L’aria fresca del mattino mi stava svegliando del tutto.I muscoli stavano scaldandosi e sciogliendosi sotto la tuta ancora integra di sudore, sarebbe venuto presto.Erano tre settimane che tra corse mattutine, palestra, stavo stancandomi per non pensare a mia moglie a letto con Franco.Li avevo sorpresi insieme: mia moglie e il mio più caro amico.Avevo perso l’amico ma non ancora la moglie, ero innamorato.Lei muta, in casa, mi guardava in silenzio a pranzo e a cena, io, muto, accettavo il suo cibo come al ristorante, leggendo il giornale.Poi mi coricavo dalla mia parte voltando la schiena.Dividevo il letto, il tetto, il bagno con un fantasma che non vedevo. Mi raccontavo barzellette da solo sui cornuti: “Un inglese torna dal lavoro prima e trova la moglie che scopa sul divano. Secondo te che fa? – non so, uccide la moglie.-Che inglese sarebbe? No, vende il divano.”Riuscivo anche a ridere dentro di me, ero in piena crisi masochista.No, Giovanna era morta, avevo assunto una cameriera di nome Giovanna.Ma amavo ancora Giovanna, la desideravo, la volevo ma ero ferito.In fin dei conti che aveva fatto?Io avevo scopato la moglie di Franco.Avevo scopato quasi tutte le sue amiche, mi sentivo in colpa?Mi ha tradito, ecco che ha fatto, io credevo in lei.E lei in te.Che cazzo c’entra?Io sono un maschio.Infedele.Lei è infedele, io ho solo scopato, cacchio.E lei che ha fatto?Ma lei non scopa se non ama, la conosco bene.Anche la vendetta è un sentimento.Maddai, di che doveva vendicarsi?Vuoi che faccia l’elenco?Lascia perdere.Giravo per la casa dialogando con me, non trovavo pace e chiedere il perché a lei mi feriva di più: lo ha fatto, ho visto, che voglio di più?Ricordo i suoi occhi, non erano smarriti, erano occhi di brace.Sembrava volermi dire: “Vedi, sono capace anche io.”Cosa ti brucia di più?Che abbia dato via la fichetta o il cuore?Stronzo.Dai dilla tutta, odi che un cazzo non tuo sia entrato in lei, magari facendola godere meglio di te.Io so farlo, Franco no, quel pistolino, cazzo!!Sai che la misura non conta troppo.Non con Giovanna, lo so.Quella notte la sentivo vicino, vicino e nervosa.La sentii piangere piano.No, non mi freghi.La sua carne col leggero pigiama accostarsi al mio sedere coperto dal pigiama.Ora la scaccio.No, non ora, lasciala piangere. Perché mi piangi sul collo?No, non la voglio la tua bocca bagnata nelle orecchie.Puttana!!Ero frastornato, deciso ed eccitato: come si può amare ancora se l’hai vista scopare?Vai via, desiderio, cazzo tu che c’entri?No.. Non mi toccare.Ti odio, ti odio.Perché il cazzo è duro come il ferro?Perché ti togli il pigiama?Ma stai piangendo?Come si fa a scopare piangendo?Non voglio, non voglio: “Vai a scopare Franco”Ho la testa che scoppia.In fondo che ha fatto?”ha scopato Franco, ecco che ha fatto!!”Sicuro di averli visti?Cazzo, si, per un pelo non li uccidevo.Mi scaravoltò lentamente, ero diventato un pupazzo senza forze.Il pigiama scendeva sotto la pressione delle sue mani.Sentivo lacrime calde sul petto denudato, era nuda anche lei.Sentii la sua bocca dischiusa sulla mia.- Perché, perché?– Ti amo, stupido.– Col cazzo di un altro?– Volevo punirti. Sono anni che so.– Sapevo che rientravi, avevamo appena incominciato.– Hai goduto con lui?– No. Non avrei mai potuto.-Sentivo le lacrime in bocca miste a saliva, tremavo.Rabbia e amore come si assomigliano.Poi la sua lingua implorante, la sua carne calda che conoscevo bene.Un richiamo ancestrale.La salita su di me, la sua mano indirizzate: dentro, dentro, di nuovo a casa.Ci sarebbero stati altri interrogativi da chiarire, domande da fare e risposte precise, ma la vita con mia moglie ricominciava quella sera.- Lo farai ancora? Giovanna?– E tu?– Ho imparato la lezione. No, mai più.– Farò quel che fai. Ti seguirò da vicino. Ora fammi godere, amore, ne ho voglia, ne ho voglia.– Anche io ti seguirò da vicino, se lo fai ancora ti ammazzo.-
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