Tu e Lui Stefania, soli. Immobile davanti a lui, nuda senza alcun pudore, solo quel minuscolo slip a coprirti, ormai completamente pregno di te, dei tuoi umori, del Suo seme che ti ha deterso dal viso; immobile Stefania, aspettando, senza sollevare il capo, senza alzare lo sguardo, il corpo scosso da un tremore irrefrenabile, frutto di tensione, di imbarazzo, di vergogna, ma soprattutto di eccitazione. Aspetti, un Suo gesto, una Sua parola, stringendo nervosamente i pugni, l’aria che pare non bastarti mai, tra un sospiro ed un gemito trattenuto; aspetti Stefania, mentre l’attesa si prolunga, in un silenzio glaciale, mentre la tensione fa tremare le tue ginocchia, aspetti Stefania, ma felice, tu e Lui ora. Passi, lenti, Suoi, verso te, lo senti, lo vedi, davanti a te, immobile, così vicino da sentire il calore del Suo corpo, eppure ancora troppo lontano per ciò che desideri, le Sue mani, a sfiorare i tuoi capelli, dolci, calde, scendono alle tue spalle, e lentamente ti attirano a Lui, ti abbandoni sul Suo petto, mentre ti stringe, con dolcezza, accarezzandoti; scioccamente senti lacrime salate bagnare il tuo viso, scivolare sulle tue guance, salarti le labbra, e la Sua voce che ti accarezza ancor più delle Sue mani; “sei stata brava piccolina, hai saputo seguirmi, anche superando paure e vergogne, sono fiero di te Stefania” Ti riempiono il cuore quelle parole, mentre ti rannicchi ancor più contro Lui, mentre lasci che i tuoi sussultanti singhiozzi scivolino dalle tue labbra, mentre anche l’ultimo residuo di trucco viene lavato da quelle gocce di sale, scivolando sul tuo volto, bagnando la Sua camicia. Lunghi momenti, di gioia pura, di felicità, momenti che vorresti fermare, tenere stretti a te, per sempre. Ma ecco che la Sua mano si fa meno dolce, sfiora con più severità la tua schiena, i tuoi muscoli rispondono pronti, contraendosi, il tuo respiro si blocca, improvviso, sai Stefania, sai che ora, ancora una volta, E. diventa il tuo Master. Master, Padrone, Signore, mai avresti immaginato di poter pensare a queste parole con tanta dolcezza, con tanta dedizione. Si scosta da te, bruscamente, la Sua voce è severa ora, quel tono secco, freddo che ti dà brividi “STEFANIA” “..ssi Signore” ti stupisci tu stessa di come Lo hai chiamato, eppure è così che lo senti ora, ora più che mai, Signore, Padrone, Master, a cui vuoi affidare tutta te stessa. Non parla avvicinandosi a te, non parla mentre muove le Sue mani sul tuo corpo, lo fa Suo, le Sue dita sul tuo collo, sul tuo seno eccitato, sui capezzoli che fremono al Suo tocco, alla Sua stretta, sul tuo ventre teso trattenendo il respiro, scosso da spasimi violenti di desiderio, mentre le Sue dita severe schiudono le tue cosce, frugandoti, muovendole su quello slip fradicio di umori e voglia, scostandolo con decisione sentendo sotto i polpastrelli i tuoi umori colare, le labbra gonfie di desiderio, il clitoride teso e sensibile, che ti fa sussultare trattenendo a stento un gemito mentre Lui dolcemente lo muove. Senza pudori Stefania, così ti vuole Lui, così ti senti e vuoi essere ora, libera di essere femmina, cagna, puttana, ma soprattutto Sua. Un colpo deciso strappa il tuo slip, non puoi trattenere un lamento, la Sua mano ti accarezza con quel lembo di stoffa ora, ancora sul ventre, ancora sul seno, senti il tessuto umido di te bagnarti la pelle, lasciare una odorosa scia eccitante, lo senti sul collo, lo senti sul volto, premuto con forza, mentre il tuo afrore acre ti toglie il respiro, il tuo odore di femmina eccitata ti scoppia nel cervello, le gambe cedono alla tensione, alla voglia. Preme la Sua mano, preme con forza