Un animale, uno splendido animale!Non riesco a pensare a nessuna definizione che possa spiegare meglio cosa Lei sia.Quando ne parlo con altri che sanno di Lei e spesso si soddisfano con il suo meraviglioso corpo, qualcuno obbietta che la definizione più appropriata è proprio “fica da compagnia”. Ma è un termine volgare che non rende giustizia alla Sua grazia ed alla Sua eleganza.Lei è sempre perfetta, in ogni occasione, anche quando ha appena finito di subire le peggiori torture ed umiliazioni alla Sua femminilità Lei è sempre bellissima, perfetta anche quando il trucco si mescola alle lacrime. Anzi, proprio per questo Suo modo di apparire superiore a tutti, chi la usa sfoga le proprie inadeguatezze con ancora maggiore ferocia, con maggiore accanimento, nel tentativo di intaccare e distruggere tanta bellezza. Si perché bella è bella, anzi bellissima!Ogni qualvolta ho la fortuna di poterla usare non posso evitare di chiedermi come sia possibile che una simile creatura, che non faticherebbe affatto ad avere qualsivoglia persona, uomo o donna, ai Suoi piedi, sia invece assolutamente sottomessa, ubbidiente e pronta a soddisfare ogni capriccio dei Suoi padroni. Eppure conosco la Sua storia; Lei stessa, incalzata dai Suoi padroni, ha raccontato a tutti noi come sia avvenuto il Suo addestramento. Da quando un professore del collegio nel quale dei genitori troppo impegnati a farsi la guerra fra loro l’avevano spedita, incominciò ad interessarsi troppo ed in modo particolare a quella stupenda ragazzina timida ed introversa. A come, dapprima con insinuanti discorsi e poi con carezze sempre più audaci sotto la Sua gonnellina, ne aveva fatto il proprio giocattolo sessuale.Con il passare dei mesi il professore aveva capito di poter esercitare un controllo sempre maggiore sulla ragazzina e di poter pretendere da Lei prove sempre più umilianti. Ad iniziare dalle banali proibizioni tipo non indossare biancheria intima, non chiudere le gambe, non muoversi se qualcuno la toccava, fino ad arrivare agli ordini più osceni e sconci ed al noleggio, quando non il prestito, a colleghi e conoscenti. La prima volta che venne esibita, mostrata e poi prestata ad un vecchio, anziano custode del collegio, Lei avrebbe compiuto 18 anni il giorno dopo.Il professore aveva raggiunto un potere tale sulla ragazzina da potersi permettere richieste, o meglio ordini, impensabili: si permetteva per esempio di portarla a casa di amici trascinandola, Lei nuda ed a quattro zampe come un cane, al guinzaglio; e poco importava se il tragitto comprendeva zone urbane o vie della città. Il perverso professore le ordinava spesso di urinare alzando la gamba come i cani quando la teneva al guinzaglio, e cioè quasi tutto il tempo che Lei trascorreva sola con lui o con i suoi amici. Altre volte, per divertirsi nello spiare le reazioni dei colleghi più anziani, ordinava alla ragazzina di assistere alle lezioni seduta nei primi banchi tenendo le camicette sbottonate e le cosce aperte. Le gonnelline che le faceva indossare e la mancanza di mutandine completavano lo spettacolo a favore di colleghi e compagni di classe della ragazzina. Il professore ricercava particolarmente quelle situazioni umilianti e scabrose che gli consentivano di mettere il suo giocattolo sessuale in imbarazzo. Specialmente con persone anziane.Non so cosa darei per poter essere stato uno di quei fortunati insegnanti che potevano gustarsi lo spettacolo di una bellissima quindicenne prima, sedicenne e diciassettenne poi, che restava immobile sulla tavola a cosce spalancate mentre loro consumavano la loro cena, tanto per citare una di queste situazioni.Naturalmente le persone che venivano invitate ad usare quella meravigliosa creatura, dopo aver visto come veniva trattata e come Lei stessa fosse docile ed