Stanotte è accaduto ciò che doveva già essere successo tanto tempo fa, bisogna andare indietro di molti anni, per la precisione di 40 e oltre.Vivevo con mia zia e con mia sorella più grande di me, dopo la morte accidentale dei mie genitori che ci aveva fatto piombare nella disperazione e nella miseria, tanto da dover abbandonare la casa grande che avevamo.Andammo ad abitare in un piccolo appartamento al 4 piano di uno stabile di un ente assistenziale, due stanze e una gabinetto. Nella camera due letti uno grande per la zia e mia sorella Michela, uno piccolo, posto di traverso, in fondo a quello grande, per me.Al nostro piano vivevano in condizioni più o meno simili altre due famiglie: un vecchio maresciallo, invalido di guerra con una figlia zitella di circa 40 anni e una cognata, sorella della defunta moglie, anche lei zitella di una decina d’anni più vecchia della nipote; e due vecchi pensionati agricoli che ospitavano la nipote ragazza madre, famiglie indigenti, ognuna per condizioni diverse.Gli appartamentini si affacciavano su un pianerottolo ben pulito e illuminato da una grande finestra e le porte rimanevano sempre aperte tutto il giorno, accomunati dalla miseria che ci aveva unito, tutti ci davamo una mano, chi aveva bisogno di un pezzo di pane, chi del sale, chi del caffé e quando si rendeva necessario ci scambiavamo l’aiuto anche attraverso il lavoro; insomma non era difficile trovare mia zia a dare la puntura al maresciallo in pensione o in casa mia la zitella della porta di fronte a fare la sfoglia, o mia sorella dai pensionati a parlare con la loro nipote.L’unica persona che stava poco in casa era la zia; per aiutarci a campare faceva mille lavori, la mattina presto a pulire le scale e alcuni uffici di commercialista, poi in campagna e quando avanzava tempo faceva i bucati e stirava, solo la sera stavamo un poco insieme.La domenica era l’unico giorno che la famiglia stava riunita, si puliva la casa si cambiavano le lenzuola ai letti e mia zia mi faceva il bagno dentro una grossa tinozza, sopra il tavolo di cucina, che riempiva con acqua calda scaldata a gas.Con il passare del tempo la zia però smise di farmi il bagno, che era immancabilmente spiato da mia sorella, con il suo consenso; oramai ero diventato un ometto, avevo circa 15 anni, ben formato con una solida muscolatura i primi peli cominciavano a crescere e quando mi strusciava con la spugna avevo delle erezioni non indifferenti ma senza malizia, perché non conoscevo niente del sesso, che ho imparato ad apprezzare quasi ai 18 anni.Spesso, anzi quasi sempre, durante il bagno, con porte aperte, facevano visita sia le zitelle sia la ragazza per ammirare questo bel pisello fresco e vigoroso con due belle palle penzoloni, che mi fruttò l’appellativo di torello, mi ricordo si scambiavano occhiate e risatine, chiacchieravano fra loro e poi uscivano, ma ancora io non intuivo il motivo, la zia le sgridava in modo compiacente e poi mi copriva con l’asciugamano, come se solo a lei spettasse di continuare a guardare.Diventai l’ometto del 4 piano, quando c’era da fare un lavoro pesante, alzare dei pesi uscire a fare qualche spesa, ero sempre comandato.In questo periodo di miseria, ma anche di divertimento, bastava poco per sentirsi contenti, cominciai ad avere i miei primi turbamenti, e a farmi le prime seghe, guardando qualche fumetto o pensando a mia sorella e alle donne del condominio.Passarono gli anni, cominciai ad essere attratto da mia sorella e facevo di tutto per stare con lei, la stuzzicavo la prendevo in giro le facevo il solletico, ma anche lei ci stava ed era sempre pronta a giocare.Cominciai ad avere il desiderio di spiarla quando andava al gabinetto, per vedere come era fatta, le puppe che vedevo da vestiti gonfie e turgide