contro le tue labbra, costringendoti a schiuderle, spinge quel pezzetto di stoffa lurido nella tua bocca, senti il tuo sapore, sul palato, nella gola … e ti piace tutto ciò. Resta immobile ora, ad osservarti, il tuo viso rigato di lacrime, quello straccetto tra le labbra, il capo chino, i pugni che si stringono nervosamente a cercare di sciogliere la tensione. Resta immobile, in silenzio, per lunghi, infiniti istanti Poi ancora la Sua voce, ancora dura, fredda “in ginocchio Stefania, ORA” lasci che le tue gambe cedano, senti il pavimento freddo sotto le ginocchia, davanti a Lui, umiliata, fiera; la Sua mano sulle tue spalle, ti china in avanti, costringendoti ad appoggiare le mani a terra, a quattro zampe davanti a Lui, che ti osserva in silenzio. Si muove nella stanza, lo senti sedersi su una poltrona, ancora silenzio, insopportabile quasi, e finalmente … “avvicinati Stefania, vieni verso me” Goffamente ti muovi, ti vergogni di ciò che stai facendo, ti imbarazza, ti … piace… Lentamente, verso Lui, fino ad arrestarti davanti alle Sue gambe, immobile, il respiro affannoso, reso più difficile da quel lembo di stoffa che serri tra le labbra. Immobile finchè la Sua mano sfila dalla tua bocca il tuo slip, lo lascia cadere a terra, davanti a te, afferra i tuoi capelli, stringendoli piegando il tuo capo, sollevandolo appena, guidandolo verso il Suo ventre La Sua mano abbassa la zip, il rumore stridulo urla nella tua mente, mentre aneli di sentire ancora sulle labbra il Suo sapore. Il Suo sesso, turgido, pulsante di desiderio, davanti a te, mentre la Sua mano stringe con forza i tuoi capelli, trattenendoti, avvicinandoti a Lui lentamente. Il Suo odore di maschio nel cervello, ti stupisci di quante sensazioni possano dare gli odori, di quanto le hai ignorate fino ad ora. Lentamente ti avvicina a Lui, sfiora con il glande le tue guance, lo muove sulle tue labbra, mentre oscenamente ti senti inondare le cosce di voglia perversa. Ti accarezza il volto con il Suo sesso turgido, le guance, gli occhi, i capelli, lento ridiscende sulle guance in una carezza sfinente, mentre vorresti voltare il capo, spalancar le labbra, accoglierlo in te, sentirlo spingere nella tua gola, tagliarti il respiro … e quasi sorridi, imbarazzata e preda di rimorsi, al pensiero della tua ritrosia a donare la tua bocca a paolo, in tuo ragazzo, ormai un ombra sfumata sullo sfondo di ciò che ora sei. Finalmente il Suo sesso forza con decisione la tua bocca, lo spinge in te, muovendo ritmicamente il tuo capo, usandoti per il Suo piacere. Una parola, pronunciata con forza “GUARDAMI” Sollevi piano i tuoi occhi nei Suoi, a permettergli di leggerti dentro, in fondo all’anima, ciò che sei. La tua saliva lo circonda, lo avvolge, lo scalda; cola dalle tue labbra quando per un attimo ti allontana da se, tenendoti immobile davanti a Lui, a bocca aperta, offerta, implorante quasi, di riaverlo in te; torna, imperioso, ad appropiarsi della tua bocca, della tua gola, con colpi rapidi, decisi, profondi, e tu … Sua, felice, eccitata. Aumenta il ritmo dettato dalla Sua mano, senti il Suo sesso gonfio contro il palato, ti stringe a se tenendoti immobile, soffocandoti la gola, una mano a stringere le tue narici, a privarti di ogni ansimo d’aria, gli occhi spalancati, il viso rosso, l’impossibilità a muoverti, ….paura, terrore, panico, eccitazione, mentre il Suo sesso ti colma, rubandoti l’aria … finchè non ti strappa da Lui, respiri ansimando, la bocca lorda di saliva e di umori, e ti lascia accasciare a terra, immobile, ai Suoi piedi, ansimante, eccitata, umiliata, … Sua. La Sua voce più carezzevole ora, seppur decisa “è