ubbidiente, non si formalizzavano certo nello sfogare le proprie perversioni senza remora alcuna. In fondo Lei stessa era stata addestrata a presentarsi dicendo di se stessa “sono solamente una fica da compagnia”. E una presentazione così detta da una splendida ragazzina doveva di sicuro scatenare le peggiori depravazioni in chiunque assistesse alla scena.Incredibilmente per tutti i cinque anni del Ginnasio e della Sua permanenza in quel collegio, Lei rimase vergine. Il professore riteneva, a ragione, che quella Sua ultima barriera si dimostrasse l’ultima difesa che la ragazzina avesse contro gli assalti dei compagni di scuola, i quali avevano compreso anche troppo presto come quella stupenda femmina fosse sempre nuda sotto alla divisa collegiale e docile alle moltissime mani che cominciarono ad affollarsi per rubare qualche, e con il tempo sempre meno furtiva, palpata sotto la gonna e dentro la camicetta.L’essere considerata da tutti una ragazza “facile”, anzi, “troppo facile”, l’avrebbe inevitabilmente fatta diventare la nave scuola dei compagni se avessero potuto accomodarsi tutti nel Suo sesso. Sesso che era li, a portata di mano e di sguardo, nudo e depilato come voleva il professore, ma in ogni caso interdetto a chi volesse penetrarvici.Certo i Suoi compagni non potevano non immaginare che la Ragazzina avesse altri piacevoli alternative da offrire al professore e a quanti volessero utilizzarla. La bocca prima di tutto, accogliente e bellissima.E l’ano, reso in breve tempo dall’uso smodato del professore e dei suoi amici, morbido ed accogliente; incorniciato da due natiche perfette e sode.Ed ancora i seni, meravigliosi nel loro sbocciare sul petto della ragazzina; dapprima due fichi appena accennati ma destinati, nel giro di qualche mese, a diventare due mele mature e dolci.Proprio nell’età dello sviluppo e dei primi impulsi ormonali infatti il professore fu capace di addestrare il proprio giocattolo alternando sapientemente il piacere con il dolore. Intervenendo in maniera irreversibile sul già fragile inconscio della ragazzina. Alternando carezze a improvvise percosse su quelle intimità appena sbocciate, il professore aveva saputo spezzare il delicato equilibrio psichico, già fragile, della ragazzina.Accarezzandole e penetrandole lentamente il delicato sesso con le dita per lunghissimi minuti, con Lei costretta all’assoluta immobilità, la portava al limite dell’orgasmo; ma appena si accorgeva che la ragazzina era prossima al godimento cominciava a picchiarla, a volte schiaffeggiandole la vulva con le mani, altre volte usando scudisci, frustini o altri oggetti sulle Sue intimità, con inaudita violenza, insultandola e rimproverandola per la propria “facilità” all’abbandono.Ancora oggi, a distanza di quasi vent’anni, Lei non riesce a concepire il piacere se non abbinato ad una qualche punizione dolorosa. Splendida trentenne, Lei è convinta che debba essere punita ogni qualvolta prova un accenno di piacere fisico.Raccontare nel dettaglio gli anni in collegio, agli ordini del professore, che tra l’altro ha il merito di averLe dato il nome “Fica da compagnia”, si tradurrebbe in un interminabile resoconto di sevizie, torture, umiliazioni e violenze.Sappiamo, dal Suo racconto, che solamente pochi mesi prima di lasciare il collegio il professore la volle non più vergine ed in quei pochi mesi il suo sesso fu fatto oggetto torture e di penetrazioni incredibili, sia per numero sia per dimensioni e natura degli oggetti.Fu il professore stesso a venderla alla persona che ne continuò l’addestramento.Si trattava di un amico docente universitario. Non senza ironia. Almeno il proseguo degli studi della ragazza e la facciata di normalità agli occhi della famiglia erano assicurati.Inutile dire che il nuovo “insegnante” non si privò di nessuno