La vita di bordoIl Professore si era assentato per alcuni giorni e lei aveva vissuto in barca, in navigazione continua, stranamente ignorata dai marinai, quasi non esistesse se non per essere servita ai pasti che consumava sola nella sua cabina. Prendeva il sole sdraiata in prua, completamente nuda e senza remore, oppure leggeva o guardava la televisione, le ore non passavano mai.’Il professore al telefono, è per te’ disse il marinaio entrando improvvisamente nella stanza e le porse la cornetta “da adesso sarai a disposizione dell’equipaggio, fa tutto ciò che ti ordinano, hanno istruzioni e limiti precisi che non oseranno varcare, uno di essi è lì per rendermi conto di come ti comporterai, sii con loro come saresti con me e attenta, ti conviene assecondarli in tutto e bene, ripassami il marinaio”.Sara chiamò l’uomo e gli ripassò la cornetta, parlarono alcuni minuti, lui annuiva e la guardava accennando ad un sorriso beffardo. Come chiuse la conversazione si avvicinò a lei e con un gesto rapido e violento le strappò la maglietta sul davanti poi la fece girare e la sfilò dalle braccia, prese il bordo inferiore della gonna e lo strappò verso l’alto aprendola completamente e buttandola a terra.’Ecco, da ora in poi sarai vestita così, come sei adesso.Era completamente nuda. Le ordinò di togliere anche i sandali e poi di recarsi in sala ad aspettarlo. Era sconcertata, sapeva che prima o poi qualcosa di simile sarebbe successo e le sue fantasie erano spesso andate in quella direzione, immaginando giochi di gruppo, torture, stupri. Si era eccitata, anzi, lo era anche adesso, sentiva i suoi umori aumentare in lei, lentamente si avviò e scese in coperta.Si mise al centro ed attese, poi, dopo pochi minuti entrò quel marinaio, aveva in mano una corda, la fece voltare e legò i suoi polsi dietro la schiena, poi, facendo passare la cima in un anello al soffitto cominciò a tirare obbligandola ad abbassarsi man mano che le braccia venivano trascinate verso l’alto.In pochi secondi si trovò a novanta gradi.L’uomo prese un bastone lungo circa un metro, con due anelli alle estremità, le fece allargare le gambe ed ancorò con altre due piccole cime le caviglie agli anelli, ora era aperta e pronta.Si tolse i pantaloni si mise davanti alla bocca e puntò il suo membro iniziando a masturbarsi. Sara sapeva cosa doveva fare in quei frangenti, aprì le labbra ed estrasse la lingua, attendendo immobile. Quando fu sufficientemente eccitato, l’uomo le si avvicinò e glielo mise in bocca, lei cominciò a leccare e succhiare con impegno, era un bel ragazzo, ben dotato e pulito, la cosa le procurava piacere, nonostante la costrizione cui era sottoposta. Ma durò poco, l’uomo prese a pizzicarle i seni, con forza, le faceva molto male, continuava a cambiare posizione e più si eccitava più stringeva, intanto cominciava a pompare dentro la sua bocca, diventava sempre più duro e più violento, poi prese a piene mani i suoi seni e strinse fin quasi a farli scoppiare, quindi venne abbondantemente.Fece fatica ad ingoiare tutto, il dolore ai seni la faceva urlare ma non poteva e si sentiva soffocare. Dopo aver goduto, lui si ritirò dalla sua bocca, si allontanò e tornò con uno straccio che mise sul pavimento, lei non capiva, non aveva neppure versato una goccia, perché quello straccio? Non ebbe il tempo di chiederselo che un getto caldo la colpì in viso, sbarrò gli occhi, incredula, questo non lo aveva previsto, non ci era abituata, era la prima volta, ebbe immediatamente conati di vomito. L’uomo le diede un ceffone e le gridò di aprire la bocca immediatamente, lei non riusciva, era come bloccata, come in una morsa d’acciaio si sentì premere le mascelle, una pressione incontenibile, cedette, aprì e fu inondata da quel liquido