solleticando gli animi già caldi dei quattro partecipanti. Imitando la modella del film Lucilla prese a spogliare Federico strusciandosi contro di lui. Luisella dopo aver riposto in camera tutti i vestiti sparsi per la sala aveva preso a masturbare Ettore che guardava divertito le evoluzioni di Lucilla, «Raggiungila, io per un poco guarderò» E lei senza esitazioni raggiunse la collega; rapidamente si accucciò accogliendo subito in bocca il fallo di un attonito Federico iniziando a succhiarlo con decisione. «Siediti e lasciale fare, e goditi il film», si raccomandò Ettore sedendosi in poltrona masturbandosi leggermente mentre osservava la scena. Luisella la bionda e Lucilla la bruna erano accovacciate l’una tra le cosce dell’altra prendendo a scorrere a turno le morbide lingue sul pene eccitato di Federico, scorrendo con le morbide labbra sul glande paonazzo, mentre le mani accarezzavano abilmente i testicoli. Ad un certo istante, Ettore, stanco di masturbarsi si portò alle spalle di Lucilla, e trovandola già eccitata la penetrò iniziando a muoversi con foga, imprimendo con i propri colpi il ritmo della fellatio che la scatenata Coviello conduceva ormai da sola imboccando completamente il pene di Federico Pisani. «Federico hai mai leccato una donna, tra le gambe?», chiese Ettore colpito dallo sguardo esterrefatto di Federico che ogni volta che aveva di fronte il sesso lucido e depilato di una delle due donne sussultava con il volto imporporato. «No, no, il pelo mi ha sempre bloccato, ma adesso vorrei provare», farfugliò l’uomo inesorabilmente distratto dal fantastico rapporto orale che stava provando in quel momento. Non credeva ai suoi occhi: aveva tra le gambe la chioma bruna di Lucilla Coviello che accovacciata accompagnava ogni mossa con fluidi ondeggiamenti del bacino. «Quale vorresti per prima?», lo stuzzicò Ettore giocando un po’ sullo stordimento del collega «Ettore non lo so! Però la passera della tua donna mi piace di più perché è più grossa e gonfia», ripose senza mezzi termini Federico, poi recuperando la poca lucidità rimasta si corresse «Scusa Coviello, anche tu sei bellissima, ma la passera della Boschi adesso mi fa sangue» Lucilla Coviello sollevò il volto dal ventre di Federico Pisani percependo il glande dell’uomo poggiato sulla gola come una corta daga, «Dottore non mi sono mica offesa, sa? E’ che la mia micina è più stretta ma pur sempre golosa e ingorda» «Luisella, perché allora non fai assaggiare la tua micina a Federico?», propose Ettore senza perdere troppo il ritmo della penetrazione. «Subito, amore», accettò ed agile salì sul divano andando ad offrire la sua vagina alla bocca dell’uomo che vi si affondò con un gemito, prendendo a baciare e leccare con incredibile foga. Ettore riprese a muoversi dentro Lucilla sempre inginocchiata sullo spesso tappeto di lana con il volto ora poggiato sul divano con in bocca il sapore acidulo di Federico Pisani. Luisella carezzò con dolcezza i corti capelli neri di Federico Pisani più che mai concentrato nel donarle piacere. L’uomo dimostrava tutta la sua foga di neofita sbavando, risucchiando, infilando la lingua tra le pieghe della vagina di Luisella Boschi, sua collaboratrice e compagna del suo collega, nonché amico Ettore Benelli. Luisella urlò per un colpo di lingua maldestro al clitoride e temendo che l’uomo potesse raggiungere l’orgasmo anzitempo gli propose, «Dottore non mi vuole scopare?» «Si Boschi, certo che voglio», rispose Federico con molto garbo e lei dopo averlo fatto sdraiare si accucciò sull’uomo affondandosi il pene ormai quasi troppo rigido nel ventre. Iniziò a danzarvi sopra mentre sommergeva con i grossi seni il volto di Federico che stravolto dal piacere tentava senza successo di succhiarli. Ettore si staccò senza aver avuto orgasmo da Lucilla andando a cercare la crema lubrificante, mentre Federico troppo eccitato non resistette di più e con rapidi colpi sincopati eiaculò nel ventre di Luisella urlando, «Boschi, le vengo dentro! Le sto venendo dentro! Non resisto più!» «Tranquillo dottore, mi scopi fino a schizzare! Non si faccia problemi mi venga dentro», urlava a sua volta Luisella con l’intento di spronare l’uomo che afferrando le mani sulle sue natiche si svuotò con urla scomposte. Appena l’uomo si chetò, rapide le due donne si divisero il pene che piano piano andava afflosciandosi. «Federico, hai visto sono fantastiche, vedrai che non ti ci vorrà molto prima che ti si rizzi ancora, e comunque prova ora a goderti la scena, questa dovrebbe piacerti», detto ciò si mise a lubrificare con la crema lubrificante il retto di Lucilla. «Non posso crederci, Boschi anche tu scopi di culo?» «Certo dottore, dopo quando è pronto la faccio provare» Ettore gli sorrise ed affondò lentamente il pene nell’ano di Lucilla che gemette soffocata tra le gambe di Luisella che le spingeva la testa