questo che vuoi Stefania? È questo che sei?” il tuo “si” prorompe dal tuo petto, si si si, è questo che sei è questo che vuoi essere, femmina, puttana, cagna, schiava, ma sempre e solo Sua. Ti fissa, in silenzio, senti il Suo sguardo, deglutisci a vuoto, aspettando, desiderando ciò che ancora non sai. Un ordine, secco, deciso “SIEDITI SU QUEL DIVANO STEFANIA, ORA” ti alzi di scatto, le gambe tremanti per le emozioni che stai vivendo, ti siedi di fronte a lui, senza osare guardarlo, mostrando impudicamente il tuo corpo nudo, senza poter celare la tua voglia, aspettando. “masturbati per me Stefania, davanti a me, ora, senza pudore, voglio vederti donna, femmina, fiera della tua voglia” un attimo di imbarazzo, un lungo attimo in cui rivivi ciò che hai fatto quel pomeriggio, quando sola, ti sei masturbata davanti ad uno specchio, guardandoti sfacciatamente per la prima volta in vita tua mentre ti impossessavi di te con le tue dita, immaginando che fosse Lui a guardarti, desiderandolo; ora Lui è qui, davanti a te, ancora una volta conosce le tue fantasie, ti ordina di viverle, sembrava facile immaginarlo, difficile ora vincere imbarazzo e pudori, mentre lenta la tua mano sfiora il tuo seno. Senti il Suo sguardo bruciarti sulla pelle, senti il volto in fiamme, ma le tue dita, via via, si fanno più audaci, più sicure, imparano e riconoscono movimenti amati, desiderati, sfiorando appena i capezzoli, scivolando sotto il seno, stringendolo piano, tornando ai capezzoli per chiuderli tra le dita, trattenendo un gemito. Ti abbandoni Stefania, davanti a Lui, lasciando che le tue cosce si aprano a Lui, mostrandoti, lasciando che il tuo bacino danzi ritmicamente seguendo le fantasie della tua mente, spudoratamente la tua mano sale alle labbra, le tue dita si bagnano di saliva, tornano a sfiorare i capezzoli, sentendoli fremere a quel tocco, sussultando al Suo sguardo. Lasci scivolare il bacino in avanti, al bordo del divano, vuoi che Lui ti veda, vuoi donarti a Lui anche in questo modo; la tua mano finalmente scivola tra le cosce, gioca con la tua peluria umida, sussulti a tuo tocco lieve, via via si fa più deciso, trovando il clitoride, premendolo sotto i polpastrelli, facendolo scivolare con movimenti rapidi, accompagnati dal tuo ansimare ritmico; la tua mano si muove più rapida ora, si arresta per un istante, accentua la pressione, lì, dove il piacere è più intenso, si muove ancora. Le dita unite scivolano tra le grandi labbra turgide di voglia, sensibili come non mai, aperte a Lui, si piegano, entrano appena in te, escono, tornano a bagnare il clitoride dei tuoi umori, a farlo sussultare di piacere; ancora si piegano, più decise ora, entrando in te, mentre inarchi il busto, lasciando sfuggire un lungo gemito di piacere, spingendole lentamente in te, fino in fondo, muovendole dentro te, cercando i punti più sensibili, ed ancora escono, lucide di voglia, per tuffarsi nuovamente in te, i movimenti si fanno sincopati ora, frenetici, accompagnati da ondeggiamenti impudichi del bacino, da ansimi sempre più ravvicinati, da rochi gemiti. La Sua voce “continua Stefania, più a fondo, di più, scopati davanti a me piccolina”, ti abbandoni su quel divano, le cosce spalancate a Lui, masturbandoti furiosamente ora, il viso arrossato, coperto da un velo di sudore, più veloce, più a fondo, di più. La mente avvolta dalla nebbia del piacere, il corpo scosso da tremiti violenti, il bacino che danza oscenamente sulle tue mani, di più, ancora di più, mentre in un gemito implori “…ti prego dimmi di si, ti prego, ora dimmi di si…” Il profumo della tua eccitazione riempie la stanza, odore acre di