caldo, acido, che dovette in gran parte ingoiare per poter al tempo stesso respirare. Ma non resistette e vomitò tra gli insulti dell’uomo che si ritrasse, la maledì ed uscì dalla stanza senza neppure rimettersi i pantaloni.Era sconvolta, un gusto amaro ed acre in bocca, la testa pesante chinata, sudata e dolorante per la trazione delle braccia, era al limite delle forze.Passarono diversi minuti, l’uomo rientrò, la slegò e le gettò in faccia uno straccio ordinandole di pulire tutto per bene, poi se ne uscì ridendo, le disse che avrebbe dovuto abituarsi a questo e a ben altro, e avrebbe dovuto farlo in fretta o la sua vita sarebbe stata un inferno continuo.Era intenta a quell’odioso lavoro, chinata sul pavimento, non si era accorta che era entrato qualcuno ed improvvisamente si sentì penetrare dietro, un oggetto duro, grosso, voltò la testa di scatto, un altro marinaio, più vecchio del primo, con un volto dai lineamenti asiatici, forse un arabo, teneva un mano un grosso bastone e glielo spingeva con forza dentro. Lasciò lo straccio, si abbassò al massimo ed allargò le natiche per alleviare il dolore ed agevolare la penetrazione, gemette ma cercò di contenersi, se non fosse stata colta di sorpresa avrebbe anche provato un certo piacere, essere penetrata dietro la eccitava molto, pian piano si rilassò e cominciò ad ansimare, l’uomo spinse avanti e indietro quel fallo artificiale, poi lo estrasse di colpo, arretrò di un passo e si mise ad osservarla.Lei era aperta, le mani ancora tese ad allargarsi, lo intravedeva, si slacciò la cintura, la sfilò, lei capì, si lasciò le natiche e si mise con i gomiti appoggiati in avanti, in attesa di ciò che arrivò immediatamente, una serie di cinghiate, da lontano, forti, precise in mezzo al solco, alle prime resistette poi cominciò a gemere, sino ad urlare, sembrava non finisse mai. Era in fiamme, tutta indolenzita, vide l’uomo riprendere il bastone e fu sufficientemente rapida da tornare ad allargarsi prima che lui la penetrasse nuovamente, infine, si sbottonò la patta, estrasse il membro e si sostituì al bastone.Non era duro, ma il foro era ben dilatato e le entrò dentro senza fatica, si aspettava che cominciasse ad incularla, ma dopo qualche attimo si sentì inondare da un liquido caldo. Realizzò immediatamente ma si guardò bene dal reagire, sia perché in quel posto non le faceva ribrezzo, sia perché voleva assolutamente soddisfarlo e non irritarlo. Il marinaio si liberò completamente, poi uscì da lei e, prendendo lo straccio dal pavimento, glielo porse dicendole di andare in bagno a ripulirsi, di tornare a lavare la sala e poi di ritirarsi nella cabina, per quel pomeriggio l’avrebbero lasciata in pace ‘forse’ e se ne andò ridacchiando soddisfatto.Entrò in bagno, la porta doveva essere lasciata aperta, si sedette sulla tazza e si rilassò, il liquido le colò fuori, era tantissimo, poi entrò nella doccia, aprì l’acqua, sedette a terra e si lasciò andare, era stanca, ma intimamente sazia, aveva goduto a lungo, anche se si era guardata bene dal raggiungere l’orgasmo in presenza di quegli uomini. Adesso era sola, adesso poteva, prese a toccarsi, non ci volle molto per venire e lo fece senza remore, senza inibizioni, quasi urlando il suo piacere.Uscì dalla doccia si asciugò, prese lo straccio e pulì accuratamente il pavimento, si avviò poi verso la sua cabina ma venne afferrata di sorpresa, si spaventò, un altro uomo, alto, biondo, a torso nudo, le prese un braccio e la trascinò con violenza contro la spalliera di una poltrona, poi le prese i capelli e tirandoli con forza la obbligò a piegarsi a pancia in giù. Sara barcollò, poi appoggiò i gomiti ai braccioli e cercò di capire cosa le stesse succedendo. ‘Ti è sfuggito un dettaglio, cagna, l’oblò della doccia