sempre più verso di lei. «Federico guarda come sobbalzano le tette della Coviello», disse Ettore richiamando l’attenzione dell’uomo mentre affondava gli ultimi colpi che stavano scuotendo Lucilla che raggiunse rapidamente un orgasmo che la fece urlare. Penetrata da Ettore e soffocata dalla vagina di Luisella si agitò scomposta. I suoi sussulti sincopati e la foga impressa nei movimenti accelerarono l’orgasmo di Ettore che le sprizzò nel retto. «Dottore vada lei adesso, penetri la Coviello come ha fatto Ettore», lo chiamò Luisella suggerendogli la sostituzione; eccitatissimo l’uomo affondò il pene nel retto ancora dilatato di Lucilla, afferrandola per i fianchi e muovendosi con foga sovrumana. «Luisa ti è piaciuta la sorpresa?», le chiese sussurrando Ettore dopo essersi chinato a baciarla. «Cos’è ti volevi vendicare di quella famosa sera?», domandò sarcastica mentre Federico per un attimo aveva fermato il ritmo della penetrazione. «Dottore come ce l’ha, duro?», gorgogliò Lucilla «Chi, io?», chiese Federico «No lei è fantastico lo sento proprio bene. Io chiedevo al dottor Benelli se voleva scoparmi anche lui. Voglio due cazzi assieme, voglio due dirigenti dentro di me!» «Hai capito Federico, Coviello vuole essere scopata figa e culo in contemporanea», spiegò Ettore. «E come facciamo?» «Allora, staccati un attimo così permetti a Coviello di salirmi sopra a spegni moccolo, poi lei, distesa sopra di me, ti offrirà di nuovo il culo» Federico sembrò aver capito e staccatosi uomo agilmente da Luisella che si spostò esausta verso Ettore masturbandosi leggermente. Luisella si voltò e le sorrise, poi si chinandosi in avanti verso di lei le facilitò il compito dirigendole il pene di Ettore verso la vagina. Pochi istanti dopo Ettore s’era dolcemente e profondamente affondato dentro Luisella che iniziò a gemere riempita da due falli quando Federico tornò a penetrarle l’ano. «Lucilla come va? Li senti i due cazzi che si muovono?», le chiese Luisella che aveva ripreso a masturbarsi alludendo alla possibilità per una donna di godere di due falli che potevano scorrere separati soltanto da una sottile parete muscolosa. Lucilla distesa sul tappeto gemeva completamente occlusa, con due falli che le stuzzicavano in ogni buco tanto che non riuscì a rispondere a Luisella e prima Federico, poi Ettore raggiunsero l’orgasmo sprizzandole il loro sperma nel retto e nella vagina. Appena i due uomini si staccarono prostrati dalla fatica Luisella li leccò succhiandoli e presa dolcemente per i capelli da Lucilla si legò a lei baciando e facendosi baciare a sua volta il sesso. I capelli di Luisella erano d’oro, corti e ondulati ad un tempo, il naso piccolo e gentile su quel viso angelico, su quel piccolo corpo da donna bambina. Sorrise mentre andava incontro al loro ospite, «Perché mi guarda così dottore?» «Perché sei una donna perfetta ed io ti ammiro» Lei non gli permise di aggiungere altro. Con un bacio gli chiuse la bocca, la sua lingua gli strappo via ogni parola, il suo corpo ammutolì la mente dell’uomo. I suoi occhi erano azzurri come il mare e Federico Pisani si perdeva in quella piccola immensità, «Boschi, lei è bellissima lo sa?» «Si che lo so, dottore adesso che facciamo?» «Andiamo a mangiarci una pizza, tutti quanti sono quasi le sette ed io ho un po’ d’appetito, che ne dici? Così voi donne non avrete da spadellare» Si avviarono tutti e quattro alla berlina azzurra di Pisani e Luisella si accomodò nei sedili posteriori insieme a Lucilla. Pisani si voltò indietro sorridente e stette un attimo a rimirare le forme, le gambe e le cosce delle due donne, poi iniziando una conversazione con Ettore giro la chiave. Scelsero la pizzeria camminando lungo il corso principale della piccola cittadina, spendendo un paio d’ore a chiacchierare, a parlare inevitabilmente della ditta, ai trascorsi nei vari progetti e a quante storie di sesso si intrecciavano e s’erano consumate tra i loro stessi colleghi. Poi quando il freddo si fece più pungente ritornarono alla villetta. «Signori uomini noi ci spogliamo subito così ci potrete prendere quando volete», esordì Luisella appena misero piede in casa e Lucilla fece altrettanto. Federico Pisani fu quasi sconvolto da tanta sincerità scoprendo che Luisella Boschi non solo era una valente manager del suo gruppo ma era anche una donna perfetta, sessualmente equilibrata che non conosceva il significato deleterio del termine inibizione ed amava con tutta se stessa. «Federico guarda che possiamo spogliarci anche noi, e poi ci facciamo una grappa con le signore sedute davanti al camino acceso», gli propose Ettore rintuzzando e alimentando il fuoco con nuovi ceppi. Luisella spogliò con trasporto Ettore coprendolo di baci, lo denudò lentamente e poi fece altrettanto con Federico Pisani, e per lui quella sera fu veramente speciale: stettero nudi davanti al fuoco