e la topa che mi immaginavo, la topa , quello era il mio vero sogno.Un giorno, mentre mia sorella era a fare la spesa, armato di buona pazienza manomisi la porta del gabinetto, allargando una fessura fra due assi un po’ sconnessi che tappai con della stoppa da idraulico, in attesa dell’evento.Nel tardo pomeriggio appena mia sorella si ritirò nel gabinetto, con il cuore che mi batteva a mille, mi sdraiai sul pavimento e messo l’occhio alla fessura ci mancò poco mi prendesse un colpo; vidi per la prima volta mia sorella nuda, la topa dal vivo, la topa di mia sorella che si estendeva per almeno qualche decimetro quadrato di pelo folto ricciolo e di un bel colore miele di castagno.Un enorme triangolo peloso, che mi toglieva il fiato e mi costringeva e deglutire in continuazione, sovrastato da una pancetta delicata e arrapante percorsa da una leggera peluria che dalla passera saliva fino all’ombelico più sex del mondo; ancora più su si ergevano due puppe, due belle pere rosate con due capezzoli di un bel colore bruno che si ingrossavano sempre più, mentre mia sorella si strusciava delicatamente le dita sul quel topone, da cui faceva capo un grilletto di buone proporzioni, che fino a quel momento né ignoravo l’esistenza e che li per lì non capii bene cosa fosse.Mi resi conto però che doveva essere qualcosa di speciale, perché mia sorella lo carezzava lanciando dei gemiti, poi lo strinse fra l’indice ed il medio e cominciò sempre più forte ad andare in su ed in giù, poi a rotearlo velocemente, mentre stringendo le gambe cominciò a gemere e a rantolare, poi portò quelle dita intrise dei suoi umori alla bocca e le leccò con indecenza e arrapamento.Estasiato da quelle immagini la mia fantasia era partita, tanto da non accorgermi che mia sorella, sistematasi e ritirate su le mutante stava per uscire.Dovetti con uno scatto felino alzarmi rimanendo nel mezzo al corridoio poco distante dalla porta del gabinetto con un cazzo ritto che pigiava prepotentemente e sfacciatamente dai pantaloni della tuta ginnica, cui mia sorella dette un lungo sguardo e se ne andò via sorridendo.Altre volte ebbi la fortuna di poter spiare mia sorella nell’intimità, la vista delle sue nudità mi eccitava al massimo e quando usciva dal bagno facevo di tutto per farmi trovare nelle vicinanze, perché ammirasse il mio pisello, ma che dico, a quell’epoca, sembrava più uno zucchino, che un pisello, un po’ arcuato e nodoso che finiva con una cappella spropositata e ben fatta, in fondo attaccate due belle palle come rosee albicocche, un bell’arnese ben funzionante e bello da vedere.Qui in questo condominio, pieno di miserie e di solidarietà tra poveri, inizia per me una vita piena di sesso, di donne, giovani e vecchie; la voce correva per le scale, ma anche nelle case vicine; allora non c’erano molte soddisfazioni, tanto lavoro e pochi soldi, tutto costava caro, troppo, ma trombare, leccare e godere era l’unica cosa che tra poveri poteva essere scambiata, senza costi e con soddisfazioni reciproche e immediate.Oggi che sono vecchio e nonno continuo a beneficiare del gran dono che la natura e i miei genitori mi hanno fatto, di un cazzo di grosse fattezze e una resistenza e una ripresa da fare invia al mandrillo più ingrifato. Ma, andiamo con ordine e forse, quante me ne sono accadute, non ce la farò a raccontarvele, anche perché mi sono rimaste impresse solo quelle per me più eccitanti.Tornando a quei giorni, continuai, quando potevo a spiare mia sorella, che forse di qualcosa si era accorta, vedendomi sempre con il gambo ritto, tanto che quando era in bagno si dilungava sempre più a farsi i ditalini e rimanendo sempre bene in vista si pizzicava con la mano libera i capezzoli e con la lingua di fori mugolava come una gatta.
Aggiungi ai Preferiti