umori, sudore, sesso …. i tuoi gemiti rompono il silenzio, ma Lui tace, non puoi più fermarti ora, il bacino si solleva a scatti, la schiena arcuata nel piacere, e …. “FERMATI STEFANIA, ORA” Urli il tuo “NO, ora NO” senza smettere, inseguendo il piacere, spingendo con più forza in te le tue dita, quasi a rubare il piacere. “STEFANIA BASTA” Giri il capo chiudendo gli occhi, quasi a cancellare dalla mente quelle parole, senza smettere di darti piacere, lasciando scivolare le dita, furiosamente, sui tuoi umori, non puoi fermarti ora, non può chiederti questo ora, non ora … Cogli, nello stordimento del piacere che ti avvolge, un rumore, Lui, che si alza, sorridi Ora, ora si avvicinerà a te, ora saranno le Sue mani, il Suo sesso forse, a portarti al piacere, ma…. Con un movimento brusco Lui ti volta le spalle, in silenzio si dirige con passo deciso verso la porta … Allontani di scatto la mano da te, ti senti persa, svuotata di ogni energia, …. Sola …. Quel suo atteggiamento freddo, gelido, severo, ti ghiaccia il sangue; mordendoti le labbra, mentre il tuo corpo urla la sua protesta, la sua urgenza di piacere; guardi la tua mano, ancora fradicia dei tuoi umori, tremante d’eccitazione repressa, mentre inconsciamente le cosce si serrano cercando di calmare i sussulti del tuo ventre, il viso paonazzo, il respiro interrotto a bloccare il piacere che stava per avvolgerti, per rapirti, sfinita, tesa, eccitata, vuota. Tremando all’idea che possa andarsene, lasciarti, trovi in te la forza di scivolare a terra, singhiozzando “… nno ti prego, resta, ti prego perdonami, puniscimi, umiliami, ma resta con me … ho bisogno di Te, di ciò che Sei, per essere ciò che sono”. Carponi avanzi verso Lui, che ostentatamente continua a darti le spalle, immobile. Senti la Sua delusione, brucia in te, ma ancor più brucia la delusione verso te stessa per non averlo saputo seguire, ma era troppo … perché? Come? Come poteva pensare che tu riuscissi a fermarti all’istante? Ma sai che sono vuote giustificazioni verso te stessa, … troppo … te lo aveva detto che sarebbe stata una strada dura, difficile, ed alla prima difficoltà ti sei arresa, … troppo? … È forse troppo la Sua guida? Lentamente abbracci da terra le Sue gambe, stringendoti contro Lui “per favore, ti prego, non lasciarmi, ho bisogno di tutto questo, insegnami, guidami, ma non lasciarmi” La Sua voce calma e dura ancora a parlarti: “ho dovuto ripeterti due volte il mio ordine Stefania, due volte ho dovuto dirti basta, senza che tu obbedissi, sono deluso Stefania, molto deluso, probabilmente mi sbagliavo su ciò che è in te, su ciò che tu sei” Ancora i tuoi singhiozzi sussurrati, ritmati dall’ansia “..tti prego, per favore, non mi lasciare ora…” Il Suo tono, quel tono, lontano, freddo, il silenzio che ti avvolge, solo il suo respiro calmo, regolare, a far da contraltare al tuo, affannato, interrotto da apnee tese, da singhiozzi che non puoi trattenere …. E, finalmente, lentamente Lui si gira verso te, la Sua mano severa afferra i tuoi capelli costringendoti ad alzarti, in piedi davanti a Lui, si sposta dietro te, una benda nera copre i tuoi occhi, tremi Stefania, ma di gioia ora, Lui si prende cura di te, Lui ti insegna, ti guida ancora persa nel buio di quella benda attendi, mentre le Sue dita si serrano sui tuoi polsi, sollevandoli sopra il tuo capo, le braccia in alto, tese. Lasciandoti così. “hai sbagliato Stefania, e lo sai; cosa ti aspetti ora? cosa Stefania?” rispondi prontamente, la voce ancora incrinata dal pianto, ma la gioia e la fierezza in te “ho sbagliato,merito un punizione”. Non hai bisogno di vederlo per sapere che sorride, fiero