bevendo, fumando e chiacchierando, accarezzandosi lentamente. «Signore io starei ore a guardarvi, lo sapete», disse ad un certo punto Federico Pisani «Solo a guardare, nooo, mica è bello cosi; venga, venga qui dottore che le faccio vedere quanto sono brava», gli disse Luisella. Lucilla si avvicinò ai due uomini seduti sullo stesso divano camminando a quattro zampe sul tappeto, miagolando e facendo le fusa, «Dottore si è mai scopato una gatta?» Infilando il viso tra le cosce dell’uomo Lucilla scese con la bocca, lentamente, verso il pene che sembrava risvegliarsi man mano che lei avvicinava il naso al glande ancora coperto dal prepuzio. La lingua percorse la breve strada che portava al suo sesso in un tempo infinitamente piacevole, poi lo avvolse completamente facendolo crescere in bocca. «Così le piace dottore? Lo dica che non hai mai avuto una donna che ha saputo fare questo come lo so fare io, me lo dica», sussurrava Lucilla a tratti leccando lentamente e accarezzandogli i testicoli. Federico Pisani osservava quello che Lucilla Coviello gli stava facendo; era bellissima in quel momento, la sua lingua sondava il suo membro con studiata lentezza, succhiava il suo pene e lo guardava. Osservava le sue reazioni attenta ad ogni più piccola espressione, studiando l’effetto che aveva su di lui. Pisani la bloccò delicatamente, stava per venire e non era il momento, «Aspetti Coviello, se vengo subito quest’oggi mi mandate a nanna, non ho mai fatto l’amore tante volte in vita mia come quest’oggi» Sembrava così anche per Ettore che si stava facendo masturbare lentamente da Luisella, e allora Federico Pisani attirò a sé la bocca di Lucilla e si immerse in lei baciandola avidamente, stringendo i seni fra le dita, frugando dentro la vulva. «Coviello, si distenda che la voglio leccare», e ciò detto scese lungo il suo corpo diretto al centro della sua femminilità succhiando rumorosamente, apri la sua vagina con la lingua assaporando i suoi umori. Lucilla si strofinava su di lui presa dalle sensazioni che gli provocava, sospirando e gemendo lo implorava di continuare, di mangiargliela perché era quello che voleva, «Dottore lei si che è uomo, mi piace e sa come leccare una signora» Pisani avvertì quando la donna gli afferrò il pene ricambiandolo di quanto stava ricevendo dal lui e sotto i colpi della lingua di Lucilla Federico esplose nella sua bocca e in un attimo, come per un fenomeno di risonanza anche lei venne sussultando e cedendo su di lui. «Dottore lei è una forza», lo lusingò Lucilla che stesa al suo fianco lo accarezzò a lungo tempestandolo di piccoli baci che ebbero il merito di tenere vispo il suo pene. Stesi si accarezzarono a lungo, che ora si ergeva diritto pronto per una nuova prova. Lisa strisciò sul suo corpo, sali lungo l’asta e discese. Le mani di Pisani correvano dappertutto, accarezzava i fianchi stringeva un seno, seguiva la curva del suo culetto e ripartiva nuovamente in una sequenza sempre uguale ma sempre diversa. Rotolarono sul tappeto: ora era sopra di lei, ora sotto, ora dentro, ora fuori. Alla fine venne insieme a lei e stette a lungo coricato sul suo seno. *** Il professor Taddeo Gandolfi posteggiò l’auto all’interno del parcheggio della villa settecentesca piena di auto lussuose e con una leggera ansia si preparò, assieme alla moglie Paola, ad entrare in quel club esclusivo dove avrebbero consumato amplessi fino allo sfinimento con persone che neanche conoscevano. Uno smoking per il professore e un abito da sera leggero e senza biancheria intima per la signora erano le sole raccomandazioni riportate sull’invito che il cavaliere aveva fatto recapitare loro. Un postiglione in livrea amaranto con gli alamari d’oro li scortò sino all’interno della villa varcando assieme a loro l’imponete portone in legno lavorato accomiatandosi soltanto all’arrivo di una hostess vestita unicamente di un grembiulino bianco dalla pettorina abbastanza piccola da lasciare scoperti i seni. La ragazza li salutò affabile e presa in consegna la pelliccia di visone della signora Paola si accertò con molto garbo che la moglie del professore non indossasse né reggiseno e men che meno le mutandine accogliendoli con garbo «Ben venuti signori, il cavaliere e sua moglie vi aspettano nel privé padronale» Percorsero un lungo corridoio dove incontrarono parecchi soci e molti tra hostess, metre, cameriere ch’erano completamente nudi, in special modo i soci; difatti il personale dovendo distinguersi aveva l’obbligo di indossare sempre qualcosa che li contraddistinguesse, come il grembiule per le donne o la cotta per gli uomini. «Le prestazioni dei camerieri, e delle cameriere nei confronti dei soci sono possibili solo dopo l’una di notte, prima non siamo tenuti a questo tipo di servizio» spiegò la hostess piegando verso una zona vietata ai soci «E per quanto riguarda noi hostess» aggiunse