di quei divertimenti cha la ragazza offriva.Usandola come merce di scambio la, sfruttò a favore della propria carriera cattedratica.Nessuna situazione, per quanto umiliante e oscena, Le venne risparmiata e per anni la ragazza non potè mostrare il corpo senza rivelare graffi, morsi, striature e lividi continui. Il nuovo padrone la usò, senza nessuna cura, per cinque anni. A differenza del precedente proprietario che era si perverso ma applicava un tipo di dominazione prettamente sessuale, il secondo padrone la affittava esclusivamente per tornaconto personale, senza nessun coinvolgimento emotivo o sessuale. Per molti mesi venne data in affitto a persone prive di scrupoli che la utilizzavano per realizzare films pornografici, del tipo sadomaso, che venivano poi esportati e messi sul mercato per gli amanti del genere. Tra una ripresa e l’altra e quando non doveva soddisfare i suoi aguzzini o gli amici di questi, la ragazza veniva tenuta in una gabbia per animali. Perennemente in catene o al guinzaglio.Quando, raggiunta grazie ai favori offerti dalla ragazza a potenti di vario genere la posizione professionale ambita ed aver guadagnato parecchio, il padrone universitario la mise semplicemente all’asta, come una cosa vecchia. Lei aveva appena venticinque anni.Ed in effetti quando gli attuali padroni la videro per la prima volta sembrava veramente una cosa vecchia; magra e sciupata, il corpo letteralmente coperto da ecchimosi, lividi, frustate. Quando il “venditore” la rovesciò sulla tavola, facendole allargare le cosce a suon di sberle affinché gli acquirenti potessero esaminare la merce in vendita, fu chiaro a prima vista che la vagina della ragazza era ferita; e apparve subito che la ragazza soffriva di una forma di irritazione delle mucose vaginali ed anali.Per dimostrare la docilità della schiava ai possibili compratori il venditore usò lo stesso espediente che il primo padrone aveva utilizzato per convincere lui all’acquisto, cinque anni prima. Le ordino di urinare in una ciottola per cani davanti a tutti; poi ad un semplice gesto di un dito del padrone la ragazza si mise a quattro zampe cominciando a leccare con la lingua la propria urina e smettendo solamente quando la ciottola fu perfettamente pulita.Era in così pessime condizioni che poterono acquistarla a poco prezzo.E così io la conobbi; e subito ne rimasi folgorato.Sono medico, amico di infanzia di uno dei nuovi padroni della ragazza.Questo amico mi spiegò la situazione e io, dopo una certa riluttanza a lasciarmi coinvolgere e spinto da una fortissima curiosità, accettai di visitare questa creatura. Come la vidi ne rimasi perdutamente affascinato:nonostante le condizioni di estrema sofferenza nelle quali si trovava, il viso meraviglioso era impreziosito da due occhi verdi ed da una bocca da bambola.Anche attraverso il cortissimo vestitino si notavano i lividi sulle cosce e sulle spalle. Intuii immediatamente che il livido sul collo doveva essere provocato dalla lunga costrizione di una qualche tipo di collare.Quando le sfilai le spalline e l’abito cadde a terra, lo spettacolo me serrò la gola: Sotto era nuda e completamente rasata. Anelli molto grossi penetravano nei capezzoli e nelle labbra della vagina. I segni delle frustate coprivano quasi interamente quel corpo magro e dalla pelle bianca.Evidentemente il precedente padrone aveva voluto, prima di consegnarla ai nuovi acquirenti, divertirsi una ultima volta senza porsi nessun limite.La visitai e fu subito chiaro che la medicina poteva fare assai poco per la ragazza.Ci accordammo con i padroni affinché lei restasse sottoposta alle mie cure per un mese, il tempo minimo secondo me, perché potesse recuperare la forma fisica. A venticinque anni il recupero, con un poco di riposo ed attività fisica è molto rapido e tutte