era aperto ed abbiamo sentito tutti quello che hai fatto in bagno ‘. Non sei autorizzata a godere, e lo sapevi, adesso ne subirai le conseguenze ‘. Così dicendo prese un frustino e cominciò a picchiarla, venti frustate, da contare ad alta voce, con una lunga pausa tra una e l’altra, quando finì di subire quel tormento si trascinò a quattro zampe nella sua cabina, piangendo a dirotto, si sdraiò sul pavimento e continuò a singhiozzare. Quella notte non riuscì a dormire.Si intravedeva l’alba, tutto era ancora grigiastro, Sara si alzò, era piena di lividi ai seni e striature sulla schiena e sulle natiche, la nave beccheggiava paurosamente, dall’oblò del bagno si vedevano le spume di un mare che si andava gonfiando ed increspando.Entrò un marinaio, le disse che doveva sbrigarsi a raggiungere la cucina per portare il caffè ai suoi padroni.Si affrettò, prese la grande brocca, le tazze su un vassoio, poi si diresse in sala dove c’erano quattro marinai seduti ad aspettarla. Dovevano avere fatto la notte perché erano fradici, il viso tirato.Ma erano anche allegri, lo si capiva dalle battute pesanti rivolte alla schiava, facevano a gara a disturbarla mentre versava il caffè o lo porgeva, minacciandola di non versarne una goccia o peggio per lei.Ma era difficile mantenere quell’impegno, oltre lo sballottamento della nave si sentiva frugare dappertutto, pizzicare i seni, tirare gli anelli dei capezzoli o infilarsi le dita dietro, un piccolo inferno, ma nulla di doloroso. Due se ne andarono e i due rimasti si sedettero sul divano, si abbassarono i pantaloni, presero a masturbarsi e dissero alla ragazza di eccitarli danzando. Era allegra anche lei, l’avevano palpeggiata, molestata, ma senza violenza, si era sentita utile ad alleviare le fatiche di quegli uomini, si recò verso lo stereo, accese la radio, passò alcuni canali sino a raggiungere una musica che le sembrò adatta, un sax in un blues lento ed armonioso. Prese ad ondeggiare, il ventre si contorceva mentre le anche sembravano cullarsi sul moto delle onde che lambivano lo scafo, si accarezzava lentamente i seni, si scioglieva i capelli e poi si voltava abbassandosi ed allargandosi, dolcemente, con sapienza, era davvero molto eccitante.Spiava gli attributi dei due uomini che non perdevano un solo movimento, ridacchiavano e lanciavano battute pesanti, ma la loro eccitazione cresceva in fretta, come il ritmo della loro mano. Ecco, uno di essi stava per venire, disse alla ragazza di avvicinarsi, di voltarsi e di impalarsi su di lui. Lei obbedì prontamente, si sputò sulle dita e si penetrò rapidamente, poi, leggermente lubrificata, prese in mano il membro duro dell’uomo, lo portò dietro e si fece penetrare, incominciando a scendere e sollevarsi, prima lentamente poi sempre più forte, intanto si mordeva le labbra, sperando in cuor suo di riuscire a trattenersi dal godere. Stava impazzendo, i seni turgidi, gli umori colarle dalle cosce, prese a pizzicarsi i capezzoli nel tentativo di procurarsi un dolore che la distogliesse dall’orgasmo imminente.Pensò l’altro uomo a riportarla indietro, si alzò, si mise davanti a lei e, nonostante lei avesse immediatamente aperto la bocca, le venne sul viso, sugli occhi, sui capelli e poi, con il palmo della mano, le imbrattò il viso, spalmò il suo umore ovunque quindi, non pago, infilò la mano nella sua bocca ordinandole di pulirla accuratamente, cosa che lei fece senza smettere di ancheggiare e portare l’altro, dentro di lei, all’orgasmo, cosa che avvenne dopo pochi minuti. Rimase immobile ad attendere, mentre sentiva il membro afflosciarsi, l’uomo le diede una violenta pacca sulla natica e le disse di ritirarsi, lavarsi e riposarsi che la giornata era lunga………
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