richiamando un ascensore dalla cabina in ferro finemente lavorata «possiamo concederci solo analmente e in rapporti orali» fece una pausa e continuò «ovviamente completi per le donne, la nostra vagina è a completa disposizione delle signore, ma purtroppo non lo è per i signori» «Perfetto» commentò la signora Gandolfi «te né ricorderai Taddeo?» aggiunse maliziosa «La passera della cameriere sono tutte per me!» «Chiaro, limpido, cristallino» chiosò il professore «Ovviamente ogni penetrazione deve essere protetta, specialmente quella anale… » sorrise prima di far schioccare la lingua «solo i rapporti orali sono permessi nature» La signora Paola strizzò l’occhio alla ragazza «Se al succhiotto mettiamo il cappuccio…. Beh possiamo anche andare a dormire, no?» Risero tutti e tre. «Ah, un ultima cosa…» accennò indugiando l’hostess «non sono permessi rapporti omosessuali a meno di una speciale autorizzazione del cavaliere. «Giusto» approvò il professor Gandolfi «Non mi piace guardarmi troppo spesso alle spalle, specialmente quando scopo» «Sa, qualche anno fa è capitato» rise di gusto la hostess «Che qualche omosessuale cercasse di avere rapporti anali con uomini eterosessuali e come può ben capire è scoppiato il finimondo» spiegò la hostess aprendo i cancelletti in ferro battuto. «Questa regola vale anche per le donne?» chiese allora la signora Paola. «No, no ci mancherebbe altro, signora! Lei può avere rapporti saffici con chi vuole» rispose solerte la ragazza. «Si certo ma io sono eterosessuale» ribatté la signora Paola «Quello che chiedevo se erano ammesse anche le donne lesbiche» «Non né ho mai conosciuta nessuna! E qui» alluse chiaramente puntando il dito indice sul pavimento «Nel nostro club è abbastanza difficile nutrire questo tipo di dubbi» rispose con un sorriso malizioso la ragazza che annunciò «eccoci arrivati» Il piccolo ascensore si aprì su di una bella sala dalle pareti di ciliegio che si affacciava, attraverso una vetrata liberty su quello che una volta doveva essere stato un cortile ora ricoperto da una cupola vetrata completamente impermeabile. I rigori dell’inverno erano così arrestati da quel reticolo di infrastrutture in ferro e plexiglas che di giorno lasciavano trasparire la luce vivida del sole affacciandosi sulle colline circostanti. «Suggestivo» accennò il professor Gandolfi notando la miriade di punti luce che brillavano squarciando il velo nero della notte tenuta a bada dalla imponente volta composta da migliaia di spicchi argentei che riflettevano ogni sprazzo di vitalità sottostante. «Una bella struttura, e che panorama suggestivo» bisbigliò la signora Paola affacciandosi alla balaustra dove percepiva il suono ovattato di voci e musica che salivano dal piano inferiore; i vagiti e le urla allegre provenivano da diversi capannelli di persone intente a fare sesso tra i vari tavoli e i divani posti lungo il perimetro della sala. La hostess li accompagnò nei pressi dell’unico tavolo apparecchiato per quattro accomiatandosi «Il cavaliere e la signora arriveranno subito» e con quelle parole la ragazza ridiscese con l’ascensore. Il professore dopo averla salutata distrattamente si accorse che l’ambiente sotto di loro era in realtà la sala da pranzo del club, dove poca gente si stava dedicando ai piaceri della tavola, e molti, quasi tutti, stavano vivendo con voluttà la loro personale passione erotica. Notò subito ch’era entrata una ragazza che indossava stranamente una minuscola gonna bianca con tanga ben visibile, top corto di jeans bianco slacciato avanti che le lasciava il seno nudo ben in vista, e scarpe con tacco a spillo che da quell’altezza il professore stimò d’essere almeno di quindici centimetri. Accanto alla prima ragazza ne arrivò un’altra vestita con un paio di short inguinali gialli, camicia bianca aperta senza reggiseno, scarpe nere chiusi dal tacco vertiginoso. «Avranno vent’anni» valutò Paola leggermente eccitata. «Ti piacciono?» domandò senza che ve ne fosse bisogno il marito. Notarono subito che le ragazze si avvicinarono ad un gruppo di tavoli posti nella parte destra della sala, dove vi erano delle panche corredate di falli singoli e doppi per garantire alle signore una cena migliore. Le ragazze appena arrivate si sbarazzarono dei vestiti e occupata una sedia ciascuna attesero l’arrivo del cameriere con entrambi gli sfinteri solleticati da due falli bicefali. «Sono le figlie di un noto industriale della zona» disse una voce bassa e sensuale alle loro spalle. Era la signora Adriana vestita di un abito da sera molto rastremato color crema con spacco inguinale degno di nota, un paio di sandali leggeri ed eleganti e nulla più. Il professor Taddeo Gandolfi dovette ammettere che la donna era decisamente bella ed aveva un corpo splendidamente tonico a dispetto dei suoi cinquant’anni. «La signora Bonfanti, suppongo» esordì Paola Gandolfi