Sono sdraiato sul divano a guardare la televisione nel più completo svacco, con una mano nei pantaloni a sorreggermi le palle. E’ un gesto quasi automatico, un modo per rilassarsi inelegante ma senza dubbio efficace. Il sesso non c’entra. Ogni tanto una grattatina, una lieve strizzata al pacco, un massaggio e niente più. Sento una voce: “Vuoi anche la mia?”. Mi avvito sul divano e guardo verso la porta di casa. E’ mia sorella, appena rientrata dalla palestra. “Ricomponiti, per favore!”. Dietro di lei compare Alessandra, l’amica del cuore. Nasconde un sorriso vergognoso. Ma porca vacca, che figura!Le due salgono le scale e si chiudono in camera.Sprofondo nuovamente nel divano. Cosa altro potrei fare?Però l’idea della figuraccia rimediata poco prima non mi dà pace. Resto ad arrovellarmi per una mezz’ora, poi decido di porre fine a questo tormento. Salgo in camera Elena, mia sorella, per scusarmi con la sua ospite.Non so assolutamente come comincerò il mio discorso. Ho l’atroce dubbio d’essere in procinto di rimediare soltanto un’ulteriore figuraccia. Busso ed entro. Trovo mia sorella sdraiata sul letto, appoggiata ad una montagna di cuscini. E’ veramente un peperino di ragazza, piccola di statura, magra e al tempo stesso morbida. Le spalle strette e la corporatura minuta fanno risaltare ancora di più il suo splendido seno. Ne è consapevole: usa sempre magliette attillate, a volte anche senza reggiseno. Confesso che spesso, trascorsa un’intera giornata con lo spettacolo di quelle tette sotto agli occhi, sono arrivato alla sera in uno “stato elettrico” tanta era la tensione sessuale accumulata. Quante volte, caricato dalla visione di quel culo perfetto disegnato da jeans attillati, ho sognato di infilarmi nudo nella sua camera per provare a tentarla, sperando di convincerla all’incesto in un momento di debolezza. Ma sono il fratello maggiore, anche se di pochi anni. “Il Fratellone”, come si diverte a stuzzicarmi lei. Perciò tutti i miei pruriti, anche quando gli ammiccamenti e i sorrisini della sorellina sembravano avere un significato inequivocabile, si sono sempre risolti in qualche lunghissima, piacevolissima sega. Elena è ancora lì, sdraiata sul divano, con i suoi cuscini dietro la schiena e il solito aspetto irresistibile. Ha l’aria trafelata. Distratto dalle mie elucubrazioni devo essere entrato in maniera un po’ brusca, per averla agitata fino a questo punto. Oppure… Guardo Alessandra. Le è seduta vicino. Sono amiche e molto simili nell’aspetto, se non per i capelli, bruni quelli di mia sorella e biondi quelli di Alessandra, e per lo stile, un po’ più “ingioiellato” nel caso di quest’ultima. Anche Alessandra è trafelata! E l’aria della camera è calda e viziata. Anzi viziosa: profuma inequivocabilmente di sesso! Resto inebetito.Ero partito con l’idea del discorso di scuse, ma ora lo scenario sembra cambiato… Mi avvicino al letto senza parlare e l’odore aumenta. Possibile che venga dalla mia morbida sorellina? “Allora, che cosa vuoi?”Non so risponderle. Mi siedo con loro sul letto e resto a testa bassa. I pensieri si susseguono veloci nella mia mente e anche un po’ più giù. Se ora trovo il coraggio, allungo le mani e i miei sospetti sull’odore che sento sono fondati, probabilmente si apriranno scenari… “Allora, parla? Cosa vuoi” . Il coraggio, ecco che arriva: “C’è uno strano odore qua dentro. Cosa stavate facendo?”. Le carte sono in tavola. Imbarazzo generale. Alessandra interviene “Facevamo la lotta… in questo modo…”. Mi salta in groppa e mi atterra sul letto. Ridono e mi colpiscono coi cuscini. Hanno capito tutto – che io so che loro sanno che io so – e decidono di aggiustarla buttandola sul gioco innocente? Oppure non hanno capito nulla? O non c’è nulla da capire? Nella lotta i nostri corpi vengono a contatto in posizioni oscene. Ma è ancora solamente un gioco innocente, anche se mi costerà una mezza giornata di seghe per smaltire tutta la tensione accumulata. Mi immobilizzano. Una mano di Alessandra è a tiro della mia bocca. Potrei morderla. Ma il suo odore è inebriante! Tiro fuori la lingua e le dò una leccata clamorosa. La ritrae, come offesa. Entrambe mollano la presa. Alessandra si lamenta: “Noo, così non vale! Le cancelli tutto il gusto!”. Dopodichè la porcella infila la mano tra le cosce di mia sorella, schiacciandola e strofinandola sulle sue mutandine bianche, tanto ridotte ed aderenti da rendere evidenti come non mai due grandi labbra gonfie e carnose. “Ecco” dichiara soddisfatta “Ora è ricaricata… annusa”. E mi infila la mano sotto il naso. Inspiro a pieni polmoni. Alessandra allora cambia mano. “E di questa cosa ne dici?”