le ferite erano solamente superficiali.Cominciò così il più incredibile periodo della mia vita.Sono single ed ho 43 anni. Con la mia attività di direttore di una clinica privata posso permettermi un discreto agio. Avevo, all’epoca, da poco acquistato una villetta sul lago; mi presi un mese di vacanza e fu li che decisi di portare la mia inattesa ospite.Mi disorientava la Sua assoluta sottomissione ed ubbidienza; i primi tempi cercai anche di instaurare un rapporto diverso, cercando di parlare con Lei e fare in modo che si confidasse, ma mi accorsi subito che l’imprinting ricevuto aveva oramai segnato indelebilmente il Suo modo di essere. Eravamo in estate e la facevo restare tutto il giorno nuda in giardino, affinché il sole esercitasse la sua benefica azione sul Suo corpo. Tutte le mattine e tutte le sere le ungevo il corpo con pomate ed olii per fare sparire i segni delle violenze subite. Le infezioni alle parti intime guarirono in pochi giorni grazie ad una decisa cura a base di antibiotici. Le feci effettuare delle analisi del sangue e incredibilmente risultò che la ragazza era perfettamente sana. Le ordinavo di fare lunghe nuotate nel lago e la sottoposi ad un rigido regime alimentare per farle recuperare la forma fisica.In poche settimane vidi sbocciare sotto ai miei occhi la più meravigliosa creatura io avessi mai visto. I fianchi e le natiche ripresero rotondità ed il seno compattezza.Quando, dopo appena 2 settimane, la portavo a cena, perfettamente truccata, con i sandali dal tacco altissimo e un ridottissimo abito di seta nera che velava e copriva appena il Suo meraviglioso corpo, nessuna delle persone che incontravamo riusciva a staccare gli occhi da Lei.L’ultima sera che passava con me, prima di doverla riconsegnare ai suoi padroni, la ragazza mi salutò con queste parole: <Padrone, non mi ha mai usata! Le chiedo scusa se non le piaccio e la ringrazio per non avermi mai picchiata. Spero di poterla servire in futuro.>La mattina dopo i padroni vennero e ritirarla; in salotto le fecero spogliare e la fecero mettere in diverse posizioni oscene per esaminare ogni particolare del suo corpo.La rabbia che sentivo dentro di me nel vederLa umiliate, esaminata e palpeggiata come una bestia da altri uomini mi indussero a pensare che, probabilmente, mi stavo innamorando di Lei.La ragazza se ne andò con i Suoi padroni ed io non la rividi per qualche settimana. Ma quando ricevetti l’invito per la cena, capii subito di cosa si trattava.Mi trovai in una sala riservata di un noto ristorante di Milano; con me, oltre ai padroni della ragazza, erano altre cinque persone. Ci accomodammo e cominciammo a cenare. Giunto il momento del caffè, uno dei padroni fece un cenno ad un cameriere; quest’ultimo uscì dalla sala e dopo qualche minuto ritornò, portando Lei al guinzaglio. Il fiato si fermò a me ed a tutti gli altri.Era bellissima; truccata con cura, i capelli raccolti sulla nuca. Un ridottissimo abitino, talmente corto da lasciarle scoperte buona parte delle natiche e mostrare gli anelli che pendevamo dalla sua vagina e così scollato da coprirle appena i capezzoli. Le lunghissime gambe erano messe in evidenza da sandali con il tacco a spillo altissimo. Ai polsi ed alle caviglie portava dei bracciali di cuoio con diversi anelli in metallo. Il collare di cuoio e il guinzaglio che reggeva il cameriere completavano il quadro in maniera scioccante.Uno dei padroni si alzò dalla sedia e si avvicinò alla ragazza; prese il guinzaglio che il cameriere gli porgeva e, trascinandosi dietro la donna, ritornò al suo posto.La ragazza rimase in piedi di fianco a lui; con un gesto volutamente violento l’uomo sollevò l’abito della ragazza, affinché tutti potessero vedere quelle meravigliose intimità.
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