a mo’ di salutò. «Piacere di conoscerla» le disse stringendole la mano «Sono sempre felice quando una coppia ci onora di una visita «e grazie molte professore per aver accettato il nostro invito, mio marito le sarà per sempre riconoscente» Il seno tonico, la pelle leggermente abbronzata e liscia facevano della signora Bonfanti una splendida donna che non sfigurava affatto di fronte a Paola Gandolfi di quindici anni più giovane di lei. Il professore guardò il corpo snello della signora Adriana constatando che neanche sua moglie Paola aveva mai raggiunto quel grado di ginnica elasticità tale da poter sfoggiare un ventre piatto da adolescente. Soltanto i contorni della vulva, completamente rasata e dalla labbra incassate, si percepivano a mala pena malgrado la donna spingesse sempre in avanti il bacino. «Posso cara?» aveva chiesto con molta familiarità la signora Adriana spostando lo spacco del vestito da sera della moglie del professore che la lasciò fare divaricando leggermente le cosce «Ah che bello, anche tu ti radi completamente» disse subito rimirando la polposa vitalità del monte di venere solcato da una rima quasi prepotente di labbra color terra scura. «Non lo faccio da molto tempo, però un nostro comune amico ha talmente insistito che io ed altre mie amiche abbiamo preso a farlo con regolarità» spiegò la signora Gandolfi notando il leggero scuotersi dei piccoli seni della signora Adriana che pur tuttavia poteva vantare una discreta aureola. «Neanche io sono stata capace di intuirlo da sola, o meglio la folgorazione l’ho avuta guardando la lavorazione di un film porno» prese a spiegare la signora Adriana avvicinandosi alla ringhiera attratta da una ragazza dai capelli neri corvini che a carponi su di una panca veniva penetrata da un uomo corpulento tenendo contemporaneamente in bocca un altro pene «Quella ragazza è straordinaria, però ha il vizio di radersi solo le grandi labbra e la zona anale e lascia il pube fitto di peluria» indicò la signora Adriana «e vedete quello smilzo al suo fianco?» disse indicando l’uomo che stava penetrando un’altra socia sotto gli occhi compiaciuti di quello che doveva essere il marito «è il fratello!» «Buona sera» tuonò con voce baritonale il cavalier Bonfanti «Signora, professore» disse loro dopo una breve stretta di mano «Vi piace il mio regno?» «A noi moltissimo ma al tuo cuore meno, credo» scherzò il professor Gandolfi che semi serio chiese «ci possiamo dare del tu, no?» «Ma certo» ripose per lui la moglie che presa sotto braccio Paola le mostrò un piccolo diadema «Vieni cara ti faccio vedere una cosa molto carina» e ciò detto si allontanarono dai due uomini. «Non scherzavo, prima quando dicevo che troppe distrazioni possono essere troppo impegnative per il tuo cuore» riprese il discorso il professor Taddeo Gandolfi «e ti consiglierei di tenerti lontano dalla sala» «Non ti preoccupare, uno dei tuoi medici mi ha dato tanto bromuro da farmelo diventare un turacciolo» sbottò l’uomo dalla faccia rubizza leggermente offuscata per la fin troppo reale possibilità d’una ricaduta «Ma in fondo è meglio così, Adriana né soffrirebbe troppo ed io sono troppo legato a lei per rischiare la pelle» «Ti fa onore» rispose onestamente Taddeo Gandolfi «e forse era più adatta una cena, senza intrattenimento» «No, no ceneremo normalmente e poi vi lascerò per il dopo. La notte sarà tutta per voi e per la mia signora che vi presenterà a gli altri soci» rispose con una gran risata l’uomo irsuto «Ed io mi farò una bella dormita fino a domattina…» Il cameriere arrivò annunciando la cena proprio quando tutti e quattro erano rimasti attratti dall’abbraccio speculare delle due sorelle che poco prima s’erano sedute sulle sedie dotate di pene bicefalo. Con il viso tra cosce l’una dell’altra aspettavano le portate donandosi piacere reciproco sotto gli occhi attenti dei loro ragazzi. «Signori la cena è servita» annunciò l’uomo dalla cotta finemente lavorata, unico indumento oltre alle scarpe ed ai polsini d’un bianco immacolato. La signora Paola si sedette visibilmente distratta dal pene leggermente scappucciato del cameriere. «Ha un bel fisico, vero?» l’aveva apostrofata la signora Adriana «Si» «Ha proprio un bel cazzo che piace alle signore» decretò ruvidamente il cavaliere. «Dodo,» si lamentò la moglie «Non essere volgare» «Non capisco cosa c’è da essere volgare» si finse piccato il cavaliere «Ditemi che non gli stavate guardando il cazzo e me ne vado! Ho ragione forse?» domandò retorico prima di rivolgersi alla signora Gandolfi «Paola scusa, ma non ho forse ragione?» «Si, si è proprio così» rispose la donna e tutti scoppiarono a ridere «gli stavo proprio guardando l’uccello» Quando arrivò la prima portata Paola Gandolfi si rivolse alla padrona di casa e lasciando i due uomini intenti in altri discorsi chiedendole «Prima mi stavi raccontando che hai