della tua risposta Senti i Suoi passi, sai che è di nuovo seduto su quel divano, davanti a te L’attesa…… Tu immobile, le braccia tese sopra il capo, il Suo sguardo su te, che non ti abbandona. I minuti scorrono lenti, le braccia si fanno pesanti, cerchi di vuotare la mente, di allontanarla da quelle fitte brucianti che ti trafiggono i muscoli, di non pensare al dolce abbandono di poter abbandonare le braccia lungo il corpo; non puoi deluderLo ancora, ti ha chiesto di restare così, e … ci resterai, non Lo deluderai ancora. I minuti inseguono i minuti, il dolore si trasforma in tremore irrefrenabile, senti le braccia cedere, in sussulti d’orgoglio di slave le spingi ancora verso l’alto, davanti a Lui, fiera di obbedire. La Sua voce, improvvisa, amata, desiderata: “va tutto bene piccolina?” La tua voce si incrina rispondendogli, ma la tua risposta è sicura, convinta, voluta: “si” Una sola parola, ma detta con decisione, a comunicargli che non Lo deluderai ancora. E spingi verso l’alto con più decisione le tue braccia Tempo, che sembra scorrere troppo lentamente, dolore che diventa dolce tormento, mentre ti ripeti “ora mi dirà basta, ora mi fermerà” Ma altro tempo si somma al tempo, non può continuare, non puoi resistere ancora, tutto il corpo scosso da un tremito, il respiro affannoso, i muscoli che bruciano e… il trillo urlato del tuo cellulare, …. quel rumore improvviso ti strappa un grido, abbassi inconsciamente le braccia per un attimo, ma subito le riporti come Lui vuole, immobile, cercando di ignorare quello squillo insistente. Lo senti alzarsi, muoversi, Lo intuisci vicino a te, sussurrare al tuo orecchio “è paolo, rispondi, parlagli”, mentre avvicina il cellulare all’altro orecchio Il click della comunicazione aperta, la voce ansiosa di paolo che ti chiede come stai STRONZO, come può farti questo, come pretendere che tu parli a paolo mentre sei nuda davanti a Lui, nelle Sue mani, le braccia sollevate in alto per una punizione accettata, la benda che ti tiene al buio, ancor più dipendente da Lui. STRONZO, perché anche questa umiliazione? Perché costringerti ad ammettere a te stessa ciò che sei diventata? Ciò che stai facendo a paolo? STRONZO, perché farti questo, anche questo? E tu Stefania? Perché accettarlo? Sarebbe facile abbassare le braccia, strappare la benda, finire tutto … finire tutto … il solo pensarlo ti fa stringere lo stomaco in una morsa dolorosa mentre senti la tua voce rispondere a paolo, mentre ti fa male il sentire il suo tono preoccupato per il malore finto dopo la cena, una scusa sciocca per evitare di farlo salire, di donarti a lui. Le mani di E. improvvise tra le tue cosce, schiudendole con decisione, frugandoti con desiderio, abilità, facendoti sfuggire un breve gemito che preoccupa ancor più paolo, che chiede, vuole sapere La voce di E. al tuo orecchio “digli che hai delle fitte al ventre, improvvise …, una specie di spasmo continuo….” Ed accompagna queste parole con un gesto deciso, spingendo in te le Sue dita, prendendoti, muovendole in te Ripeti con un fil di voce quelle parole a paolo, senti il viso bruciare di vergogna, ti senti un verme per ciò che gli fai, per ciò che fai a te stessa; ancor più quando lui chiede se deve raggiungerti, chiede come può aiutarti. Ancora E. suggerisce al tuo orecchio “digli di stare tranquillo, che ora … prendi qualcosa …. E tutto passa, e starai subito bene” Non ti sfugge lo sfacciato doppio senso, le Sue dita continuano a frugarti, a farti Sua, ti senti come se stessi tradendo paolo davanti ai suoi occhi, piena di vergogna, come se paolo potesse vederti mentre ti abbandoni alle mani di E. eppure, tuo