. E’ il suo odore questa volta. Inspiro, la strofino sulla mia faccia, sulle mie labbra. Elena, sdraiata sul letto a gambe larghe reclama la sua parte. Mi tuffo fra quelle cosce. Le massaggio la passera attraverso le mutandine: attillatissime, si infilano tra le grandi labbra, bagnandosi di umori. Poi, sempre attraverso le mutandine, le massaggio il clitoride, fino a renderne evidente la sporgenza. E’ un gioco dolce e sensuale, che prelude all’esplosione delle nostre voglie più perverse.Alessandra nel frattempo zittisce i mugolii di mia sorella; le loro labbra sono impegnate in una vera e propria lotta. Si scopano con la lingua! Le ammiro dal basso, mentre leccando Elena, le solletico il clitoride, col naso sprofondato nel curato boschetto sul suo pube.Ci spogliamo completamente. Alessandra si siede sulla mia faccia, mia sorella mi sale a cavalcioni e inizia a torturarmi, strofinando la mia cappella sulla sua micia, senza permettere quell’affondo deciso che mi regalerebbe l’estasi. Con qualche sussulto cerco di sollevare il bacino per penetrarla. Ma ad ogni mio slancio Alessandra aumenta la pressione delle sue morbide chiappe sulla mia faccia. Il naso sprofondato nel solco delle natiche. Con la lingua le massaggio la micia depilata. Finalmente Elena scende completamente sul mio uccello. Tutto si ferma. Mi godo per un attimo la sensazione calda e avvolgente della sua micia. Poi inizio a muovermi e lei con me, spostando avanti e indietro il bacino. La danza del ventre sul mio uccello.”Avanti, lecca!” protesta Alessandra con tono risentito. “Sissignora… trattamento completo, mia padrona, riprendo subito il suo bidet!”. La lecco con foga. I suoi umori bagnano la mia faccia. Si sposta di poco e comanda “Ora pulisci qui”. Obbedisco, dedicandomi al buchetto del culo, forzandolo con colpi di lingua.Mia sorella intanto continua a cavalcarmi, gridando porcherie e sgrillettandosi furiosamente.Soddisfatta del trattamento fin qui ricevuto, Alessandra si alza dalla mia faccia e si posiziona a quattro zampe. “Vuole la sua razione di cazzo”, commenta Elena, staccandosi da me. Mi invita, forse un po’ a malincuore, a dedicarmi alla sua amica. Perciò mi alzo e mi avvicino ad Alessandra che, sempre a quattro zampe, spinge il culo verso l’alto, come una cagna in calore, e comincia a spostarsi per la stanza. “Brava cagnetta, fatti acchiappare””Avanti, prova a prendermi…” mi provoca, continuando in questo gioco infantile, tremendamente eccitante. Anche mia sorella decide di partecipare. “Ci vuole almeno un po’ di concorrenza…”. Dicendo questo si posiziona a quattro zampe e, imitando l’amica, comincia ad andare in giro per la stanza.Due cagne in calore sculettano per la camera. Mi calo nella parte di cacciatore e comincio a inseguirle. Ne afferro una, cerco di girarla a pancia in su. Poi lascio quella e mi fiondo sull’altra, che ridendo scappa via, sempre a quattro zampe, sempre sculettando. Continuiamo così per un po’ finchè Alessandra decide di porre fine alla mia caccia. Si lascia catturare definitivamente e, docile docile, permette che la penetri a pecora. Comincio a stantuffarla come un ossesso sfogando tutta l’eccitazione accumulata nel nostro giochetto. Mia sorella guaisce “Uffa, nessuna attenzione per la mia povera fichetta…”. Per un attimo sparisce dal nostro sguardo. Poi un grido di estremo piacere. Mi volto. “Black!”. La porta della camera è aperta. Mia sorella è carponi sulla soglia e il nostro cane Black, un pastore tedesco di tre anni, la sta montando.Alessandra ed io non possiamo che fermarci di fronte a uno spettacolo tanto estremo. Quella puttana di mia sorella, con un’espressione indecifrabile di piacere, fatica, dolore e godimento estremi, si sta facendo scopare da un cane. Mi avvicino ai due, ma Elena mi ferma “Sto godendo! Sto godendo! Lasciatemi stare!”. Non avrebbe potuto essere più chiara. I colpi del cane sono velocissimi e incredibilmente potenti. Lei si trascina con le braccia verso l’interno della stanza, ai miei piedi. Black avanza lentamente con lei, mantenendo la posizione. Non la mollerà finché non avrà esaurito la sua foga animale. Mi masturbo e in un attimo sborro lunghi fiotti di sperma addosso a mia sorella, che continua a mugolare di piacere. Alessandra, fino a questo momento al mio fianco, si china e mi prende in bocca l’uccello, molle, viscido e maleodorante. Lo ingoia completamente, lo massaggia con la bocca, lo ripulisce con la lingua. In un attimo è nuovamente duro. So bene quello che desidera. La giro a pecora, sputo sul suo buco e la sodomizzo. E’ strettissima e deve farle un male infinito. Ma è anche una puttana infoiata e si lascerebbe fare di tutto pur di godere ancora. Dopo qualche colpo dalla sua bocca escono solo gridi di godimento. La martello con una foga inaudita. Gode, le manca il respiro da quanto gode. Gli orgasmi la sconquassano. Quasi perde l’equilibrio… Sono al capolinea. Affondo completamente in lei. Mi abbasso sulla sua schiena. Con un braccio mantengo l’equilibrio, con l’altro l’abbraccio intensamente mentre tutto il mio sperma le riempie lo sfintere. Rimaniamo fermi, io dentro di lei, qualche istante. Mia sorella è sdraiata a terra priva di forze. Black, finito il suo “lavoro” è uscito dalla stanza. Alessandra ed io ci alziamo e ci scambiamo uno sguardo complice. Lei si accovaccia sulla faccia di Elena. Gocce di sperma scendono le scendono dal culo, piovendo addosso a mia sorella. Alessandra comincia a pisciare innaffiando il corpo dell’amica. Mi piazzo di fronte a loro: il mio getto le colpisce entrambe. E’ l’ultimo atto di un pomeriggio che cambierà le nostre vite.