visitato il teatro di posa di un film porno?» «Si, si cara» annuì la donna permettendo al cameriere di servirla «abbiamo affittato il club per qualche settimana ad una troupe che ha girato una serie di interni sfruttando i vari angoli che il circolo poteva offrire.» «Interessante, e tu sei riuscita ad avere almeno una piccola parte?» «Si, serviva una scena anale, e la ragazzotta di turno quel giorno non se la sentiva ed io mi sono offerta.» spiegò la signora Adriana senza gesticolare «Ovviamente mi si vede solo il culo perché altrimenti nel montaggio mi si sarebbe vista la faccia» «Già ma, eri sempre a carponi?» «Ero a carponi e poi l’inquadratura stava o di lato, o sotto di me cogliendo solo l’uccello e il mio culo» la signora Adriana era raggiante ma più di lei sembrava esserlo Paola Gandolfi che le chiese «Ma è vero che ci sono continuamente degli stop?» «Si» annuì impercettibilmente «La cinepresa o le cineprese devono essere sempre li sul posto, capisci cosa intendo?» gesticolò con molta flemma la signora Adriana per spiegare meglio la situazione «se sei alla pecorina e debbono riprendere l’uccello che ti entra dentro debbono essere tra le tue gambe, o sotto un piano di vetro che permetta di riprendere tutta la penetrazione in ogni dettaglio» prese un mezzo sospiro e aggiunse «Ma anche la ripresa di lato deve essere fatta a dovere, e anche quella della tua faccia, quella di lui… insomma a volte devi rifare un inquadratura perché manca la faccia di lei mentre gode, e allora la rifanno senza una vera e propria scopata» «Ma come, fingono di scopare anche nei film porno?» si stupì Paola Gandolfi. «Le scene di contorno possono esserlo, ma la scopata vera e propria no!» ribadì con vigore Adriana Bonfanti «Anche se in alcune pellicole scadenti vedi proprio che sono fatte senza impegno. Comunque il regista che hai girato qui da noi pretendeva che le ragazze al pari dei ragazzi durante le pause si masturbassero in attesa del ciack» «Cioè?» «Beh cara, i ragazzi per forza di cose dovevano reggere… tenerlo in tiro significa quindi menarselo in continuazione. Ovviamente senza venire» «Ho capito» «Si ma anche le ragazze pretendeva che si toccassero perché le voleva sempre eccitate, capisci? Le voleva mentalmente occupate a godere» Arrivò la cameriera con i vini, completamente nuda e con la conchiglia da assaggiatore ciondolante proprio sotto i seni floridi; con gesti semplici aprì la bottiglia desiderata, odorando il tappo con perizia, quindi assaggiò prima di proporre il vino al cavaliere. Tutti seguirono le mosse della donna e in particolare il professore che l’aveva di fronte fu più volte distratto dal pube che affiorava dal piano del tavolo. La donna era abbastanza alta da sforbiciare le proprie gambe da una posizione privilegiata per gli occhi dei presenti che poterono bearsi di quella vista accattivante preparandosi alla degustazione. «Ecco Adriana cosa volevo chiederti, prima» esclamò la signora Gandolfi appena la cameriera si fu ritirata. «Cosa?» «Mi hai detto che hai imparato a raderti quando hanno girato qui da voi il film, vero?» disse Paola Gandolfi riprendendo il discorso lasciato a meta’ prima dell’inizio della cena. «Si» «Cosa ti ha convinto?» «Tutto e niente. Lo sai no, che nelle pellicole porno si deve vedere giustamente tutto, no? E così le attrici passano sempre ore al trucco prima di girare dove l’estetista passa un mucchio di tempo con acconciature e passere. Allora guardale oggi e guardale domani mi sono accorta che la carica erotica emanata da queste ragazze era senz’altro maggiore, e non solo in noi donne ma soprattutto gli uomini si eccitavano molto di più» «Adriana, conosco molti uomini a cui piace il pelo» si intromise il cavaliere «e sono quelli della nostra età che fanno storie se una ce l’ha senza peli» «Si, si i giovani sono più raffinati» confermò la signora Adriana «e per fortuna che è così» aggiunse severa «Guarda Dodo lo sai come la penso! Pretendere la donna pelosa alla fine è una perversione bella e buona… non dico essere sempre completamente depilate ma almeno curate, peluria rada specialmente per chi ce l’ha castana o mora» poi voltandosi verso la moglie del professore storse la bocca «Credimi Paola, ho quasi ribrezzo quando quelle donne che hanno la pancia coperta di pelo, e ce né sono tante che dalla pubertà non hanno mai messo mano alle forbici» «Non vorrei mettere becco in una discussione tra moglie e marito» scherzò il professore «Ma da quando Paola si rade abbiamo anche preso a fare nudismo in casa, e specialmente lei è quasi sempre nuda ed io ho notato che se fosse pelosa mi disturberebbe un poco» «Cioè, non capisco professore non le piace fare nudismo?» chiese la signora Adriana. «No, il nudismo mi piace molto ma se fatto con garbo e raffinatezza. Se Paola avesse l’inguine peloso penso che mi farebbe lo stesso effetto di