malgrado, ancor più eccitata. Finalmente riesci a tranquillizzarlo, ad interrompere quella conversazione troppo difficile da sostenere, finalmente, ancora … tu e Lui.. Strappa la benda dai tuoi occhi, il Suo sorriso davanti a te, un sorriso fiero e gelido, mentre ti spinge a terra, mentre la Sua mano non smette di farti Sua, mentre la tua voglia cola sulle Sue dita E finalmente Lui dietro te, schiacci il viso a terra sentendo il Suo sesso sfiorare il tuo, accarezzarlo, battere sul clitoride dolcemente, schiudere le grandi labbra, farsi strada dolcemente, poi con più decisione, fermezza, in te Finalmente in te Stefania Suoni rochi dalla tua gola, mentre il Suo ritmo si fa deciso, profondo, finalmente in te Stefania, donandoti a Lui Lo senti spingere contro il tuo utero, seguire i tuoi tempi, capire quando rallentare, uscire piano, rientrare con forza, stringi i pugni gemendo oscenamente, implorando senza alcun pudore, chiedendo il piacere, l’orgasmo Lo chiedi a Lui Stefania, vuoi che sia Lui a concedertelo, e solo quando Lui vorrà. Mordi le labbra cercando di allontanare quel momento fino al Suo si, prolungando in tal modo la dolce tortura del piacere I Suoi colpi più decisi ora, più frequenti, la nebbia nella tua mente, il piacere ed il desiderio in ogni fibra del tuo corpo E dalla nebbia il suo “SI, ora Stefania, ora puoi” Spingi contro Lui il bacino con forza Accompagni con decisione i Suoi movimenti ora Esplodi nell’orgasmo, sentendo lontana la tua voce gridare parole senza senso, oscene, gemiti rochi, gorgoglii appagati, appartenendo, appartenendogli. Senti l’orgasmo colare sul Suo sesso, bagnarlo, scivolare sulle cosce Senti spasimi violenti nel ventre, che si contrae prolungando il piacere, rallenta, si smorza, ma si riaccende ancor più violento al Suo minimo movimento in te, ancora Stefania, ancora Piacere su piacere, che ogni volta sembra raggiungere l’apice, ma poco dopo viene superato da nuovo piacere ancor più forte, violento, che ti svuota. Non smette di muoversi in te, sempre più forte, fusi in un unico corpo, mescolati dal piacere, uniti, anima e mente, Esce di colpo da te, afferrando i tuoi capelli, violando ancora la tua bocca, senti su di Lui il tuo sapore unito al Suo, lo senti spingere nella tua gola, gonfio, teso, stringendo più forte i tuoi capelli, fino a … Colmare la tua bocca di Lui Del Suo seme, lo senti, aspro, acre … dolce Lo senti scivolare in gola, denso mescolanodsi alla tua saliva ancora ed ancora lo senti scivolare dalle labbra bagnandoti il collo, il seno mentre, inaspettato, un nuovo orgasmo ti svuota, un orgasmo di testa, ma non per questo meno appagante un orgasmo in cui unisci piacere, imbarazzo, vergogna, fierezza Lo senti uscire piano dalla tua bocca, lo senti muoversi sulle tue guance, rigandole di umori e saliva, lo senti sfiorare le tue narici, riempiendoti la mente dei vostri odori Poi, lentamente, ti solleva, stringendoti a se, accarezzandoti dolcemente Ti abbandoni tra le Sue braccia, mentre ancora il tuo sesso geme le ultime stille di piacere Ripercorri in un attimo il tuo esser stata Sua, il tuo averLo saputo seguire, superando tabù, inghiottendo per la prima volta, senza pudore, il seme di un uomo, sentendolo ancora sulle labbra, e sorridi mentre sporgi la lingua, a cercare ancora quel sapore, ad esser ancor più Sua. Le Sue parole, sussurrate, dolci ora, stretto contro te “seguimi Stefania, seguimi ed ogni volta sarà un passo in più verso ciò che sei, che vuoi” Un semplice “si” dalle tue labbra, mentre ti rannicchi contro il Suo petto Sua, schiava … fiera.
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