vederla girare per casa con una patacca di sugo su di un cardigan, mi farebbe quanto meno strano» sospirò aggiungendo in fine «Ostentare il pelo inguinale lo trovo estremamente pacchiano. E’ un atteggiamento volgare prima di tutto nella donna che crede così d’essere desiderabile e anche nell’uomo che la pretende così oscenamente trascurata» «Invece così» sbottò il cavaliere «la trova eccitante, no?» cercando di sdrammatizzare. «Così mi piace, mi attrae e starei sempre lì a toccarla» Il cavaliere rise sommessamente «Professore lei mi stupisce ogni momento di più» «Dodo, cosa avrà detto mai di strano? A te non faccio la stessa impressione?» «Diciamo che da quando prendo quelle maledette pillole non mi tira più» scherzò l’uomo ridendo apertamente alla propria battuta. «Dodo come sei grossolano, stasera» finse di risentirsi la moglie del cavaliere «Lascia Adriana possiamo solo capirlo» accorse in soccorso il professor Taddeo Gandolfi quei medicinali renderebbero un toro da corrida buono e mansueto come lumaca» Con l’arrivo dei secondi l’argomento sesso scivolò via assieme ad un ottimo vino rosso d’annata che riportò nuovamente la divisione tra uomini e donne; inevitabilmente il sommesso argomentare delle signore s’infranse sull’impetuoso vociare maschio del cavaliere e del professore. «Siete sposati da molto, cara?» aveva chiesto la signora Bonfanti lanciando un occhiataccia la marito troppo fragoroso nei suoi commenti, ora di argomento finanziario. «Si, e da ancora più tempo siamo insieme. Capirai ci siamo conosciuti al liceo» sorrise affabile la signora Paola. «Ma dai?» esclamò stupita la moglie del Cavaliere «E Taddeo è stato l’unico uomo della tua vita?» «In che senso?» rispose pronta la moglie del professore sfoderando un sorriso sornione. «Beh in tutti i sensi» domandò con titubanza la signora Adriana scoprendo subito dopo d’aver detto una bestialità. «Sicuramente sul piano affettivo è, ed è stato Taddeo l’uomo della mia vita che amo ogni giorno sempre di più» asserì con la calma più trasparente che potesse imprimere a quelle parole. «Stupendo» sospirò la moglie del cavaliere. «Però se alludi anche alla mia vita sessuale» continuò la signora Paola «Bhe sono sempre stata molto sincera sessualmente ed ho fatto sesso con tutti gli uomini e le donne che mi hanno corrisposto un amicizia o una conoscenza particolare. Mio marito mi ha subito indirizzato verso la completa disponibilità sessuale senza badare ai condizionamenti sessuofobi di una certa parte della società. Siamo liberi e per questo ci amiamo ancora di più!» La moglie del cavaliere strinse gli occhi dalla commozione «Scusa non volevo guastarti la serata» bisbigliò solerte e dispiaciuta Paola Gandolfi temendo di aver fatto inconsapevolmente una gaffe. «No, no le mie sono lacrime di gioia. Ogni volta che ascolto autentiche storia di felicità coniugali mi sciolgo come una fontana» strizzò di nuovo gli occhi «Non sai quante amiche ho conosciuto che si sono rovinate la vita in matrimoni senza sesso e pieni di problemi» La voce pacata dal timbro controllato del professore giunse alle loro orecchie improvvisa ma non inopportuna «La monogamia è un fatto culturale, siamo dipendenti da questa condizione affinché il legame profondo con la persona amata sia sempre più saldo. Dobbiamo confermare, sul piano strettamente emotivo ed individuale, ogni giorno di più la nostra appartenenza a qualcun altro e viceversa. Purtroppo si tende però troppo spesso ad individuare il rigore monogamo di una unione con l’astinenza sessuale pubblica come se la nostre personali esigenze di sesso debbano dover inevitabilmente venire coincidere con le medesime del nostro o nostra partner. E questa signori è la fine dell’amore» Il silenzio ristagnò nella stanza finché il cavaliere non fu il primo ad intervenire bofonchiando qualche parola «Taddeo hai proprio ragione, pensate ancora a quanti dicono fare l’amore quando intendono farsi una scopata!» «Dodo è solo un modo di dire» ribatté debolmente la moglie. «Si Adriana è un modo di dire che francamente mi…» cercò quelle parole equilibrate che non vennero «fa cagare!» «Dodo!» reagì scandalizzata la moglie. «Adriana, tuo marito ha ragione.» commentò Paola Gandolfi mettendo delicatamente una mano sul braccio della signora Bonfanti. «Certo, certo mi da solo fastidio il suo modo di esprimersi» sospirò la donna «ma forse ancora di più mi fa uscire dai gangheri chi usa il turpiloquio per eccitarsi. Sapete anche la scopata è un fatto culturale» asserì con vigore la moglie del cavaliere «Che sia di coppia o di gruppo l’appagamento, la soddisfazione dipende sempre dal grado di intelligenza con cui apri le gambe, fai un pompino, cerchi le gambe di un’altra donna… insomma dipende tutto dal modo con cui approcci gli altri» «Indubbiamente, il sesso va preso per quello che è, soddisfazione di tutti!» aggiunse in perfetta simbiosi la moglie del professore. «Sono tutte belle parole ma troppo spesso la gente scopa solo per trasgredire! E basta» tuonò il cavaliere. [Ognuno si arrangia come può] Roberto posteggiò l’auto in garage leggermente euforico andando a raschiare leggermente la carrozzeria contro lo stipite in ferro della saracinesca; scosse la testa e dopo una breve ricognizione decise che non era il caso di preoccuparsi, almeno per quella sera, e facendo le scale a due a due arrivò sulla soglia di casa. La pesante porta blindata si mosse su i cardini e il buio dell’appartamento l’avvolse voluttuoso. Sentì una leggera vampata salirgli dai testicoli e la voglia di masturbarsi maturò a tal punto che potendo contare sulla casa addormentata entrò in camera si spogliò completamente. Gli piaceva enormemente masturbarsi completamente nudo e seduto in poltrona piuttosto che sotto le coperte e al buio; il braccio e la mano dovevano scorrere liberi senza l’impaccio delle coperte. Strinse bene le dita attorno al pene ed iniziò un lento e preciso movimento finché un idea, un pensiero, una constatazione non gli bloccò la mano: Samanta. Uscì nudo dalla sua stanza e non curante del fatto che suo padre o sua madre potessero vederlo si infilò nella stanza di Samanta con il pene ritto dal glande turgido. Il buio era totale ma dopo pochi attimi i primi contorni affiorarono illuminati debolmente dal riverbero verdastro della radio sveglia; era ancora troppo poco e osando, oltre ogni ragionevole intento, alzò la tapparella facendo entrare la luce della luna riverberata dal bianco manto nevoso. Samanta dormiva riversa sull’addome e il profilo del suo sedere si stagliava al centro del letto; con movimenti lenti e precisi spostò la coperta e poi il lenzuolo scoprendo finalmente le gambe dischiuse della sorella appena fasciate da una corta camicia da notte. Il leggero manto di cotone le copriva i glutei che Roberto notò essere burrosi ed elastici lasciati liberi da qualsiasi tipo di mutandine; prese i lembi della camicia da notte tirandoli indietro sopra i glutei. Samanta gorgogliò qualcosa nel sonno e muovendosi permise a Roberto di alzare ancora di più i lembi della camicia da notte scoprendo interamente il suo sedere; le mani si posarono sulle natiche e con molta delicatezza furono divaricate, e prima le dita e poi il pene furono strofinati sull’ano e sulla vagina. Samanta si svegliò progressivamente, scossa nella sua libido, nel sentire le mani del fratello che le allargavano le natiche mentre il suo pene non smetteva di muoversi cominciando a bagnarsi, «Dai vieni, scopami! Ti ho aspettato finché ho potuto ma poi non ho resistito e sono andata a dormire. Capirai, passare il sabato sera a casa non è molto allettante» Samanta si sedette sul letto ma Roberto la fece nuovamente girare facendola stendere a pancia sotto, «Sorellina adesso ti scopo alla pecorina, va bene?» Andò sopra di lei, appoggia il pene nel solco delle natiche muovendolo mentre con una mano aveva iniziato a toccarle il clitoride. «Oh Roberto che bello, sei dolcissimo», le piaceva quello che il fratello le stava facendo e per dimostrarglielo si inarcò in modo che le natiche aprendosi di più potessero permettergli di continuare meglio quel contatto. Il dito di Roberto continuava a stuzzicare il clitoride mentre il glande, scendendo verso il basso, si posizionò sull’entrata della vagina. Samanta lo sentiva spingere e di colpo si ritrovò penetrata dal pene del fratello. Soffocò un gemito di piacere sentendosi di nuovo aperta ma, forse per quel dito che non smetteva di masturbarla, le sensazioni erano infinitamente più piacevoli. Il pene di Roberto scivolava dentro di lei senza fatica mentre il ritmo della penetrazione si faceva sempre più veloce così come il suo dito più insistente. Samanta per meglio apprezzare la penetrazione dimenò le anche favorendo la penetrazione, e quando Roberto infilando l’altra mano fra i loro corpi riuscì ad arrivare con un dito fino all’ano, urlò dal piacere. «Non fare casino, ci possono sentire!» «Non me né frega niente,» ripose Samanta che scopata a quel modo sentiva l’orgasmo salire e al momento culminante non riuscì a trattenersi, gemendo e muovendosi scompostamente. Rimase immobile a godersi quel momento quando Roberto sfilando il pene dalla vagina appoggiò il glande sull’ano cominciando a premere. «Mi vuoi rovinare? Togli subito il cazzo da lì», gli disse stizzita. «Beh, sorellina non l’hai mai fatto li?» «No» «Non è mica un delitto, molte donne lo fanno», tentò di giustificarsi Roberto. «Io non sono le altre ragazze», rispose decisa. Roberto si alzò mettendosi sdraiato di schiena in piena erezione, «Non fare l’ipocrita! Ti manca questa esperienza, e se tu non vuoi provare adesso rispetto la tua scelta ma non cercare di colpevolizzar
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